ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 25 luglio 2012

IL NOME DELL'ANTICRISTO E L'ANNO DELLA SUA MANIFESTAZIONE


Pontifex.Roma
Premessa: Il testo è tratto dal libro "Il tempo dell'Anticristo e la parusia intermedia" delle Edizioni Segno Udine che si trovava in rete sul sito profezieonline attualmente in rinnovo. Si riporta all'attenzione limitatamente al tema in oggetto. Ovvero l'argomento non costituisce avallo della Parusia intermedia (non comtemplata dalla Chiesa cattolica) nè di altre profezie "apocalittiche" presenti in rete. Le considerazioni espresse mantengono la loro attualità in accordo con quanto insegnato dai Padri della Chiesa e, loro malgrado inspiegabilmente travisate da una certa teologia razionalista che ha finito per banalizzare il contenuto dell'importante questione (come del resto un po' tutta l'Apocalisse). L'identificazione del 666 come Cesare Nerone circola oggi in vari ambiti e movimenti (come ad es. quello neocatecumenale). Ci si può fermare al primo capitolo, tralasciando le considerazioni numerologiche. In allegato la pagina originale. Ringrazio per l'attenzione.
Goffredo
Il nome dell'Anticristo e l'anno della sua manifestazione

"Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tale cifra é 666" (Ap 13, 18).
In questo capitolo cercheremo di ubbidire al comando del Signore, il quale esige dai cristiani la conoscenza del nome dell’Anticristo, e per tal motivo affida il compito di "calcolare" il numero della Bestia. Vedremo in seguito quale metodo occorre per decifrare il nome dell’Anticristo. Per ora dobbiamo, innanzitutto, tenere a mente quanto detto sulla Triade infernale. Nell’analisi del numero utilizzeremo due discipline affini: la gematria e la numerologia.
1. CENNI STORICI DI GEMATRIA
La gematria é il metodo per decifrare il nome da un numero, attraverso l’addizione dei valori numerici delle lettere. L’arte di trascrivere le lettere associandovi valori collegati al loro ruolo numerico, o al loro posto nell’alfabeto, è stata a lungo praticata dalla più parte dei popoli della terra.
Era gai nota sotto il nome di ’gematria’ presso gli antichi ebrei; veniva qualificata ’isopefia’ dagli antichi greci; gli arabi la definivano ’hisab al jumal’ o geomanzia, e i cinesi ’ha-doz’. L’alfabeto ebraico consta di 22 consonanti, mancano quindi le vocali, le quali furono aggiunte in epoca molto tarda (V-Vll sec. d.C.) per fissare la tradizione fonetica del testo biblico.
Nella scrittura ebraica non vi sono figure speciali per i numeri; a ciò suppliscono le prime nove lettere dell’alfabeto per le unità, le successive nove per le decine, le ultime quattro assieme alle cinque lettere finali per le centinaia. Tale sistema di numerazione viene usato talvolta nelle Bibbie ebraiche correnti per indicare la successione dei versetti e dei capitoli nei singoli libri. II sistema numerico della lingua ebraica risultò presto insufficiente. Si ricorse, pertanto, all’alfabeto greco nel rappresentare le cifre, che apparve notevolmente superiore a quello ebraico. L’alfabeto greco comprende 24 lettere: 7 vocali e 17 consonanti. Tali erano le lettere dell’alfabeto ionico-attico, come sappiamo dall' alfabeto di ‘Callia’, citato dal documento di Ateneo. Restarono esclusi da questo alfabeto alcuni segni più antichi:
1° il segno detto digamma o vau. Aveva un suono semivocalico di u/v. II suo valore numerico é 6.
2° il segno detto koppa. Era usato per il suono qu- davanti a ipsilon e omicron. Restò come simbolo numerale per indicare 90.
3° il segno detto sampi. Era usato per il suono s (e detto san in dialetto dorico) + il suono p (pi): rimase a indicare il 900 come simbolo numerale.
I vantaggi del sistema grafico greco sono incontestabili. Anzitutto è composto non di 22 lettere, come l’alfabeto ebraico, ma di 24 lettere che offrono un ventaglio più esteso di combinazioni. Inoltre, basta aggiungervi i tre caratteri digamma, koppa, e sampi, caduti in disuso, per pervenire al totale di 27 che fornisce tutte le cifre necessarie al calcolo. Per fare ciò, i greci si sono ispirati al metodo ebraico che, però, hanno migliorato. Le prime 8 lettere, da alfa a eta, completate da digamma, in sesta posizione, hanno fornite le unità; le 8 seguenti, da iota a pi, alle quali si aggiungeva koppa, hanno fornito le decine; le ultime 8, da ro a omega, completate da sampi, hanno rappresentato le centinaia.
Ne deriva la trascrizione:
N.B. L’ordine é questo: alfabeto italiano (nome delle corrispondenti lettere in ebraico e in greco ) = il loro valore numerico.
ALFABETO EBRAICO
A (aleph) = 1
B (beith) = 2
C (kap) = 20
D (daleth) = 4
E (he) =5
F(pe) =80
G (ghimel) = 3
H (heth) = 8 1
(yod) =10
J (yod) = 10
K(kaf) =20
L (lamed) = 30
M (men) = 40
N (nun) = 50
0 (ayn) = 70
P(pe) =80
Q (qof) = 100
R (resh) = 200
S (sin) = 300
T (tau) = 400
U (uau) =6
V(uau) =6
W(uau) =6
X (samekh) = 60
Y (yod) = 10
Z (zain) = 7
ALFABETO GRECO
A (alfa) = 1
B (beta) = 2
C (cappa) =20
D (delta) = 4
E (epsilon) = 5
F (pi) =80
G (gamma) = 3
H (eta) =8
I (iota) = 10
J (digamma) = 6
K (theta=teta) = 9
L (lambda) = 30
M (mi) =40
N (ni) = 50
0 (omicron = 70
omega) = 700
P (csi) = 60
Q (koppa) = 90
R (ro) =100
S (sigma) = 200
T (tau) = 300
U (ipsilon) =400
V (fi) = 500
W (psi) = 800
X (chi) = 600
Y (sampi) = 900
Z (zeta) = 7
Grazie a questi valori numerici sarà possibile analizzare il numero della bestia per risalire ai nomi ottenuti con il calcolo gematrico. Vedremo se i nomi sono validi e se é possibile calcolare quello esatto.
1.1 IL SENSO GEMATRICO DI 666
Dimostreremo che l’ipotesi gematrica di 666=Cesare Nerone non é corretta, e dunque non é sostenibile né a livello storico, né a livello esegetico, né, tanto meno, a livello profetico. Si é giunti all’incredibile, quanta errata, trascrizione delle consonanti greche di Nerone Cesare in NRWN QSR, invece di NRN KSR dalla trascrizione completa Neron Kesar. La riduzione in consonanti delle due parole che compongono il presunto riferimento gematrico di 666 in Nerone Cesare, si spiega con il metodo ebraico che considera solo le consonanti, perché in quella lingua si scrivevano originariamente solo le consonanti, mentre le vocali erano ritenute a mente. Pertanto, nella gematria ebraica il valore alfanumerico delle lettere prese in considerazione vale solo per le consonanti. Abbiamo cosi:
NRWN QSR: n =50+r = 200+w = 6+n = 50+q = 100+s = 60+r = 200:T 666
Ma, notate bene, il vizio di forma del calcolo gematrico. Chi lo ha applicato e chi lo sostiene mostra già di non conoscere la gematria.
Infatti, NeRoN QeSaR dovrebbe essere calcolato sulla base dei valori numerici dell’alfabeto ebraico sulle consonanti NRN KSR e non sulle consonanti NR(W)N Q(X)R. Le lettere tra parentesi indicano quale sia l’interpolazione arbitraria per forzare il calcolo ed arrivare alla somma NRWR QXR = 666. In realtà, se calcoliamo sulla base delle vere consonanti di NeRoN QeSaR, abbiamo in ebraico la somma:
NRN QSR: n=50+r=200+n=50+q=109+s=300+r=200:T900
II valore numerico di Cesare Nerone é 900 e non 666. II numero 666 é la somma volutamente ottenuta dal risultato dell’interpolazione della lettera W (uau=6) e della sostituzione di S (sin=300) con la lettera X (sa- mekh=60) . Inoltre, Robert Graves mette in evidenza altri errori di questo calcolo gematrico: "La soluzione e basata sulla lingua ebraica: num (50); resh (200); waw (6); num (50)= Neron. Qoph (100); samekh (60); resh (200) = Kesar. Ma Nero in lati- no rimane Nero anche quando e scritto in ebraico, e Kesar, che significava "una testa coperta di capelli" in latino e "una corona" in ebraico (forse entrambe 1e parole derivano da una comune origine egea), dovrebbe essere scritto con un Kaph (20), non un qoph, che fa si che la somma dia soltanto 626".
Basterebbe questo per smontare l’ipotesi di 666 = Cesare Nerone. Ma vogliamo essere più esaustivi, affinché non si ripeta e non si sostenga più questo errore esegetico. Consideriamo le due ipotesi sulle quali si basa la presunta soluzione dell’enigma gematrico. Infatti, la suddetta conclusione gematrica considera il valore alfanumerico della lingua ebraica. E qui siamo in errore, giacché l’Apocalisse é stata scritta in greco, e su questa lingua bisogna ispirarsi per il corretto calcolo gematrico, senza ricorrere ad un presunto quanto inesistente originale ebraico. Dunque, bisogna partire per un corretto calcolo gematrico dal contesto linguistico di riferimento. Infatti, se al 666 applichiamo i valori alfanumerici delle lettere cinesi o arabe, avremmo altri significati, cui l’autore non pensava per nulla. È questo il caso di Cesare Nerone. Ma non é tutto.
Oltre all’infondatezza gematrica, vi è un’insufficienza storica. Al tempo della stesura dell’Apocalisse (95-100), la Chiesa era perseguitata dall’imperatore Domiziano (81- 96). Nerone era già morto da più di 25 anni (68 d.C.)! A livello esegetico, la cosa e ancora più seria, perché si cerca di storicizzare l’Apocalisse, quando il giudizio esegetico é unanime nel ritenerlo uno scritto di teologia della storia in prospettiva storico-salvifica (cfr. Pesch 1982: 532-534). Inoltre bisogna considerare, nella prospettiva profetica-rivelativa, che se l’Anticristo fosse stato Nerone dovremmo essere già nel Regno messianico, procuratoci dall’avvento della Parusia intermedia. Invece niente di tutto ciò; anzi, siamo ancora sotto il principato del diavolo (cfr. Ef 3, 10). È incredibile come molti autori di grande spessore culturale, su questo argomento riferiscono o ammettono questa ipotesi senza sufficiente vaglio critico.
È quanto fa in nota la Bibbia di Gerusalemme. Anche Ugo Vanni, massimo esperto italiano dell’Apocalisse, cade nel tranello, ma in maniera più vistosa degli altri commentatori. Addirittura afferma che i contemporanei di san Giovanni comprendevano il 666 come Cesare Nerone, perché apparteneva al loro orizzonte storico (sic!). Conclusione: nessun enigma per gli antichi (cfr. Vanni 1991: 82-83). II 666 rappresenterebbe così un’artificiosa simbolizzazione aritmetica. E invece non ci risulta da nessuna fonte storica che gli antichi cristiani comprendessero tale enigma. Lo stesso Ireneo da Lione, il più noto degli studiosi di gematria fra i Padri della Chiesa, dopo aver decifrato il numero della bestia, in base all’alfabeto greco, ha ottenuto ben tre ipotesi: Euanthas, Lateinos e Teitan, e nessuna di queste coincide con quella supposta.
Ma ammette candidamente dopo tante prove: "Noi non ci arrischiamo ad affermare che senz’altro (l’Anticristo) avrà questo nome. Se fosse stato opportuno che al nostro tempo fosse annunciato apertamente il suo nome, esso sarebbe stato certamente espresso dal veggente dell’Apocalisse. Ora egli indica il numero del nome perché stiamo attenti alla sua venuta. Giovanni sa chi é, ma ne tace il nome, perché non era conveniente che fosse annunciato dallo Spirito Santo.
Se fosse stato predetto da Lui, forse sarebbe durato a lungo; ma poiché ’fu e non é, ascenderà dall’abisso e sarà perduto’ (Ap 17, 8). Come non esistesse più al presente, il suo nome non è stato annunziato: non si annunzia il nome di chi non esiste" (Ireneo 1984b: 229- 230). Sant’Ireneo, di poco posteriore all’autore dell’Apocalisse, non conosce la favola del 666=Cesare Nerone. Non conosce questa favola, perché é stata inventata nel secolo scorso dall’eretico E. Renan e ripresa pedissequamente dagli esegeti contemporanei. Qualche copista distratto ha riportato il numero della bestia con la cifra 616 (codice C e pochi altri minori), per cui si ha di nuovo, usando ancora l’alfabeto ebraico, il significato gematrico di Qesar Domitianos (cfr. Prigent 1985: 429).
Anche per questa lezione, come per quella di Cesare Nerone, valgono le medesime argomentazioni critiche, tranne quella storica. Sant’Ireneo conosceva questa lezione, che si trova in pochi manoscritti, e il suo giudizio é negativo: "Credo che sia un errore del copista come avviene di solito, poiché i numeri sono indicati dalle lettere e facilmente la lettera greca che indica 60 poté cambiarsi in iota (=10)" (Ireneo 1984lb: 228). Col nuovo numero si hanno nuove soluzioni gematriche dal greco: Gaios Kesar(l’imperatore Galigola); Kesar theos (l’imperatore e Dio). Considerate le varie possibilità date dall’impiego della gematria, già sant’Ireneo affermava che era "più sicuro e senza pericolo attendere il compimento della profezia che fare elucubrazioni e divinazioni, perché lo stesso nome può essere espresso con molti nomi" (Ireneo 1984b: 229).
A sant’Ireneo si può far risalire l’interpretazione simbolica del numero della bestia. Essa ha racchiusi nel triplice 6 i caratteri del male, dell’apostasia e dell’idolatria, se riferiti ai 600 anni di Noè, più i 60 cubiti di altezza della statua di Nabucodonosor, più i 6 di base: totale 666 (cfr. Ireneo 1984b: 227). Sant’Ireneo lascia in sospeso il riferimento gematrico del 666, e passa all’indicazione numerologica come mediazione di contenuti teologici. In linea con la Tradizione abbiamo due illustri esegeti; P. Prigent: "...molto più importante gli (san Giovanni) doveva sembrare la sottolineatura, mediante il simbolismo insistente del numero sei, ripetuto per tre volte, del carattere satanico della Bestia imperiale" (Prigent 1985: 433); R. Penna: "Altro modo (per calcolare il numero 666) é dato da un confronto con un oracolo sibillino. Si parla di ’lesous’, che viene spiegato con il numero 888, il risultato delle lettere greche:
Iesous:i=10+e=8+s=200+o=70+u=400+s=200: T888
(n.b.: se in ebraico si calcolano le consonanti, in greco si calcolano sia le consonanti che le vocali).
L’888 é il numero della perfezione. Se il 777 é già il massimo, l’888 sarebbe l’incommensurabile. II 666 allora, sarebbe la deficienza, la carenza, la inferiorità della bestia, perché simbolo di una potenza solo apparente, come se si trattasse di una freccia spuntata. Sullo sfondo di questa interpretazione conviene dare al 666 questo significato invece di andare a cercare riferimento a qualche personaggio preciso" (Penna 1996: 18).
Mi chiedo come Penna possa sostenere che un numero perfetto come il 6, nella sua triplice ripetizione, sia il massimo dell’imperfezione. È un paradosso matematico! il 666 é invece, come vedremo da un’attenta analisi numerologica, sia la compiutezza o ricapitolazione del tempo dell’iniquità, che la realtà divina-umana nella sua più alta espressione. Precisato che l’analisi numerologica degli autori succitati é condotta per vie intuitive, rimane grande il merito di aver abbandonato il classico riferimento gematrico e aver lasciato il campo libero a nuove interpretazioni.
Segnalazione a cura di Goffredo
Pontifex.Roma invita alla lettura del presente con il dovuto discernimento.

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