ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 21 febbraio 2013

Una volta bastavano le canne d'organo..


I totopapisti si fanno le canne?

«I’d say those are only from people smoking marijuana», ha affermato il card. Timothy Dolan commentando le voci su una sua possibile elezione al soglio pontificio (“Pope hope is dope”, NY Post, 18/2/2013). Molti toto-papisti (me compreso) dovrebbero –metaforicamente- smettere di farsi le canne.
Sono già partiti i sondaggi e le scommesse: tanto varrebbe creare dei falsi cartelloni elettorali del tipo “Angelo Scola, scegli un Italiano Vero!”.
Non è obbligatorio prevedere il futuro. Sarebbe meglio il silenzio, anche per gli ambiziosi: in questi casi ci si rende ridicoli persino se ci si azzecca – e comunque non ci si azzecca mai.
Ricordo che nel 2005, quando del cattolicesimo non mi importava pressoché nulla, sentivo i milanesi dare Carlo Maria Martini per “quasi certo” e Dionigi Tettamanzi per “assolutamente certo”. Nessuno aveva previsto Bendetto XVI (forse Magister, molto lontanamente?), neppure i creativi de il manifesto che dovettero sfoderare tutta la loro genialità e classe per il titolo di prima pagina (“Il pastore tedesco”, raglio d’asino compreso).
Qualche anno dopo trovai nel web un pezzo del misterioso Guido da Cocconato che dava per certa l’elezione dell’Arcivescovo di Città del Messico, Norberto Rivera Carrera (“Già scelto il nuovo Papa”, wXre, 7/4/2005). Se all’epoca fossi stato devoto come adesso e mi fosse imbattuto in quelle dichiarazioni (di uno che cenava con Ratzinger…) sicuramente avrei dato per scontata l’elezione del card. Carrera.
Per questo ho metodicamente saltato qualsiasi articolo presentasse i “papabili”, concedendomi soltanto un’occhiata alla lista dei nomi stilata blog Messa In Latino. Un contributo ironico e un po’ malizioso, che tuttavia può aiutare quei toto-papisti che vorrebbero fare a meno delle loro funny cigarettes.
L’appellativo papale annuncerà di per se stesso l’orientamento del nuovo pontificato, indipendentemente dalla persona che dovrà farsene carico (e magari a disdoro di chi ora -comprensibilmente- è convinto che l’abdicazione di Benedetto XVI abbia provocato una frattura insanabile tra il “corpo” del Pontefice e il suo ufficio). Un cardinale Scola che assumesse, per esempio, il nome di Giovanni Paolo III creerebbe un inedito rapporto chiasmatico (chiedo scusa per il sofisma) tra il Ratzinger vescovo-consigliere e il Papa regnante:
Giovanni Paolo II > cardinale Ratzinger < Giovanni Paolo III
Invece un Bendetto XVII garantirebbe al “Papa emerito” la continuità della sua opera di riformatore-restauratore.
Riguardo agli altri nomi, quello che più mi intriga è sicuramente Gregorio XVII. Qualcuno ricorderà la leggenda del card. Giuseppe Siri eletto come tale nel 1958, leggenda la cui conferma è affidata niente meno che da un rapporto della CIA scomparso misteriosamente…
In realtà le cose andarono in un altro modo, come spiega Sergio Romano dalla sua rubrica (“I misteri del conclave”, Corriere, 4/3/2010):
«[…] Secondo Benny Lay, autore di un libro sul cardinale Siri (Il Papa non eletto, ed. Laterza), lo stesso Siri spiegò più tardi le ragioni di quella confusione dicendo di avere assistito “alla piccola cerimonia con cui, al termine di ogni duplice votazione, si procedeva a bruciare le schede nella stufa della Cappella Sistina: nessuno dei cardinali addetti allo scopo si preoccupava di mettere nella stufa il materiale necessario per segnalare l’esito negativo degli scrutini”. Erano passati 19 anni dal Conclave precedente e molti fra i 51 cardinali del Sacro Collegio non avevano mai fatto quella esperienza.
Il resto della storia è una favola nata negli Stati Uniti in ambienti anti-conciliari, decisi a screditare il papato di Giovanni XXIII […].
Siri raccontò di avere provato nei giorni del Conclave un sentimento di ritrosia e di fastidio. Sapeva di essere stato designato da Pio XII come uno dei suoi possibili successori […]. Ma pensava, probabilmente, che quello non fosse il suo momento e aveva respinto le offerte accampando problemi di salute.
Questo non gli impedì di avere nel Conclave un ruolo importante. Prese una netta posizione, anzitutto, contro la scelta di Montini. A Benny Lay, nel 1961, raccontò che quando “un tale” andò a sondarlo sulla eventuale candidatura dell’arcivescovo di Milano, dette “un pugno sul tavolo così forte da far saltare la pietra dell’anello che portava al dito”. Ma sulla personalità del cardinale e su altre vicende connesse alla sua vita, caro Bellardini, lei potrà leggere, insieme al libro di Lay, quello più recente curato da Paolo Gheda per l’editore Marietti: Siri, la Chiesa, l’Italia […]».
Ho anche chiesto un parere a Piero Vassallo, che conobbe e collaborò col Cardinale, il quale mi ha gentilmente risposto così:
«Credo di poter escludere la notizia della sua rinuncia al pontificato. Siri era perfettamente consapevole del proprio valore e del contributo che avrebbe potuto dare alla Chiesa cattolica una volta eletto papa. La notizia della sua rinuncia, dunque, può essere (per paradosso) vera ma non è verosimile».
Per il resto, la fantasia corre: c’è il Leone XIII rapito e sostituito nel romanzo di Gide (I sotterranei del Vaticano); c’è il Papa-Robot del romanzo di Renée Reggiani Hanno rapito il Papa e nel racconto “Buone notizie dal Vaticano” di Robert Silverberg; c’è l’ultimo Papa, Pietro II, impersonato niente di meno che da Sergio Quinzio in Mysterium iniquitatis; c’è il Cirillo I de L’uomo venuto dal Kremlino;  c’è il Giovanni Paolo II rapito e portato a Gerusalemme per l’elezione dell’Anticristo al soglio (M. Baruzzo, Il codice di Dio); c’è il Papa Nero, Gelasio III, eletto da Emilio Cavaterra ne Il Papa Negro (per le storiche “Edizione del Borghese”); c’è Giovanni XXIV chetrasferisce la Santa Sede a Zagarolo ecc… ecc…
Basta canne. Sappiamo che per i Rastafariani la marijuana è sacra, ma in tempo di Quaresima almeno noi cattolici dovremmo farne a meno.
  18 FEBBRAIO 2013

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