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giovedì 20 ottobre 2011

Che sia vergogna?

Da don Gallo a don De Capitani: preti attivisti

Quello strano silenzio sulle violenze di piazza

di Stefano Filippi
Perché nessuno dei sacerdoti militanti si indigna per la profanazione della chiesa? Don Vitaliano della Seta, il parroco vir­tuale dei centri sociali, apre il suo sito web con un proclama degli indignati: "Il 15 otto­bre costruiamo l’alternativa alla loro crisi"
Sono preti. E sono indignati, indignatis­simi. Sui loro siti internet hanno vestito il vi­ola, il colore che nella liturgia della Chiesa simboleggia il dolore. In realtà per loro quella non è la tinta del popolo di Dio, quanto delle masse no global.
Non hanno esposto il lutto elettronico per la statua del­la Madonna­frantumata e oltraggiata saba­to in una chiesa di Roma, ma per le cariche della polizia contro il loro gregge: i black bloc, quelli che hanno messo a ferro e fuo­co il quartiere tra San Giovanni in Laterano (la basilica del vescovo di Roma, cioè del Papa) e Santa Maria Maggiore, la chiesa più antica della città eterna.
Nella loro sacra indignazione, questi sa­cerdoti non hanno trovato un momento per sdegnarsi delle profanazioni. Non una parola sui simboli religiosi distrutti, sulle bestemmie urlate in chiesa, sulle botte alla gente che tentava di fermarli: ed erano per­sone normali, manifestanti come loro, non celerini in assetto antisommossa. Ma la preoccupazione di questi ecclesiastici era un’altra. Don Andrea Gallo, il «prete da marciapiede» di Genova, ha fatto sapere che sabato avrebbe manifestato con gli in­dignati. Dopo gli scontri e le devastazioni non ha trovato il tempo di condannare le profanazioni. Egli però dal suo sito si pre­mura di farci sapere che è stato ospite di Fa­bio Fazio a Che tempo che fa , e che ha pre­mia­to tre giornalisti del Fatto quotidiano al­la prestigiosa Festa della Grappa di Silvano d’Orba, nell’Alessandrino.
Don Vitaliano della Seta, il parroco vir­tuale dei centri sociali, apre il suo sito web con un proclama degli indignati: «Il 15 otto­bre costruiamo l’alternativa alla loro crisi». La fonte è la bibbia degli anarco-insurrezio­nalisti, cioè Indymedia. org . Un’omelia an­ti­sistema. Ma nemmeno nel suo altarino internettiano c’è spazio per un requiem al­la statua in frantumi. Si parla di preti pedofi­li, Vaticano denunciato, corvi volteggianti nei Sacri palazzi. Si commemora il decen­nale del 21 giugno, cioè la morte di Carlo Giuliani. Garrisce la bandiera arcobaleno.
L’indignazione è a senso unico anche tra le comunità cristiane di base che si sof­fermano sulle «ragioni dei 500mila» piutto­sto che sulla «stupidità dei 500». Chiamala stupidità, quella ferocia vandalica. I cristia­ni di base sceverano gli indignati dai bri­ganti, e sarebbe anche una pratica evange­lica quella di separare il grano dalla zizza­nia ma tacciono sulla Madonna fatta a pez­zi in mezzo alla strada. E così pure un altro avamposto dei «cattolici dialoganti», cioè il movimento di Paxchristi. Loro il nome di Gesù l’hanno perfino nel logo latino.Sul si­to riflettono sui guasti della finanza, i guru dell’economia, le «folle senza speranze, senza prospettive,senza progetti».Piango­no il «lutto sociale».
Ma Gesù Cristo dov’è finito? Non ce n’è traccia tra le prediche virtuali nel blog dei preti sposati, i quali tuttavia informano che il banchiere Alessandro Profumo è in­dagato. Ed è un illustre sconosciuto anche sulle pagine web di don Giorgio De Capita­ni, il parroco brianzolo che voleva accoglie­re l’arcivescovo Scola con una manifesta­zione in piazza Duomo «contro una gerar­chia da decapitare». Questo mite pastore d’anime smarrite cerca di«capire la violen­za di Roma». Quando avrà intuito perché incendiare auto magari comprate con fati­ca a rate e devastare parrocchie che porta­no aiuto a gente bisognosa, per favore lo di­ca.

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