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venerdì 8 febbraio 2013

Si scrive Monti si legge sant’Egidio.E si autocelebrano coi poveri..!!


Si scrive Monti si legge sant’Egidio

Riccardi, fondatore della Comunità e ministro tecnico uscente, è il vero regista della salita in campo del prof.

Un dubbio amletico che pare insolubile. Chi metterà la croce sulla lista civica di Mario Monti il 24 e il 25 febbraio prossimi voterà per la Comunità di sant’Egidio? La risposta sembra affermativa, almeno guardando all’attivismo del suo fondatore e ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione del governo tecnico presieduto da Monti, Andrea Riccardi.Ordinario di storia contemporanea all’Università di Roma Tre, Riccardi è esperto del pensiero umanistico contemporaneo e voce autorevole del panorama internazionale. Numerosi atenei lo hanno infatti insignito con la laurea honoris causa a riconoscimento dei suoi meriti storici e culturali. Nel 1968 fonda la Comunità di sant’Egidio che, oltre che per l’impegno sociale e i numerosi progetti di sviluppo nel Sud del mondo, è conosciuta internazionalmente per il suo lavoro in favore della pace e del dialogo.


Riccardi è stato insignito di molti premi internazionali, tra cui il Balzan 2004 per l’umanità, la pace e la fratellanza fra i popoli. Nel luglio dello scorso anno è stato nominato presidente del College des Bernardins a Parigi per il biennio 2012-2014, succedendo così all’antropologo René Girard e al filosofo Marcel Gauchet.
In queste settimane è in giro per l’Italia per raccogliere consenso attorno alla figura del professore e senatore Monti, del cui governo tecnico Riccardi è sempre stato un esponente di punta anche per la sua notorietà sullo scenario internazionale e per i suoi rapporti privilegiati con la Santa Sede. A Napoli il ministro è stato il regista dell’incontro di Monti con il cardinale arcivescovo Crescenzio Sepe. Ma Riccardi non è il solo che sta lavorando per il premier uscente all’interno della Comunità di sant’Egidio. Accanto a lui ci sono due figure di spicco del movimento cattolico: il presidente Marco Impagliazzo, anche lui presente all’incontro a Napoli di Monti con Sepe, e il portavoce ed ex giornalista Rai Mario Marazziti, capolista alla Camera di "Scelta Civica per l’Italia" per la circoscrizione Lazio 1, ovvero Roma e Provincia.
Proprio nel capoluogo campano il premier uscente Monti additava in Andrea Riccardi il suo polo magnetico, colui che più di tutti aveva determinato e guidato la sua entrata in politica. «Faceva gli onori di casa - sottolinea il vaticanista de L’Espresso Sandro Magister - l’arcivescovo della città, il cardinale Crescenzio Sepe, anche lui grande fan del fondatore della Comunità di sant’Egidio. Quel cardinale Sepe che nel consiglio permanente della CEI dei giorni precedenti - racconta Magister - nel rivolgersi al collega di consiglio Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone e membro della Comunità, l’aveva chiamato, per sbaglio ma non troppo, Montezemolo, tra l’ilarità generale».
Andrea Riccardi ha scelto di non candidarsi nelle liste di Monti, nella speranza, all’indomani del voto, di essere chiamato a ricoprire un ruolo di primo piano in un futuro esecutivo. Il presidente della Comunità di sant’Egidio Impagliazzo, il 31 gennaio scorso, è stato nominato dal Papa consultore del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Anche lui come Riccardi è ordinario di storia contemporanea, ma presso l’Università per Stranieri di Perugia, dove è anche prorettore. Proprio in questo Ateneo, il 15 febbraio 2011, al segretario particolare di Benedetto XVI, monsignor Georg Gänswein, neo Prefetto della Casa Pontificia, fu consegnata la laurea honoris causa in sistemi di comunicazione nelle relazioni internazionali. In quell’occasione fu proprio Impagliazzo a pronunciare la laudatio per don Gerog.
L’ultimo tassello dell’avvicinamento della Comunità di sant’Egidio ai collaboratori più stretti di Benedetto XVI è stata la nomina, avvenuta il 26 giugno scorso, di monsignor Vincenzo Paglia, quello dell’apertura sui diritti civili poi ritrattata, a presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, al posto del dimissionario cardinale Ennio Antonelli, che ha lasciato la guida del dicastero per raggiunti limiti d’età. Fino a quel momento monsignor Paglia era Vescovo di Terni-Narni-Amelia ma il desiderio di tornare a Roma, dove dal 1970 al 2000 aveva vissuto il suo ministero sacerdotale, era molto forte da tempo.

Francesco Grana



* S.Egidio, quei testimoni del Vangelo che partirono da Trastevere

Una mensa dei poveri

UNA MENSA DEI POVERI

Le celebrazioni a San Giovanni in Laterano per i 45 anni della Comunità al servizio dei poveri, per la pace e il dialogo interreligioso e la fraternità umana


Erano presenti resenti alla cerimonia, il fondatore Andrea Riccardi, oggi ministro della Cooperazione, il presidente Marco Impagliazzo, quindi poveri, preti di Roma e dal resto del mondo, vescovi e cardinali, rappresentanti ecumenici, ambasciatori, rappresentanti delle istituzioni, delle Comunità nel mondo. Sant'Egidio oggi raccoglie oltre 60 mila membri, tutti volontari, in 73 paesi del mondo.

L' impegno della Comunità è dalla fondazione negli anni complessi e cariche di speranze del post sessantotto a favore dei poveri, degli anziani, degli immigrati, dei senza fissi dimora, dei rom e dei sinti, dei disabili, dei malati senza cure, dei bambini di strada.

Intenso è sempre stato anche l'impegno per l'evangelizzazione, il dialogo ecumenico e interreligioso, il rispetto dei diritti umani, la soluzione pacifica dei conflitti e delle guerre civili (con risultati straordinari, come l'accordo di pace in Mozambico nel 1992, tanto che ormai molti chiamano Sant'Egidio “l'Onu di Trastevere”).

E ancora costante e preziosa è l'azione contro la xenofobia, il razzismo, la pena di morte, l'intolleranza. In campo sanitario va ricordato il programma DREAM per la cura dell'Aids in dieci Paesi africani, grazie al quale sono state assistite oltre 200 mila persone. Oggi Sant'Egidio (www.santegidio.org) è presente in 72 Paesi del mondo con 60 mila persone, metà delle quali sono impegnate nel Sud del pianeta. Il seme gettato 45 anni fa da alcuni studenti romani ha portato frutti copiosi.
  
«Una storia di 45 anni di ascolto della Parola di Dio che ha portato frutti buoni sia personali che comuni alla Chiesa e al mondo». Così l'arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha parlato del 45/o anniversario della Comunità di Sant'Egidio nella messa celebrata per l'occasione nella basilica romana di San Giovanni in Laterano. 

«La sua storia di amore e di appartenenza al Signore è iniziata nel pomeriggio del 7 febbraio 1968 - ha ricordato Paglia nell'omelia -, quando un piccolo gruppo di studenti liceali con Andrea Riccardi iniziò a raccogliersi attorno al Vangelo e a spendere la propria vita al servizio dei più poveri, con la profonda intuizione che era questa la via per cambiare se stessi e il mondo». «E, seppure nessuno poteva allora immaginare quel che questa sera stiamo celebrando, tuttavia in quel primo seme c'era già l'intera pianta della Comunità che oggi vediamo estendere i suoi rami nel cuore di tanti popoli del mondo», ha proseguito.
  
«In questo tempo difficile di inizio millennio, mentre il mondo con fatica muove i suoi passi, ed è facile essere presi dalla rassegnazione alla forza del male - ha detto ancora mons. Paglia, già assistente ecclesiastico di Sant'Egidio -, la Comunità è chiamata a restare un luogo santo che aiuta a sperare in un mondo nuovo ove i conflitti cedono il passo alla pace, la solitudine alla comunione, l'odio e la violenza all'amore e alla mitezza».



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