ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 7 marzo 2013

Mistero infinito?


Emanuela Orlandi. Mons. Vergari: “Cripta violata per una telefonata anonima”

Mons. Pietro Vergari

Tutti impegnati a fare apparire Mons. Piero Vergari, ex rettore della basilica di S. Apollinare a Roma che ospitava la sepoltura di Enrico De Pedis, come accusato del sequestro di Emanuela Orlandi per giunta ormai incastrato dalle prove. Le “prove” mandate in onda tutto sono però fuorché prove, comprese le allusioni piuttosto improprie a una telefonata “nella quale un uomo cerca di coinvolgere Mons. Vergari in discorsi su zucchine e altri ortaggi” a uso erotico. Abbiamo perciò chiesto a Mons. Vergari la sua versione. Mons. Pietro Vergari, entrato suo malgrado nel mistero che circonda la scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta 30 anni fa, è molto risentito nei confronti dei tanti che insistono contro di lui. Negli ultimi giorni a tracciarne un pessimo ritratto ci si sono messi ben tre programmi televisivi di tre emittenti tra loro completamente diverse: ha iniziato La7 con la puntata del 23 febbraio di “Le inchieste” di Pierluigi Nuzzi, quattro giorni dopo ha proseguito “Chi l’ha visto?” di Raitre e il 2 marzo ha concluso, per ora, “Quarto Grado” di Salvo Sottile a Retequattro.

DOMANDA – Don Vergari, ma lei è accusato o no di sequestro della Orlandi?
RISPOSTA – Ancora con questa domanda! Ho già risposto varie volte. Rivolgetevi ai magistrati, che peraltro hanno già chiarito con un apposito comunicato della Procura della Repubblica di Roma come stanno le cose. Visto che quel comunicato lo hanno riportato vari giornali il 19 maggio e nei giorni successivi, mi limito a citare quanto scritto da Giacomo Galeazzi su La Stampa: “L’ispezione della cripta di Sant’Apollinare alla ricerca del cadavere di Emanuela Orlandi, ovviamente, non si sarebbe potuta effettuare senza il rigoroso rispetto delle norme. Occorreva un’iscrizione al registro degli indagati per chi, come don Vergari, aveva la responsabilità della gestione della Basilica. E iscrizione è stata”. Per essere più chiaro il giornalista sotto il titolo ha aggiunto: ” Ma la Procura: solo un atto dovuto”. Non mi pare di dover aggiungere altro.
DOMANDA – Ma lei quanto volte è stato interrogato dai magistrati? In tv hanno detto tre volte.
RISPOSTA – Da Andrea De Gasperis nel ’95, se ricordo bene l’anno. Nel dicembre 2009 soltanto dal dottor Giancarlo Capaldo in due mattinate e dopo la seconda i poliziotti vollero che li seguissi per controllare la mia abitazione a Sigillo (Perugia), il mio paese, dove abito normalmente, e nella casa di Turania (Rieti).
“Lì videro i miei due computer sulle scrivanie e li presero per controllarne il contenuto. Sicuramente nei miei computer non c’è assolutamente nulla né sulla Orlandi né su altri personaggi sui quali le cronache e le tv insistono con testardaggine francamente incomprensibile. Nelle cartelle annuali dove conservo la corrispondenza c’erano solo copie della lettera mia al cardinale vicario e la sua piccola nota per l’autorizzazione alla tumulazione. Non vedo perché devono trattenere i computer dove non c’è nulla se non cose religiose.
“Poi non sono stato più chiamato. Nel 2009 la convocazione la fecero in fretta e furia tramite il mio fax. Se ho capito bene, si trattava di chiarire perché tale Sabrina Minardi mi avesse inviato un fax per dirmi che mi voleva parlare. Prudentemente la vedova De Pedis ritenne fosse il caso di portare lo strano fax ai magistrati perché ci vedessero giustamente chiaro. Altro che avere qualcosa da nascondere!
“Tutto qui. Alla fine del maggio 2012, un sabato mattina, sentendo per caso il telegiornale, ho saputo che ero stato iscritto sul registro degli indagati. Ma nessuno, ripeto nessuno mai della magistratura si è fatto vivo con me per dirmelo o reinterrogarmi. Un mio amico commentò che era una delle tante bufale che stanno molto a cuore a certi scatenati, che mi fanno profonda compassione.
DOMANDA – Scusi, ma lei non ha nominato un avvocato?
RISPOSTA – Dovrei? E perché? Per un semplice atto dovuto? Suvvia… Io comunque sono qui, se mi vogliono non devono far altro che chiamarmi.
DOMANDA – L’anno scorso, amici di Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, hanno sostenuto che lei vivesse in Vaticano senza mai uscirne per timore di essere arrestato.
RISPOSTA – Se è per questo c’è anche chi dice che gli asini volano… Ho sempre fatto e faccio ancora oggi la mia vita di sempre. In Vaticano ci vado, come tanti, se e quando ho da sbrigare faccende per le quali è utile andarci. Poi però me ne torno a casa. Ovviamente.
DOMANDA – Come ho scritto su Blitz, gli inquirenti stanno cercando di capire perché a volte la sera ci fossero auto che entravano e restavano parcheggiate per ore nel cortile del Palazzo di S. Apollinare. Lei ha idea di chi potessero essere quelle auto?
RISPOSTA – Le auto erano dei membri del Circolo di S. Pietro, una delle associazioni con sede nel Palazzo di S. Apollinare. Che non è la basilica, ma una grande costruzione a parte, dove c’era anche il conservatorio musicale Ludovico Da Victoria. Prima nel Palazzo c’era il Seminario Romano per gli Studi Giuridici, dove hanno studiato alcuni Papi e alti prelati della nostra epoca, oggi interamente occupato dalla Università della Santa Croce, emanazione dell’ Opus Dei. Che io sappia, però, a una certa ora della sera anche quelli del Circolo se ne andavano.
DOMANDA – Quindi nel Palazzo di S. Apollinare non c’era solo il conservatorio.
RISPOSTA – Cerro che no. La Scuola di Musica Tommaso Ludovico Da Victoria, che chiamate conservatorio e che era Associata al Pontificio Istituto di Musica Sacra, occupava tutto il terzo piano e quasi tutto il quarto piano, meno l’ufficio della segreteria particolare dell’on. Oscar Luigi Scalfaro. Nel mezzanino e in buona parte del primo piano c’erano i Padri Bianchi, che dirigevano il Pontificio Istituto di Studi Arabi. Al primo piano c’era il Circolo di San Pietro e la sede regionale del Lazio dei Cavalieri del Santo Sepolcro. A pian terreno c’era la sede romana della Fuci, Federazione Universitaria Cattolica Italiana, per gli studenti universitari. In totale, centinaia di persone.
DOMANDA – Oltre a lei, quanta gente aveva le chiavi del portone del Palazzo di S. Apollinare? Immagino almeno una persona per ogni singola associazione e ufficio.
RISPOSTA – Oltre a me, per quanto ne so, avevano le chiavi il portiere, i Padri Bianchi, la direttrice della scuola di musica suor Dolores, la segretaria della scuola di musica e credo anche alcuni responsabili degli altri entl .
DOMANDA – Nel Palazzo c’era un servizio di portineria? E c’erano ascensori o solo lo scalone?
RISPOSTA – C’e sempre stato il servizio di portineria. C’era l’ascensore messo intorno al 1962 e lo scalone con cento scalini.
DOMANDA – Il Palazzo era abitato? Qualcuno aveva nel Palazzo una sua stanza privata per riposare, magari per dormirci la notte se necessario?
RISPOSTA – Suor Dolores aveva una sua stanza al terzo piano per riposare, ma che io sappia tornava a dormire nella casa delle sue suore, che non so dove fosse. Anche la segretaria del Da Victoia mi pare avesse una stanza per lei.
Il portiere aveva un suo appartamento al mezzanino sulla prima rampa di scale, con finestre sulla piazza di S.Apollinare, ci viveva con la moglie e tre figli. Durante il giorno scendeva per il servizio nell’apposito locale da dove controllava chi entrava o usciva. Era un uomo molto attento e responsabile. Tutti i portieri, nominati da un istituto del Vaticano, hanno avuto questa guardiola e l’appartamento al mezzanino come abitazione.
DOMANDA – Lei s’è fatto un’idea di che fine può avere fatto Emanuela?
RISPOSTA – Di Emanuela, che ripeto da sempre non mi pare di avere mai visto né tanto meno conosciuto, seppi della scomparsa dai manifesti in piazza Navona. Ho veduto tanti alunni della scuola, ma non ho saputo il nome di nessuno. Non posso immaginare nulla. Si sono fatte tante ipotesi, senza risultato. Io sono un sacerdote, non un investigatore né un giornalista. Lasciamo lavorare i magistrati.
DOMANDA – Le insinuazioni che lei portasse i messaggi di Enrico De Pedis dal carcere al ristorante Popi Popi dei fratelli già negli anni ’80-84 è smentita da due fatti. Il primo è che De Pedis in quegli anni era libero, il secondo è che il ristorante Popi Popi fino all’83 non esisteva ancora, si chiamava in un altro modo ed era di un altro proprietario. Non vale la pena che lei lo faccia notare anziché restarsene zitto?
RISPOSTA – Come per tanti carcerati da me conosciuti, mai di nessuno ho portato fuori messaggi, solo dicevo ai familari che avevano bisogno di biancheria pulita, di cose da mangiare o portavo i saluti, queste erano le tante telefonate del sabato sera. Se dovessi contestare e correggere tutte le favole che inventano sarei impegnato giorno e notte a rispondere. Il silenzio è la migliore risposta.
DOMANDA – In tv hanno detto che lei telefonava alla vedova De Pedis per mettersi d’accordo su cosa dire.
RISPOSTA -Ah sì? Beh, lasciamoli fantasticare. Ovviamente dopo tanti anni posso non ricordare esattamente certi particolari e chiedere lumi, alla vedova De Pedis come a chiunque altro: ma che c’entra questo con la scomparsa della Orlandi? La storia del perché e del percome della sepoltura è talmente chiara e documentata che solo dei disperati o dei bari possono ancora pestarci l’acqua nel mortaio. Un giornalista di “Chi l’ha visto?” è ancora venuto di recente a insistere con domande assurde, superflue, inutili, non da persona onesta e informata.
DOMANDA – Mi scusi se insisto, ma Gianluigi Nuzzi a La7 ha detto che lei quando è stato interrogato ha messo a verbale di avere conosciuto De Pedis già nel ’79. Lei però a me ha sempre detto che non lo ha conosciuto prima dell’85-’86. Scherzi della memoria, mia o sua?
RISPOSTA – Tutte bugie ammirevoli per come sono inventate. Nuzzi qualcuno lo ha informato male, vai a capire il perché. De Pedis l’ho conosciuto intorno al 1985, la data del ’79 non l’ho mai detta. Purtroppo non andavo in giro con una telecamera e un noiaio per prendere nota di tutto, ma questa è una chiacchiera come quella dei “pizzini”. Poverini, ci provano… Forse approfittando del fatto che io delle chiacchiere non mi curo.
DOMANDA – A proposito di Nuzzi, perché non lo ha fatto entrare in casa sua? Le immagini andate in onda dava l’idea di un contrasto piuttosto vivace.
RISPOSTA – Ho veduto il Nuzzi “infra portas” poiché mi era stato detto della trasmissione, ma non mi ha commosso più di tanto: sembrava schizzare bile da tutti i pori del suo volto. Tra l’altro dà da intendere con spregiudicatezza quanto lui costruisce: mi sembra che sia digiuno anche di latino e cultura classica. Mi dicono che una persona da lui intervistata mi ha definito “zona grigia”: spero non sia un magistrato o un poliziotto o carabiniere impegnato nelle indagini perché sarebbe un abuso grave. Ha mandato in onda il filmato della polizia che spacca muri, sarcofaghi e pavimenti del sotterraneo della basilica di S. Apollinare: chi glieli ha dati? Quelli che mi vogliono “in zona grigia”?
DOMANDA – Ha saputo della telefonata “erotica” a base di zucchine e altri ortaggi fallici? Ne hanno parlato a La7, a “Chi l’ha visto?” e a “Quarto Grado”.
RISPOSTA – Della banda dei tre, per quanto inventano e come lo commentano non mi dò nessun pensiero. Il “Nisius infra portas” [Nuzzi] potrebbe usare un po’ meglio le sue capacità. Chi si rifugia in questi mezzi per farsi grande, rimarrà schiacciato dalla sua melma!
DOMANDA – A “Chi l’ha visto?” il 27 febbraio Pietro Orlandi ha detto di avere saputo in Vaticano che sotto la sua basilica “c’era una stanza dove accadeva di tutto”. Cos’era questo “di tutto”?
RISPOSTA – E glielo dicono solo adesso? Dopo 30 anni! Questa bufala è come quella di suor Dolores che avrebbe detto alle sue ragazze di star lontane da me. Certo, dopo 30 anni di fesserie e sospetti di tutti i tipi, con la tv che da ormai ben otto anni insiste sulla pista di S. Apollinare, qualcuno di suggestionato, che per compiacerti vede ombre dove tu vuoi che le veda, lo trovi sempre. Se però ci si abbassa a raccogliere i pettegolezzi, per giunta a scoppio ritardato, non si salva nessuno. Neppure chi oggi si diverte a lanciare pietre a chi può far comodo colpire.
DOMANDA – Riguardo l’ ossario con le cassette di zinco ora all’analisi del dna, può spiegare meglio come è nato?
RISPOSTA – Epoca di Giovanni XXIII, anni ’60. L’ossario lo costruirono in quegli anni, era un cubo di 150 centimetri per 200, tutto chiuso, murato. Non so se c’erano già le cassette in zinco, che non credo superino il centinaio, o se nel 2000 le cassette le hanno composte quelli del’ Opus Dei. Le ossa dei defunti sono rimaste nell’ ossario fino al 2000. L’esame delle ossa che stanno facendo è inutile e ridicolo. Avere ridotto così la cripta di una antica basilica sulla base di una telefonata anonima…. Non ho parole.
DOMANDA – In tv hanno insistito con la faccenda del prelato che avrebbe vietato diventassero sacerdoti i giovani preparati da lei. Di che si tratta?
RISPOSTA – Avevo intrapreso l’iniziativa di aiutare i giovani per un discernimento vocazionale, cioè per capire meglio se avevano davvero o no la vocazione al sacerdozio. Mi fu detto dal cardinale di Roma che si trattava di un compito specifico ed esclusivo di sacerdoti appositamente addetti a questo servizio ecclesiale, per svolgere il quale ci voleva una particolare preparazione. Dovetti quindi lasciare questo lavoro. Dov’è lo scandalo o la materia per insinuare chissà che? Cosa c’entra con la scomparsa della Orlandi? Agli inizi, troncare tutto mi è umanamente costato non poco, ho avuto anche 30 giovani. Poi però ho guadagnato in libertà, ho avuto lo spazio per fare tante altre cose.
DOMANDA – Chissà i commenti della gente del suo paese.
RISPOSTA – Certo non contro di me. La pochissima gente di questo borgo montano dell’ Alta Sabina mi vuol bene e mi dimostra sempre affetto e stima. In piazza ci sono poche persone, ma mi dicono sempre “se hai bisogno di qualsiasi cosa, siamo qua!”.

nicotri-opinioni
di Pino Nicotri

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"Emanuela Orlandi è viva. Il Vaticano la tiene nascosta" 

La ragazzina scomparsa da Città del Vaticano sarebbe viva e nascosta proprio da alcuni esponenti della Chiesa. Con lei si troverebbe anche Mirella Gregori. A dirlo è Alì Agca, l'attentatore du Giovanni Paolo II in un'intervista a "Quarto Grado". "Emanuela Orlandi e Mirella Gregori sono state rapite soltanto per ottenere la mia liberazione" ha detto Agca. Poi ha aggiunto: "Ho prove documentali che dimostrano questa mia affermazione e questo dato di fatto". Il coinvolgimento della banda della Magliana sarebbe una menzogna. "Il mondo e l'Italia vengono ingannati con la storia della Banda della Magliana. La verità è che Emanuela Orlandi è stata rapita soltanto per ottenere la mia liberazione".
 "Emanuela Orlandi - spiega-  era la figlia di un uomo che lavorava dentro l'appartamento del Papa, considerato anche un agente dei sevizi segreti Vaticani. La famiglia sapeva perfettamente che Emanuela era stata rapita con la complicità di qualcuno in Vaticano. Però l'ordine del rapimento di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori è partito dal governo iraniano".
"Dopo pochi giorni - prosegue Agca -, il 3 luglio '83, il Papa ha parlato al mondo del rapimento di Emanuela Orlandi un modo per trattare con i rapitori. Altrimenti il più grande Papa della storia non avrebbe mai mentito su un evento così importante".  E ancora: "Il Papa ha lanciato otto appelli, tutti durante gli Angelus, davanti al mondo".
"È il 19 luglio '83: il governo Vaticano dispose una linea telefonica speciale attraverso la quale i rapitori di Emanuela possono parlare con il Cardinale Casaroli. È un segreto dello Stato Vaticano di cosa abbiano parlato". "Dopo il mio ritorno in Turchia - aggiunge Agca-, Emanuela Orlandi è stata liberata, è stata consegnata al governo Vaticano. Adesso, probabilmente, Emanuela Orlandi si trova in un convento di clausura, affinchè non riveli questa complicità del Vaticano e del governo iraniano. Quindi, in qualche modo, Iran e Vaticano sono complici nell'omertà, un'omertà incredibile".
http://affaritaliani.libero.it/cronache/emanuela-orlandi-viva-il-vaticano070313.html

Orlandi
VATICANISTA DE LA STAMPA
«Emanuela Orlandi e Mirella Gregori sono state rapite soltanto per ottenere la mia liberazione». È quanto afferma l'attentatore di Giovanni Paolo II, Alì Agca, nella prima intervista televisiva rilasciata dopo la sua scarcerazione, in onda a «Quarto Grado» su Retequattro, in cui aggiunge nuovi elementi sulla sua versione in merito al caso di Emanuela Orlandi. «Ho prove documentali che dimostrano questa mia affermazione e questo dato di fatto», dice Agca, che si scaglia contro le «menzogne» di Sabrina Minardi, la ex del boss della Magliana Enrico de Pedis. «Il mondo e l'Italia vengono ingannati con la storia della Banda della Magliana. La verità è che Emanuela Orlandi è stata rapita soltanto per ottenere la mia liberazione», dichiara l'ex «lupo grigio». «Emanuela Orlandi - spiega era la figlia di un uomo che lavorava dentro l'appartamento del Papa, considerato anche un agente dei sevizi segreti Vaticani. La famiglia Orlandi sapeva perfettamente che Emanuela era stata rapita con la complicità di qualcuno in Vaticano. Però l'ordine del rapimento di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori è partito dal governo iraniano». «Dopo pochi giorni - prosegue Agca -, il 3 luglio '83, il Papa ha parlato al mondo del rapimento di Emanuela Orlandi un modo per trattare con i rapitori. Altrimenti il più grande Papa della storia non avrebbe mai mentito su un evento così importante». Successivamente, infatti, «il Papa ha lanciato otto appelli, tutti durante gli Angelus, davanti al mondo». Poi «i rapitori hanno chiesto di parlare direttamente con il primo ministro del Vaticano, il segretario di Stato Cardinal Agostino Casaroli. È il 19 luglio '83: il governo Vaticano disposte una linea telefonica speciale attraverso la quale i rapitori di Emanuela possono parlare con il Cardinale Casaroli. È un segreto dello Stato Vaticano di cosa abbiano parlato». «Dopo il mio ritorno in Turchia - aggiunge -, Emanuela Orlandi è stata liberata, è stata consegnata al governo Vaticano. Adesso, probabilmente, Emanuela Orlandi si trova in un convento di clausura, affinché non riveli questa complicità del Vaticano e del governo iraniano. Quindi, in qualche modo, Iran e Vaticano sono complici nell'omertà, un'omertà incredibile». Secondo Agca, «fra il governo Vaticano e il governo iraniano c'è un silenzio concordato per difendere il dialogo interreligioso fra musulmani e cristiani, per evitare grandi conflitti umani e religiosi tra due popoli. Io capisco e rispetto questa posizione del Vaticano, però non posso rispettare questo silenzio su Emanuela Orlandi: quindi il Vaticano deve immediatamente liberare Emanuela».  

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