ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 17 febbraio 2013

La montagna e il topolino


Il cardinale Bertone blinda lo Ior ma deciderà il nuovo Pontefice

Dentro il Vaticano
DENTRO IL VATICANO

Cambio nella commissione cardinalizia: Nicora sostituito da Calcagno
Il piatto forte della relazione cardinalizia sullo scandalo «Vatileaks» è il furto di documenti riservati dal Palazzo Apostolico. Con il Papa dimissionario, venerdì lo Ior ha avuto il suo nuovo presidente Ernst von Freyberg (che scadrà nel 2015) e ieri la sua nuova commissione di vigilanza (confermati fino al 2018 il presidente Bertone e i tre porporati Tauran, Scherer, Toppo, fuori il capo dell’Aif Nicora sostituito da Calcagno). Insomma si è scelta la soluzione «soft» evitando quell’azzeramento della cariche richiesto da più parti, soprattutto in settori degli episcopati nazionali.

  
Poi, ovviamente, deciderà il nuovo Pontefice se confermare o modificare le nomine. Per ora resta intatto il board laico composto da Carl Anderson, Antonio Maria Marocco, Manuel Soto Serrano e Ronaldo Hermann Shmitz. Attraverso designazioni e assetti dell’ultim’ora, la «banca di Dio» è alla ricerca di un periodo di serenità dopo le ripetute bufere che ne hanno funestato la navigazione. Non è ancora l’ora del «redde rationem» nelle sacre finanze e così è rimasto nella commissione cardinalizia anche Jean-Louis Tauran, che assieme a Nicora aveva preso ripetutamente le distanze dal brusco allontanamento nove mesi fa del presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi.

 Dunque, alla fine la montagna dell’ipotizzato «repulisti» allo Ior ha partorito il proverbiale topolino, cioè la sostituzione del cardinale Attilio Nicora con Domenico Calcagno, numero uno dell’Apsa, l’amministrazione del patrimonio d’Oltretevere. Una mossa «minimale», riconoscono in Curia, e anche scontata poiché Nicora presiede l’Autorità di Informazione finanziaria, una posizione di controllo che è bene non si sommi con un incarico allo Ior, ente che dall’Aif deve essere controllato. Non è stato individuato né sembra imminente un prelato dell’Istituto, figura che manca da quando tre anni fa l’influente Pioppo (vicino al decano Sodano) fu trasferito in nunziatura. I porporati della commissione «si sono mossi in modo sempre molto unito e concorde», getta acqua sul fuoco delle polemiche il portavoce vaticano padre Federico Lombardi aggiungendo che «non corrispondono a realtà le insinuazioni circolate» sulle spaccature tra porporati. Ma dietro i rassicuranti toni ufficiali non c’è ancora pace al Torrione Niccolò V.
  
Un copione che si ripete. Dallo scandalo del Banco Ambrosiano nell’era di monsignor Marcinkus e del delitto Calvi, al transito nelle sue casse della maxi-tangente Enimont nei primi Anni 90, ai presunti conti della «cricca» del caso Anemone-Grandi Opere fino alle voci, negli anni passati, sul riciclaggio di soldi della mafia tramite i conti di prestanome, lo Ior è stato spesso al centro delle cronache come sinonimo di procedure finanziarie opache, accusato di operare ai confini e a volte anche ben oltre i limiti della legalità.
  
«La priorità adesso è entrare nella white list dei Paesi finanziariamente trasparenti», spiegano in Segreteria di Stato. Benedetto XVI ha intrapreso la strada della trasparenza finanziaria e dell’adeguamento agli standard internazionali anti-riciclaggio e anti-criminalità, con l’oggettivo successo, nel luglio scorso, della valutazione europea di Moneyval, che ne ha sostanzialmente promosso le nuove procedure e normative e indicato gli ulteriori punti ancora non conformi su cui operare.
  
 L’ultimo tra i periodi più travagliati della storia Ior è stato comunque proprio quello della presidenza di Ettore Gotti Tedeschi, plenipotenziario in Italia del Banco Santander, uomo vicino all’Opus Dei, incappato insieme al direttore generale Paolo Cipriani (uomo di fiducia di Bertone) nell’inchiesta della procura di Roma sulle presunte violazioni alle norme antiriciclaggio nei rapporti tra lo Ior e banche italiane con cui si intrattenevano operazioni finanziarie. Il 20 settembre 2010 furono sequestrati dalla procura (su segnalazione della Banca d’Italia) 23 milioni di euro depositato su un conto del Credito Artigiano intestato allo Ior. Le operazioni incriminate sono trasferimenti ordinati dallo Ior di 20 milioni da un conto presso il Credito Valtellinese alla JP Morgan di Francoforte e di tre milioni alla Banca del Fucino.
  
Il denaro è stato poi dissequestrato ma Gotti e Cipriani restano tuttora indagati e la procura non si è ancora pronunciata. Nel maggio 2012, Gotti Tedeschi è stato brutalmente sfiduciato dal suo board, che lo ha accusato di non svolgere con dedizione il ruolo di presidente e persino di far trapelare notizie riservate all’esterno. Subito dopo, su di lui sono cadute anche le perquisizioni nell’inchiesta Finmeccanica.
  
Mentre Gotti è stato interrogato anche dalla procura di Siena nell’ambito dell’indagine sullo scandalo Montepaschi. E in questa vicenda sono emersi possibili coinvolgimenti dello Ior, per il fatto che dirigenti coinvolti nell’acquisto a caro prezzo di Antonveneta avrebbero avuto fondi presso la banca vaticana (circostanza smentita dalla Santa Sede). Questioni che rimangono aperte e che devono trovare ancora una verità giudiziaria. Dentro le mure leonine, sarà il nuovo Papa a dover provvedere.
GIACOMO GALEAZZICITTÀ DEL VATICANO
http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/ior-cardinali-cardinal-cardenales-22411/

L'impossibile normalità dello Ior

di Riccardo Cascioli16-02-2013
Ernst von Freyberg
E se il prossimo Papa decidesse di chiudere lo Ior? Non sarebbe una brutta idea visto che l’Istituto per le Opere di Religione pare proprio destinato a creare più polemiche e brutta letteratura per la Santa Sede che non vantaggi per la presenza delle opere cattoliche nel mondo.

Così anche la nomina del nuovo presidente, dopo quasi nove mesi di “vacanza” della posizione, non ha fatto eccezione. Prima la fuga di notizie che il 14 febbraio dava per certa la nomina del banchiere belga Bernard De Cort, non confermata dalla sala Stampa vaticana; poi il 15 l’indicazione ufficiale del nuovo presidente, Ernst von Freyberg, avvocato tedesco con formazione finanziaria, membro dei Cavalieri di Malta e co-presidente dell’Associazione per il pellegrinaggio a Lourdes dell’Arcidiocesi di Berlino. Sembrerebbe un curriculum tranquillizzante, e invece no, perché scoppia la polemica in quanto von Freyberg è anche presidente dei cantieri navali Blohm-Voss Group di Amburgo, che costruivano navi da guerra, ma secondo alcune fonti giornalistiche lo fanno ancora. Ci vuole qualche ora di dichiarazioni anche contraddittorie prima che padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, chiarisca alla fine che “l’attività fondamentale del gruppo è nella trasformazione e riparazione delle navi da crociera , nell'attività per l'industria che opera in alto mare, nella costruzione di yacht. Attualmente fa anche parte di un Consorzio che costruisce quattro fregate per la marina tedesca".

Costruire armi non è un peccato, ma si sa che nel mondo moderno i comandamenti sono altri, e inevitabile la polemica tiene banco; anche perché invece di spiegare la posizione della Chiesa in fatto di faccende militari (si può tranquillamente essere bravi generali e bravi cristiani, figurarsi se non si può essere bravi cristiani costruendo navi militari) si cerca dapprima di giustificarsi cercando di nascondere la realtà.
E pensare che stavolta, per evitare polemiche e guerre interne, ci si era affidati a una società esterna di consulenza, la Spencer e Stuart, per vagliare tutti i possibili candidati. Una rosa di 40 persone, poi via via scesi a sei e infine a tre, da cui la Commissione cardinalizia ha scelto e “il Papa – ha detto padre Lombardi – ha espresso pieno consenso”. Anche perché se chiedevano direttamente al Papa forse risparmiavano qualche centinaia di migliaia di euro, visto che Benedetto XVI, pur non conoscendo personalmente von Freyberg, ha fatto sapere che la famiglia di provenienza è molto nota in Germania.

Peraltro anche la scelta dei tempi della decisione è apparsa a molti poco opportuna: il Papa annuncia le proprie dimissioni l’11 febbraio e mentre i fedeli di tutto il mondo non si sono ancora ripresi dallo choc e si fanno mille domande sul futuro della Chiesa e su chi potrà essere il prossimo Papa, ecco che appena tre giorni dopo la scena viene improvvisamente occupata dalla nomina del presidente dello Ior, come se le beghe economiche (e di potere) fossero in realtà la cosa principale che interessa alla Curia vaticana o ad alcuni settori di essa.  Ovviamente non è così, però è difficile spiegare a un’opinione pubblica che dello Ior ricorda più che altro la lunga serie di scandali - che vanno dai rapporti con Sindona al crac Ambrosiano, dalle tangenti Enimont alle accuse di riciclaggio -, che questa nomina non è stata accelerata per evitare che la decisione passi al prossimo Papa (e soprattutto alla prossima Curia).

Allora è proprio il caso di chiedersi se non ci sia un altro modo per soddisfare le esigenze che nel 1942 diedero origine all’Istituto per le Opere di Religione, che nasceva come evoluzione della “Commissione delle Opere Pie” prima (fondata nel 1887 da  Leone XIII) e dell’ “Amministrazione speciale per le Opere di Religione” poi. Lo Ior, dicono i suoi statuti, ha lo scopo di “provvedere alla custodia e all'amministrazione dei beni mobili e immobili trasferiti o affidati allo IOR medesimo da persone fisiche o giuridiche e destinati a opere di religione e carità”. E’ un compito quindi importante, fondamentale per garantire la vita della Chiesa, ma non è detto che l’unico modo per garantirlo sia gestire un istituto bancario in proprio. Perlomeno non bisognerebbe darlo per scontato, e valutare delle alternative che permettano di raggiungere lo stesso obiettivo senza fornire argomenti a chi desidera dipingere la Chiesa come un covo di speculatori assatanati.
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-limpossibile-normalit-dello-ior-5825.htm


WHAT’S IOR NAME? - AZZERAMENTO DELLA BANCA VATICANA? MADDECHÉ! BERTONE HA BLINDATO SÉ STESSO E GLI ALTRI NOMI DELLA COMMISSIONE, LEVANDO NICORA E METTEND CALCAGNO. MA IL NUOVO PAPA DOVRÀ CONFERMARE LE CARICHE - VON FREYBERG E ANDERSON, DUE CAVALIERI RIVALI AI VERTICI DELLO IOR. IL PRIMO DELL’ORDINE DI MALTA, IL SECONDO DEI KNIGHTS OF COLUMBUS, LE DUE ISTITUZIONI LAICALI PIÙ RICCHE E POTENTI - QUANDO WOJTYLA DICEVA: MAI UN TEDESCO ALLE FINANZE VATICANE…

1. IL CARDINAL BERTONE BLINDA LO IOR MA DECIDERÀ IL NUOVO PONTEFICE - CAMBIO NELLA COMMISSIONE CARDINALIZIA: NICORA SOSTITUITO DA CALCAGNO
Giacomo Galeazzi per "La Stampa"
ERNEST VON FREYBERGERNEST VON FREYBERG
Il piatto forte della relazione cardinalizia sullo scandalo «Vatileaks» è il furto di documenti riservati dal Palazzo Apostolico. Con il Papa dimissionario, venerdì lo Ior ha avuto il suo nuovo presidente Ernst von Freyberg (che scadrà nel 2015) e ieri la sua nuova commissione di vigilanza (confermati fino al 2018 il presidente Bertone e i tre porporati Tauran, Scherer, Toppo, fuori il capo dell'Aif Nicora sostituito da Calcagno). Insomma si è scelta la soluzione «soft» evitando quell'azzeramento della cariche richiesto da più parti, soprattutto in settori degli episcopati nazionali.
Tarcisio BertoneTARCISIO BERTONE
Poi, ovviamente, deciderà il nuovo Pontefice se confermare o modificare le nomine. Per ora resta intatto il board laico composto da Carl Anderson, Antonio Maria Marocco, Manuel Soto Serrano e Ronaldo Hermann Shmitz. Attraverso designazioni e assetti dell'ultim'ora, la «banca di Dio» è alla ricerca di un periodo di serenità dopo le ripetute bufere che ne hanno funestato la navigazione. Non è ancora l'ora del «redde rationem» nelle sacre finanze e così è rimasto nella commissione cardinalizia anche Jean-Louis Tauran, che assieme a Nicora aveva preso ripetutamente le distanze dal brusco allontanamento nove mesi fa del presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi.
CARDINALE NICORA jpegCARDINALE NICORA JPEG
Dunque, alla fine la montagna dell'ipotizzato «repulisti» allo Ior ha partorito il proverbiale topolino, cioè la sostituzione del cardinale Attilio Nicora con Domenico Calcagno, numero uno dell'Apsa, l'amministrazione del patrimonio d'Oltretevere. Una mossa «minimale», riconoscono in Curia, e anche scontata poiché Nicora presiede l'Autorità di Informazione finanziaria, una posizione di controllo che è bene non si sommi con un incarico allo Ior, ente che dall'Aif deve essere controllato.
DOMENICO CALCAGNO E ANGELO BAGNASCODOMENICO CALCAGNO E ANGELO BAGNASCO
Non è stato individuato né sembra imminente un prelato dell'Istituto, figura che manca da quando tre anni fa l'influente Pioppo (vicino al decano Sodano) fu trasferito in nunziatura. I porporati della commissione «si sono mossi in modo sempre molto unito e concorde», getta acqua sul fuoco delle polemiche il portavoce vaticano padre Federico Lombardi aggiungendo che «non corrispondono a realtà le insinuazioni circolate» sulle spaccature tra porporati. Ma dietro i rassicuranti toni ufficiali non c'è ancora pace al Torrione Niccolò V. Un copione che si ripete.
TauranTAURAN
Dallo scandalo del Banco Ambrosiano nell'era di monsignor Marcinkus e del delitto Calvi, al transito nelle sue casse della maxi-tangente Enimont nei primi Anni 90, ai presunti conti della «cricca» del caso Anemone-Grandi Opere fino alle voci, negli anni passati, sul riciclaggio di soldi della mafia tramite i conti di prestanome, lo Ior è stato spesso al centro delle cronache come sinonimo di procedure finanziarie opache, accusato di operare ai confini e a volte anche ben oltre i limiti della legalità.
«La priorità adesso è entrare nella white list dei Paesi finanziariamente trasparenti», spiegano in Segreteria di Stato. Benedetto XVI ha intrapreso la strada della trasparenza finanziaria e dell'adeguamento agli standard internazionali anti-riciclaggio e anti-criminalità, con l'oggettivo successo, nel luglio scorso, della valutazione europea di Moneyval, che ne ha sostanzialmente promosso le nuove procedure e normative e indicato gli ulteriori punti ancora non conformi su cui operare.
BENEDETTO XVI E GOTTI TEDESCHIBENEDETTO XVI E GOTTI TEDESCHI
L'ultimo tra i periodi più travagliati della storia Ior è stato comunque proprio quello della presidenza di Ettore Gotti Tedeschi, plenipotenziario in Italia del Banco Santander, uomo vicino all'Opus Dei, incappato insieme al direttore generale Paolo Cipriani (uomo di fiducia di Bertone) nell'inchiesta della procura di Roma sulle presunte violazioni alle norme antiriciclaggio nei rapporti tra lo Ior e banche italiane con cui si intrattenevano operazioni finanziarie.
PAOLO CIPRIANIPAOLO CIPRIANI
Il 20 settembre 2010 furono sequestrati dalla procura (su segnalazione della Banca d'Italia) 23 milioni di euro depositato su un conto del Credito Artigiano intestato allo Ior. Le operazioni incriminate sono trasferimenti ordinati dallo Ior di 20 milioni da un conto presso il Credito Valtellinese alla JP Morgan di Francoforte e di tre milioni alla Banca del Fucino. Il denaro è stato poi dissequestrato ma Gotti e Cipriani restano tuttora indagati e la procura non si è ancora pronunciata.
Nel maggio 2012, Gotti Tedeschi è stato brutalmente sfiduciato dal suo board, che lo ha accusato di non svolgere con dedizione il ruolo di presidente e persino di far trapelare notizie riservate all'esterno. Subito dopo, su di lui sono cadute anche le perquisizioni nell'inchiesta Finmeccanica. Mentre Gotti è stato interrogato anche dalla procura di Siena nell'ambito dell'indagine sullo scandalo Montepaschi.
E in questa vicenda sono emersi possibili coinvolgimenti dello Ior, per il fatto che dirigenti coinvolti nell'acquisto a caro prezzo di Antonveneta avrebbero avuto fondi presso la banca vaticana (circostanza smentita dalla Santa Sede). Questioni che rimangono aperte e che devono trovare ancora una verità giudiziaria. Dentro le mure leonine, sarà il nuovo Papa a dover provvedere.

2. DUE CAVALIERI ALL'OMBRA DEL CUPOLONE - NEL CONSIGLIO DELLO IOR IL CAVALIERE DI MALTA ERNST VON FREYBERG SIEDERÀ ACCANTO AL SUPREME KNIGHT CARL ANDERSON
Carlo Marroni per Sole 24 Ore.com
Quando nel 2008 scomparve il precedente Gran Maestro, ai solenni funerali nella Basilica di Santa Sabina, all'Aventino, partecipò una discreta fetta del Sacro collegio cardinalizio. L'Ordine di Malta è un pezzo importante della Chiesa cattolica nel mondo tanto che una delle ultime udienze del Papa prima dell'annuncio delle dimissioni è stata quella all'attuale capo supremo, frà Matthew Festing, inglese come il suo predecessore.
ERNEST VON FREYBERGERNEST VON FREYBERGFREGI ORDINE DI MALTAFREGI ORDINE DI MALTA
Quella dei Cavalieri Ospitalieri è una tradizione che nasce con le crociate, ma affonda le sue origini ancora più indietro. Oggi è una potenza radicata in 120 paesi, dove fornisce assistenza medica e umanitaria grazie a 25mila dipendenti e 80mila volontari, ha 15 ospedali, conta su 13.500 membri e ha una propria sovranità territoriale (con relazioni diplomatiche con oltre cento paesi). Numeri che indicano come sia un vero Stato la cui influenza si vede con chiarezza.
Con la nomina di Ernest von Freyberg alla presidenza dello Ior - su cui l'Ordine, si precisa nella sede centrale di Via Condotti, non ha avuto alcuna influenza - la bandiera con la croce di Malta idealmente sventola sopra il Torrione Niccolò V. Il nobile-banchiere è un membro davvero importante del sodalizio, dalla sua carica di tesoriere dell'associazione tedesca e soprattutto membro degli organismi che gestiscono le attività nel paese.
CARL ANDERSON DEI CAVALIERI DI COLOMBO DAVANTI A TUTTI I CARDINALICARL ANDERSON DEI CAVALIERI DI COLOMBO DAVANTI A TUTTI I CARDINALI
Infatti la Germania, pur avendo un numero non particolarmente alto di Cavalieri (624), conta ben 60mila tra dipendenti e volontari, 10 ospedali e, da Colonia, è gestito per il tutto il mondo il Corpo di soccorso. Ma dentro il governo centrale della Chiesa non sarà certo il solo cavaliere: molti cardinali e arcivescovi sono membri, ma anche alcuni laici in vista come Saverio Petrillo, capo delle ville Pontificie (quindi accoglierà il Papa a Castelgandolfo il 28 febbraio, all'inizio della sede vacante) e Domenico Giani, comandante della Gendarmeria Vaticana.
CARL ANDERSON CAVALIERE SUPREMO DEI CAVALIERI DI COLOMBOCARL ANDERSON CAVALIERE SUPREMO DEI CAVALIERI DI COLOMBO
Von Freyberg nel consiglio dello Ior incontrerà un concorrente - e forse anche un po' rivale - Carl Anderson, il Supreme Knight dei Cavalieri di Colombo, organizzazione di matrice americana sorta a fine '800 a New Haven, Connecticut, ufficialmente per contrastare le associazioni protestanti degli Stati Uniti, alla fine imitandone usi e costumi. Nata con scopi di apostolato e di assistenza, ha esteso poi la sua opera nel campo della cultura e dell'istruzione religiosa.
IORIOR
Anderson - che guida l'organizzazione anche nella ricca parte finanziaria, che comprende una delle maggiori compagnie di assicurazione d'America - è ben inserito dentro la struttura vaticana e ha una forte costituency nel suo paese, dove ha ricoperto anche ruoli di rilievo nelle amministrazioni repubblicane. Lo scorso maggio fu il protagonista del licenziamento di Ettore Gotti Tdeschi, firmando, da segretario del consiglio, l'irrituale documento sulla decisione.
Ma Anderson - sostenuto dalla "lobby" americana in Curia, che ha dimostrato di essere potente e attiva - non poteva diventare presidente, proprio per i suoi impegni finanziari in Usa, e lo ha sempre detto. Inoltre guidare i Cavalieri non è cosa da poco: l'organizzazione conta più di 1,8 milioni di soci. Si tratta di una lobby molto potente, soprattutto grazie ai finanziamenti alla Chiesa americana, che grazie alla personalità del cardinale di New York, Thimoty Dolan sta esercitando una crescente influenza sulla società d'Oltreaocaeano, vista con sospetto dal presidente Obama.
Insomma, sarà la grande stanza all'ultimo piano del Torrione Niccolò V con ogni probabilità la "stanza di compensazione" tra le due maggiori organzzazioni laicali che affiancheranno la Chiesa del prossimo papato.

3. QUANDO WOJTYLA DICEVA: MAI UN TEDESCO ALLE FINANZE VATICANE
Carlo Marroni per Sole 24 Ore.com
marcinkus-wojtylaMARCINKUS-WOJTYLA
Nel 1942 dal neonato Ior partivano bonifici che, transitando per le banche svizzere, in aiuto ai cattolici della Polonia germanizzata. La nemesi storica delle finanze pontificie si chiude con l'arrivo del tedesco von Freyberg, nobile e Cavaliere di Malta, alla guida del Torrione.
Da tempo è stato rivelato che il polacco Wojtyla negli ultimi anni di pontificato avrebbe detto: «Finché sono vivo non ci sarà mai un tedesco alle finanze vaticane». E infatti dopo la riforma "duale" varata a seguito del caso-Marcinkus è stato sempre un italiano alla guida della banca vaticana, cuore pulsante e segreto delle finanze papali, dove passano i denari in entrata e uscita dalle mura leonine, spesso creando non pochi grattacapi e alimentando sospetti.
RATZINGER E WOJTYLARATZINGER E WOJTYLA
La presidenza arriva ad un tedesco, che nel consiglio trova un suo connazionale, Ronaldo Hermann Schmitz, banchiere di provenienza Deutsche Bank, che ora torna a fare il vice presidente dopo la reggenza di quasi nove mesi, anche se dovrebbe uscire tra non molto. Von Freyberg è un esponente di spicco dell'establishment economico del paese, la sua è una famiglia di cui aveva sentito parlare lo stesso Ratiznger.
Ma soprattutto arriva da Francoforte, la Wall Street germanica. Il cuore finanziario del Vaticano si "germanizza" proprio quando il papa tedesco ha rinunciato al Sacro Soglio? Benedetto XVI nei suoi anni di regno non ha imposto i suoi connazionali, a aparte qualche eccezione della sua stretta cerchia. Probabilmente l'arrivo di un tedesco, che raddoppia quindi la presenza nel cda, significa che ormai lo Ior non è più un affare italiano, e che la prevalenza delle decisioni assunte nel cuore dell'euro impongono un collegamento visibile.
Ronaldo Hermann SchmitzRONALDO HERMANN SCHMITZ
Inoltre von Freyberg è un avvocato, oltre che finanziere, e questa valutazione è di certo legata alla necessità di imporre una spinta in avanti nel processo di evoluzione della normativa in tema di trasparenza finanziaria. La struttura operativa Ior resta italiana, e forse per questo si è deciso di rendere più internazionale il board, dove l'Italia resta comunque rappresentata da Antonio Maria Marocco.


http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/whats-ior-name-azzeramento-della-banca-vaticana-maddech-bertone-ha-blindato-s-stesso-e-51053.htm

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.