ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 7 aprile 2012

Il "nomadismo" liturgico di molti cattolici

Il solito neocatecumenale, lasciato a briglia sciolta su Messa in Latino con le sue lenzuolate deliranti contro la Liturgia Romana persino il Venerdì Santo, ha indotto Giampaolo a vergare questo intervento, che faccio nostro e merita di essere messo in evidenza perché è il resoconto fedele e limpido della nostra situazione e nel contempo risponde a tuttora diffusi pregiudizi. Nella speranza che si possa presto uscire dall'emergenza e da quella sorta di riserva indiana nella quale risultiamo confinati in quella che è pur sempre la nostra Chiesa.
(L'immagine a lato è stata scattata durante la Santa Messa celebrata ogni sabato pomeriggio alle 18.30 nella Cappella di S. Nicola in Carcere in Via Teatro di Marcello, 76, Roma).

Raramente ho potuto leggere una summa così dettagliata e meticolosa di luoghi comuni sulla liturgia di sempre. Pare anche chiaro che chi l’ha vergata, rigorosamente da anonimo, non vi abbia mai preso parte, e quindi parli senza aver la minima cognizione di causa del proprio oggetto. Vale comunque la pena di smentire le falsità ivi presenti a vantaggio non certo di chi le ha scritte, la cui malafede è palpabile e contro cui nessun ragionamento può nulla, quanto piuttosto pensando a chi potesse imbattervisi, e restarne confuso.

In primis nessuno forma gruppetti Messa, si chiama coetus fidelium il novero di coloro i quali si adoperano per poter frequentare la liturgia di sempre. Che questi poi spariscano è un’altra falsità, sono ormai anni che questi fedeli s’incontrano e hanno un sacerdote che li segue, e che pertanto vivono una comunione di preghiera e spiritualità che ha già portato e porta molti frutti. Questi fedeli già non si identificavano prima con le rispettive comunità parrocchiali e diocesane, ma le subivano obtorto collo, non è detto che sia la norma ma per lo più è così, sicuramente lo fu nel mio caso e in quello degli amici che ho incontrato alle funzioni vetus ordo, quindi ora si è radicati laddove prima non lo si era, ammesso che il “radicamento” sia poi questo valore supremo. Vero che quello che conta è il Sacrificio di N.S.G.C. e non la comunità, forse che per lei questo non valga? L’Eucarestia è tutt’altro che quello che lei dice sulla comunione, ma è la Transustanziazione di Cristo, punto; come tale, perché Lui stesso ce l’ha detto, è sì discrimine tra coloro che Vi credono, e chi no, il resto è aria fritta, mi scusi la franchezza. Si fanno con fatica centinaia di km per parteciparVi proprio perché sotto casa questa verità è sempre più scolorita e non sopportiamo più la banalizzazione del sacro.

Questo nomadismo dei fedeli è salutare alla Chiesa tutta, e a quelle locali nel particolare, perché rende evidente un grave problema della Chiesa nella sua interezza, che è quanto detto sopra, la sciatteria delle celebrazioni odierne, tutte orizzontali in cui il Sacro non viene più celebrato.

Sfugge in che modo i coetus fidelium sfuggano dall’autorità; è per l’autorità del S. Padre che questi esistono, o non è Questi sufficientemente autorevole? Nelle Diocesi comincia ad emergere l’evidenza che non si è condannati all’insignificanza di tante, troppe, celebrazioni attuali, ma vi è un’alternativa forte, reale, e soprattutto conforme all’ortodossia cattolica, non potrei vedere frutti migliori.

Tengo poi a precisare che questo non è uno pseudo-movimento, non è un movimento affatto, come invece amano definirsi i gruppetti, non importa quanto numerosi, di ultimo conio. I movimenti infatti si contentano di loro stessi; la liturgia antica, invece, nasce e cresce per la Chiesa al cui servizio è votata, e la Cui natura rispetta. È questione di poco tempo e piano piano passerà la sbornia novista e, se non nella stessa forma (ma speriamo di sì), vedrà come il rito antico feconderà la liturgia della Chiesa intera. I giovani delle novità per le novità si stancano dopo poco, oramai siamo a 5 anni di distanza e i giovani sono in crescente aumento alle liturgie antiche, il mantra del fiato corto ha esso stesso finito il carburante, ci si rassegni, il tempo è galantuomo, la Verità vince sempre, e ciò che Vi si conforma ne giova, gli altri…

Che una liturgia, mai abrogata (e come avrebbe potuto esserlo?), possa essere definita superata è una corbelleria che lascia il tempo che trova; che la curia remi contro al suo ripristino è altro punto che non dimostra la veridicità delle sue tesi, ma l’opposto, come cioè si abbia paura di qualcosa che trascende i calcoli umani, come di fatto sta avvenendo.

Vedo poi che si continua ad usare il verbo superare, che è spia di profonda ignoranza teologica. Nella Chiesa non si supera niente, tanto meno una liturgia, che è culto reso a Dio. Questa continua enfasi sul superamento, l’aggiornamento, la novità è un cascame dello storicismo, che è eresia vecchia e stantìa come vecchi e sclerotici sono i cliché che ne derivano. Lei crede di trovarsi dalla parte vincente, aggiornata della storia, quando è invece abbarbicato ad una sua interpretazione hegeliana, questa sì del tutto superata e falsa, e soprattutto non-cattolica.

Che gli abusi ci siano sempre stati è vero, ed è proprio per questo che non si capisce come mai, per correggere gli abusi, si sia buttato il bambino con l’acqua sporca. Se il NO doveva essere una risposta agli abusi liturgici, non si vede come possa esserlo stato, visto che ha cambiato completamente il rito, peggiorandolo e rendendolo ancor più peggiorabile.
mic (noreply@blogger.com) Ven Apr 6, 2012 18:30 

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