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giovedì 7 febbraio 2013

Paglia il "montiano" fa marcia indietro


Diritti Civili, Paglia il "montiano" fa marcia indietro

Il Ministro per la famiglia ritratta su tutta la linea. Dietro le sue esternazioni l’ombra di un commissariamento e della campagna elettorale


Qualcosa non quadra. Prima la nomina di monsignor Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare emerito di Bologna, come Amministratore Apostolico della diocesi di Terni-Narni-Amelia. Ora l’apertura ai diritti delle coppie omosessuali. Se il protagonista non fosse lo stesso, ovvero monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e soprattutto storico prelato della Comunità di sant’Egidio, impegnata in campagna elettorale accanto a Mario Monti, i due eventi avrebbero una diversa lettura.

«Con lettera del 29 gennaio 2013 - si legge sul sito diocesano - la Congregazione per i Vescovi, ha comunicato che, protraendosi i tempi per la nomina del nuovo pastore della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, al fine di sollevare monsignor Vincenzo Paglia dall’impegno di Amministratore Apostolico, in quanto già molto oberato dagli "innumerevoli e delicati impegni a cui deve quotidianamente far fronte nel suo nuovo ruolo di presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia", dal 2 febbraio assume l’incarico di Amministratore Apostolico della Diocesi di Terni Narni Amelia, Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare emerito dell’Arcidiocesi di Bologna e titolare di Lemellefa».
Perché ci vuole tutto questo tempo a nominare il nuovo pastore? Che bisogno c’è di nominare un amministratore apostolico? C’è chi parla persino di un dissesto finanziario della diocesi, ma sono voci non verificabili. Certo è che la scelta inconsueta di richiamare un presule ormai in pensione per guidare, per alcuni mesi, una chiesa particolare che attende il suo nuovo vescovo alimenta sospetti e, spesso infondate, ipotesi.
Sorprende, poi, che a pochi giorni di distanza da questa nomina, mons. Paglia, si sia lasciato andare a un’apertura al riconoscimento dei diritti per le coppie di fatto e omosessuali secondo il codice civile e all’ammissione dei divorziati risposati alla Comunione. Meraviglia anche perché la posizione di Paglia, con Andrea Riccardi esponente di punta della Comunità di sant’Egidio, potrebbe essere letta come tentativo di ampliare il potenziale bacino di voti entro il quale Monti potrebbe raccogliere suffragi. Anche se il presule puntualizza che il vero matrimonio è solo quello celebrato tra un uomo e una donna, la sua è una apertura inaspettata. Il no della Chiesa alle nozze gay, sottolinea Paglia, non è un fatto religioso: «La Costituzione italiana parla molto chiaro, ma prima ancora era il diritto romano che stabiliva cosa fosse il matrimonio. E anche Giorgio Gaber - ricorda Paglia - diceva che donna e uomo sono destinati a restare diversi, perché senza due corpi differenti e pensieri differenti non c’è futuro. Ma questo non significa - ammette il presule - che non si debbano riconoscere i diritti delle coppie di fatto, anche gay. Anzi, è tempo che i legislatori se ne preoccupino».
Paglia riconosce, inoltre, che le convivenze non familiari sono molteplici e assicura che la Chiesa è favorevole «a che in questa prospettiva si aiutino a individuare soluzioni di diritto privato e prospettive patrimoniali all’interno dell’attuale codice civile». Occorre inoltre vigilare, avverte Paglia, sulle discriminazioni delle persone omosessuali nel mondo: «In oltre venti paesi l’omosessualità è ancora perseguita come un reato».
Quanto ai divorziati risposati esclusi dall’Eucaristia, il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia annuncia che «il Papa ci ha chiesto di approfondire ancora la questione, perché vuole trovare una soluzione. Il problema gli sta molto a cuore».
Intervistato, ieri, da Sergio Centofanti di Radio Vaticana, Paglia ha risposto alla seguente domanda: «Lei, durante la recente conferenza stampa in Vaticano, ha parlato di diritti individuali, in particolare riguardo a questioni patrimoniali. Ma alcuni media hanno riferito che lei avrebbe parlato di riconoscimento di diritti delle coppie gay. Dai suoi testi, però, non risultano queste affermazioni…».
«Ovviamente - ha risposto Paglia - sono rimasto molto sorpreso da quanto alcuni media hanno riportato. Non solo non sono state comprese le parole - e quindi non compreso anche l’affetto con cui sono state dette - ma in verità, e forse con consapevolezza, sono state come “deragliate”. Mi permetta questa immagine ferroviaria: sono state deragliate dal loro binario. E assicuro che, quando il treno deraglia, non trova la stazione, rischia di trovare il precipizio. Altra cosa è verificare se negli ordinamenti esistenti possano ricavarsi quelle norme che tutelano i diritti individuali. Questo è tutt’altro che l’approvazione di certe prospettive».
Qual è la posizione di Paglia? È a favore o no al riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto anche omosessuali? E il Papa è con lui? Crediamo di no.

Francesco Grana



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