ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 5 luglio 2012

Non c'è limite al peggio...



AVANTI UN ALTRO...

Bella tu sei qual sole / bianca più della luna / e le stelle più belle / non son belle al par di te.
di Francesco Colafemmina
Non riesco a dormire al solo pensiero di questa ennesima coincidenza. Solo due giorni fa apprendevo dei giudizi acrobatici del nuovo prefetto della CDF in merito al dogma della verginità perpetua di Maria. Oggi scopro con stupore e amarezza che anche un altro neo-nominato vescovo e futuro cardinale, Mons. Bruguès, Bibliotecario e Archivista di Santa Romana Chiesa, si è occupato in passato della medesima questione. 
Lo ha fatto in una prima occasione specifica, quando in qualità di presidente della Commissione Dottrinale della Conferenza Episcopale Francese, ha commentato un documentario televisivo trasmesso in occasione della Pasqua del 2004. In particolare, in riferimento al suddetto documentario, la nota affermava quanto segue: 

"L’affirmation de l’existence de frères et sœurs de Jésus questionnera la compréhension de l’énoncé dogmatique de la virginité perpétuelle de Marie. La présentation de ces résultats, au-delà de ses effets déstabilisants, invite à un sain travail d’intelligence théologique qui conduira à revisiter la tradition et l’histoire de l’élaboration des dogmes chrétiens pour mieux les entendre et en vivre."

"L'affermazione dell'esistenza di fratelli e sorelle di Gesù renderà problematica la comprensione dell'enunciato dogmatico della verginità perpetua di Maria. La presentazione di questi risultati [all'interno del documentario], al di là dei suoi effetti destabilizzanti, invita ad un sano lavoro di intelligenza teologica che condurrà a rivisitare la tradizione e la storia dell'elaborazione dei dogmi cristiani per meglio intenderli e viverli".


Non pago di questa uscita ambigua, Mons. Bruguès in una nota sempre del 2004, pubblicata per riaffermare i dogmi mariani, specifica quanto segue:


"Les dogmes de la virginité perpétuelle de Marie, de sa conception immaculée et de son assomption troublent certains encore, qui y devinent l'affleurement de réactions archaïques devant l'énigme de la sexualité, de la mort et du mal. Là encore : que de telles nostalgies existent ne prive pas les affirmations de foi de leur vérité. Au contraire : il convient, et à ce travail les théologiens s'attellent et doivent s'atteler toujours, de relier ces affirmations à l'ensemble du dogme chrétien, notamment à l'affirmation de la bonté et de la sacramentalité du mariage, à la résurrection du Christ Jésus et à la nôtre, âme et corps, à celle du péché en son origine et en ses effets et du salut procuré par la mort par amour du Fils fait homme."


"I dogmi della verginità perpetua di Maria, della sua immacolata concezione e della sua assunzione turbano ancora alcuni, che vi indovinano l'affiorare delle arcaiche reazioni all'enigma della sessualità, della morte e del male. Lì ancora: il fatto che esistano tali nostalgie non priva affatto le affermazioni di fede della loro verità. Al contrario: conviene, e in questo lavoro i teologi si sforzano e devono sempre sforzarsi, ricollegare tali affermazioni all'insieme del dogma cristiano, precisamente all'affermazione della bontà e della sacramentalità del matrimonio, alla resurrezione di Cristo Gesù e alla nostra, anima e corpo, a quella del peccato nella sua origine e nei suoi effetti e della salvezza procurata dalla morte per amore del Figlio fattosi uomo".


Scopriamo così che:


1. I dogmi mariani sono un residuo di arcaiche reazioni all'enigma della sessualità, della morte e del male.


2. Per meglio intendere tali dogmi serve un lavoro di intelligenza teologica. Dunque i dogmi sono intrinsecamente in evoluzione.


Ma Bruguès non è nuovo a speculazioni sull'arcaicità dei dogmi e soprattutto sull'enigma della sessualità, come lo chiama lui. Sul n.102 di Communio scriveva - era il 1988 - quanto segue:

"Esegeti ed etnologi sono concordi nell'affermare che il termine purezza appartiene al comportamento religioso primitivo. [...] Nella misura in cui l'odierna mentalità cristiana ha fatto propria la convinzione secondo la quale l'incarnazione del Verbo avrebbe abolito definitivamente ogni distinzione tra il sacro e il profano, parlare di purezza significherebbe resuscitare categorie arcaiche e non considerare la grande originalità del cristianesimo. Pertanto, il prete avrebbe avuto ragione ad insorgere contro una 'sciocchezza', cioè la rievocazione di una mentalità primitiva e precristiana. [...] I 'peccati contro la purezza' non avevano finito per denotare unicamente i 'peccati  contro la carne'? Di conseguenza, a partire dal XIX secolo e fino a una data recente che si potrebbe situare alle soglie degli anni '60, la ricerca, talora ossessionante, della purezza sessuale ha caratterizzato la mentalità cristiana [...]. Le scienze umanistiche, infine, sono in parte responsabili del discredito in cui è caduta la nozione di 'purezza'. La loro metodologia, 'di tipo poliziesco o inquisitoriale, afferma Michel Serres, si fonda sul sospetto: spia, pedina, sonda le sfere più intime dell'uomo'. Essa offre della sessualità umana una visione meno semplice di quella forse prevalente in epoche anteriori. Ora sappiamo che la sessualità, compresa quella del bambino, è una realtà molteplice, alla quale il criterio di 'purezza' sarebbe totalmente estraneo in quanto denota principalmente 'la qualità di una cosa omogenea' (Littré). Si dirà che l'infanzia non è l'innocenza, che la psicoanalisi ha distrutto le nostre ultime illusioni sulla purezza o la naturalezza dell'età, che il giovane non ha bisogno di crescere per imparare l'arte del sotterfugio, della finzione e del calcolo. E' vero, cosa può significare purezza a undici o dodici anni?" (pp.85-86).



Porcate inqualificabili e vomitevoli specie se provenienti da un futuro cardinale! Non ci sono parole. Le lascio così a San Pio X che nella Pascendianticipava tutto con straordinaria chiarezza e lucidità:

"In quel sentimento, dicono, di cui sovente si è parlato, appunto perché egli è sentimento e non cognizione, Dio si presenta bensì all'uomo, ma in maniera così confusa che nulla o a malapena si distingue dal soggetto credente. Fa dunque d'uopo che sopra quel sentimento si getti un qualche raggio di luce, sì che Dio ne venga fuori per intero e pongasi in contrapposto col soggetto. Ora, è questo il compito dell'intelletto; di cui è proprio il pensare ed analizzare, e per mezzo del quale l'uomo prima traduce in rappresentazioni mentali i fenomeni di vita che sorgono in lui, e poi li significa con verbali espressioni. Di qui il detto volgare dei modernisti, che l'uomo religioso deve pensare la sua fede. L'intelletto adunque, sopravvenendo al sentimento, su di esso si ripiega e vi fa intorno un lavorio somigliante a quello di un pittore che illumina e ravviva il disegno di un quadro svanito per la vecchiaia. Il paragone è di uno dei maestri del modernismo. Doppio poi è l'operar della mente in siffatto negozio; dapprima, con un atto nativo e spontaneo, esprimendo la sua nozione con una proposizione semplice e volgare; indi, con riflessione e più intima penetrazione, o, come dicano, lavorando il suo pensiero, rende ciò che ha pensato con proposizioni secondarie, derivate bensì dalla prima, ma più affinate e distinte. Le quali proposizioni, ove poi ottengano la sanzione del magistero supremo della Chiesa, costituiranno appunto il dogma. Con ciò, nella dottrina dei modernisti, ci troviamo giunti ad uno dei capi di maggior rilievo, all'origine cioè e alla natura stessa del dogma. Imperocché l'origine del dogma la ripongon essi in quelle primitive formole semplici; le quali, sotto un certo aspetto, devono ritenersi come essenziali alla fede, giacché la rivelazione, perché sia veramente tale, richiede la chiara apparizione di Dio nella coscienza. Il dogma stesso poi, secondo che paiono dire, è costituito propriamente dalle formole secondarie. A conoscere però bene la natura del dogma, è uopo ricercare anzi qual relazione passi fra le formole religiose ed il sentimento religioso. Nel che non troverà punto difficoltà, chi tenga fermo, che il fine di cotali formole altro non è, se non di dar modo al credente di rendersi ragione della propria fede. Per la qual cosa stanno esse formole come di mezzo fra il credente e la fede di lui; per rapporto alla fede, sono espressioni inadeguate del suo oggetto e sono dai modernisti chiamate simboli; per rapporto al credente, si riducono a meri istrumenti. Non è lecito pertanto in niun modo sostenere che esse esprimano una verità assoluta: essendoché, come simboli, sono semplici immagini di verità, e perciò da doversi adattare al sentimento religioso in ordine all'uomo; come istrumenti, sono veicoli di verità, e perciò da acconciarsi a lor volta all'uomo in ordine al sentimento religioso. E poiché questo sentimento, siccome quello che ha per obbietto l'assoluto, porge infiniti aspetti, dei quali oggi l'uno domani l'altro può apparire; e similmente colui che crede può passare per altre ed altre condizioni,ne segue che le formole altresì che noi chiamiamo dogmi devono sottostare ad uguali vicende ed essere perciò variabili. Così si ha aperto il varco alla intima evoluzione dei dogmi. Infinito cumulo di sofismi che abbatte e distrugge ogni religione!"

Perdonate la seguente postilla, ma se il Papa invece di perder tempo a scrivere bigliettini di rinnovata stima al Cardinal Bertone si informasse di più sulla solidità dottrinale dei Vescovi che nomina, forse farebbe penar meno la Santa Vergine che, è opportuno ricordarlo, a Suor Lucia disse, apparendo col cuore trafitto di spine il 10 dicembre 1925:

"Guarda, figlia mia, il mio Cuore circondato di spine che gli uomini ingrati infliggono continuamente con bestemmie e ingratitudini. Consolami almeno tu e fa sapere questo: A tutti quelli che per cinque mesi, al primo sabato, si confessano, riceveranno la santa Comunione, reciteranno il Rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti meditando i Misteri, con l’intenzione di offrirmi riparazioni, prometto di assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza.

Più che per la nostra salvezza, in questi tempi bui cerchiamo di esaudire la Madonna per la salvezza dell'umanità e la redenzione della Chiesa.

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