ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 14 aprile 2012

I frutti della laicità buona:



dalla distruzione della lingua alla distruzione  della società


Di Giovanni Servodio

Lo spunto ci è dato da uno dei tanti pronunciamenti cosiddetti “normativi” emessi dai diversi organismi “giudicanti” europei. In questo caso si tratta della Cassazione italiana: coloro che contraggono un matrimonio omosessuale in uno dei paesi europei, devono veder riconosciuti anche in Italia i reciproci diritti così acquisiti.
Una grande novità? Nient’affatto. La semplice applicazione di una norma già in vigore. Dove sta allora la presunta novità, così ampiamente sottolineata dai mezzi di comunicazione di massa? Semplicemente nel fatto che l’oggetto del contendere è il cosiddetto “matrimonio omosessuale”.

Incominciamo quindi da qui.

Il termine “matrimonio” è derivato, in tutta evidenza, dal sostantivo “mater”, madre, e sta ad indicare il contesto nel quale trovano pieno riconoscimento le prerogative proprie della donna, della madre. In senso lato, il termine indica la condizione formale, lo stato sociale che permette al meglio l’esercizio di tali prerogative.
In definitiva, il matrimonio è sempre stato lo strumento che permette alla donna di realizzare in condizioni ottimali le sue prerogative esclusive di donna e di madre. Come dire che il matrimonio è lo strumento sociale ottimale che permette alla donna di compiere la sua funzione naturale e sociale di procreare, realizzando così al meglio il suo stesso essere.

Si continuano a fare mille distinguo circa la funzione reale del matrimonio, criticando, per esempio, l’antica concezione cattolica che dichiarava chiaramente che lo scopo principale del matrimonio è la procreazione.Concezione che finanche la Chiesa moderna si rifiuta di riprendere in toto.
Eppure, il termine è lì: semplice, chiaro, scontato: il matrimonio è la condizione sociale perché la donna faccia al meglio la madre; lo strumento che esalta la funzione della donna e le assicura ogni protezione e ogni riconoscimento.

Se poi, com’è accaduto, subentra una nuova concezione in base alla quale la funzione della donna sarebbe principalmente quella di fare l’uomo, è ovvio che il termine matrimonio va cambiato e, in attesa che se ne inventi un nuovo, si deve far sì che esso perda il suo significato.  
Mentre per millenni il matrimonio è stato una prerogativa della donna, direttamente legato alla sua funzione distintiva, unica ed essenziale, ecco che modernamente esso diventa uno strumento sociale che considera i due contraenti alla pari, come se l’uomo potesse procreare o la donna potesse inseminare. 

Una burla?
No, una sovversione!

Attraverso la quale, corrompendo il termine nel suo significato, si corrompe la funzione che esso esprime. Il matrimonio è distrutto, esso non serve più a sancire un quadro sociale e ordinato all’interno del quale si realizza il destino naturale della donna: la procreazione, la perpetuazione della specie, la continuazione del mondo, base imprescindibile per ogni tipo di organizzazione sociale umana. Esso diventa un luogo sociale ove i figli, la loro educazione, la loro crescita, lo stesso futuro dell’umanità sono solo un accessorio. E non rimanendo più che il mero rapporto tra una donna e un uomo, rapporto che può stabilirsi comunque indipendentemente dal matrimonio, ecco che questo non serve più a niente.
È curioso che questa deviazione che porta all’avvilimento del ruolo essenziale della donna si sia sviluppata parallelamente a quella che si è abusato chiamare “emancipazione femminile”. È curioso, ma ampiamente istruttivo, poiché il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi.

Se due donne o due uomini decidono, stranamente e innaturalmente, di convivere facendo finta di appartenere ai due sessi diversi, ecco che s’inventa la grande sciocchezza del reciproco amore, in grado, secondo la sovversiva concezione moderna, di giustificare qualsiasi cosa, soprattutto la più innaturale.
Da che mondo è mondo, gli uomini e le donne si sono sempre amati in mille modi diversi, ma in condizioni normali e ordinate non hanno mai neanche solo pensato di stabilire, a casaccio o a piacimento, dei rapporti innaturali.
L’amore di un uomo per un altro uomo, o di una donna per un’altra donna, si è sempre espresso in tanti modi diversi, dall’amicizia alla dedizione, fino al sacrificio, ma non per questo si deve stabilire tra loro un rapporto di convivenza esclusiva basato sull’innaturale connubio sessuale.
Da sempre, quando questo è accaduto, c’è stata la consapevolezza che si trattava di una deviazione, di un vizio, di un’anomalia, e in maniera seria e responsabile si faceva di tutto per vivere questa anomalia in maniera corrispondente.
Se una persona nasce storpia, la dignità personale e il senso di sé la portano a comportarsi di conseguenza, mai offrendosi alla considerazione del mondo come fosse normale, come “non” fosse storpia. Se lo facesse dimostrerebbe, stoltamente, di godere di questa anomalia, di avere sovvertito la sua percezione della realtà. Mai si era giunti allo stato di aberrazione moderna in base al quale è obbligatorio, per legge, considerare normale una anormalità.
Solo la concezione deviata dell’amore, nata negli ultimi tempi, può permettere di far passare l’idea che un connubio innaturale possa fondarsi sull’amore e per questo essere giustificato.

Un altro luogo comune ormai affermato pretende che il connubio innaturale tra due uomini o due donne si fondi sulla libertà personale.Così che una persona o due possano scegliere liberamente di vivere la vita sociale che più loro aggrada, soprattutto in termini di scelta sessuale.
Solo la dissociazione mentale moderna ha potuto permettere che un’assurdità simile prendesse piede e si affermasse anche a livello legislativo.
Ma dove s’è visto mai che una persona possa scegliere di essere e di vivere come meglio crede? In quale settore della vita sociale vige una tale impossibilità? In quale angolo del mondo? Se non nelle fantasie malate dei moderni che s’illudono che basti pensare una cosa e poi dirla ed ecco che essa diventa una realtà. 
L’unica realtà possibile, in questo modo, è una realtà malata, una fissazione patologica scambiata per realtà vera.

Eppure questa sciocchezza è diventata uno slogan sulla bocca di tanti.
Non ci si accorge che lungo una tale china s’incontreranno i più aberranti comportamenti desiderosi di essere riconosciuti come normali. Cosa che peraltro sta già accadendo, basta pensare all’infanticidio, oggi chiamato: interruzione volontaria della gravidanza.
Si dice che la libertà personale vada legittimamente tutelata fintanto che non leda la libertà altrui, ma nel caso dell’aborto, per esempio, l’uccisione dell’“altrui”, il bambino, diventa semplicemente insignificante di fronte alle scelte personali della donna, che in questo caso è davvero aberrante chiamare “madre”.
D’altronde, e anche questo sta già accadendo nella modernissima, evoluta e laicissima nuova Europa, se un adulto induce un ragazzino ad un rapporto innaturale e osceno, viene accusato di pedofilia, tranne che il ragazzino non sia consenziente, cioè non eserciti anche lui la sua libertà, sia pure immatura e incosciente, divenuta matura e cosciente per legge.
Tutto questo non è esercizio del libero arbitrio, ma esercizio del libero abuso: abuso di se stessi e degli altri.

La libertà vera è quella che si esercita sotto l’ombrello delle leggi di Dio, è la libertà dei figli di Dio che in tanto sono liberi in quanto sottostanno alle leggi stabilite dal Creatore. Ogni altra libertà individuale al di fuori di quest’ultima si chiama semplicemente licenza, licenza rispetto alla vera natura umana e licenza rispetto all’ordine naturale stabilito da Dio per la conduzione ottimale dell’esistenza terrena. Si chiama autodistruzione, aberrazione, ed è funzionale solo al piano di sovversione e di capovolgimento del reale voluto e costantemente perseguito dal demonio per la rovina dell’uomo in terra in vista della sua perdizione in cielo.

Un altro luogo comune anch’esso affermatosi nei tempi moderni è quello della dignità della persona, che andrebbe preservata per il semplice fatto dell’esistenza della persona stessa. Tale che se una persona è abominevole, si deve fare in modo da condannare l’abominio, ma senza mai ledere la dignità di chi lo compie.
Una tale impossibilità è stata suggerita come possibile dalla perniciosa suggestione del demonio che in questo mondo moderno lavora quasi indisturbato. Il suo colpo da maestro consiste nell’aver adottato una nuova terminologia, così che anche l’assurdo potesse trovare legittimità agli occhi dell’uomo purché ribattezzato: “laicità”.
Laicità che si opporrebbe a confessionalità, perché è risaputo, dice il demonio, che la confessionalità è roba da bigotti limitati, mentre la laicità è roba da uomini liberi da ogni costrizione esteriore. L’uomo è l’uomo, indipendentemente da ogni riferimento che non sia se stesso: come dire che l’uomo è l’uomo indipendentemente dal fatto che l’abbia messo al mondo sua madre. L’uomo è l’uomo indipendentemente dal fatto che è creato da Dio. L’uomo è l’uomo indipendentemente dal fatto, del tutto insignificante, che non può farsi da sé. Tant’è vero che questo stesso uomo sradicato, e orgoglioso di questo sradicamento, si è inventata l’illusione della procreazione artificiale, per poter dire a se stesso che può farsi da sé, non solo senza l’intervento di Dio, ma perfino senza l’intervento di una “madre”: basta un laboratorio e una provetta.

Illusione generata dalla suggestione demoniaca, poiché qualunque “persona” sana di mente capisce che perfino l’espediente della scopiazzatura artificiale del processo procreativo naturale sarebbe nulla senza il persistere dell’azione di Dio che in questo caso si esercita per vie traverse, a conferma del vecchio detto che: Dio scrive diritto sulle righe storte.

Questi velocissimi richiami aiutano a tratteggiare la complessiva condizione moderna dell’uomo e dell’umanità, che è ormai prossima al disfacimento, tanto più definitivo e devastante per quanto più si ammanta di consolatorie denominazioni come quella corrente della “sana laicità”.
Una condizione che fino a qualche decennio fa trovava un qualche correttivo nell’insegnamento e nella predicazione della Chiesa, che ricordava come il misconoscimento della legge naturale e il rifiuto delle leggi di Dio e della sua Chiesa conducono l’uomo alla rovina in terra e alla perdizione in Cielo.

Fino a qualche decennio fa, perché…  negli ultimi decenni la Chiesa, ad opera dei moderni uomini di Chiesa, pur continuando a parlare di legge naturale e di leggi di Dio, ha fatto proprie e praticato le stesse suggestioni imperanti nel mondo: dalla deviante concezione dell’amore umano che tutto giustifica, all’elogio dell’indiscriminata libertà individuale, all’esaltazione della dignità dell’uomo in quanto uomo. Sottacendo la dipendenza della libertà dalla verità e dalla sottomissione alle leggi Dio, l’importanza della conquista della dignità in seguito al rigetto del peccato originale e dei suoi derivati, la primaria pratica dell’amore per Dio, il solo da cui discende l’amore per gli uomini.

Il tutto fondato, non su isolati ed episodici interventi di questo o di quel Pastore sconsiderato, ma su una pletora di documenti pastorali tutti derivati dagli insegnamenti dottrinali prodotti dal Concilio Vaticano II.

Gli uomini di Chiesa hanno perso la testa?

Non tanto! Si sono per lo più stancati: era troppo difficile continuare a resistere alle suggestioni e alle lusinghe del mondo e del Principe di questo mondo, mentre è tanto più facile, più comodo, più appagante in termini meramente umani, adattarsi a tali suggestioni e compiacersi di tali lusinghe, magari, come uomini di Chiesa, individuando giustificazioni e punti d’appoggio in seno all’immenso patrimonio sapienziale della Chiesa, il quale, nella sua espressione in termini umani, permette di cogliere qua e là ogni sorta di apparente coerenza: basta operare le opportune estrapolazioni.

Chiunque abbia letto i documenti del Concilio Vaticano II ha potuto rendersi conto di quanto questo fosse possibile e di come sia stato realizzato dagli estensori di tali documenti; prelati, certo, ma soprattutto esperti nella manipolazione linguistica, da quegli uomini moderni che erano… e sono.

Che il Signore abbia pietà delle loro e delle nostre anime, magari porgendo l’orecchio alle nostre preghiere perché si degni di salvare la Chiesa dalle conseguenze degli errori degli uomini di Chiesa.

Christe, áudi nos! Christe, exáudi nos!



http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV266_I_frutti_della_laicita_buona.html

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