ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 24 novembre 2012

LA CHIESA E LA MORTE DEL CONSERVATORISMO



di Francesco Colafemmina

Impossibile non collegare i due eventi. Da un lato la costante decadenza di una Chiesa che per fortuna celebra il 50° anniversario del Concilio in sordina, dall'altro la decisiva fine del mondo "conservatore" disgregato in una galassia di interessi e di idee contraddittorie. Il futuro è nelle mani della "sinistra", del progressismo. Rassegniamoci (e cominciamo a prepararci al mondo che verrà).
La ragione di questa débacle delle destre tradizionali - espressione grossolana con la quale si riducono le idee al mercimonio politico quotidiano - è presto detta: l'élite finanziaria, la globalizzazione, il mondo interconnesso, senza barriere, senza identità, senza morale è un mondo anti-tradizionale e dunque anti-conservatore. Vive del "progresso", del continuo superamento della realtà, della continua rottura dei vincoli sociali etici culturali e dunque rigetta ogni conservatorismo. Per i prossimi dieci anni - se il Signore avrà misericordia di noi - possiamo star certi che le attuali sinistre pseudo democratiche saranno al comando ovunque. Ma esse esprimeranno un potere indiretto, perché in fondo il potere resterà nelle mani della finanza globale che utilizza i residui del post-socialismo e del post-comunismo quali utili idioti per la gestione di una società di cerebrolesi, di ignoranti e parassiti che anziché pensare al bene comune si affidano ai diritti individuali, all'ego trionfante e decadente, allo spleen fin de siècle che va elevato ad autentico ideale di sopravvivenza... più che di vita.

Non so quando sia accaduto, ma di certo questa alleanza tutta profana fra élite finanziarie e anti-tradizionalismo politico e sociale è la chiave di volta della rivoluzione che ci attende. Gli architetti sociali al lavoro da decenni hanno in animo la creazione di una società priva di ordine, priva di regole, artificiale e fondata sull'autorità dell'individuo. Apparentemente la si chiama democrazia, nella realtà è il volto spavaldo dell'oligarchia che tuttora tiene le redini del mondo, così certa della propria indefettibile premazia da poter allentare il morso dei sudditi/somari del villaggio globale offrendo loro l'illusione liberatoria dell'anarchia sociale cui si oppone la concreta tirannia politica ed economica da essi imposta al mondo.

Finanza e sinistre, finanza e progresso. Tutto è fuso dall'immoralità del denaro, dall'immoralità del potere. Il Conservatorismo propugna valori identitari e religiosi: è etico. Il suo contrario è il disordine, l'assenza di morale: perché nel disordine e nel caos è più facile dominare, è più facile controllare un'umanità che cazzeggia notte e giorno su facebook, che twitta e naviga e non ha più tempo per riflettere, discutere, argomentare. Addirittura quella sinistra che avrebbe dovuto proteggere i piccoli, il "popolo" dalle usurpazioni dei potenti, che avrebbe dovuto difendere i diritti dei più deboli si è fatta strumento ideologico e onnipervasivo della propaganda di quegli stessi potenti cui deve oggi la propria sopravvivenza: la mercificazione sociale è l'attuale paradigma economico per sconfiggere la crisi. Creare una società di individui consumatori, incapaci di coalizzarsi in "comunità", incapaci di creare "famiglie", incapaci di risparmiare. Individui controllati, anzi guidati nei gusti e nelle scelte economiche. Il tutto al fine di creare una società della provvisorietà, priva di certezze, ma tronfia di presunte libertà.

Ormai l'hegelismo spicciolo è la nuova fede collettiva. Un hegelismo che autorizza un nuovo totalitarismo non più fondato sulla repressione della libertà individuale (il socialismo),  ma al contrario immaginato come un pascolo fiorito in cui ciascuno può far quel che vuole e nell'illusorietà virtuale della propria libertà (guidata dai mezzi di comunicazione e dalla tecnologia) lascia campo libero ai veri tiranni, agli oligarchi immorali che tendono a conservare ed accrescere un potere capillare e per taluni versi illimitato sulle nostre vite.

In questa situazione, maturata e progettata negli scorsi decenni, la Chiesa dovrebbe misurare tutto il suo fallimento in quest'anno che celebra il 50mo anniversario dell'apertura del Concilio. Non è solo una questione interna: la crisi del sacerdozio, gli errori dottrinali, gli abusi liturgici. Credo si tratti di una fondamentale quanto drammatica crisi educativa e di autorità. Perché le famiglie formate dal Cattolicesimo negli ultimi 50 anni sono famiglie che hanno abiurato il Cattolicesimo, che hanno formato figli che non riconoscono l'ordine e l'autorità, ma al massimo l'anarchia sociale. E la stessa leadership politica e sociale alimentata e benedetta dalla Chiesa non è stata all'altezza di arginare le pretese di una rivoluzione culturale e morale iniziata già nel dopoguerra. La Chiesa del Peace & Love degli ultimi 20 anni è stata il preludio alla totale confusione del cuore e della mente di innumerevoli giovani. Questa Chiesa che ha rinunciato al proprio ruolo formativo fondato sull'autorità morale, sull'ordine e la tradizione è coautrice del fallimento attuale.

E d'altra parte se sui quotidiani italici si continua ad affermare la totale "comunione di intenti" fra autorità Vaticane e Governo Monti non possiamo che considerarla una conferma delle precedenti osservazioni. Sposare la Massoneria al potere invece di denunciarne gli abusi e il folle disegno totalitario (di questo in sintesi parliamo: la creazione di uno Stato Moloch analogo a quello di Orwell con la sola differenza che il mondo virtuale e tecnologizzato è il Prozac della società contemporanea e l'utile via di fuga da una realtà ancora troppo sostenibile) equivale a stringere un patto con Satana. C'è chi ancora non se n'è accorto, chi pensa che il futuro possa essere diverso dalle previsioni più catastrofiche. Il futuro è invece alle porte. Diverrà presto realtà e il Cattolicesimo tornerà in pochi anni nelle catacombe. Non è pessimismo, è una realistica previsione. Ma il realismo, a quanto pare, manca a gran parte della Chiesa che forse preferisce autoconsolarsi con stantie pastorali giovanili, con l'assemblearismo diocesano e con i megaraduni. Solo, il Papa combatte, e il suo ultimo lavoro su Gesù è testimonianza di questa sana battaglia. Diceva il mio caro professore di letteratura cristiana antica: "dobbiamo fare quel che fecero nel medioevo: conservare la semente." E' quello che fa il Papa, mentre imbecilli del calibro di Vito Mancuso lo deridono e tentano - invano - di minarne l'autorevolezza. Un ulteriore patetico segno dei tempi...

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