ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 4 febbraio 2013

Pacioso ma in buona fede: fuochino,fuochino..

Sguardo cattolico 1                          Cari amici, questa è il primo di tre piccoli post, dedicati a tre argomenti molto diversi tra di loro, sui quali mi sono parecchio interrogato negli ultimi tempi. Li intitolo “sguardo cattolico” non perché abbia la pretesa di insegnare alcunché (ce n’è già tanti di insegnanti, del resto), ma piuttosto perché queste modeste riflessioni nascono dal tentativo di guardare ai fatti in questione a partire da uno sguardo di fede. Il primo caso riguarda l’ormai annosa questione lefebvriana. Ho appena scritto su Vatican Insider un articolo sull’omelia pronunciata domenica scorsa da mons. Fellay. Non intervengo qui nello specifico delle parole del vescovo, ma volevo riflettere sul gesto compiuto nel 1988 da monsignor Marcel Lefebvre, che, come sapete, nel giugno di quell’anno decise di consacrare senza il mandato del Papa quattro nuovi vescovi, due dei quali erano lo stesso Fellay e Richard Williamson.
Si è discusso molto se l’atto di Lefebvre, che provocò la conseguente scomunica, si configurasse come un vero e proprio scisma oppure no. Non è questo che mi interessa. Mi interrogo invece su che cosa abbia determinato Lefebvre a prendere la sua grave decisione, dopo che la Santa Sede gli aveva garantito l’ordinazione di un vescovo al termine dei dialoghi che si erano tenuti sotto la supervisione dell’allora cardinale Joseph Ratzinger.
Si è detto da parte dei suoi sostenitori e fedeli che Lefebvre agì per necessità, per garantire una successione e la sopravvivenza della Fraternità che aveva istituito. Mi chiedo però, e su questo mi piacerebbe conoscere la vostra opinione, se questa disobbedienza grave, questo strappo grave, questo atto grave di consacrare dei vescovi senza il mandato del Papa, non possa significare, al fondo, una mancanza di concreta fiducia nel fatto che il Figlio di Dio guida la sua Chiesa e non l’abbandona nei momenti di tempesta.
Mi spiego. Lefebvre aveva condotto una sua battaglia al Concilio Vaticano II, facendo parte della cosiddetta minoranza conciliare. Nell’epoca burrascosa del post-concilio aveva denunciato prima gli abusi liturgici e poi contestato in toto la riforma liturgica e la “nuova messa”. Aveva istituito una Fraternità sacerdotale che aveva come principale scopo quello di formare i sacerdoti secondo la liturgia e gli insegnamenti precedenti al Vaticano II, ritenendo suo dovere custodirli e denunciare quelle che ai suoi occhi apparivano come deviazioni dal depositum fidei.
Ma non credete che, invece di compiere l’atto delle consacrazioni illecite, avrebbe dovuto “consegnare” a Dio quello che aveva compiuto fino a quel momento (mi ha colpito, come ho già scritto, che nella lettera dell’arcivescovo Di Noia a Fellay si parli di “carisma” della Fraternità), dicendo: “Se Tu vuoi che quest’opera continui, devi essere Tu a far sì che abbia nuovi vescovi che la guidino. Io non posso disobbedire al Papa e compiere questo atto”?
Vi sembra questa mia una considerazione troppo semplice-semplicistica-banale? So bene che la storia è storia, e che questa mia domanda lascia il tempo che trova. Forse però non è inutile interrogarsi su questa come su altre disobbedienze (e i lefebvriani non hanno certo l’esclusiva della disobbedienza nella Chiesa di oggi) e dunque su quale sia lo sguardo che deriva dalla fede cattolica.

Sguardo cattolico 2- Apparizioni
Il secondo post intitolato “sguardo cattolico” lo inizio raccontando un episodio avvenuto nel marzo 2011 ad Assisi. Mi trovavo in Umbria per un weekend con la famiglia, abbiamo visitato Gubbio e Assisi. Dopo essere rimasti per un poì in preghiera sulla tomba di San Francesco, abbiamo visitato il piccolo museo annesso al quale si accede scendendo alcuni scalini. Non c’era moltissima gente quella mattina e mentre stavamo terminando la visita mi si è avvicinata una famigliola. Hanno subito cominciato a parlare del terzo segreto di Fatima, dei dubbi sul fatto che non tutto sia stato rivelato. Mentre parlavano i miei familiari si sono allontanati (proprio nel momento del bisogno…). I miei interlocutori hanno descritto siti internet americani, presunte “prove” sull’inganno, poi da lì sono passati a descrivere lo “scandalo” della riunione di Assisi che Benedetto XVI avrebbe tenuto l’ottobre successivo, ricordando quella convocata da Giovanni Paolo II 25 anni prima. Mi hanno imbottito di profezie, mi hanno detto che i Papi stanno ingannano l’umanità, che le parole della Madonna vengono censurate.
Ho ascoltato pazientemente, sperando nell’àncora di salvezza di uno dei miei figli, sperando che venissero a chiamarmi con una scusa. Poi ho risposto più o meno con queste parole: Esistono certo delle zone d’ombra non del tutto chiarite sulla vicenda del terzo segreto di Fatima, ed è giusto interrogarsi, fare ricerche, informarsi, leggere, confrontare. In ogni caso, siccome quella rivelazione era stata affidata alle autorità della Chiesa, a loro spettava il quando e il come della rivelazione. E anche nell’ipotesi che non tutto sia stato reso noto, se uno o più Pontefici hanno ritenuto che non tutto fosse di origine soprannaturale, la responsabilità ricade su di loro. Il fedele sa che, in virtù delle parole pronunciate da Gesù (Tu es Petrus et super hanc petram…), deve rimanere attaccato a Pietro. Questo non significa affatto portare il cervello all’ammasso, smettere di interrogarsi. Significa però, alla fine, sapere su chi fare affidamento.
Non c’è dubbio che nella nostra epoca siano presenti molti segni apocalittici: basti pensare al fatto che mai l’uomo era giunto al punto di sostituirsi a Dio nella manipolazione della vita stessa (le nuove frontiere della genetica, che portano a “creare” la vita secondo determinati criteri programmabili in precedenza). Dunque non intendo assolutamente minimizzare la portata di messaggi profetici che annunciano l’avvento di periodi difficili. Dico soltanto che, invece di preoccuparci troppo della fine del mondo, o almeno del mondo così come lo abbiamo conosciuto, dovremmo aver sempre ben presente che il nostro mondo può finire tra un istante, dato che non conosciamo né il giorno né l’ora della nostra morte.
E quanto alle apparizioni e alle profezie, trovo illuminante questa chiave di lettura proposta dal cardinale Albino Luciani nel suo libro “Illustrissimi” (1974), in una missiva alla grande mistica Santa Teresa d’Avila:
Cara Santa Teresa d’Avila, se veniste oggi! Il nome ‘carisma’ si spreca; si distribuiscono patenti di ‘profeta’ a tutto spiano… Si pretende di opporre i carismatici ai pastori. Che ne direste Voi, che obbedivate ai confessori anche quando i loro consigli risultavano opposti a quelli dativi da Dio nell’orazione? E non crediate che io sia pessimista. Quello di veder carismi dappertutto spero sia solo un andazzo passeggero. D’altra parte, so bene che i doni autentici dello Spirito sono sempre stati accompagnati da abusi e da falsi doni; ciononostante la Chiesa è andata avanti lo stesso“.

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