ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 4 luglio 2012

Ce lo meritiamo!


MULLER, IL CASO KRAMER E IL SENSO DELLA VISIONE DI FATIMA

Il neo-Prefetto della CDF in tuta da jogging...
di Francesco Colafemmina

Purtroppo la notizia non è ancora apparsa sui quotidiani italiani. Anzi ne ha parlato il Messaggero en passant, senza riportare tuttavia l'informazione in maniera completa, ma dando l'impressione di un attacco esterno al nuovo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Ebbene, per completezza, la riporto qui di seguito. E' una storia di pochi anni fa, ma non per questo meno grave. 

Nel maggio del 1999 un ex meccanico divenuto sacerdote, padre Peter Kramer della diocesi di Ratisbona, abusò di due bambini. L'allora vescovo di Ratisbona rimosse Kramer dai suoi doveri parrocchiali, ma non si ritenne opportuno aprire un procedimento a suo carico (né canonico, né penale). Nel novembre dello stesso anno la Diocesi, Kramer e i genitori degli abusati concordarono di non dare pubblicità al crimine e Kramer versò ai genitori dei bambini 5.000 marchi tedeschi per i "danni" subiti.

Agli inizi del 2000 il padre dei bambini ebbe un collasso e fu mandato in clinica. Qui raccontò ad un paziente di quanto era accaduto. E il paziente della clinica lo raccontò alla Polizia. Kramer fu arrestato e condannato. Ma la condanna fu lieve: tre anni di libertà con la condizionale di sottoporsi a trattamento psicoterapeutico e non avere più contatti con bambini. Nel 2001 Kramer fu nominato cappellano di una casa di riposo nella città di Sunching. Intanto nel 2002 la Conferenza Episcopale Tedesca rese note delle Linee Guida sulla questione pedofilia che includevano la seguente norma: "Chierici che sono stati giudicati colpevoli di abuso di minori, dopo la sentenza, non verranno più inseriti nuovamente in un'area che li porti a contatto con bambini e minori."

Nel 2002 Gherhard Muller diventa vescovo di Ratisbona. Nel 2003 finisce il periodo di prova di Kramer. Ne vien fuori una relazione del suo terapista che lo dichiara perfettamente "guarito" e lo considera idoneo al reintegro in parrocchia. Il 24 febbraio 2004 il legale diocesano chiamò telefonicamente il giudice che aveva condannato Kramer per chiedergli un parere sul suo reintegro in parrocchia. Su questo punto le fonti sono discordanti: secondo il giudice nella telefonata fu specificata la condizione di non rimetterlo a contatto con bambini; secondo il legale diocesano non vi fu da parte del giudice menzione di una simile condizione. 

Il 24 settembre 2004, intanto, il Vescovo Muller nomina Kramer parroco di Riekhofen. Solo tre anni dopo il padre dei bimbi abusati da Kramer nel 1999 si accorge che Kramer è tornato ad essere parroco. Troppo tardi: un bambino di Riekhofen confesserà di essere stato abusato per ben 22 volte da Kramer dal 2004 al 2006. Kramer verrà arrestato e processato. Nel 2008 è stato condannato a 3 anni di prigione. 

Muller avrebbe dovuto evitare di mettere Kramer a diretto contatto con dei bambini. Avrebbe dovuto applicare le linee guida della Conferenza Episcopale Tedesca. Ma non lo fece. Per lui "Cristo perdonò i più accaniti peccatori, perché non avrei dovuto perdonare Kramer?"

Un ulteriore cono d'ombra viene così proiettato sulla figura di Gherhard Mueller. Sarà anche uno stimato teologo ed un caro amico del Santo Padre, ma basteranno questi due dati a chiudere non uno ma entrambi gli occhi sulla sua a dir poco discutibile gestione del caso Kramer, nonché sulle teorie anch'esse discutibili in merito alla Verginità di Maria etc.?

Purtroppo, cari lettori, è finita l'epoca dei cattolici con i paraocchi, dei bigotti pronti a perdonare tutto. E d'altra parte è questo uno degli effetti positivi di quel Concilio Vaticano II che compie 50 anni. Criticabile per molti versi, ma non certo per l'ampio spazio che ha inteso offrire al supporto del laicato, non solo quale "maggiordomo" del Clero, ma anche come forza critica e rinnovatrice della Chiesa. E invece troppo spesso i laici vengono visti quale massa al servizio di un clero autoreferenziale e sempre immune da accuse o errori. Lo si è visto con il caso Vatileaks (una Chiesa chiusa a riccio nella difesa castale dei propri errori e delle proprie manifeste impurità), lo si vede ancora oggi quando si osa criticare questo o quel Vescovo di fresca nomina dati alla mano.  Tutto viene interpretato come un atto d'accusa al Pontefice, un tentativo di scalfire l'infallibilità persino delle sue nomine. E invece, pur partendo da posizioni conservatrici, non capisco perché dovremmo tacere, accettare tutto supinamente, senza neppure aver la libertà di chiedere ragione di talune scelte, rifugiandoci nel sempre confortevole abbraccio del "così ha voluto lo Spirito Santo". Quando impareremo a scindere le decisioni umane dall'intervento di Dio? Perché o dobbiamo ricondurre tutto al volere divino (anche le atrocità che scaturiscono dall'uomo) e dunque rinunciare al libero arbitrio, oppure siamo costretti a guardare al corso della Chiesa con schizofrenica dicotomia. 

A tal riguardo mi sembra opportuno citare un passo del famoso commento teologico al (presunto) terzo segreto di Fatima, opera di Joseph Ratzinger. Diceva Ratzinger nel 2000, riferendosi a quelle immagini formidabili che ancora preannunciano il possibile esito dell'ira divina:

"L'angelo con la spada di fuoco a sinistra della Madre di Dio ricorda analoghe immagini dell'Apocalisse. Esso rappresenta la minaccia del giudizio, che incombe sul mondo. La prospettiva che il mondo potrebbe essere incenerito in un mare di fiamme, oggi non appare assolutamente più come pura fantasia: l'uomo stesso ha preparato con le sue invenzioni la spada di fuoco. La visione mostra poi la forza che si contrappone al potere della distruzione — lo splendore della Madre di Dio, e, proveniente in un certo modo da questo, l'appello alla penitenza. In tal modo viene sottolineata l'importanza della libertà dell'uomo: il futuro non è affatto determinato in modo immutabile, e l'immagine, che i bambini videro, non è affatto un film anticipato del futuro, del quale nulla potrebbe più essere cambiato. Tutta quanta la visione avviene in realtà solo per richiamare sullo scenario la libertà e per volgerla in una direzione positiva. Il senso della visione non è quindi quello di mostrare un film sul futuro irrimediabilmente fissato. Il suo senso è esattamente il contrario, quello di mobilitare le forze del cambiamento in bene."

E' evidente, noi laici, noi comuni mortali, abbiamo certamente meno armi del Papa per volgere in bene il futuro. Eppure siamo consapevoli che l'accesso all'informazione è spesso per noi più facile di quanto non lo sia per il Pontefice. Continuare a fare come le scimmiette (non vedo, non sento, non parlo) non credo possa aiutare anche noi laici a mobilitare le forze del cambiamento in bene. Quella visione di Fatima mi appare infatti sempre più un vicino presagio che una sospesa ipotesi sul futuro.

Fonte per il caso Kramer è lo studio dello scrittore cattolico Leon J. Podles,consultabile qui.

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