ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 9 gennaio 2013

Nella patria del Prefetto..e non solo...


Il “Nuovo Ateismo” in Germania


L’articolo di Thomas Zenk del giugno del 2012, apparso sulla rivista “Approaching Religion”, si rivela essere una fonte interessante per il dibattito sull’ateismo.
Nello specifico tratta del cosiddetto “Nuovo Ateismo” in Germania, un fenomeno che ha piene radici in ambiente statunitense, ma che sul suolo tedesco ha prodotto ulteriori sviluppi.
Zenk propone tre modelli operativi di ateismo, che possiamo riassumere in:
1. La divulgazione atea per l’infanzia;
2. La divulgazione di slogan sui bus cittadini;
3. L’ateismo aggressivo dei sostenitori più giovani.
Già dalle prime battute, Zenk sottintende una certa difficoltà nel separare il nuovo dal vecchio ateismo, se non per un nuovo vigore delle tesi (soprattutto in contesto scientifico) e per la giovane età di alcuni rappresentanti, specie per la Germania. Molto più semplice è separare i due fenomeni in “americano” e “tedesco”.
Ma andiamo per ordine.

Vecchi e nuovi atei
Il primo autore in assoluto ad autodefinirsi “ateo” fu il tedesco Matthias Knutzen (1646-1674). Prima di lui il termine fu usato solo in senso dispregiativo, per etichettare malamente qualcuno. Knutzen fu un critico della religione in generale e autore di tre pamphlet atei.
Almeno due frasi descrivono bene il suo pensiero. La prima è un perfetto riassunto dei temi atei: “Neghiamo Dio, disprezziamo le autorità calate dall’alto e rigettiamo le chiese con tutti i suoi sacerdoti” (Insuper Deum negamus, Magistratum ex alto despicimus, Templa quoque cum omnibus Sacerdotibus rejicientes). La seconda è un proposito-trittico che, ad oggi, può essere ascritto a tante e diverse correnti di pensiero: “Vivere onestamente, non fare male a nessuno e dare a ciascuno quel che si merita” (Honeste vivere, neminem laedere, suum cuique tribuere).
Ma, mentre oggi Knutzen è quasi del tutto dimenticato, altri autori come Feuerbach, Marx, Nietzsche o Freud sono considerati rappresentanti tipici e classici del criticismo ateo. In realtà l’elenco potrebbe essere molto più ampio, ma ovviamente quello di Zenk non è un articolo storico.
Attualmente, invece, la scena è occupata da diversi autori appartenenti al “nuovo ateismo”, i maggiori dei quali sono:
- Richard Dawkins (The God Delusion, 2006. Trad. italiana “L’illusione di Dio”, Mondadori),
- Daniel Dennett (Breaking the Spell: Religion as a Natural Phenomenon, 2006. Trad. italiana “Rompere l’incantesimo”, Cortina Editore),
- Sam Harris (The End of Faith: Religion, Terror, and the Future of Reason, 2004, and Letter to a Christian Nation, 2006. Trad. italiana “La fine della fede”, Nuovi Mondi),
- Christopher Hitchens (God Is Not Great: How Religion Poisons Everything, 2007. Trad. italiana “Dio non è grande”, Einaudi).
L’elenco di Zenk è asciutto ma ben selezionato. Ognuno di questi libri propone argomentazioni che scaldano (o molto spesso preparano) il dibattito laico/laicista nelle sue varie forme (scientifico, etico, legale, ecc). Il più armato di tutti in questo momento sembrerebbe Richard Dawkins, biologo già autore nel 1976 de “Il Gene egoista”, e divulgatore in grado di riproporre con nuova enfasi il darwinismo più estremo. Non da meno è il prof. Christopher Hitchens, che nell’aprile del 2010 ha presentato ­sulla rivista “Vanity Fair” un nuovo decalogo dal titolo appunto “The New Commandments” scolpito non più sulla pietra, come afferma lui stesso, ma sui più moderni byte del web.
Non bisogna dimenticare che questi autori hanno un enorme seguito e sono considerati decisamente autorevoli. Hanno costruito, con armi più o meno affilate, il terreno su cui si muovono anche i nostrani importatori di temi anglofoni, primo fra tutti Pier Giorgio Odifreddi.
Origine del termine “nuovo ateismo” in America e in Germania
Secondo Zenk, il termine “nuovo ateismo” sarebbe stato utilizzato per la prima volta in un lungo articolo di Gary Wolf, La Chiesa dei non credenti, pubblicato su “Wired” nel novembre del 2006.
Già nelle prime righe, Wolf sottolineava che la sfida dei nuovi ateisti è di “esorcizzare questa debilitante maledizione: la maledizione della fede” (exorcise this debilitating curse: the curse of faith).
Appena qualche giorno dopo, il termine appariva in Germania, non tradotto, in un articolo di Robert Misk sul Die Tageszeitung del 7 novembre 2006: “I New Atheists stanno combattendo contro Dio e contro il fondamentalismo” (notare l’accostamento).
Ma la traduzione del termine giunge in poco più di un mese. Il 22 dicembre, nel Frankfurter Allgemeine Zeitung, Christian Geyer scrive: “C’è qualcosa di più pericoloso della religione? Non è sorprendente che “der neue Atheismus”, o New Atheism, stia esplodendo in America”.
Come spesso accade, la traduzione di un termine non è mai neutra e infatti Zenk sottolinea che in questo modo il termine venne prima rimpiazzato e poi riassorbito dalla cultura tedesca [37].
Per avere il primo vero “nuovo ateo” autoctono bisogna però attendere ancora un anno, con Michael Schmidt-Salomon. Questo scrittore free-lance è stato abilissimo nel sfruttare il contesto creato dalla campagna stampa partita nel 2006. Ha scritto subito un libro per bambini con tutte le argomentazioni tipiche dell’ateismo, prevedendo immediato guadagno e sicura notorietà nel cavalcare un tema di moda. E così è stato.
Divulgare l’ateismo con un libro per l’infanzia. Il caso del maialino Piglet.
Michael Schmidt-Salomon, classe 1967, è uno scrittore free-lance e filosofo tedesco. È il portavoce della Fondazione Giordano Bruno, la GBS (Giordano Bruno Stiftung), che ha fra i suoi motti chiave frasi come: “Illuminismo nel XXI secolo” (Aufklärung im 21 Jahrhundert), “Conoscenza al posto della Fede” (Wissen statt Glauben) e via discorrendo.
Schmidt-Salomon scrive nel 2005 anche un “Manifesto dell’umanismo evolutivo: appello per una cultura contemporanea” (Manifesto of Evolutionary Humanism: A Plea for a Contemporary Culture).
Insomma, fino a questa data si muove solo all’interno dei circoli atei o simpatizzanti, senza tentare di coinvolgere il grande pubblico.
Poi scrive nel 2007 un libro per l’infanzia. Si tratta di una favoletta di neanche 40 pagine che descrive il divertito viaggio di un maialino (Piglet) e del suo amico riccio, dal titolo Wo bitte geht’s zu Gott?, in Italia tradotto per i tipi di Asterios di Trieste come: “Mi scusi, per trovare Dio?”, domandò il piccolo maialino: un libro per tutti quelli che non se la bevono.
Subito definito in Germania il God Delusion per l’infanzia, ha fatto balzare Schmidt-Salomon agli onori della cronaca.
Ma cosa racconta questo libro? Di un viaggio appunto di due animaletti (pensanti) in un mondo abitato da uomini (pensanti anche loro?). Piglet e il suo amico un giorno osservano un cartellone stradale che recita: “Chi non conosce Dio, è mancante di qualcosa!” (He who knows not God, is missing something!). Bene, dicono i due amici, andiamo a vedere cosa ci stiamo perdendo. Visitano in fila una sinagoga, una chiesa e una moschea e ne escono terrorizzati da tutto il miscuglio di simboli, riti, dogmi. Al loro ritorno, cancellano il “non” dal cartellone stradale, che così diventa: “Chi conosce Dio, è mancante di qualcosa!”. Alla fine c’è anche la morale della favola:
Se non conosci Dio devi esserne contento / Non è folle il nostro Piglet quando: / ride e ride di tutti loro” [37].
La pubblicazione del libro fu in un primo momento bloccata dal Ministero degli Affari Famigliari, perché ritenuto anti-semita, accusa gravissima in Germania. Subito dopo partì una campagna sul sito della GBS per salvare il piccolo Piglet, campagna nella quale si definiva la non pubblicazione un “attacco alla libertà di opinione”. Nel marzo del 2008 l’accusa venne ritirata perché il libro “non è anti-semita, ma attacca tutte le religioni nello stesso modo” (the book is not anti-Semitic because it attacks all i t religions equally).
Pochi mesi dopo, il vescovo Gerhard Ludwig Müller intentò un’ulteriore causa, durata tre anni dall’agosto del 2008 all’agosto del 2011. Causa, alla fine, abbandonata perfino dal vescovo. Ma intanto il Little Piglet era diventato il best-seller numero uno su Amazon.de (sezione tedesca) per la categoria Children’s Religion. Nel marzo del 2008 aveva già venduto 12.000 copie e nel giugno appariva nella top ten del Buchreport.de come libro illustrato.
Nello stesso periodo, a rinforzo del dibattito, vennero pubblicati i nuovi libri di Dawkins e Hitchens.
Conclusione secondo Thomas Zenk: con il libro del maialino Piglet il termine “New Atheism” è diventato definitivamente tedesco e Schmidt-Salomon è il suo rappresentante più tipico [38].
La BusKampagne, la campagna atea sui bus cittadini
Per chi se la ricorda, è una campagna che ha fatto il giro di mezza Europa. Il suo inizio ufficiale è stato a Londra, finanziato dalla British Humanist Association, da Richard Dawkins e curata dalla sceneggiatrice inglese Ariane Sherine. L’idea era quella di far circolare dei bus con scritte atee, che contenessero “un messaggio incoraggiante” per i non credenti. Secondo la Sherine, questa doveva essere la risposta ad “un sito cristiano in cui si spiegava che i non credenti finiranno all’inferno”. Il claim era: Probabilmente Dio non esiste. Ora smetti di preoccupartene e goditi la vita.
L’iniziativa piacque talmente tanto che in breve furono raccolti 113mila dollari, il che permise la diffusione di 800 bus per tutta l’Inghilterra e di striscioni nella metropolitana di Londra (800 buses across the UK and advertisements on the London Underground) [39].
Molti giornali italiani se ne occuparono nell’ottobre del 2008. Nel gennaio successivo, passò anche in Italia, grazie al sostegno dell’UAAR. I bus non furono 800 ma 2 e circolarono a Genova in netta opposizione al card. Bagnasco, reo di voler ostacolare il Gay Pride di Roma del 13 giugno (giorno del Corpus Domini). Nel caso, il messaggio venne modificato: “La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno”, scatenando la polemica ovunque. Immediata la reazione, compresa quella di Don Gallo che propose un contro-claim alternativo: Dio esiste, ma non sei tu. E allora rilassati, cerchiamolo insieme tra gli ultimi. La notizia è riportata da “La Stampa”.
Fatte queste premesse, bisogna riconoscere che il metodo comunicativo è assolutamente efficace. Basato su un distico affermativo / riparativo, permette infinite variazioni. È facile da capire, è immediato e può essere capillare. Non è certo una novità (in America ci sono cartelloni pubblicitari simili un po’ ovunque), ma è un metodo che fa presa.
Per certi versi, è un tipo di comunicazione che farà scuola.
In Germania, il portavoce scelto è stato Philipp Möller. Classe 1980, è un ragazzo stile Oxford dal sorriso nobile, l’aria sbarazzina e tutto il pedigree in regola. Möller, o chi per lui, prese quasi del tutto il claim inglese, ma ne cambiò i connotati di certezza. Da probabilmente si passò al quasi certamente (almost certainly ), così che il messaggio divenne: “Quasi certamente Dio non esiste”, con una gigantesca parentesi in mezzo. Thomas Zenk, che scrive in inglese, spiega in nota 17 che nella traduzione tedesca del motto anglosassone: “Es gibt (mit an Sicherheit grenzender Wahrscheinlichkeit) keinen Gott ” il probably è stato rimpiazzato con un termine tecnico che arriva dalla giurisprudenza tedesca e che può essere tradotto con “una probabilità confinante con la certezza” (with a probability bordering on certainty).
Per farla breve, quello che già era un messaggio esplicito in Inghilterra, è diventato radicale in Germania. Tanto che molte città rifiutarono di applicare lo slogan, così da costringere i promotori dell’iniziativa ad acquistare un pullman rosso.
Ne seguì una risposta cristiana su pullman bianco, con tanto di puntini di sospensione “Ma se esistesse…” (But what if He does exist… ). E anche qui, il messaggio era chiaro.
L’Ateismo aggressivo di Andreas Müller
È il più giovane di tutti, essendo nato nel 1984. Diversamente dagli autori che abbiamo citato in precedenza, Müller ama autodefinirsi “Nuovo Ateo”, quando invece Dawkins e Schimdt-Salomon contestano la definizione.
Con lui entra in gioco anche un altro termine: aggressività. Mentre l’essere aggressivi è di solito una delle accuse contro i “Nuovi Atei” per screditarli, sottolinea Zenk, Müller lo ritiene invece un tratto positivo.
Nel frattempo si fa beffe degli altri ateisti che sono tolleranti verso le religioni, definendoli “mushy atheists” (ateisti smidollati) [40].
Topoi del dibattito sull’ateismo in Germania
In chiusura dell’articolo, Zenk propone 7 luoghi comuni del dibattito tedesco sul “Nuovo Ateismo”. Si tratta di una serie di vicendevoli accuse, modelli di punzecchiamento reciproco, su cui però si sta giocando una partita di portata non solo ideologica.
È comunque uno schema interessante, anche come griglia di partenza, che parte dalle critiche più moderate per finire a quelle più radicali.
Lo riportiamo in maniera sintetica, per punti molto brevi, in modo da non appesantire troppo l’articolo.
I. Arroganza immodesta.
Gli atei hanno una risposta per tutto. A detta di Joachim Kahl (anche lui ateo): “Dawkins ha l’arrogante pretesa di un’infallibilità che va ben oltre quella dichiarata dal Papa” [40].
II. Critica scientifica della religione (Scienza vs. Religione).
La scienza spesso utilizzata come fondamento dell’ateismo, soprattutto per metterla in contrapposizione con la religione. È un argomento utilizzato sovente nei dibattiti con Dawkins, che è appunto un biologo.
Alexander Smoltczyk scrive nel Der Spiegel: “Le loro armi sono: Darwin, internet, scienza e ragione. In breve, un “credo scientifico” libero da divinità e idoli[41].
Reinhard Hempelmann, direttore dell’Evangelische Stelle für Weltanschauungsfragen (EZW), della Chiesa protestante Tedesca, ha detto su Dawkins: “dichiara e suggerisce che una conoscenza scientifica mondiale conduca lontano dalla fede e verso l’ateismo.
La teologa cattolica Johanna Rahner, nel riassumere The God Delusion di Dawkins, ha scritto nel 2010: “Un essere pensante e illuminato, influenzato dalla scienza, non può essere altro che un ateo o un disilluso”. La frase in effetti fa rima con l’affermazione, sempre di Dawkins, riportata da Wolf nell’articolo La chiesa dei non credenti: “Le persone altamente intelligenti sono per lo più atee” (Highly intelligent people are mostly atheists).
III. Superficialità, ignoranza, faziosità, incompetenza.
Secondo questo argomento, l’ateismo scientifico fallisce quando inizia ad occuparsi di religione. I vari “scientisti” si troverebbero fuori dal proprio territorio, specie quando commentano o citano testi biblici. Nel caso, spesso finiscono per fraintendere intere parti o per estrapolare sezioni non pertinenti.
Alexander Smoltczyk definisce The God Delusion il “monumento all’immortale superficialità dell’Ateismo inglese”.
Lütz: “Dawkins proclama con orgoglio di non essersi mai interessato alla teologia. È come un egittologo che vuole scrivere qualcosa sulla Finlandia e, data l’assenza completa di piramidi, nega di conseguenza l’esistenza di una qualsiasi cultura finnica” [41].
IV. Biologismo, scientismo religioso.
Il “nuovo ateismo” sarebbe in realtà un’altra religione. Con un glossario diverso, ma comunque fondata su dogmi indiscutibili.
In questo senso il primo nuovo comandamento è: Non avrai altro Dio se non la scienza (Thou shalt have no other gods but science).
Il “nuovo ateismo” è stato anche definito da John Gray “fondamentalismo secolare” (secular fundamentalism) [42].
V. Intolleranza (verso le religioni).
Hempelmann: “L’ateismo può diventare intollerante, specie se si traveste col mantello della scienza”.
VI. Aggressività minacciosa.
Joachim Kahl nel 2006 ha coniato la definizione Hooligan Atheism per descrivere l’aggressività dell’ateismo [42].
Ma i “nuovi atei” sono stati anche definiti, nel caso della visione del mondo di Schimdt-Salomon, anti-costituzionali, perché il loro umanismo evolutivo mette in dubbio le basi morali ed etiche sulle quali si fondano i diritti umani [43].
VII. Antisemitismo, Nazismo.
Una delle accuse peggiori in Germania. Mentre l’arroganza del primo topos può essere considerata una critica “moderata”, quella di far parte di un movimento sociale “pericoloso” è un’altra cosa.
Tuttavia si parla quasi sempre di accostamenti e non di identificazioni. Secondo Zenk, un conto è sottintendere una qualche associazione con l’ideologia nazista, un altro è l’accusa di essere nazisti.
Conclusione
Recentemente il dibattito in Germania si è calmato, dopo il picco fra il 2007 e il 2010. Ma il termine “nuovo ateismo” ancora non ha trovato una definizione precisa né condivisa da tutti, nemmeno fra i simpatizzanti.
Inoltre, nell’ultimo ventennio, è cambiato molto il panorama religioso in Germania. A fronte di una continua diminuzione dell’affluenza domenicale in chiesa, è invece aumentato il numero di quelli che hanno abbandonato il culto. L’unificazione ha avuto poi un drammatico impatto: nella Germania dell’Est circa il 65-80% della popolazione era atea. Oggi almeno il 30% in tutta la Germania non ha affiliazioni religiose [45].
Questo significa che se fino a qualche tempo fa gli atei non venivano recepiti come un ostacolo alla sopravvivenza delle chiese, attualmente la situazione è cambiata. Soprattutto perché i “nuovi atei” hanno alzato il tiro e la voce nel dibattito pubblico, chiedendo sostanziali modifiche anche nel diritto.
Ad esempio, Schimdt-Salomon nel suo Manifesto richiede una serie di riforme, ognuna delle quali minaccia l’esistenza delle chiese in Germania. Si possono riassumere in quattro punti principali:
1. Completa separazione fra Chiesa e Stato;
2. Sostituzione delle facoltà teologiche con Istituti per lo “Studio scientifico della religione”;
3. Religione comparata vs. l’attuale ora di religione;
4. Fine dei finanziamenti pubblici per le chiese.
Davide Greco
***
Zenk , Thomas, Neuer Atheismus. New Atheism in Germany, in “Approaching Religion”, Vol. 2, No. 1, June 2012, pp. 36-51. Web Source.
http://www.nocristianofobia.org/il-nuovo-ateismo-in-germania/

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