ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 6 ottobre 2011

Scherzetti o dolcetti? chierichette o vocazioni?

“Salvate le chierichette”


Chierichetti americani
CHIERICHETTI AMERICANI

I gesuiti americani lanciano una campagna per difendere la presenza delle bambine all’altare, un servizio nel quale i parroci favoriscono i maschi come possibili sacerdoti del futuro

GIACOMO GALEAZZICITTA' DEL VATICANO
«Save the altar girls». La prestigiosa e influente rivista America dei gesuiti americani, da sempre vicina alle istanze più liberal del cattolicesimo made in Usa, lancia una campagna per salvare le chierichette (le "altar girls"), penalizzate dai parroci per favorire i maschi in quanto «potenziali sacerdoti del futuro».
I gesuiti, i cui articoli non passano inosservati oltre il Tevere, ricordano che servire la messa non è un sacramento e nemmeno un ministero.
E’ semplicemente un «servizio» aperto a tutti, anche alle laiche. La questione delle bambine chierichette, infatti, è squisitamente «pastorale». Le prime chierichette avevano fatto la loro comparsa subito dopo il Concilio Vaticano II proprio in Paesi liturgicamente più «progressisti», come gli Stati Uniti, l’Olanda e la Francia, dove fino al 1994 questa «apertura» rimaneva per le autorità vaticane un «abuso» tollerato. Per le ragazze entrare nello spazio dell'altare ha significato la fine di ogni attribuzione di impurità al loro sesso, ha significato la possibilità di vivere anch’esse questa rilevante esperienza formativa nell'educazione religiosa, un’attenzione diversa alla liturgia e un avvicinamento alla fede nell'accostarsi al suo stesso cuore.


Attraverso «America», la sua rivista settimanale, la Compagnia di Gesù difende la presenza sull’altare delle ministranti, sostituite da coetanei maschi in alcune diocesi Usa (da Phoenix in Arizona a Lincoln in Nebraska) per decisione dei parroci.I gesuiti contrastano la tendenza «maschilista» che spinge alcuni sacerdoti ad escludere per le messe la presenza di ragazze come «chierichette». L’allontanamento delle fanciulle da quest’ufficio viene giustificato in alcune parrocchie con la necessità di favorire il coinvolgimento in quel ruolo dei bambini per incentivarne il percorso di fede verso un’eventuale vocazione sacerdotale.


E’ stato Giovanni Paolo II il primo Papa a farsi assistere da chierichette nel 1995 (un anno dopo l’emanazione della nota del Culto Divino sulla possibilità che anche delle donne prestino servizio all'altare) e lo stesso ha fatto Benedetto XVI. Il 5 novembre 1995 accadde, infatti, una piccola rivoluzione storico-liturgica intorno al Papa. Per la prima volta, in una parrocchia romana, 4 bambine servirono la messa celebrata da Karol Wojtyla. Mai, nel passato, in una chiesa italiana e tantomeno a Roma, il Pontefice era stato affiancato da ragazzine durante l' Eucarestia, anche se risale al marzo del 1994 l’approvazione vaticana delle chierichette. Prima del ‘94, la presenza delle bimbe sugli altari era stata autonomamente decisa da alcuni parroci, col tacito placet di qualche vescovo più coraggioso. Allo stesso Papa polacco durante i viaggi all’estero capitò a volte di essere «aiutato» sull’altare da gruppi di bambine. La mattina del 5 novembre 1995 il ghiaccio fu spezzato nella parrocchia dei «Santi Mario e famiglia martiri» della borgata Romanina, alla periferia della capitale, dove Karol Wojtyla celebrò affiancato da Michela, Eleonora, Giovanna e Serena. Le bambine, tutte undicenni, servirono con grande naturalezza la messa insieme ai chierichetti, circondate dai sacerdoti concelebranti e dall’allora cardinale vicario Camillo Ruini. Bambine e bambini indossavano il "tarcisiano", la caratteristica tunica lunga bianca con due righe laterali rosse, senza tradire imbarazzo o esitazione. Alla fine della celebrazione, il parroco, don Giuseppe Manfredi commentò:«Per noi è normale che le bambine servano messa. Oggi, per la celebrazione del papa, abbiamo scelto le più grandicelle». La Santa Sede si limitò a definire «normale che delle bambine servano la messa accanto al Papa, perché lo prevede un documento vaticano», precisando che «questo però non significa che la Chiesa voglia rivedere il suo no al sacerdozio femminile».


Ora la «controriforma» anti-chierichette fa infuriare i gesuiti americani. Sono passati quasi due decenni da quando la congregazione vaticana per il culto divino, dopo aver studiato a lungo la questione, ha formalmente dato il «via libera» ai vescovi per autorizzare i sacerdoti ad ammettere le bambine in cotta bianca e sottanina nel «presbiterio», una volta zona sacra assolutamente interdetta al gentil sesso. Ad evitare che il pur minimo spiraglio venga socchiuso a rivendicazioni femminili per il sacerdozio, in Vaticano ci si affrettò nel 1994 a sottolineare che tale decisione non mutava in alcun modo l’atteggiamento verso il sacerdozio che, per la Chiesa cattolica, rimane precluso alle donne. Nella storia della Chiesa ci sono tanti esempi di sacerdoti divenuti tali anche a motivo del servizio all’altare reso da piccoli come chierichetti. Il servizio all’altare è stato per loro una porta verso il sacerdozio.


Dal 1994 spetta alla discrezionalità dei singoli vescovi consentire l’accesso al servizio all’altare anche alle chierichette. Per molti nella chiesa questa concessione è un problema perché potrebbe comportare che le bambine in futuro chiedano di essere ordinate. Nell’agosto 2010 se ne occupò in prima pagina l’Osservatore Romano con un pezzo firmato da Lucetta Scaraffia e intitolato «A scuola dai chierichetti» nel quale si legge che «l’esclusione delle bambine dal servizio all’altare ha significato una disuguaglianza profonda all’interno dell’educazione cattolica». E ancora:«Per le ragazze entrare nello spazio dell’altare ha significato la fine di ogni attribuzione di impurità al loro sesso». Fare il chierichetto costituisce un modo intenso e responsabile di vivere la propria identità cristiana, un'esperienza che non ha eguali, ben diversa dalla lettura delle Sacre scritture o dalla frequentazione del catechismo, anch'essi senza dubbio momenti centrali di una educazione cattolica, sottolinea il quotidiano della Santa Sede. «Ma servire messa vuol dire assistere da vicino, anzi collaborare direttamente al mistero centrale della nostra fede, ed esservi attenti significa farsi responsabili della riuscita di quel miracolo costante che è ogni celebrazione liturgica- evidenzia Lucetta Scaraffia-.E si sa che per i ragazzini la partecipazione concreta, l'esperienza, hanno un peso molto maggiore che non il solo apprendimento o la sola lezione morale. Lo sapeva anche una grande educatrice come Maria Montessori, che arrivò a far costruire per i suoi allievi degli oggetti liturgici e degli altari in miniatura, suscitando molte perplessità nella Chiesa. Si possono ben capire i problemi che poneva questa singolare forma di educazione alla vita religiosa, ma è interessante che la pedagogista avesse colto l'importanza per i più giovani di questo modo privilegiato di avvicinarsi alla sfera del sacro».

DUE VESCOVI STATUNITENSI DICONO STOP ALLE CHIERICHETTE... E LE VOCAZIONI FIORISCONO!
Il servizio dei giovani all'altare ha radici antiche nella Storia della Chiesa per formare i ragazzi al sacerdozio
da Messainlatino.it
Nella Cattedrale cattolica dei Ss. Simone e Giuda della diocesi di Phoenix (Arizona, U.S.A., diocesi suffraganea di Santa Fe) non si vedranno più ragazze servire Messa. Ma non per misoginia o isterica sessuofobia clericale.
Mesi fa, già il Vescovo cattolico della Diocesi di Lincoln (Nebraska) S.E. Mons. Fabian Bruskewitz (tra l'altro, uno dei pochi sostenitori della Messa antica, ancor prima del Summorum Pontificum, oltre al Card. Burke, allora vescovo di St. Lois), aveva per primo detto "no!" alle chierichette. E per un ben preciso e importantissimo motivo: favorire le vocazioni sacerdotali e religiose.
Ora, anche il Rettore della cattedrale di Phoenix, il Rev. John Lankeit, infatti, ha detto che ha preso questa seria e grave decisione perché sperimenta sulla propria pelle la carenza di vocazioni sacerdotali e religiose e la diminuzione della pratica religiosa in chiesa.
La sua scelta quindi (approvata dal Vescovo Mons. Thomas James Olmsted) è dettata da paterna preoccupazione e presa con spirito propositivo: incoraggiare giovani uomini e giovani donne ad onorare Dio con la consapevolezza che i vari "servizi" a cui si è chiamati sono tra essi differenti ma complementari; in tal modo i giovani impareranno a discernere più chiaramente le specifiche vocazioni nella Chiesa.
Il servizio all'altare dei giovani, si legge sul sito della diocesi, ha radici antiche nella Storia della Chiesa e prima della creazione del sistema seminario moderno dove si formavano gli uomini al sacerdozio (voluto e strutturato dai Padri del Concilio di Trento). Prima dei seminari, infatti, servire all'altare faceva parte di un apprendistato al sacerdozio.
A confortare il Vescovo di Phoenix e il rettore è l'esempio del confratello di Lincoln e i copiosi frutti che la sua scelta ha portato.
Se è pur vero che i numeri non devono essere l'unico metro di valutazione, don Lankeit è fiducioso e ricorda con speranza le diocesi in cui la limitazione ai soli ragazzi al servizio all'altare ha suscitato numerose vocazioni: la diocesi di Lincoln infatti è considerata una "centrale elettrica" delle vocazioni", e in una sola parrocchia di Ann Arbor (Michigan, Diocesi di Lansing) il cui parroco vuole solo chierichetti, nel 2008 ci sono stati 22 nuovi seminaristi e cinque donne in formazione per la vita religiosa!!
La parrocchia stessa è anche la sede di una Comunità religiosa "Servi dell'Amore di Dio" che conta già 16 sorelle e nella stessa città di Ann Arbor fioriscono anche le vocazioni femminili: le Suore Domenicane di Maria, Madre dell'Eucaristia, stanno ricevendo così molte richieste da parte di ragazze interessate ad entrare nell'ordine che non si riescono a costruire nuove strutture abbastanza velocemente per accogliere l'ondata di vocazioni religiose.
Proprio confortati da queste feconde esperienze e da questo rifiorire di vocazioni, e per tornare all'originario scopo della figura del chierichetto, il rev.do Lankeit ha riorganizzato alcuni aspetti della pastorale giovanile (presente nella cattedrale) nella speranza di promuovere anche a Phoenix il sacerdozio per i ragazzi, e le altre vocazioni religiose.
Per ottenere ciò ha, inoltre, preparato alcuni corsi differenziati: mentre per i ragazzi ci sono "corsi" per imparare a servire all'altare, le ragazze frequentano "corsi" per sapersi muovere in sacrestia e dare una mano ai sacerdoti prima e dopo le celebrazioni.
Le prime ragazze che hanno seguito i corsi da sagrestana tenuti al Duomo di Phoenix stanno imparando rapidamente, servendo bene imparando a svolgere con serietà e soddisfazione l'importante responsabilità di sacrestano. La parrocchia inoltre sta collaborando con un ordine religioso contemplativo per proporre a queste giovani sacrestane un evento chiamato "Vieni e vedi" che si tiene presso il convento. In questo modo esse possono imparare alcuni "trucchi del mestiere" da una delle suore che è stata la Sacrestana ufficiale della loro casa madre in Alabama.
Andando contro lo spirito del tempo, e sfidando la "saggezza del mondo", in questo modo don Lankeit cerca di ottenere un sostanziale aumento delle vocazioni alla vita religiosa e sacerdotale, dando un forte segnale di "esclusività maschile" al servizio all'altare.
L'uso di far servire anche alle ragazze-chierichette, a partire dai 10 anni, era iniziato a partire dal 1983 in molte chiese americane.
Fonte: Messainlatino.it, 30/08/2011

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