ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 24 novembre 2012

VENDETTA DELLE TONACHE?


Don Georg segretario. Confermato
Resterà accanto al papa, contro le voci di una sua rimozione. È stata rafforzata la sicurezza nell'appartamento pontificio. E Ingrid Stampa da sei mesi non vi può più entrare

di Sandro Magister

ROMA, 23 novembre 2012 – Il concistoro di domani con la creazione di sei nuovi cardinali è stato salutato da un fuoco pirotecnico di congetture.

È stata soprattutto la concessione della porpora all'arcivescovo americano James Michael Harvey a dare la stura a ipotesi più o meno bizzarre sul futuro assetto dei vertici vaticani.
Lo scorso 24 ottobre, nell'indire il concistoro, Benedetto XVI aveva annunciato per Harvey la nomina ad arciprete della basilica papale di San Paolo fuori le Mura.

E questo ha immediatamente fatto sorgere la domanda su chi il papa avrebbe collocato nella carica cruciale fin lì occupata da Harvey, quella di prefetto della casa pontificia, cioè di colui che fissa l'agenda delle udienze papali.

La mattina di venerdì 23 novembre, vigilia del concistoro, il giornale di punta della sinistra italiana, "il Fatto Quotidiano", per la penna del vaticanista Marco Politi, ha pubblicato un servizio con questo titolo perentorio:

"Padre Georg Gänswein promosso e 'rimosso'. Il fedelissimo di Ratzinger, invischiato nella scandalo Vatileaks, non sarà più suo segretario personale".

Nell'articolo si dava per certo che Gänswein sarebbe stato spogliato del ruolo di primo segretario di Benedetto XVI e contemporaneamente insediato nella carica di prefetto della casa pontificia, fino a quel momento ancora detenuta da Harvey.

Ma la stessa mattina, poche ore dopo l'uscita dell'articolo del "Fatto Quotidiano", un comunicato vaticano ufficiale ha reso inverosimile l'una e l'altra cosa.

Nel comunicato, si dava notizia che il papa aveva nominato Harvey arciprete di San Paolo. Con l'implicita conseguenza che da quel momento la carica di prefetto della casa pontificia era vacante.

Se quindi davvero era stabilito che Gänswein fosse destinato a questa carica, non si capisce come mai non gli sia stata subito attribuita.

Se ciò non è avvenuto, non è perché sia stato deciso di ritardare inspiegabilmente di giorni o settimane l'insediamento di Gänswein nel ruolo ormai libero di prefetto della casa pontificia, ma semplicemente perché questa sua nomina non è mai stata presa in considerazione dal papa.

È certo, infatti, che Gänswein resterà al suo posto, come primo segretario di Benedetto XVI.

E restando al suo posto, è impensabile che sia anche promosso prefetto della casa pontificia e arcivescovo.

Teoricamente il doppio incarico è possibile. Ma il precedente di Stanislaw Dziwisz, che restando segretario di Giovanni Paolo II fu nominato negli ultimi anni del pontificato anche arcivescovo e "prefetto aggiunto" non depone a favore di una replica dell'operazione, già allora molto criticata per l'eccesso di poteri a lui attribuiti.

Restando Gänswein al suo posto accanto al papa, cade anche un'altra delle congetture: quella di un suo imminente ritorno in Germania, come vescovo di Ratisbona.

Quanto ai contraccolpi del furto di documenti riservati dall'appartamento del papa, la fiducia di Benedetto XVI nel suo segretario non è mai stata in alcun momento intaccata.

Piuttosto, sono state prese delle misure per garantire più che in passato l'inviolabilità della corrispondenza personale di Benedetto XVI.

Al nuovo maggiordomo del papa Sandro Mariotti – subentrato a Paolo Gabriele che sta scontando in carcere la sua condanna – non è stata assegnata alcuna "postazione" nella stanza dei due segretari pontifici. In questa stanza, contigua allo studio del papa, è ora vietato l'accesso ad altre persone.

E dal giorno dell'arresto di Gabriele, cioè dal 24 maggio scorso, è interdetta ad entrare nell'appartamento papale anche Ingrid Stampa, la governante tedesca di Joseph Ratzinger quand'era cardinale, divenuta in seguito sua collaboratrice con un incarico in segreteria di Stato.

Il fatto che Ingrid Stampa figuri come la traduttrice e la curatrice dell'edizione italiana del libro di Benedetto XVI sull'infanzia di Gesù, pubblicato nei giorni scorsi, non è un segno di rafforzato credito nei suoi confronti. È semplicemente il riscontro del lavoro a lei affidato prima dello scoppio dello scandalo.

Un lavoro non impeccabile. Come prova l'errore già segnalato da www.chiesa a pagina 136 dell'edizione italiana, dove il virgulto del Messia viene fatto incredibilmente spuntare "dal tronco morto di Isaia", invece che dal tronco di Iesse padre di Davide, come dice la profezia biblica e come è scritto, correttamente, nell'originale tedesco del libro.

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