ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 22 febbraio 2013

Pillole alla tedesca

PILLOLA ABORTIVA VESCOVI TEDESCHI

di L. P.

Ore 18,08 del 21 febbraio 2013, l’agenzia ANSA diffonde il comunicato della Conferenza Episcopale Tedesca – presidente Mons. Robert Zollisch – con cui si apprende essere, la stessa Conferenza, addivenuta alla convinzione di permettere, alle donne vittime di violenza, la pillola del “giorno dopo”.

Istintivamente, al cattolico per bene, sale un moto di sorpresa e di inquietudine, certamente. Ma, riflettendoci, tale notizia non dovrebbe destare sconcerto e scandalizzare le tante anime candide che sembrano imporporarsi di sgomento, solo che si tenesse a mente che già, negli anni ’90, la medesima Conferenza, pur professandosi “contro” l’aborto, permetteva, eccome se permetteva, che nelle cliniche cattoliche si praticasse un “aborto assisistito”.
Ma andiamo in ordine. Nella Germania riunificata – perché di questa stiamo, parlando – era stata, in tema di aborto, confermata la legge che vigeva nella RFT ex/occidentale, una legge che, al paragrafo 218 del Codice Penale, pur definendo l’aborto un “atto criminale” e, pertanto, vietato, prevedevatuttavia – con linguaggio circiterista – che alle donne venisse concesso di abortire entro le 12 settimane di gravidanza a patto di esserne state consigliate, e successivamente assistite, da un “ufficio consultivo” delegato a rilasciare “certificati”.
La Chiesa cattolica, guarda caso,  gestiva e manteneva, a quell’epoca, oltre 300 di questi uffici ai quali veniva accreditato un contributo statale, e che rilasciavano “certificati” ma a condizioni assai diverse da quanto tentava di far credere il vescovo mons. Lehmann de Mayence, capo della Conferenza.

Uno scandalo di dimensioni planetarie a cui, però, la Gerarchia non seppe, o non volle, porre argine. Un solo vescovo  ebbe la santa fermezza di vietare il rilascio dei certificati, l’arcivescovo di Fulda, mons. Dyba, uno solo perché l’intero episcopato, affetto dalla “sindrome di Erode”, preferì fare cartello e partecipare alla “strage degli innocenti” in cambio degli sporchi trenta denari dello stato (Aborto – genocidio del XX secolo – AA.VV. -  Ed. Effedieffe  2000 – pag. 146/158 a cura di Lucie Zander).

Il Papa per ben due volte – 1995, 1997 - scrisse alla Conferenza “chiedendo” che i centri cattolici cessassero di confezionare e rilasciare certificazioni di tal tipo, ma fu inascoltato anche perché Giovanni Paolo II chiedeva e non esigeva e, sulla scia del precetto giovanvigesimoterzo, era alieno dal condannare – salvo che  nei confronti della Fraternità San Pio X -  preferendo la persuasione del padre benevolo al bastone o ai cani del pastore ma, soprattutto, perché stava per iniziare quella rotta di avvicinamento ecumenistico, non di conversione, verso i luterani che, nell’incontro di Paderborn del 1996 (O.R. 24/25 giugno) verrà sancito col riconoscimento della “grande spiritualità di Lutero” e con il “mea culpa” della Chiesa cattolica.

E così,  la “rivoluzione” del Vaticano II, quella che promanò documenti quali “Nostra Aetate”, “Dignitatis Humanae”, “Gaudium et Spes”, che fece da levatrice a quella ribellistica ed  incendiaria del ’68, sta portando a compimento i principii liberal/massonici ispirativi  e, dopo aver scardinato la Tradizione  -  la VIA –  oscurato la Fede – la VERITA’ – sta accingendosi a soffocare l’opera dell’amore di  Dio - la VITA . 

Nel comunicato odierno, è detto che “ la Conferenza episcopale tedesca ha decretato che le cliniche cattoliche possano somministrare la pillola del giorno dopo nei casi di donne che abbiano subìto violenza sessuale, se il farmaco evita la fecondazione e non provoca l’aborto”.
Resta da domandarsi, come ben fa qualcuno, come sia possibile sapere se il farmaco – la pillola – intervenga come anticoncezionale o non come abortivo dal momento che nessuno, nemmeno la persona interessata, la donna cioè, sa se ciò avvenga in fase di prefecondazione o in quella di avvenuto concepimento.
In tale contingenza il deliberato della Conferenza episcopale tedesca assume i connotati di una colossale ipocrita foglia di fico che nasconde l’intenzione di far sua la cultura libertina ed egoista luterana che confida nella “coscienza individuale” che liberamente valuta e, soprattutto, di una lacerante e definitiva rottura con la Tradizione cattolica oltre che con la Sacra Scrittura.

Nel suo “Complotti – ed. Il Minotauro 2002 – pag. 20/23” , Maurizio Blondet risale all’origine della moderna tecnica farmacologica anticoncezionale, descrivendo l’attività della IG Farben nazista e della Standard Oil del massone Rockefeller che unitamente, nei laboratorii annessi al campo di  Auschwitz, iniziarono la sperimentazione di quella che più tardi, denominata RU-486 – la pillola del giorno dopo -  è stata brevettata e messa in commercio dalla tedesca Hoechst – multinazionale scorporata dalla primitiva IG Farben – e fabbricata dalla consociata Norplant.

La deliberazione di  siffatta decisione, figlia di tale e terribile ascendenza, presa proprio nel momento di debolezza, di transizione e di spegnimento del pontificato di Benedetto XVI, si inserisce nel clima di “vacatio imperii” – se mai imperium ci sia mai stato in questi 50 anni postconciliari ! – in cui è facile forzare il perimetro delle mura dogmatiche, liturgiche e canoniche, in cui da tempo, alcuni sacerdoti,  diciamo della diocesi di Genova, praticano  l’assistenza abortiva alle prostitute straniere, senza il benché minimo intervento dell’autorità locale, anzi, con l’applauso di talune comunità cattoliche di base. 
Ma non meraviglia se solo ci si ricordi che il cardinal Bagnasco, presidente CEI, ebbe a dichiarare l’estraneità della Chiesa nelle cose dello Stato e, quindi, la non intenzione di intervenire sulla legge 194, fatta salva la dignità della donna (?). Si dice che il pontificato di Benedetto XVI sia stato caratterizzato da un’attenzione particolare per l’ambiente, per la natura, per  l’habitat e che molta della sua pastorale sia stata riservata a tale tema, comprese  le marce di  Assisi e le bandiere arcobaleno che tanto hanno garrito anche sul giornale cattolico “Frate Indovino” .

Ora, mentre  la sensibilità cattolica geme per l’ecologìa e lotta per la libellula dell’Orinoco, una Conferenza Episcopale, quella tedesca, la  stessa che non a caso mostra  connotazioni  “verdi”, dichiara cosa  naturale, e di legittimo diritto, soffocare la vita umana in embrione, quella indifesa ed inerme, che attende di sbocciare alla luce, perché le istanze del mondo non possono essere eluse e deluse, perché la Chiesa deve stare al passo dei tempi, in omaggio alla “libertà individuale”, perché un figlio, generato dalla violenza, non ha il diritto di nascere. 

Cosicché, l’aria fresca che doveva entrare nella “novella Chiesa” si sta rivelando miasma mefitico e paralizzante, “cloaca del sangue e della puzza” (Par. XXVII,25/26), tal che non sarà difficile, all’ala più progressista del clero, proporre e far approvare, come argomenti di cogente necessità e di logica applicazione del dettato conciliare, il riconoscimento delle coppie di fatto – sicut Paglia dixit – il matrimonio dei preti, il sacerdozio delle donne, la comunione ai divorziati, il diritto a cambiare religione, id est, all’apostasìa – come già autorevolmente GP II e Benedetto XVI hanno sancito ad Assisi -  e la collegialità piena della Gerarchia.
E, come sempre, sarà la legione dei teologi tedeschi a far da apripista.

Exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor! Esurge Domine!
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV424_LP_Pillola_abortiva_vescovi_tedeschi.html

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