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mercoledì 11 luglio 2012

Vaticano bianco o giallo ?


3 complici del corvo
Si parla di tre complici dell'ex maggiordomo papale Paolo Gabriele: due dipendenti laici della Santa Sede e un giornalista suo amico. Sono i nomi emersi nella confessione resa dal'ex aiutante di camera del Pontefice
Si parla di tre complici dell'ex maggiordomo papale Paolo Gabriele: due dipendenti laici della Santa Sede e un giornalista suo amico. Sono i nomi emersi nella confessione resa dal'ex aiutante di camera del Pontefice. Per quanto riguarda le testimonianze acquisite, oltre alle audizioni della Commissione cardinalizia presieduta dal cardinale Julian Herranz, che ha svolto un suo lavoro specifico e di cui entro fine luglio è atteso il rapporto conclusivo per il Papa, l'indagine dei magistrati ha riguardato sia lo studio della documentazione sequestrata sia l'opera di riscontro e verifica con l'ascolto di persone sentite anche nell'ambito dell'altro procedimento parallelo. In Vaticano viene ripetutamente puntualizzato, tuttavia «che il fatto di essere ascoltati, come persone informate, non significa essere sospettati di qualcosa».
Si avvicina, dunque, la decisione sul destino processuale di Paolo Gabriele, l'aiutante di camera di Benedetto XVI arrestato il 23 maggio scorso perché trovato in possesso di documenti riservati del Pontefice. Domani, scadono infatti i termini della custodia cautelare, essendo trascorsi 50 giorni dall'arresto: dopo i nuovi interrogatori «formali» previsti per questa settimana, quindi, il giudice istruttore Piero Antonio Bonnet dovrebbe sciogliere la sua riserva sulla richiesta di scarcerazione presentata dai legali di Gabriele, o in alternativa prorogare la custodia cautelare, che in Vaticano può durare al massimo cento giorni. Se verrà dichiarata chiusa la fase istruttoria, poi, nelle settimane successive il giudice farà sapere anche la sua decisione riguardo all'eventuale rinvio a giudizio o al proscioglimento. «Se si arriverà a un formale dibattimento pubblico - ha spiegato nei giorni scorsi il portavoce vaticano padre Federico Lombardi - questo si svolgerà dopo l'estate, non prima di ottobre». Sullo sfondo resta poi sempre la possibilità che il Papa emetta un provvedimento di grazia. Gabriele, che nella sua lunga detenzione preventiva nella cella del Palazzo della Gendarmeria sarebbe giunto a un punto di forte prostrazione psicologica, resta tuttora l'unica persona indagata, anche se nel corso dell'inchiesta sono state acquisite le testimonianze anche di altre persone. Si è voluto fare un quadro delle persone con cui il maggiordomo del Papa aveva contatti, alla ricerca di possibili complici o mandanti. Ci si è mossi, comunque, nell'ambito vaticano, e finora non è stato utilizzato lo strumento della rogatoria internazionale con l'Italia. Si vedrà a breve se l'indagine vaticana sulle fughe di documenti si fermerà al solo aiutante del Papa, accusato di furto aggravato delle carte private del Pontefice, o se nel novero degli indagati entreranno altre persone, laici o ecclesiastici che siano. Illuminante è al riguardo un recente commento affidato al seguitissimo "Papa Ratzinger Blog" da uno dei più autorevoli analisti di questioni ecclesiastiche come il vaticanista Salvatore Izzo. "Paolo Gabriele e' un "mostro" creato dalla vanita' di chi gli ha montato la testa sfruttandolo per anni come fonte e poi ne ha perso o ceduto il controllo", osserva Izzo. Inoltre " il clima di ostilità verso Benedetto XVI determinato dalla cattiva coscienza di chi ha coperto Maciel e Groer ha giocato un ruolo nella vicenda". Intanto, evidenzia Izzo, è "probabile che Gabriele sia stato raccomandato all'Appartamento proprio perche' si pensava di poterne utilizzare i servizi (e non sappiamo se oltre che ai giornalisti i dossier finivano anche in altre mani, magari di curiali corrotti che volevano farsene scudo)". E "paradossalmente, questo clima di slealtà' verso il Pontefice che si percepiva e forse era causa di sofferenza per gli altri "familiari" potrebbe aver condizionato il maggiordomo, spingendolo ad agire come ha fatto per far conoscere all'esterno e cosi', secondo la sua visione delirante, rafforzare l'azione del Papa".
Adesso "a causa del tradimento del maggiordomo e di alcuni suoi complici e dell'uso strumentale che se ne e' fatto su alcuni media, abbiamo dovuto anche leggere promesse di lealta' al Papa davvero poco credibili". Ci sono tre cose che secondo Izzo varrebbe la pena di ricordare per capire quale situazione Benedetto XVI sia stato costretto ad affrontare:1) Alcuni cardinali di Curia si sono rifiutati di testimoniare al processo di canonizzazione di Giovanni Paolo II. Questa loro decisione accredita la tesi di chi ritiene che furono proprio loro a fermare le indagini della Congregazione per la dottrina della fede su Maciel e Groer. Una verita' evidentemente inconfessabile e che nel processo di beatificazione di Wojtyla sarebbe certamente venuta fuori. 2) L'unico cardinale della Curia a restituire al mittente le offerte in denaro dei Legionari e' stato Joseph Ratzinger. E risulta che un nunzio apostolico - oggi cardinale -  ha seguito il suo esempio respingendo il dono di una vettura gia' immatricolata a suo nome. 3) Di fatto chi ha fermato le indagini della Congregazione per la dottrina della fede ha anche ingannato Giovanni Paolo II, fino a convincerlo dell'innocenza di Maciel e Groer riguardo alle accuse di pedofilia. Se non se ne fosse convinto, Papa Wojtyla non avrebbe certo indirizzato ai Legionari ma altrove il figlio di un proprio collaboratore che voleva diventare sacerdote. Ne' avrebbe consentito che si punisse ingiustamente con la sospensione a divinis una vittima di Groer che dopo anni aveva trovato il coraggio di denunciare gli abusi subiti". Secondo Izzo, "non meraviglia che il cardinale Vingt-Trois - nominato arcivescovo di Parigi il 10 febbraio 2005, cioe' mentre il Papa polacco era ricoverato in gravi condizioni al Gemelli - di tutto questo non si preoccupi e si limiti ad attaccare il segretario di Stato Bertone, divenuto ormai il parafulmini di un Pontificato che con grande fatica sta facendo pulizia nella Chiesa senza guardare in faccia a nessuno, come dimostra anche la notizia di oggi della rimozione dei fondatori della Comunità Missionaria Villaregia".

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