ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 16 febbraio 2013

Come esoderemmo i teologi e suore obamiane

“Ecco come vogliamo il nuovo Papa”

Una curiosa immagine di Benedetto XVI
UNA CURIOSA IMMAGINE DI BENEDETTO XVI

Un documento di teologi con 2mila adesioni da tutto il mondo traccia l’identikit del successore di Ratzinger. “Non importa la provenienza, purché non si curializzi”

Progetto di riforma della Chiesa. Come dev'essere il nuovo Papa? A tracciare l'identikit del successore di Benedetto XVI è un documento di teologi che ha ricevuto finora duemila adesioni da tutto il mondo. I primi firmatari sono alcuni dei nomi più celebri della teologia:Paul Knitter, monsignor Calsaldáliga, Hans Küng,Leonardo Boff, Peter Phan, Paul Collins. 

  
Contro la "stagnazione odierna", si chiede al prossimo Pontefice di vincere le resistenze di settori della gerarchia ecclesiastica che impediscono l'attuazione del Concilio Vaticano II. "Il ruolo del papato necessita di una chiara ri-definizione in linea con le intenzioni di Cristo. Come supremo pastore, elemento unificante e principale testimone di fede, il papa contribuisce in modo essenziale al bene della chiesa universale- scrivono i teologi-. Ma la sua autorità non dovrebbe mai oscurare, diminuire o sopprimere l'autentica autorità che Cristo ha dato direttamente a tutti i membri del popolo di Dio". 

Inoltre "i vescovi sono vicari di Cristo e non vicari del papa. Essi hanno la diretta responsabilità del popolo delle loro diocesi, e una condivisa responsabilità con gli altri vescovi e con il papa, nell'ambito dell'universale comunità di fede". Il sinodo centrale dei vescovi, si legge nel documento", "dovrebbe assumere un più decisivo ruolo nel pianificare e guidare il mantenimento e la crescita di fede nel nostro mondo così complesso".


Il Concilio Vaticano II "ha prescritto collegialità e co-responsabilità a tutti i livelli. Questo non è stato messo in atto. I vari organismi presbiterali e consigli pastorali, previsti dal Concilio, dovrebbero coinvolgere i fedeli in modo più diretto nelle decisioni riguardanti la formulazione della dottrina, l'esercizio del ministero pastorale e l'evangelizzazione nell'ambito della società secolare". 

Quindi, "l'abuso di coprire posti di guida nella chiesa con soli candidati di una determinata mentalità è una scelta che dovrebbe essere sradicata. Al suo posto dovrebbero essere formulate e monitorate nuove norme che assicurino che le elezioni a queste cariche siano condotte in modo corretto, trasparente e il più possibile democratico". 

Poi "la curia romana ha bisogno di una riforma più radicale in linea con le istruzioni e la visione del Vaticano II. La curia si dovrebbe limitare ai suoi utili ruoli amministrativi ed esecutivi". La congregazione per la dottrina della fede dovrebbe essere coadiuvata da commissioni internazionali di esperti, scelti indipendentemente, per la loro competenza professionale."L'esercizio dell'autorità nella nostra chiesa dovrebbe emulare gli standards di apertura, responsabilità e democrazia raggiunti nella società moderna. La leadership dovrebbe essere corretta e credibile; ispirata dall'umiltà e dal servizio; con una trasparente sollecitudine per il popolo invece di preoccuparsi delle regole e della disciplina; irradiare Cristo che ci rende liberi; prestare ascolto allo Spirito di Cristo che parla e agisce attraverso tutti e ciascuno". 

Questi non sono tutti i cambiamenti necessari. "Ci rendiamo anche conto che l'attuazione di queste revisioni strutturali necessitano una elaborazione dettagliata in linea con le possibilità e le limitazioni delle circostanze presenti e future. Sottolineiamo, però, che le riforme, sintetizzate qui sopra, sono urgenti e la loro attuazione dovrebbe partire immediatamente". 

A margine del documento, Hans Kung evidenzia che "non importa la provenienza geografica del prossimo pontefice". Dunque "conta che non finisca per essere romanizzato e curializzato. Ratzinger non veniva da Roma ma è stato alla fine più romano dei romani e della Curia. Se un Papa tedesco o di colore finisce integrato nel sistema della Curia, la sua origine non serve".
 GIACOMO GALEAZZI
CITTA'DEL VATICANO

 http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/benedetto-xvi-benedict-xvi-benedicto-xvi-22345/

“Ha fatto bene a dimettersi. Ora un Pontefice più aperto”

Suor Campbell
SUOR CAMPBELL

Parla Simone Campbell, la suora invitata alla convention di Obama

FRANCESCO SEMPRININEW YORK
«Il Papa si è reso conto dei suoi limiti e ha preso la giusta decisione. La Chiesa ha bisogno di una nuova leadership in grado di comprendere realmente la società pluralista in cui viviamo oggi». Non usa mezzi termini suor Simone Campbell, la religiosa americana invitata da Obama a parlare alla convention democratica.

Come giudica la scelta di Benedetto XVI?

«Una decisione inaspettata ma ha avuto coraggio nell’ammettere tutti i suoi limiti anagrafici».


È solo una questione di età?

«Benedetto XVI si è reso conto che per proseguire avrebbe dovuto contare su energie che non aveva».


Si trovava in un ambiente a lui ostile?

«Adesso non posso dire quanto gli scandali o le presunte lotte intestine alla Chiesa abbiano pesato, ma senza dubbio proseguire il suo cammino sarebbe stato assai duro. Ha preso coscienza del fatto che la Chiesa aveva bisogno di una nuova leadership e ha maturato la convinzione che fosse giusto andarsene».


Più volte si è parlato di frizioni tra la fronda delle suore americane e il Santo Padre, quanto hanno inciso?

«Quando ho appreso la notizia ero in Wisconsin a un’iniziativa organizzata dal gruppo delle sorelle americane e siamo rimaste tutte sorprese. La convinzione comune delle “American nuns” è che Benedetto XVI temesse un confronto con il mondo moderno e fosse contrario a ogni forma di apertura. E questo è un grande limite».

Come dovrebbe essere il prossimo Papa?

«Un Papa in grado di capire di aver a che fare con una società pluralista, composta da tanti volti e sfaccettature. Abbiamo avuto a lungo un papa che veniva da una realtà socialista, a lui ne è seguito uno che veniva da una sorta di realtà quasi monarchica. Ora servirebbe un pontefice pluralista proiettato verso le democrazie moderne».


Qualcuno ritiene che sia il momento giusto per eleggere un pontefice anglosassone, perché l’inglese è la lingua universale, altri puntano su un latinoamericano. Lei a chi pensa?

«Penso a una persona in grado di capire tutte le culture, di parlare delle ingiustizie economiche dei nostri tempi, di chiedere agli Usa e alle altre potenze industrializzate di essere più responsabili nei confronti dei Paesi meno fortunati. Abbiamo bisogno di un papa che deburocratizzi la Chiesa, e che parli alla gente, come faceva Gesù. Cose che non abbiamo visto fare a questo pontefice. La Chiesa sta crescendo e il Papa deve essere al passo col cambiamento».


Nessuna preferenza geografica?

«Non si può ridurre la cosa a un confronto su base regionale o etnico-linguistica. Se si parla di esigenze pluraliste sarebbe meglio che il Papa provenisse da un’esperienza diversa da quella europea legata a schemi troppo tradizionali, direi monarchici e non di democrazia moderna».

Potrebbe essere un Papa americano?

«Direi proprio di no, gli Usa hanno già troppo potere nel mondo».

Come mai Obama l’ha invitata alla convention di Charlotte?

«Per la mia battaglia contro la legge sul budget di Ryan, un progetto devastante. Quello che mi ha colpito di quella esperienza è stato il silenzio quasi sacrale dell’arena durante il discorso».

Qualcuno si è lamentato della sua sortita in Carolina del Nord?

«Nulla di ufficiale, qualche critica di sponda dai soliti vescovi, ma io non parlo a loro e loro non parlano a me».

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