ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 8 settembre 2012

C’era il diavolo in me. Ma l’ho scacciato. Ecco come



Andrea Bevilacqua, per Italia Oggi
Dice di aver combattuto anche contro Asmodeo, uno dei demoni più potenti nell’immenso esercito comandato da Satana. Asmodeo, ovvero il demone che lavora giorno e notte per distruggere i matrimoni. Ci si può credere oppure no, ma la storia che Francesco Vaiasuso, gallerista d’arte di Alcamo, racconta nel libro appena uscito e scritto a quattro mani con Paolo Rodari («La mia possessione. Come mi sono liberato da 27 legioni di demoni», Piemme) resta sorprendente, probabilmente unica.
Francesco, dall’età di quattro anni fino quasi a quaranta, ha vissuto con il proprio corpo posseduto, e dunque ogni giorno sventrato e attraversato, da 27 schiere dell’esercito di Satana. Venivano a trovarlo tutti i giorni, i demoni, rendendogli la vita impossibile.

All’inizio si manifestarono semplicemente con una serie di malattie inspiegabili e inguaribili. Poi iniziò l’avversione al sacro. Francesco non poteva avvicinarsi a nessuna chiesa. Se lo faceva, loro uscivano fuori e iniziavano a usare la sua voce e il suo corpo violentemente. Francesco andava in totale dissociazione, sdraiato per terra come fosse sul punto di morire. Ma la particolarità della sua storia risiede nel fatto che lui, a differenza di tanti altri posseduti, restava cosciente, perfettamente cosciente di ciò che gli stava capitando. Osservava la sua voce e il suo corpo agire contro la sua volontà come uno spettatore impotente.
Durante gli esorcismi, il conforto dei santi. Sono arrivati tanti santi a sostenere Francesco, più di tutti padre Pio, il santo di Pietrelcina che, in vita, dovette lottare anche lui contro i demoni: non era posseduto, soltanto vessato, ma sempre aspra battaglia fu. Padre Pio appare più volte a Francesco, gli parla, gli dice di resistere, che le sue sofferenze sono gradite al cielo. Anche a Mosé, che durante una violentissima dissociazione Francesco vede scendere dalla montagna e dire: «Mi hanno detto che qui c’è un ragazzo che soffre molto. Non ti preoccupare. Ce la farai. Ne uscirai. E la tua sofferenza salverà tante anime».
La possessione è un mistero infinito che ancora nessuno è riuscito a indagare fino in fondo. Soprattutto la sua origine. La domanda che chi crede, si fa, è sempre la medesima: perché Dio la permette? Ma una risposta esauriente, anche nei Vangeli, non c’è. Gesù, nei Vangeli, scaccia i demoni, ma non dice molto di loro, non spiega come sia possibile che siano entrati nel corpo dei posseduti con cui egli ha a che fare. E così il mistero resta tale, un mistero che appartiene, in fondo, a quello ben più grande inerente l’esistenza del male, un mistero mai risolto.
Anche l’origine della possessione di Francesco è un enigma degno di un grande thriller. Francesco la scopre a poco a poco. Scoprire come sia stato possibile che a quattro anni il suo corpo sia stato occupato dal demonio significa iniziare a liberarsi, a esorcizzare la stessa possessione appunto, e far sì che loro, le 27 legioni di demoni, se ne vadano via da lui una volta per sempre. Ma, alla fine, questa liberazione, pur sigillata da un sacerdote esorcista, per essere tale, necessita anche della volontà dell’ex posseduto. È lui che deve tagliare anche psicologicamente i conti col passato. È lui che deve dire a se stesso: «Basta, sono libero». È lui che non deve più permettere ai demoni, con la convinzione che viene da un esercizio di volontà, di tornare dentro di lui. È un’operazione, quest’ultima, delicata e che presuppone anche una grande fede. La fede che senz’altro Francesco, nonostante questa lunga e dolorosa esperienza, ha mantenuto.
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