ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 22 ottobre 2011

Ad fontes Clitumni

Dichiarazione dell’Istituto Mater Boni Consilii
sugli avvenimenti che si terranno ad Assisi
il 27 ottobre 2011
     Il 1° gennaio scorso, Benedetto XVI ha annunciato di voler solennizzare il 25° anniversario dello storico incontro tenutosi ad Assisi il 27 ottobre 1986, per volontà di Giovanni Paolo II. In occasione di tale ricorrenza, Benedetto XVI ha inteso convocare, per l’ormai prossimo 27 ottobre, una “Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la giustizia e la pace nel mondo”, che avrà come tema “Pellegrini della verità, pellegrini della pace” invitando nuovamente ad unirsi a questo cammino “i fratelli cristiani delle diverse confessioni” (gli eretici e gli scismatici), gli “esponenti delle tradizioni religiose del mondo” (gli infedeli) e, “idealmente, tutti gli uomini di buona volontà” (gli atei).

  Nel programma ufficiale, si afferma che tutti i partecipanti – sedicenti pellegrini della verità – sono alla ricerca della verità che tutti possiedono in modo diverso, e che nessuno possiede pienamente in quanto “inesauribile”; gli atei stessi sarebbero “inevitabilmente protesi” verso Dio Sommo Bene e Somma Verità.

IL DIO DI LUTERO , quale?

IL DIO DI LUTERO Stampa E-mail
Pontifex.RomaNella sua recente visita in Germania il Papa, sostando nell’ex-convento degli Agostiniani di Erfurt, dove visse Lutero, ha elogiato la sua religiosità, come già aveva fatto Giovanni Paolo II parlando di “profonda religiosità”. Ha infatti ricordato il bisogno del giovane Lutero di “trovare un Dio misericordioso”, il che, ha notato il Papa, fu evidentemente legato al senso del peccato che lo affliggeva. Da qui il Pontefice ha preso spunto per notare come oggi purtroppo assai pochi si affliggono per le proprie colpe e si rivolgono a Dio per ottenere la sua misericordia. In questa occasione il Papa, come è ormai lo stile dei Pontefici del postconcilio, ci ha dato un ennesimo esempio del modo di praticare l’ecumenismo: evidenziare e riconoscere francamente quei punti di dottrina o di morale cristiana che noi cattolici abbiamo in comune con i fratelli separati.

Papa non re!

LIBIA: VATICANO, MORTE GHEDDAFI CONCLUDA FINE REGIME OPPRESSIVO (ASCA) – Citta’ del Vaticano, 20 ott – ”La notizia della morte del colonnello Muammar Gheddafi chiude la troppo lunga e tragica fase della lotta sanguinosa per l’abbattimento di un regime duro e oppressivo”. Lo afferma una nota della sala stampa della Santa Sede diramata questa sera dal portavoce vaticano p. Federico Lombardi. La morte del colonnello, prosegue la nota, e’ una ”vicenda drammatica” che obbliga alla riflessione sul ”prezzo di sofferenza umana immensa che accompagna l’affermazione e il crollo di ogni sistema che non sia fondato sul rispetto e la dignita’ della persona ma sulla prevalente affermazione del potere”.
20-10-11
LIBIA: VATICANO RICONOSCE CNT COME GOVERNO LEGITTIMO
(ASCA) – Citta’ del Vaticano, 20 ott – La Santa Sede riconosce il Cnt come ”il legittimo rappresentante del Popolo libico, conformemente al diritto internazionale”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dalla Sala Stampa vaticana questa sera, dopo la morte del Colonnello Gheddafi.
Il comunicato vaticano sottolinea che ”e’ prassi costante della Santa Sede, nello stabilire relazioni diplomatiche, riconoscere gli Stati e non i Governi.
Pertanto la Santa Sede non ha proceduto ad un formale riconoscimento del Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) come governo della Libia. Atteso che il CNT si e’ ormai insediato in modo effettivo come Governo a Tripoli, la Santa Sede lo considera il legittimo rappresentante del Popolo libico, conformemente al diritto internazionale”.
La nota ribadisce che la Santa Sede ”ha gia’ avuto diversi contatti con le nuove autorita’ della Libia”, sia a Roma, con l’Ambasciata libica presso la Santa Sede ”in seguito al cambiamento politico a Tripoli”, sia a New York, dove, in occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Segretario per i Rapporti con gli Stati, mons.
Dominique Mamberti, ha avuto un colloquio con il Rappresentante Permanente della Libia presso l’ONU, Abdurrahman M. Shalgham. ”Piu’ recentemente il Nunzio Apostolico in Libia, mons. Tommaso Caputo, che e’ residente a Malta, si e’ recato a Tripoli per una visita di tre giorni (dal 2 al 4 ottobre) durante i quali ha incontrato il Primo Ministro del CNT, il Dott. Mahmoud Jibril.
Mons. Caputo e’ stato ricevuto anche presso il Ministero per gli Affari Esteri”.
http://www.stampalibera.com/?p=33300

venerdì 21 ottobre 2011


SPIRITUALITA': il meraviglioso valore della Santa Messa

Presbiteri d'altri tempi


Don Giuseppe e Gheddafi

Andrea Tornielli 
Cari amici, ieri sera ho partecipato nella mia parrocchia in periferia di Milano alla veglia funebre per don Giuseppe, il vecchio parroco ultranovantenne, che iniziò il suo servizio qui subito dopo essere stato ordinato prete dal cardinale Schuster quando ancora non era terminata la Seconda guerra mondiale. Ha battezzato, sposato, aiutato, accompagnato in cimitero intere generazioni di parrocchiani. Io, che abito qui da neanche dieci anni, ho fatto in tempo a conoscerlo, a confessarmi da lui, a partecipare alle sue messe, anche se da tempo non era più il parroco.
Mi ha colpito l’affetto, semplice e sincero, con cui ieri sono andati a pregare davanti alle sue spoglie i parrocchiani. E durante il Rosario non ho potuto fare a meno di paragonare l’amore con cui questo anziano sacerdote sconosciuto alle cronache veniva accompagnato nel suo ultimo viaggio, con le immagini cruente e crudeli dell’esecuzione di Gheddafi a Sirte. Le urla belluine dei “ribelli” che lo sbattevano di qua e di là e infine il suo cadavere straziato gettato a terra.

De pede..


Pedana mobile. Perché non dire la verità?

La messa che domenica scorsa Benedetto XVI ha celebrato per i nuovi evangelizzatori nella basilica di San Pietro è stata segnata da una visibile novità: il Pontefice ha percorso il tragitto dalla sacrestia all’altare della Confessione sulla pedana mobile già usata dal suo predecessore.
L’annuncio l’ha fatto il giorno prima padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, spiegando che “non c’è nessuna malattia o indicazione di tipo medico” dietro la scelta di riportare in uso la pedana. Lombardi ha aggiunto che è probabile che l’uso della pedana diventi un’abitudine per future celebrazioni per “alleviare la fatica” del Papa – Ratzinger venne eletto a 78 e in aprile ne compirà 85 – durante le lunghe processioni di ingresso, in cui deve anche portare pesanti paramenti liturgici.
Le parole di Lombardi non hanno convinto tutti i commentatori. Tra questi il fine vaticanista del Tg1 Aldo Maria Valli che si domanda: “Perché non dire semplicemente che il Papa fa fatica a camminare? Altrimenti vuole dire che si torna a qualcosa di molto simile alla sedia gestatoria”.
Due parole sulla pedana mobile” è il commento che Valli ha voluto dedicare alle parole di Lombardi su vinonuovo.it. Da leggere.
Pubblicato su palazzoapostolico.it giovedì 20 ottobre 2011

giovedì 20 ottobre 2011

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Medjugorje, lo Spettacolo Carismatico arriva in parlamentoPDFStampaE-mail
Attualità e società Attualità e società
SCRITTO DA MIGUEL MARTINEZ   
SABATO 15 OTTOBRE 2011 00:00
 Blitzquotidiano ci rivela che martedì scorso, Vicka Ivanković, la visionaria di Međugorje, sarebbe stata avvistata alla nostra Camera dei Deputati:
“Non è mancata a quanto pare anche la presenza di una veggente. Episodi isolati e non collegati, per carità, ma chissà se Vicka Invancovic, meglio nota come la veggente di Medjugorje, avrà previsto nel pomeriggio durante la sua visita a Montecitorio il caos che si sarebbe sviluppato nel giro di qualche ora. La veggente ha incontrato i capigruppo del Pdl Maurizio Gasparri Fabrizio Cicchitto. I due sono passati dal raccoglimento e la preghiera all’agone politico dove più che clemenza e tolleranza dominavano ira e propositi di vendetta incontenibili.”
E’ un interessante esempio della maniera in cui i media affrontano certi temi. Intanto, non si capisce assolutamente cosa sia successo, e questo già fa giornalismo italiano.

Le quote rosa..


Inghilterra, è quasi fatta per l’episcopato rosa


Donne verso l'episcopato?
DONNE VERSO L'EPISCOPATO?

Dopo un ulteriore passo legislativo della Comunione Anglicana è sempre più vicina l’ipotesi di creare donne vescovo

GIACOMO GALEAZZICITTA' DEL VATICANO

A un passo dall’«episcopato rosa». La Chiesa d’Inghilterra è sempre più vicina all’ipotesi di creare donne vescovo. Un altro (forse decisivo) passo legislativo è stato compiuto dalla Comunione Anglicana, malgrado i tradizionalisti ne ridimensionino la portata e neghino che si tratti di «un’autorizzazione conclusiva» ad estendere l’episcopato all’altra «metà del cielo».

Che sia vergogna?

Da don Gallo a don De Capitani: preti attivisti

Quello strano silenzio sulle violenze di piazza

di Stefano Filippi
Perché nessuno dei sacerdoti militanti si indigna per la profanazione della chiesa? Don Vitaliano della Seta, il parroco vir­tuale dei centri sociali, apre il suo sito web con un proclama degli indignati: "Il 15 otto­bre costruiamo l’alternativa alla loro crisi"
Sono preti. E sono indignati, indignatis­simi. Sui loro siti internet hanno vestito il vi­ola, il colore che nella liturgia della Chiesa simboleggia il dolore. In realtà per loro quella non è la tinta del popolo di Dio, quanto delle masse no global.

Queue de paille?


Olmi: «Così leggo la carità» / Corradi: Ma Dio non è la luce di una stella morta

Lettera & risposta
Ermanno Olmi / Marina Corradi
Tratto da Avvenire del 19 ottobre 2011
Caro direttore,
ricevo “Avvenire” fin da quando, molti anni fa, con cari amici ormai lontani, vedemmo uscire dalle rotative il primo numero del giornale. L’affezione e l’ammirazione sono sempre stati per me saldi riferimenti quotidiani per il rigore e la libertà d’opinione dei suoi collaboratori e quindi per il rispetto del lettore. Tanto che ho molto apprezzato gli interventi apparsi in “Agorà” dopo l’uscita del mio ultimo film Il villaggio di cartone. E di questa attenzione nei miei riguardi, caro direttore, la ringrazio e, se lo riterrà utile per i suoi lettori, mi farà piacere se pubblicherà queste mie note sul dibattito che ne è seguito. Giovanni Bazoli, prima sul “Corriere della Sera” e poi su “Avvenire”, pone l’attenzione su due contrapposti valori invocati dal vecchio prete, protagonista dell’apologo cinematografico. Che dice: «Ho fatto il prete per fare del bene. Ma per fare del bene, non serve la fede. Il bene è più della fede». Subito, un intervento di Marina Corradi su “Avvenire”, mi rimprovera: «di coltivare così tanti dubbi di fede che la storia (del film) rischia di perdere la radice e il fondamento della carità dei cristiani». Ma come sarebbe «la carità dei cristiani»? Dunque ci sarebbero più carità? E quella dei cristiani è forse tanto speciale e diversa da quella di altre fedi religiose? Mi piacerebbe conoscere l’elenco delle diverse carità. Bazoli chiarisce: «Il film è da intendere come un richiamo forte e drammatico all’esercizio e della carità e dell’accoglienza nei confronti di uomini che sono tra i più indifesi e disperati del nostro tempo; vale come monito a intensificare l’impegno religioso e umano». Ugualmente, Marina Corradi insiste: «In realtà il bilancio del vecchio sacerdote sembra viziato da un equivoco. Non ci si fa prete “per fare del bene” ma per portare Cristo agli uomini, che è assai di più». La fede è in sé un valore, ma non è determinante per fare del bene. Né il fare del bene ha mai ostacolato la fede di alcuno. La fede è innanzitutto un sentimento che ciascuno coltiva nel profondo di sé, in solitudine. E con tale stato d’animo parteciperà la sua fede con quella dell’altro, in comunione con Dio. Un’altra voce che ha partecipato a questi interrogativi sul primato tra fede e carità è quella di Piero Coda, teologo e presidente dell’Istituto universitario Sophia: «Conosciamo tutti l’inno alla carità che l’apostolo Paolo tesse nel capitolo 113 della Lettera ai Corinzi. L’agape è la via che tutte le altre sopravanza. Non avere l’agape significa essere nulla». E prosegue: «L’agape è la cifra compendiosa di tutto il mistero cristiano». Come vede, caro direttore, mi appello a autorevoli testimoni della cristianità. Ed ecco che ancora Piero Coda mi suggerisce sant’Agostino: «La carità spinse Cristo a incarnarsi». È di pochi giorni fa, in Egitto, il divampare di conflitti fra appartenenze religiose mettendo l’una contro l’altra. E soltanto ieri, a Roma, la dissennata violenza di giovani praticata con la rabbia della distruzione. E mi domando se è del tutto azzardato pensare che anche questi giovani allo sbando non provino un loro delirante atto di fede in una “religiosità” criminale. Ancora una volta la Storia ci avverte che il vincolo tra fede e “Chiese delle diversità” può avere esiti di immani tragedie. E sappiamo anche che, nel corso dei secoli, le religioni hanno avuto necessità di cambiamenti imposti dai radicali mutamenti delle realtà che inarrestabilmente sopravvenivano. E quindi, concili, riforme e controriforme, sempre per adeguarsi con significati nuovi alle esigenze del cammino della Storia. Dunque: anche le religioni cambiano e cambiano i nostri comportamenti. Solo il bene non cambia. Ma il bene non è esclusività di istituzioni. La Chiesa di Cristo non è nell’istituzione, ma nella Sua e nella nostra incarnazione.
Ermanno Olmi
Risposta a Ermanno Olmi

Ma Dio non è la luce di una stella morta

Nella solitudine della canonica il prete ripercorre e coltiva tutti i dubbi della sua fede, il caro prezzo pagato al celibato come la distanza che lo separa da Cristo, che lo guarda “da un tempo troppo lontano”. “Ho fatto il prete per fare del bene”, dice, “ma per fare il bene non serve la fede. Il bene è più della fede”». Questo avevo scritto, commentando: «Il bilancio del vecchio sacerdote sembra viziato da un equivoco. Non ci si fa prete “per fare del bene”, ma per portare Cristo agli uomini, che è assai di più». Certamente si può fare del grandissimo bene senza alcuna fede. La valenza della carità cristiana però si richiama esplicitamente al rapporto con Cristo. Come diceva Madre Teresa, che non era una teologa, ma cristiana lo era: «Io faccio quello che faccio perché riconosco il volto di Cristo in ogni povero che incontro». Ecco, è questo rapporto che a me pare appannato nel film di Olmi. Nel pezzo riferivo di una risposta del regista a un giornalista che gli domandava chi era per lui Dio: «L’altro giorno – diceva – ho letto di una stella implosa e di un’altra nata nel contempo. Così lontana, che la sua luce ci raggiunge quando lei potrebbe essere già morta. Quella luce, che forse non c’è più ma è eterna, a me fa venire in mente Dio». Dio, la luce di una stella morta; bella metafora, ma drammaticamente malinconica, per chi crede in un Cristo vivo.
Marina Corradi

mercoledì 19 ottobre 2011

Nostalgie?


Curzio Malaparte: IL PAPA RE

Chissà perché, leggendo questo epigramma di Malaparte, vengono in mente i papi “conciliari”: Paolo VI, innanzitutto, che platealmente depose la tiara, ma anche Benedetto XVI, che ha tolto la tiara financo dal proprio stemma papale.

Da Curzio Malaparte, L’ARCITALIANO e tutte le altre poesie, Vallecchi, Firenze, 1963, p. 166:

IL PAPA RE

« Evviva il Papa Re! ». Taci, imprudente:
vuoi grattar rogna? Vai cercando guai?
Cattolica è l’Italia ed è credente,
ma al Papa Re non ha creduto mai.

E non ci crede. Il popolo italiano
Rispetta il Papa in trono e la sua Curia,
ma sa che il Papa è un buon repubblicano
e dir che il Papa è Re lo manda in furia.

Repubblica è l’Italia e non un Regno,
e dir che il Papa è Re non è prudente:
se vuoi della Repubblica esser degno
devi inneggiare al Papa Presidente.

Paolo VI quando depose la tiara
Lo stemma papale di Paolo VI










Lo stemma papale di Benedetto XVI

Tertium datur?


Per una caratterizzante "terza via" anche nella lettura di "Assisi III"

"Assisi III" è ormai alle porte. Ne parlammo già il 13 aprile, al punto 4 dell'articolo "La necessità teologica ed ecclesiale di una “terza via”: né vortice “scismatico” né conformismo “allineato” (prima parte)". In tal sede abbiamo espresso la posizione di questo «libero sito», il cui direttore «appartiene all'Istituto del Buon Pastore»; e che vede la collaborazione anche di fedeli laici che all’Istituto guardano con interesse.

David, Pio VII "assiste" all'incoronazione di Napoleone


Dicemmo:
a -  Che siamo «fortemente avversi agli incontri interreligiosi,posizione pubblica e nota sia al Santo Padre che alla Chiesa in generale».

b -   Che, più ampiamente, «quando l’Osservatore Romano ha scritto, con firma di Renzo Gattegna, che la Chiesa Cattolica deverinunciare a convertire gli ebrei, la nostra rivista ha sottoscrittouna pubblica denuncia presentata alla Congregazione per la Dottrina della Fede, già nel dicembre 2010 (un mese prima dell’annuncio d’Assisi III) e ha in seguito pubblicato un articolo in merito».

c -   Che «il motivo di un tale incontro», più che meramente teologico, poteva essere «legato, più di quanto si creda, all’attuale equilibrio internazionale o ad equilibri interni al mondo ecclesiastico». Tant’è che al punto 3 non a caso avevamo parlato di «atti non infallibili che l’autorità fa o subisce, propone o sembra proporre».

d - Che, da osservatori, vedevamo una contraddizione in taluni che affermavano contemporaneamente  «l’indicibile gravità dell’incontro Assisi III» (sicché noi saremmo stati, a loro giudizio, troppo moderati a riguardo) e il successo dei «colloqui teologici Econe-Roma» ( colloqui che, a detta loro, dovevano correggere i principi della crisi e convertire Roma): «in effetti, vista l’impostazione “dottrinale”che si è voluto dare a tali incontri, se vanno bene allora vorrà dire che di fatto l’attuale ecumenismo non pone problemi agli interlocutori».

e -   Che «conoscendo il pensiero dell’allora card. Ratzinger e le sue passate affermazioni sull’impatto disastroso di questi avvenimenti» - il che già all’epoca ci lasciava presagire che ci fosse qualcosa di strano in tale convocazione - ritenevamo di diversificarci dai «rapidissimi commenti» (talvolta addirittura «epiteti») nei confronti del Santo Padre, comparsi su alcuni «siti d’area tradizionale». Preferimmo in coscienza dire intanto quanto sopra riportato, e «aspett[are] gli eventi per conoscere a fondo quale sia, nella “mens” del Papa, il motivo di un tale incontro» e poterne perciò dire di più.

Come allora promesso, torniamo sulla materia; e lo facciamo adesso appunto perché ora abbiamo un ulteriore elemento, di grande importanza, per la comprensione di tale avvenimento. Infatti in questi giorni è stato diffuso (casualmente?) un testo, scritto di pugno dal Santo Padre in risposta alle preoccupazioni sull’incontro espresseGli da un vecchio amico, il pastore luterano Peter Beyerhaus (alle volte si trova l’audacia dove meno si crederebbe…). Esaminiamo dunque con attenzione la risposta, chiaramente privata ma altresì disvelatrice, di Benedetto XVI:


«Comprendo molto bene la sua preoccupazione rispetto alla mia partecipazione all’incontro di Assisi. Però questa commemorazione deve essere celebrata in ogni caso e, dopo tutto, mi sembrava che la cosa migliore fosse andarvi personalmente per poter cercare in tal modo di determinare la direzione del tutto. Tuttavia farò di tutto affinché sia impossibile una interpretazione sincretista dell’evento ed affinché ciò resti ben fermo, che sempre crederò e confesserò quello che avevo richiamato all’attenzione della Chiesa con l’enciclica Dominus Iesus»

È un brano impressionante. Ne emerge con chiarezza che ciò che solitamente si dà per scontato, ovvero che il Papa determini la direzione delle cose nella Chiesa, in realtà non lo è affatto: il Papa ritiene di poter soltanto «cercare in questa maniera di determinare la direzione del tutto». Infatti «questa commemorazione deve essere celebrata in ogni caso». Perché ?  Il Papa non lo specifica, ma si faccia attenzione al concatenamento del discorso: primanon smentisce affatto l’atteggiamento preoccupato dell’interlocutore, dando anzi l’idea di condividerlo; poi dipinge l’atto in questione come inevitabile anche se Lui non vi fosse andato, ovvero indipendente dalla Sua presenza, e in dipendenza da ciò è il suo andarvi personalmente per cercare di ridurre i pericoli. Dunque un atto, più che voluto, subìto. È l’interpretazione che emerge, in sede confidenziale ma per iscritto, da Benedetto XVI in persona.


Ed è un’interpretazione da cui esce contraddetta ogni lettura ideologica dell’avvenimento, su entrambi i fronti.


Infatti, contrariamente a certi commenti temerari di esponenti dell’ “ala dura” del mondo tradizionalista,  il motivo non ne risulta ascrivibile a fattori prevalentemente teologici, ad una cieca volontà ecumenista del Pontefice regnante, ma ai condizionamenti in cui Egli si ritrova.


Ma contraddetta ne esce anche l’attitudine, parimenti astratta, di certo mondo tradizionale che però vorrebbe mostrarsi allineato anche ad atti del genere; ad esempio volendo assolutamente applicare l’ermeneutica della continuità anche ad Assisi III, e per questa via dandone una valutazione sostanzialmente positiva (se non quasi di lode). Infatti è chiaro – anche dal suo libro con l’allora presidente del Senato italiano Marcello Pera – che Joseph Ratzinger è orientato a sostituire, dolcemente e diplomaticamente, il dialogo propriamente interreligioso con il dialogo sostanzialmente interculturale: ma con un po’ di senso della realtà è altrettanto chiaro che tali incontri di fatto si prestano a gravi pericoli. L’intento correttivo di Assisi I è un aspetto reale della questione;  ma reale è pure il fatto che ufficialmente Assisi III è presentato come atto celebrativo d’Assisi I. Naturalmente resta da vedere cosa di preciso verrà detto e fatto ad Assisi, ma da vescovi e sacerdoti abbiamo già udito discorsi fuori dalle rotte dell’ortodossia che han preso lo spunto dall’evento annunziato.

Rileggiamo il brano di S.S. Benedetto XVI, ragionandoci, e vedremo che quel che ne emerge non è la valutazione di un bene, ma piuttosto di un danno che, ritenendo di non poter fare altro, si cerca di ridurre. Un servile “tradizionalismo” ultra-ratzingeriano (timoroso o complessato), che invece di limitarsi a giuste spiegazioni si sentisse obbligato addirittura a condividere ed approvare Assisi III, sebbene non si tratti neppure di atto magisteriale o di legge della Chiesa, si ritroverebbe “a sinistra” non soltanto di mons. Gherardini e delle sue riserve sull’abuso della nozione d’ “ermeneutica della continuità”, ma si ritroverebbe anche a sinistra di Papa Ratzinger. Renderebbe con ciò un buon servizio al Santo Padre, pur trovandosi in condizioni di maggior libertà? Quale ragion d’essere gli resterebbe?

Don Stefano Carusi

martedì 18 ottobre 2011

Mater Providentiae


FATIMA: il 13 maggio 2011, arcobaleno intorno al sole – video
Notizia del 18/10/2011
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di Rino Cammilleri su: Antidoti
Il 13 maggio scorso a Fatima tutti i presenti hanno visto «un’aureola con i colori dell’arcobaleno che circondava il sole». Lo riporterà, nella quinta edizione del suo libro «I segreti di Fatima», Jaime Vilalta Berbel, spagnolo residente proprio a Fatima e agente di viaggi specializzato nei santuari mariani. Lo ricorda l’agenzia Zenit.org del 6 ottobre 2011. Vi risulta che qualche mezzo mediatico (anche cattolico) abbia riportato la notizia? In effetti, eravamo tutti concentrati sulla ben più importante Amanda Knox. Siamo dunque giustificati.
 
 
Nota: Luci sull'est aveva pubblicato la notizia qui.
 

lunedì 17 ottobre 2011

Quo vadimus?

Concilio, cantiere aperto. Ma c'è chi incrocia le braccia
Il cardinale Cottier, il giurista Ceccanti, il teologo Cantoni difendono le novità del Vaticano II. Ma i lefebvriani non cedono e i tradizionalisti accentuano le critiche. Gli ultimi sviluppi di una disputa infuocata

di Sandro Magister

ROMA, 17 ottobre 2011 – La controversia sull'interpretazione del Concilio Vaticano II e sui cambiamenti nel magistero della Chiesa ha registrato in queste settimane nuovi sviluppi, anche ad alto livello.

Il primo è il "Preambolo dottrinale" che la congregazione per la dottrina della fede ha consegnato lo scorso 14 settembre ai lefebvriani della scismatica Fraternità Sacerdotale San Pio X, come base per una rappacificazione.

Il testo del "Preambolo" è segreto. Ma è stato descritto così nel comunicato ufficiale che ha accompagnato la sua consegna: