ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 11 gennaio 2013

Cattocotti

Lombardia, Comunione e liberazione con Formigoni

I leader del movimento seguono il governatore. Lupi, Vignali & Co restano nel Pdl. In cambio di posti sicuri in parlamento.

La conferma dei ruoli e poltrone è più forte della tentazione di rompere col passato. Sarà per questo che c’è stato un ricompattamento degli esponenti vicini a Comunione e liberazione intorno al Popolo della libertà.
Dopo le ipotesi di spaccatura e di scissione dal partito belusconiano, la maggior parte dei ciellini hanno scelto di rientrare nei ranghi.
LO STRAPPO DI MAURO. Il vero abbandono è stato quello dell’eurodeputatoMario Mauro, che ha lasciato il Pdl e sarà candidato in Lombardia nella lista Monti del Senato al terzo posto, subito dopo Gabriele Albertini e Pietro Ichino. Accanto a lui si è schierato anche l’ex consigliere comunale di Milano, Aldo Brandirali, storico esponente di Cl in Lombardia

L'ex capogruppo del Pdl nel Ppe porta in dote al Professore un bottino non da poco: le oltre 150 mila preferenze che nel 2009 lo portarono a Bruxelles.
VITTADINI IN FORSE. Chi invece è ritenuto molto vicino al premier uscente, ma non ha ufficializzato ancora la sua posizione, è Giorgio Vittadini, presidente e fondatore della Fondazione per la sussidiarietà ma soprattutto uno dei leader più mediatici e ascoltati del movimento fondato da Don Giussani. Dalla partecipazione di Monti all’ultima edizione del Meeting di Rimini in poi, Vittadini non ha nascosto la sua predilezione per il professore bocconiano.
TRA FRATELLI D'ITALIA E GIANNINO. Qualche esponente ciellino è poi confluito in Fratelli d’Italia, il partito lanciato da Giorgia Meloni e Guido Crosetto. Ma si tratta, comunque, di casi isolati.
Negli scorsi mesi, infine, una parte di Rete Italia del Veneto (il circuito territoriale formigoniano) aveva espresso i suoi favori per Oscar Giannino e il suo movimento, Fare per fermare il declino. All’entusiasmo iniziale però non è seguita una vera alleanza e col passare delle settimane i rapporti si sono raffreddati.

Formigoni strappa a Berlusconi posti garantiti a Roma

Non ha seguito la stessa strada invece Roberto Formigoni che prima ha sostenuto Albertini come suo successore alla guida della Lombardia poi, davanti all'endorsement dell'ex sindaco di Milano a Monti, ha prontamente fatto un passo indietro. Il ritorno a casa del Celeste, leader dei ciellini non solo lombardi, parte sia stato dovuto a un accordo con Silvio Berlusconi. Il Cav gli avrebbe infatti garantito alcune candidature blindate: una decina di posti in lista, tra Camera e Senato.
VERSO LA RICONFERMA: DA LUPI A VIGNALI. Così, tra gli eletti della prossima legislatura oltre a Formigoni ci sarà con buona probabilità anche il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi. Aspettano la riconferma inoltre i parlamentari uscenti Raffaello Vignali, Renato Farina e il toscano Gabriele Toccafondi. Avrebbe un posto garantito anche Paolo Alli, sottosegretario alla presidenza lombarda.
Più incerte, invece, le candidature degli altri fedelissimi formigoniani che avranno la semplice funzione di riempilista. Tra questi ci sono gli ex assessori Marcello Raimondi o Giulio Boscagli.
LA CORSA ALLE REGIONALI. Ma per gli esclusi dal parlamento c'è un piano di riserva. Che si gioca tutto in Lombardia. In ogni collegio provinciale sarà presente almeno un candidato ciellino. Non ultimo, il 'pacchetto' comprende anche il diritto di prelazione sull’assessorato alla Sanità in caso di vittoria di Roberto Maroni.
Sarà questa probabilmente la sorte del capogruppo del Consiglio comunale di Palazzo Marino Carlo Masseroli. Ma anche di molti altri consiglieri e assessori regionali uscenti come Stefano Carugo, Raffaele Cattaneo e Mauro Parolini che saranno candidati nel territorio lombardo nei vari collegi.
di Marianna Venturini
http://www.lettera43.it/politica/lombardia-comunione-e-liberazione-con-formigoni_4367579424.htm

Niente più Monti e i cattolici sono senza casa. Dopo Ruini, un disastro

Erano giorni che il cardinale Angelo Bagnasco, capo dei vescovi italiani, aspettava un segnale. E con lui lo aspettava tutto il mondo cattolico, le associazioni e i movimenti aderenti un anno e mezzo fa al Forum di Todi. Ma Mario Monti, questo segnale, non l’ha mandato; non ha garantito nulla sui “valori non negoziabili” e soprattutto non ha coinvolto i cattolici nella creazione delle liste, non ha chiesto loro un parere. Insomma, non si è fatto sentire. Anche per questo motivo, dopo pochi giorni dall’endorsement dell’Osservatore Romano, voce ufficiale del palazzo apostolico, per Monti, i cattolici si sono tirati indietro con la decisione, suggerita dallo stesso Bagnasco, di non convocare quella “Todi 3” che avrebbe dovuto far partire la campagna elettorale delle stesse sigle e associazioni cattoliche per il nuovo rassemblement di centro. Il tutto col risultato che oggi, i cattolici, dopo aver convocato il primo raduno di Todi nell’ottobre del 2011 con l’unico visibile effetto di aver fatto cadere il governo Berlusconi, non hanno oggi una casa in cui stare.
Andrea Riccardi, capo di Sant’Egidio che sorprendentemente all’ultimo ha deciso di non candidarsi, ha provato a garantire a Monti l’appoggio del mondo cattolico ma qualcosa non ha funzionato. Forse nella Cei qualcuno non ha gradito che Riccardi fosse l’unico interlocutore, oppure lo stesso Monti ha voluto tagliare con un mondo le cui battaglie egli non sente del tutto sue. Idillio finito dunque? Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, il movimento ecclesiale con più aderenti in Italia, spiega che al momento i cattolici restano “in duplice attesa”. Dice: “Todi 3 non era stata convocata con lo scopo di ascoltare Monti. E’ soltanto una coincidenza che sia saltata nel momento in cui Monti sta decidendo i nomi della sua lista. Però è vero che ancora attendiamo da Monti, ma del resto anche dagli altri schieramenti, parole chiare sui valori che ci stanno a cuore, a cominciare dalla famiglia”.
L’impressione è che dopo gli anni del cardinale Camillo Ruini che, interferendo sapientemente negli schieramenti politici guidava la chiesa sulla linea della non irrilevanza, vi sia oggi una certa confusione. Diversi pezzi importanti del cattolicesimo, non a caso, stanno scegliendo autonomamente con chi schierarsi, senza aspettare indicazioni. E’ di ieri la notizia che Edo Patriarca, ruiniano segretario della comitato organizzatore delle Settimane sociali, e dunque uomo legato a stretto giro alla Cei, ha accettato di candidarsi nelle liste del Pd. Con lui altri tre esponenti del mondo cattolico: Ernesto Preziosi, direttore dell’Istituto Toniolo, Flavia Nardelli, segretario generale dell’Istituto Sturzo ed Emma Fattorini, docente di Storia contemporanea all’università La Sapienza.
Chi, invece, ha deciso di rimanere con Monti è Mario Mauro, parlamentare europeo del Ppe. Dice: “Ho preso la decisione di stare con Monti a dicembre e non torno indietro. Berlusconi era per me una novità nel 1994 ma oggi resta una delusione”. E in merito ai valori “non negoziabili”, sui quali la chiesa ancora attende risposte, dice: “Quale schieramento offre questo tipo di garanzia? Sono un problema che tutti devono affrontare, Pdl e Pd compresi. Io preferisco affrontare queste tematiche capitali in uno schieramento dove non si fa la guerra ma si cercano soluzioni condivise e in un clima pacifico. Ma non userei questi temi come spada di Damocle per decidere per chi i cattolici debbono votare. Credo occorra guardare alle persone prima che agli schieramenti”. E Comunione e Liberazione con chi sta? “Basta leggere la nota politica recentemente diramata per capire che Cl chiede semplicemente che i politici lavorino per il bene comune. Non sta con nessuno e non chiede altro. Il movimento guarda positivamente chi decide di assumersi il rischio di un tentativo politico e in questo senso mi sento spronato a dare il meglio”.
Leggi Monti manda in tilt gli imprenditori di Marco Valerio Lo Prete

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