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sabato 12 novembre 2011

Il Problema della Nuova Morale.

Infiltrazioni Protestanti dentro la Chiesa Cattolica – 02 Karl Rahner

 Il Problema della Nuova Morale.

Il confuso panorama della morale della seconda metà di questo secolo si può vedere rappresentato dalla corrente nota come “Nuova Morale”. La storia di questa corrente di pensiero passa attraverso tre periodi principali:

a) Un periodo d’incubazione, dal 1950 fino a circa il 1968. Già nel 1948, E. Michel proponeva una morale coniugale diversa dagli insegnamenti tradizionali della Chiesa. Vicino alle sue posizioni si ubicò il teologo Th. Steinbüchel. Questa "Nuova Teologia Morale” fu immediatamente chiamata etica della situazione. Il Papa Pio XII, nella sua enciclica “Humani Generis” messe in guardia contro i teologi che cedevano facilmente davanti al relativismo, l’evoluzionismo e storicismo ermeneutico biblico. Il Sant'Uffizio intervenne nel 1952 e nel 1956, condannò le nuove opinioni teologiche; il Papa Pio XII stesso prese parte nella discussione morale con diversi indirizzi. Questa denominazione dell'etica della situazione fu poi sostituita con termini più sfumati come Personalismo Cristiano, etica della carità, ecc.


b) Il secondo periodo (circa 1968-1978), si caratterizzò per una vera e propria affermazione e sviluppo della “Nuova Morale”. Si è svolta in occasione della pubblicazione dell'enciclica Humanae vitae, di Paolo VI. Iniziò Bernard Haring con una dichiarazione ai giornalisti di Roma pochi giorni dopo l'apparizione del documento pontificio. Immediatamente si allineò nelle loro file Charles Curran dell’Università Cattolica di Washington. Noti sono i nomi dei teologi che, sempre più copiosamente, diffondevano nuove teorie contrarie all'insegnamento tradizionale, come l'opzione fondamentale, il consequenzialismo con proprie modalità teleologiche e proporzionali, la teologia della liberazione con le sue implicazioni morali: Peter Knauer, J. Fuchs, B. Schüller, F. Bökle, R. McCormick, ecc.

Durante questo periodo hanno preso un vigore insolito quelle correnti morali già latenti prima del Concilio: il consequenzialismo (con tutto il suo rifiuto di un ordine morale universale e oggettivo), la teologia del dissenso (negando il valore degli insegnamenti magisteriali), la teologia della liberazione (reinterpretando la vita cristiana alla luce dei principi del marxismo). A tal punto che sì è potuto dire, da questo punto di vista, questa fase è stata decisamente sfavorevole per la vita della Chiesa

Tuttavia, come riconosciuto dallo stesso McCormick il vero cambiamento morale, non si deve a questi teologi moralisti, ma all'attività teologica di Karl Rahner SJ, che ha condotto la mediazione per introdurre nella teologia (morale, nel nostro caso) cattolica la dottrina di Hegel e Heidegger. Rahner, infatti, trasportò alla teologia cattolica l’esistenzialismo heideggeriano, creando una nuova visione globale del cristianesimo.

Le conseguenze che ne seguirono per la teologia morale di Rahner si possono riassumere nei seguenti:

1º L'adozione del metodo trascendentale nella teologia morale;

2º Una nuova determinazione delle fonti di teologia morale (che già non sarebbero né il testo sacro, né la tradizione conservata dal Magistero, ma la comunità storica corrente);

3º Una nuova concezione della volontà come facoltà di auto proiettante, con il conseguente problema dell'opzione fondamentale;

4º La determinazione di nuovi criteri costituenti dell'atto morale che non si configurano più come conformità con l'oggetto, ma come "intenzione" (che si terminerà nel consequenzialismo);

5º Una nuova concezione della funzione del magistero in campo morale.
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 Fonte: I principi fondamentali della teologia morale cattolica
  
Nel libro "Esame critico della teologia di Karl Rahner, SJ," Robert McCarthy, un laico Texano, afferma che Rahner ha cominciato odiando questa vecchia Chiesa e questa vecchia Fede che per la Rivelazione discendeva da Dio fino all'uomo. La considerò del tutto inadeguata per l'uomo moderno, così ha avuto modo di riscoprire la Fede e la Chiesa in modo da adattarla all'uomo moderno. Così, anziché agire come un cattolico, discendendo da Dio fino all’uomo per elevare l'uomo a Dio, Rahner si mise al lavoro ascendendo dall’uomo moderno a Dio, in modo di far scendere a Dio fino a una versione di Dio che sarebbe accettabile per l'uomo moderno. Come disse un discepolo di Rahner: «Proprio Rahner ha detto che la teologia suole dare l'impressione, oggi giorno, di dar risposte mitologiche o almeno non scientifiche... Il teologo solo può superare questo... partendo dall'uomo e dalle sue esperienze».

Per lo tanto, l'uomo moderno si considera che non sia un cattivo ragazzo, in realtà sente che è abbastanza buono, può smettere di credere nel vecchio dogma cattolico del peccato originale e non ha più bisogno di credere che la sopra-naturalezza divina e la grazia di Dio siano al di sopra della propria natura. Basato in questo senso o in queste"esperienze" dell'uomo moderno, Rahner scopre la sua dottrina del "soprannaturale esistenziale", vuole significare che, anziché esistere un peccato originale nella naturalezza umana, ciò che esiste è il soprannaturale, o la grazia, che esiste o che è creata con la naturalezza umana!

Così, Rahner, partendo da questo sentimento meraviglioso di sé dell'uomo moderno, raggiunge rapidamente quelle due eresie fondamentali, che costituiscono la radice di quasi tutte le eresie moderne: la negazione della sopra-naturalezza e la negazione del peccato originale. Ora, come sacerdote e teologo cattolico, Rahner non poteva salire senza macchia dopo tale demolizione delle verità cattoliche basilari. Qui, dice McCarthy, è la spiegazione della quasi impenetrabile oscurità di Rahner e della sua invenzione di frasi come "soprannaturale esistenziale". In ciò che il maestro è scuro a schiarire ci pensano i suoi discepoli.

Se l'uomo è così meraviglioso come la grazia che è creata con la sua natura, che bisogno ha di redenzione o di un Redentore? Per Rahner, come per l’uomo moderno, l'evoluzione è certa, il meraviglioso dell’uomo significa che sempre è in evoluzione verso qualcosa di superiore; quindi, permanente lui stesso si sta superando e raggiungendo il più in là di se stesso. Gesù Cristo semplicemente è proprio questa persona nella quale l'uomo si è evoluto fino al massimo, cioè quello che gli uomini chiamano divinità! E se l'uomo non avesse raggiunto quest’autotrascendenza totale nella persona del falegname della Galilea? La avrebbe raggiunta o la raggiungerebbe qualche altra persona, a un certo momento della storia! Mediante questa dottrina di Dio che già non discende fino alla naturalezza umana, ma è l'uomo che si evolve fino la naturalezza divina, Rahner riesce a mettere insieme l'evoluzione e la sua conversione all'uomo, ma scarta l'Incarnazione!
  
In internet si può leggere una biografia di Karl Rahner, la consiglio vivamente. Clicca Qui….

P.S: Personalmente non condivido tutte le opinioni di Chiesa Viva…

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