ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 27 dicembre 2012

Cattolici all'ammasso (con la benedizione vaticana!)


Quanto sarà cattolico il nascente partito di Monti

Ministri, imprenditori, sindacati e mondo ecclesiale. Perché la chiesa benedice il suo nuovo Prof. protettore

Anche se neppure il cardinale Angelo Bagnasco ha avuto notizie certe dal premier, ormai è fatta. I cattolici, sostanzialmente tutti insieme, ed è la prima volta da molti anni, hanno deciso di andare con Monti.
Pur nell’incertezza e nella prudenza della vigilia, non è un passaggio da poco. Su Repubblica di mercoledì, lo ha notato con una buona dose di acume e una anche maggiore di contrarietà Barbara Spinelli, scrivendo che Monti è pronto a diventare il riferimento del mondo cattolico e delle gerarchie nella difesa di temi etico sociali e interessi consolidati. Un freno alla laicità. Monti è un riferimento di peso, perché nell’area che si sta aggregando attorno a lui (cattolico liberale, in ottimi rapporti col Vaticano e i Popolari europei) ci sono ministri importanti (Riccardi, Passera),  imprenditori di spessore (Montezemolo), la Cisl e le Acli. Così, subito dopo la festa dell’Epifania, il Forum di associazioni che hanno organizzato Todi si riunirà a Roma (le lettere di convocazione sono già partite) per organizzare la campagna. Una mobilitazione unitaria, con associazioni e movimenti, che non si vedeva dai tempi del Family Day. Tutti con Monti, nonostante alcuni tasselli da definire. Fra questi il più importante, è che Monti non si è fatto ancora sentire, soprattutto dai cattolici del Pdl pronti ad abbandonare Berlusconi, che infatti ieri ribadiva: “Auspico che la chiesa  si ricordi cosa abbiamo fatto negli anni del mio governo e si tenga presente cosa farebbe la sinistra”.
Ieri, su Avvenire, Raffaele Bonanni è stato del tutto esplicito: “Mi fido del premier”. E ancora: “Meglio un medico rigoroso di tanti ciarlatani”. E così lo sono stati in queste ore altri esponenti del percorso todino in rappresentanza di mondi precisi. Fra questi il capogruppo del Pdl Mario Mauro, forte, ci tiene a far sapere, dell’appoggio per Monti di tutta l’area ciellina, quella stessa area che fino a ieri stava col Cav. “E’ necessario sostenere Monti senza condizioni. Non abbiamo alternative” dice. E ancora: “I moderati sosterranno con la ragione e con l’affetto Monti in questa, ancora eventuale, assunzione di responsabilità, perché ha tutte le carte in regola per offrire al nostro paese un’alternativa alle sinistre e garantire la ripresa”.
Con Monti ci sono, ovviamente, le Acli. Anche se ieri il suo dimissionario presidente, Andrea Olivero, si è sbilanciato a dirsi disponibile, dopo le elezioni, ad accordi con i riformisti. Ma ora, ciò che conta è che l’area cattolica da sempre più vicina al centrodestra è pronta ad appoggiare un candidato che piace anche a una certa sinistra cattolica, le Acli ma non solo. E’ innegabile che in questa complicata tessitura anche intra-ecclesiale – oltre che nel lavorio ai piani alti della Cei – il ruolo chiave sia stato di Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio, personalità di crescente autorevolezza nei Sacri palazzi, ministro nel governo tecnico grazie all’appogio del Quirinale, il primo a scommettere su Monti. Insomma: in cambio di un punto di riferimento affidabile, c’è un appoggio vasto da parte del mondo cattolico.
Le premesse di un nuovo blocco politico sociale (ciò che spaventa la Spinelli) sono però ancora tutte da verificare, come suggerisce Luca Diotallevi, politologo chiave della Cei ruiniana, che avanza qualche dubbio: “Il successo del progetto dei centristi dipende dalla speranza che le urne non producano un risultato chiaro. Una speranza difficile da accettare per chi invece ha ancora un po’ di passione per la democrazia. In ogni caso è però possibile una osservazione, assolutamente trasversale: mai come ora, dal 1913, dai tempi del Patto Gentiloni, il ‘cattolicesimo politico’ era stato così assente dal fronte della offerta politica. Bassa è la autonomia organizzativa e la originalità programmatica, anche nei centristi che aspettano che sia Monti a dettare di nuovo la linea e a trascinarli un po’ più su”. Il dubbio di Diotallevi è che nel progetto dei centristi che puntano su Monti ci siano i limiti di un nuovo Patto Gentiloni “che fa dei cattolici, almeno di una parte dei cattolici, il semplice supporto elettorale di iniziative determinate altrove di coerente e duro statalismo e di generico e apparente moderatismo. Non si può certo sostenere che Monti si sia guadagnato il largo favore di cui gode presso tanti settori ecclesiastici per il suo impegno a favore dei ‘valori non negoziabili’”. I cattolici insomma non avanzano “nessuna candidatura ad assumere un ruolo di guida politica. Di una nuova generazione di cattolici impegnati in politica si parlerà, semmai, un’altra volta”. Per ora, c’è un nuovo leader cui affidarsi.
http://www.ilfoglio.it/soloqui/16293


Il Vaticano benedice la «salita» di Monti

L'Osservatore romano sostiene la candidatura di Monti. Pd: «No al suo nome su una lista rivale».

di Gabriele Perrone
Anche il Vaticano sta con Mario Monti.
Dopo il sostegno alla «salita» in campo del Prof da parte dei centristi, è arrivato l'endorsement de L'Osservatore romano.
Monti vuole «recuperare il senso più alto e più nobile della politica che è pur sempre, anche etimologicamente, cura del bene comune», ha scritto il giornale ufficiale della Città del Vaticano in un articolo dal titolo «La salita in politica del senatore Monti» con data 28 dicembre.
«È questa domanda di politica alta - si legge - che probabilmente la figura di Mario Monti sta intercettando o sulla quale comunque il capo del governo uscente intende legittimamente far leva e che interpella i partiti al di là dei contenuti del suo manifesto politico».
«L'UOMO ADATTO PER L'ITALIA». L’espressione «salire in politica», usata da Monti nel corso della conferenza stampa del 23 dicembre, «è stata accolta con ironia, in qualche caso con disprezzo».
Ma per l'Osservatore «si nota la sintonia con il messaggio ripetuto in questi anni dal presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, non a caso un’altra figura istituzionale che gode di ampia popolarità e alla quale tutti riconoscono il merito di aver individuato proprio nel senatore a vita l’uomo adatto a traghettare l’Italia fuori dai marosi della tempesta finanziaria».
L'APPOGGIO DEI POTERI FORTI. Con questo articolo, il Vaticano ha risposto alle critiche di Silvio Berlusconi, secondo cui «Monti sale in politica perché è di rango inferiore». E di fatto ha confermato il sostegno di uno dei poteri fortissimi che circondano il premier dimissionario.
D'altronde le morbidezze di Monti sull'Imu agli enti cattolici, il suo stile di vita da sobrio e fedele praticante e la sua vicinanza con Andrea Riccardi (fondatore della comunità di Sant'Egidio), rappresentano più di un indizio della sua inclinazione positiva nei confronti del Vaticano.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che una parte di Comunione e liberazione è pronta a lasciare il Pdl per aderire all'agenda del Prof.
IL TIMORE DEI PARTITI. «Monti è stato chiamato dai partiti a prendere decisioni inderogabili, di cui nessuno intendeva però prendersi la responsabilità diretta per il timore di pagare un prezzo elettorale troppo alto», ha sostenuto l'Osservatore romano.
«Quelle stesse forze politiche si ritrovano ora a interrogarsi sull’impatto che può avere la 'salita in politica' di chi doveva, quasi per mandato, diventare impopolare. Una prospettiva che fornisce da sola molto materiale alla riflessione dei partiti, così come il successo che anche i sondaggi sembrano ora attribuire a chi ha imposto agli italiani sacrifici pesanti».
Giovedì, 27 Dicembre 2012

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