ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 15 febbraio 2013

Battaglia navale?


Il Papa, colpito gravemente, cade


Salvatore Cammisuli ha condiviso un bel testo che sintetizza i precedenti di abdicazione pontificia
La notizia dell’abdicazione da parte di papa Benedetto ci ha fatto subito pensare a san Celestino V, condannato da Dante perché “fece per viltade il gran rifiuto”. In realtà altri papi hanno rinunciato al pontificato prima della morte: san Clemente I e san Ponziano, esiliati lontano da Roma al tempo delle persecuzioni da parte dell’Impero romano, il medievale Benedetto IX (che, caso unico, in un secondo tempo tornò a fare il papa) e il quattrocentesco Gregorio XII che, per porre fine allo Scisma d’Occidente, rinunciò al pontificato insieme all’antipapa Giovanni XXIII.
Anche Pio XII, durante l’occupazione nazista di Roma, aveva preparato una lettera in cui dichiarava di abdicare, informato di un piano di Hitler per arrestare il Papa e deportarlo in un campo di concentramento.
Pochi sanno, però, che – forse – il primo papa ad abdicare fu lo stesso san Pietro. Una fonte antica (Ireneo di Lione, “Adversus haereses” III, 3, 3) dice che “dopo aver fondato e organizzato la Chiesa [di Roma], i beati Apostoli [Pietro e Paolo] affidarono l’ufficio di vescovo a Lino”. Probabilmente, nell’infuriare della persecuzione di Nerone, san Pietro, sentendo prossimo il martirio, preferì rinunciare spontaneamente alla carica di pontefice e l’affidò di sua volontà a Lino, suo immediato successore (anche di lui parla Dante, ma in un passo meno famoso).
In ogni caso, cambiano i nocchieri, vengono le tempeste, ma la nave prosegue il suo cammino.
Come si può notare, abbiamo a che fare con casi quasi sempre legati o alla santità, o alle persecuzioni, o a entrambi.Lo stesso Salvatore pubblicava una foto molto interessante, si tratta della Profezia di san Giovanni Bosco, in cui si vede la barca della Chiesa assediata dai suoi nemici, e due pontefici colpiti, uno in fila all’altro. Di questi il primo però si rialza, il secondo no.

La prima volta in cui ho letto di questa visione è stato per merito di Socci e del suo “Il quarto segreto di Fatima”.
A un tratto il Papa, colpito gravemente, cade. Subito è soccorso, ma cade una seconda volta e muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici; sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio.
Senonché, appena morto il Papa, un altro Papa sottentra al suo posto. I piloti radunati lo hanno eletto così rapidamente che la notizia della morte del Papa giunge con la notizia della elezione del suo successore. Gli avversari cominciano a perdersi di coraggio.
Il nuovo Papa, superando ogni ostacolo, guida la nave in mezzo alle due colonne
Ora, Socci è il bellimbusto che si è permesso di rivelare con un anno e passa di anticipo che questo papa avrebbe a breve abdicato. La mia domanda è se non ci abbia azzeccato anche con tutto il polverone agitato attorno al segreto di Fatima, alle persecuzioni nella Chiesa e al martirio di un papa moderno. Socci aggiunge ora la visione di san Pio X
Risulterebbe che Pio X, nel 1909, abbia avuto durante un’udienza una visione che lo sconvolse: “Ciò che ho veduto è terribile! Sarò io o un mio successore? Ho visto il Papa fuggire dal Vaticano camminando tra i cadaveri dei suoi preti.Si rifugerà da qualche parte, in incognito, e dopo una breve pausa morrà di morte violenta”.
Sembra che sia tornato su quella visione nel 1914, in punto di morte. Ancora lucido riferì di nuovo il contenuto di quella visione e commentò: “Il rispetto di Dio è scomparso dai cuori. Si cerca di cancellare perfino il suo ricordo”.
Non ci vuole un genio per intuire che l’abdicazione di Benedetto XVI ha un che di apocalittico, ma ci vuole un esperto di Magistero, come Introvigne, per indicarci in questo papa un puntuale e mite smascheratore dell’apocalisse vieppiù emergente, e per inquadrare nel modo più ricco ed equilibrato il senso dell’”apocalittico” cattolico.
L’aggettivo «apocalittico», ben compreso, non contiene nessuna predizione cronologica quanto alla fine del mondo, ma indica che viviamo in un tempo di estrema difficoltà per la Chiesa e per la società, in cui un processo plurisecolare di scristianizzazione si «rivela» come putrefazione finale, con una virulenza antireligiosa, anticristiana e anticattolica inaudita.
Resta però l’imbarazzo di commentare il fatto stesso dell’abdicazione. Può essere letta come una mancanza di coraggio? Purtroppo in molti settori del tradizionalismo si è voluto giudicare subito in questo modo. E nello scivolone – tale per me è e rimane – troviamo invischiato pure il tagliente Colafemmina. Per quanto non manchino dal medesimo autore alcunin contributi meritevoli, come quello di additare le responsabilità che la massoneria, il Nuovo Ordine Mondiale, e una Curia corrotta avrebbero in tutto questo.
Un segretario di Stato che invita ripetutamente il Papa a firmare un “protocollo di rinuncia al Papato”. Una Chiesa distrutta dai nemici al suo interno. Lo scandalo della pedofilia, con uno dei suoi centri nella diocesi di Century City (Los Angeles).Forze internazionali interessate a mutare il magistero della Chiesa e ad indebolire il Papato. Un Papa che deve dimettersi sotto le pressioni degli instauratori del Nuovo Ordine Mondiale. No, non è la realtà di questi giorni, ma l’agghiacciante racconto del controverso gesuita Malachi Martin scomparso nel 1999 e contenuto nel suo romanzo di cui già vi ho parlato in passato: Windswept House. 
Cose che in modo più mite e indiretto vengono riconosciute da più parti, si tratti dell’appello a una riforma intellettuale e morale sollevato da vescovi come mons. Negri:
C’è bisogno di una riforma intellettuale e morale: io mi sono permesso durante la visita ad limina (lo scorso 4 febbraio, ndr) di sottolineare l’importanza che si cali nell’ambito dei seminari, soprattutto quelli regionali, un insegnamento sul Magistero, che faccia imparare a leggere e a valorizzare il Magistero del papa; e un insegnamento di Dottrina sociale della Chiesa, che consenta ai sacerdoti di affrontare la realtà socio-politica di oggi con coordinate molto chiare: sono quelle sintetizzate dal Papa nei principi non negoziabili ma che arrivano come l’esito di un processo secolare che sarebbe meglio conoscere e comprendere.
O della denuncia di una crisi di cinismo e edonismo che attraversa la società umana, e trova albergo negli stessi Palazzi Apostolici – così il laico post-marxista Barcellona:
Le dimissioni di papa Ratzinger sono, al di là di tutto quello che si può dire a commento, un evento drammatico che introduce una frattura nell’apparente quietismo del mondo religioso e politico, inserendosi nello scenario della crisi di civiltà che stiamo vivendo. (Il Sussidiario)
Come Cristo fu tradito dai suoi discepoli e venduto per trenta denari da uno di loro, questo Papa è stato continuamente tradito nell’ambito della Chiesa stessa e persino dal suo assistente di camera, che ha trafugato documenti e denaro. Le dimissioni sono una sfida alla Chiesa, che deve adesso misurarsi con la potenza di questo messaggio epocale e col cinismo delle nostre società che hanno perso quasi totalmente il senso del valore spirituale dell’umiltà e della riservatezza. (Avvenire)
Ma la prospettiva più folgorante, a modesto avviso di scrive, è quella suggerita da De Mattei Il papa potrebbe non aver ancora compiuto il suo ultimo atto. Mancano una manciata di giorni e poche apparizioni pubbliche, quanto basta per porre un gesto o una parola forte, coraggiosa e mite, come è nel suo stile. 
Sarebbe poco prudente, sotto questo aspetto, considerare già “chiuso” il pontificato di Benedetto XVI, dedicandosi a prematuri bilanci, prima di attendere la fatidica scadenza da lui annunciata: la sera del 28 febbraio 2013, una data che rimarrà impressa nella storia della Chiesa. Prima, ma anche dopo quella data, Benedetto XVI potrebbe essere ancora protagonista di nuovi e imprevisti scenari. Il Papa infatti ha annunciato le sue dimissioni, ma non il suo silenzio, e la sua scelta gli restituisce una libertà di cui forse si sentiva privato. Che cosa dirà e farà Benedetto XVI, o il cardinale Ratzinger, nei prossimi giorni, settimane e mesi?
Staremo a vedere. E scopriremo se il papa che non si alza più è davvero lui o un altro. E se questo suo cadere è il martirio bianco che lo ha prostrato fino all’abdicazione, o è invece un martirio rosso, che potrebbe accompagnarsi alle possibili ultime e scomodissime dichiarazioni.
Sembra un giallo, ma non lo è. E’ il dramma che scandisce questa nuova stagione, definitivamente al di là degli irenismi conciliari e loro correlati. E’ meditare su un evento che scuote e deve scuotere.
E intanto le scimmie di satana ballano nude col busto cosparso di pece.
E intanto i veri cattolici e gli uomini di buona volontà pregano. Tutti. Nell’unico gesto di ecumenismo che merita, quello riuniti attorno al Vicario di Cristo, sub eodem unico pastore.
***
E intanto segni sparsi sembrano dirci che il Papa è pronto a cadere, e lo sa, e lo vuole…

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