ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 19 marzo 2013

Torquemada era meno feroce


 "ALLA SUA IPOCRITA ED ILLECITA SCOMUNICA RISPONDEREMO A TEMPO DEBITO, VIA WEB."

Mons. Lefebvre scriveva: «Il giorno del giudizio, Dio ci chiederà se siamo stati fedeli e se abbiamo obbedito a delle autorità infedeli. L’obbedienza è una virtù relativa alla Verità e al Bene. Ma se essa si sottomette all’errore e al male, non è più una virtù, ma un vizio.» (Mons. Lefebvre, lettera del 9 agosto 1986).

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Il Giorno 8 Marzo 2013, alle 19.46 sono stato raggiunto da una telefonata del Superiore della Fraternità San Pio X in Italia, don Pierpaolo Petrucci, che ha comunicato, a me e ad Anna Rita, la nostra “scomunica”: divieto di ingresso nelle Cappelle della Fraternità e privazione dei Sacramenti, con l’accusa di “calunnie nei confronti del Superiore Generale della Fraternità Monsignor Fellay”. In un primo momento non ho risposto a questa illegittima “scomunica”, chiudendo velocemente quella conversazione, che aveva del grottesco. Successivamente, il giorno 9 Marzo 2013, ho comunicato a don Petrucci, per SMS, che alla sua ipocrita “scomunica” avremmo risposto via Web, attraverso il nostro Blog.

Rispondiamo perciò a don Petrucci e a chi sta sopra e dietro di lui, con il sostegno di un santo Sacerdote tradizionale, che ha analizzato la questione trovandone i riferimenti legislativi nel Codice di Diritto Canonico del 1917 (unico Codice lecito della Chiesa Cattolica: non il Codice "riformato" di Giovanni Paolo II e nemmeno l'arbitrario "terzo" Codice della Fraternità San Pio X che è un frutto ibrido dei precedenti due), per dimostrare a tutti che questo atto prevaricatore, iniquo e violento è totalmente fuori dall’applicazione delle leggi della Santa Chiesa Cattolica.


OVVIAMENTE NOI REPINGIAMO  IN MANIERA RISOLUTA L’ACCUSA, INFONDATA, DI “CALUNNIA” nei confronti del Superiore Generale della Fraternità San Pio X Monsignor Bernard Fellay.


Ma prima di passare all’esposizione dei “Delitti e Pene Canoniche”, che riguarda l’aspetto giuridico della vicenda a noi accaduta, vorrei sottolineare lo scritto di San Clemente I Papa per mettere in risalto anche l’aspetto pastorale portato avanti dalla Fraternità San Pio X che sembra stia prendendo tutta  l’impronta settaria di una Chiesa autocefala: “Non mancarono mai ministri della grazia divina che, ispirati dallo Spirito Santo, predicassero la penitenza. Lo stesso Signore di tutte le cose parlò della penitenza impegnandosi con giuramento: Com'è vero ch'io vivo - oracolo del Signore - non godo della morte del peccatore, ma piuttosto della sua penitenza”. Ora noi sappiamo che Monsignor Lefebvre ha creato, con la Grazia di Dio, la Fraternità San Pio X per la salvaguardia della Messa di Sempre e del Sacerdozio Cattolico. Perché tutto questo? Semplice: per la salvezza delle anime. Ora, in riferimento alla comunicazione dataci da don Petrucci, dove sarebbe questa salvaguardia per la salvezza delle nostre anime, la mia e di Anna Rita? Ammettendo, per ipotesi, che il peccato a noi imputato fosse vero (e non lo è), non doveva don Petrucci, per salvaguardare le nostre anime, spiegarci dettagliatamente il nostro peccato e convincerci di peccato, scrivendoci ufficialmente o chiedendoci di incontrarlo? Questo non è stato fatto, denotando una superficialità, o forse cattiveria, nell’infliggerci una grave pena senza averci dato la possibilità né di difenderci né di poterci pentire del presunto peccato di calunnia nei confronti della persona del Superiore Generale della Fraternità San Pio X. Dov'è finita, quindi, la ragion d'essere della Fraternità, quella ragione con cui Mons. Lefebvre la fondò, cercando di salvaguardare la Messa cattolica, il Sacerdozio cattolico ed in definitiva la Fede cattolica, tutte cose non finalizzate a se stesse, ma alla salus animarum?

Continua San Clemente I Papa:

Aggiunse ancora parole piene di bontà: Allontànati, o casa di Israele, dai tuoi peccati. Di' ai figli del mio popolo: Anche se i vostri peccati dalla terra arrivassero a toccare il cielo, fossero più rossi dello scarlatto e più neri del silicio, basta che vi convertiate di tutto cuore e mi chiamiate « Padre », ed io vi tratterò come un popolo santo ed esaudirò la vostra preghiera (cfr. Ez 33, 11; Os 14, 2; Is 1, 18, ecc.)”. Forse che questo presunto peccato di calunnia sarebbe addirittura riuscito a superare il Cielo per non concedere, da parte dei capi della Fraternità, la misericordia con cui Dio tratta comunque le anime, anche se accusate di una grave colpa come quella di calunnia? E' forse Mons. Fellay più "in alto" di Dio, se con i rinnegatori della Fede in Dio andiamo a fare colloqui dottrinali ed accordi pratici, mentre a chi critica il Superiore lanciamo anatemi senza possibilità di replica?

Siamo all’assurdo: coloro che dovrebbero incarnare nella propria vita la Tradizione della Chiesa, vilipesa dai modernisti, “assassini conciliari della Fede” che tante anime hanno condotto e conducono all’inferno, si abbassano a queste illecite azioni, illecite in quanto non esiste in essi autorità alcuna per poterlo fare, né quella concessa da parte della Chiesa, in quanto non sono incardinati (e se anche lo fossero hanno agito fuori della legislazione), né quella concessa da Dio, che come attributo principale ha la Misericordia, e solo dopo il Giudizio. Ma è evidente che questa, fatta nei nostri confronti, è l’ennesima azione prevaricatrice inflitta a chi è giustamente contrario a qualsiasi accordo con i modernisti, che da 50 anni occupano satanicamente la Chiesa, basti vedere il clamoroso trattamento fatto a Monsignor Williamson, il quale, se non gli fosse stato impedito di entrare nell’ultimo Capitolo della Fraternità, per poi esserne buttato fuori definitivamente, avrebbe messo in riga tutti quanti, perché quanto a preparazione Teologica e a dirittura morale ne avrebbe zittiti molti.

http://www.editions-nel.com/cc_images/icono/pour_necessaire_cov_300.jpgMa andiamo per ordine: la prima accusa di calunnia è stata fatta nei miei confronti da don Emmanuel du Chalard, uno dei fautori dello scandaloso gruppo del G.R.E.C. Costui nel 1996 si stava già adoperando per fare l’ignobile accordo con i modernisti conciliari assasini della fede ”. Prima di una Confessione con questo personaggio, fui accusato da lui di calunnia in riferimento ai nostri articoli che parlavano appunto della combriccola modernista del G.R.E.C, di cui anche lui fa parte, come afferma pubblicamente il libro sul G.R.E.C.. Io chiaramente ho obbiettato a tale accusa, ribadendo che i  nostri articoli sono documentati con fonti certe, e che addirittura in  questo caso la fonte era esattamente uno di loro, il Père Michel Lelong che ha scritto il libro, “Pour la nécessaire réconciliation” pubblicato nel Dicembre 2011.( Il libro in questione parla del francese GREC (Groupe de Réflexion Entre Catholiques – Gruppo di riflessione tra cattolici) e dei rapporti organici che i responsabili della Fraternità Sacerdotale San Pio X hanno mantenuto con questo gruppo, in vista dell'accordo con la Roma conciliare). Forse il povero Du Chalard non ne era al corrente… o forse pensava di intimidirmi con quel suo assurdo atteggiamento. Di fatto io gli ho contestato l’accusa dicendogli che quella pubblicata era la verità, e che quindi non stavo facendo nessun peccato di calunnia ma anzi stavo, insieme ad Anna Rita, facendo un servizio alla verità.

Ad ogni modo, io gli ho garantito che se lui mi avesse fornito una documentazione seria che avesse dimostrato il contrario delle mie affermazioni, io avrei immediatamente pubblicato una smentita agli articoli precedenti, fornendo tale documentazione e con delle scuse immediate. Lui allora mi ha detto: “Se io le fornisco la documentazione lei pubblica la smentita?” Naturalmente gli ho risposto: “Lo farò immediatamente.” Du Chalard allora ha replicato dicendomi di aspettare in Cappella perché mi avrebbe portato questa documentazione. Io allora mi sono seduto in Cappella, mentre Du Chalard entrava in Sacrestia per prendere questa presunta documentazione. Dopo qualche istante questo signore si è presentato, consegnandomi un ridicolo foglietto volante, stampato dal web, che faceva riferimento ai commenti di un Forum francese, in cui un commentatore anonimo esprimeva una sua opinione personale, asserendo che il G.R.E.C  “non esiste più”. Intanto, ammesso che un anonimo sia “attendibile”, dire che una realtà “non esiste più” conferma il fatto che questa realtà sia realmente esistita, e qui il problema non sta nell’attuale esistenza o meno del G.R.E.C., ma nel fatto che qualcuno lo abbia inconcepibilmente messo in piedi! Quindi, nessuna calunnia nel parlare di questo argomento, confermato persino da un anonimo che cercava di negarlo. Faccio notare che il foglietto consegnatomi non conteneva nemmeno il commento per intero, ma riportava solo la parte finale del discorso di quell’anonimo, che evidentemente era cominciato in una pagina precedente, e che neanche compare nella “documentazione” datami per smentire la realtà. Riporto qui sotto il “prezioso documento”… fonte molto attendibile ….




Come si può evincere da questa presunta “documentazione” nessuna smentita con scuse era possibile, in quanto era una presa per i fondelli. Forse Du Chalard pensava che fossi scemo? O forse pensava che mi sarei impaurito? Sta di fatto che, per Carità cristiana, evitai di pubblicare l’accaduto, in quanto avrei dovuto mettere in risalto l’atteggiamento inqualificabile di questo Sacerdote. Ma credo che a questo punto, visto quanto è successo a me e ad Anna Rita, sia giunto il momento di raccontarlo, proprio in riferimento al fatto che veniamo accusati di calunnia, senza dimostraci dettagliatamente quali siano queste calunnie nei loro confronti, quando le azioni degli accordisti sono facilmente rintracciabili nel Web su Siti più che attendibili e benemeriti come, Unavox, Sapinière, Non Possumus Spagnolo, Syllabus, Avec L’Immaculèe, ecc.
 http://www.unavox.it/NuoveImmagini/Diverse/Libro_GREC/Foto_A_GREC_picc_100.jpg

E pensare che nel Giugno dello scorso anno, durante una conferenza tenuta al convento di Vigne di Narni (era presente Anna Rita) questo sacerdote disse di non seguire i Blog in Internet, perché pubblicherebbero sempre false notizie, prive di fonti certe ed attendibili… Complimenti per la coerenza…

Dopo questo evento, questa gente è tornata alla carica venerdì sera, dopo aver letto sul nostro blog la pubblicazione della lettera dei 37 Sacerdoti francesi contrari alla linea direttiva di Mons. Fellay e della loro ulteriore spiegazione alla loro lettera. Evidentemente l’aver fatto eco alla voce di questi sacerdoti, ci ha ottenuto il titolo di “peccatori pubblici imperdonabili”, rei di "calunnia verso il Superiore generale della Fraternità", anche se riportiamo cose non nostre ma dette da altri, e che oltretutto sono anche vere, perché dettagliatamente descritte con dovizia di particolari e quindi facilmente verificabili, se non altro da chi conosce personalmente i Sacerdoti nominati con Nome e Cognome all’interno della testimonianza. Inoltre questa gente è tornata alla carica in modo del tutto fuori legge, cioè comminando una pena senza processo, senza possibilità di contraddittorio, senza difensori, senza sentenza emessa da chi ne abbia vera facoltà, e senza un atto scritto, pubblico, firmato ed ufficiale, ma con una “telefonata” fatta al volo, di soppiatto, di cui non restano tracce scritte che dimostrino nero su bianco la prevaricazione commessa coscientemente contro la Legge della Chiesa e contro il diritto naturale e spirituale delle anime.

Ora passiamo all’esposizione della legislazione prevista nei casi di gravi colpe commesse con relative pene:
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DELITTI E PENE CANONICHE

I Delitti

Secondo il Codice di Diritto Canonico del 1917 (canoni 2195-2198) il Delitto è una colpa esterna ed imputabile cui si aggiunge una Sanzione o una Pena.

Il Delitto presuppone un fatto sanzionato con una Pena determinata  dalla Legge ecclesiastica, mentre la violazione di una Legge non sanzionata da una Pena non costituisce un Delitto e quindi non è punibile canonicamente, ma solo moralmente, ossia è un peccato e non un Delitto (F. Roberti, De delictis et poenis, Roma, 1944, I, p. 53 sg.).

La Colpa

Ai canoni 2199-2209 il Codice spiega che esiste Delitto soltanto se il Delinquente è responsabile in coscienza della sua azione o Colpa.

Le Pene

Nei canoni 2214-2219 la Chiesa insegna che Essa ha il diritto di conferire delle Pene ai suoi sudditi (canone 2214, § 1). Nello stesso tempo essa ricorda ai Vescovi  che hanno il diritto di conferire le Pene ecclesiastiche, rifacendosi al Concilio di Trento (sess. XIII, cap. 1), che “bisogna unire il rigore con la mansuetudine, la giustizia con la misericordia, la severità con la dolcezza”.

È il legittimo Superiore (Papa per la Chiesa universale, Vescovo residenziale per la Diocesi, Superiore di un Ordine religioso per i religiosi con voti facenti parte di quell’Ordine specifico) che può applicare la Pena, privando il soggetto di un bene spirituale o temporale, per la sua correzione e per l’espiazione del Delitto (can. 2215).

Nel nostro caso la Pena della proibizione di entrare nelle Cappelle della FSSPX e la privazione dei Sacramenti ci è stata inflitta da un soggetto non avente Autorità (il Superiore del Distretto Italiano della FSSPX). Quindi canonicamente è nulla. Potremmo appellarci ad un Tribunale ecclesiastico.

La Pena deve essere proporzionata al Delitto, inoltre nell’interpretazione della Legge penale si deve applicare al reo l’interpretazione più benevola, mai la più rigida (can. 19).

A noi è stata applicata la più rigida: la proibizione dell’ingresso nella cappella, oratorio o chiesa.

I Superiori che hanno Potere di infliggere le Pene

Secondo il Codice di Diritto Canonico (canoni 220-2225) sono soltanto coloro che hanno il Potere di fare Leggi (il Papa, il Concilio Ecumenico, il Vescovo del luogo, il Superiore di religione[1]) entro il confine della loro Giurisdizione (il Papa per tutta la Chiesa universale, il Vescovo solo per la sua Diocesi, il Superiore religioso solamente per i religiosi del suo Ordine). Chi non ha Potere legislativo (per es. i Cardinali e i Parroci) non può infliggere Pene. A maggior ragione il Superiore del Distretto Italiano della FSSPX ed anche il Superiore Generale di essa.

I Soggetti delle Pene

La Pena ecclesiastica (canoni 2226-2235) può essere applicata soltanto a coloro che sono soggetti ad una Legge o Precetto sanzionato con una Pena da chi ne ha autorità: il Papa, il Vescovo, il Superiore religioso. Solo costoro e non altri hanno l’autorità di sanzionare. 

[1] Per esempio il Superiore dell’Ordine Francescano per i Religiosi Francescani, il Superiore Domenicano per i Domenicani e così via.




L’Interdetto

È una censura (canoni 2268-2277) che proibisce ai fedeli alcune funzioni sacre (di partecipare alla Messa, di ricevere i Sacramenti, o addirittura di entrare in chiesa), che sono determinate  per diritto, senza escluderli dalla Corpo della Chiesa (scomunica). Ora solo la S. Sede e chi riceve il mandato da Essa può lanciare l’Interdetto (generale, locale o personale). Per esempio il Vescovo può lanciarlo, avendo ricevuto la giurisdizione dal Papa sulla propria Diocesi, solo su una parrocchia o sui parrocchiani della sua Diocesi. Inoltre alle persone che hanno ricevuto l’Interdetto è proibita la partecipazione attiva alle funzioni o ai Sacramenti, ma la presenza passiva può essere tollerata, tranne che non sia stato loro proibito l’ingresso nella chiesa, che rappresenta la maggior Pena dell’Interdetto.

I singoli Delitti  e le loro Pene

Il Codice (canoni 2314-2414) parla di Delitti contro la Fede e l’Unità della Chiesa (canoni 2314-2319), contro la Religione (2320-2329), contro le Autorità, le persone e le cose ecclesiastiche (canoni 2330-2349, ma si tratta di delitti contro il Papa, i Cardinali, i Vescovi con giurisdizione, ed in tal caso l’Autorità ecclesiastica può arrivare a comminare Pene proporzionate al Delitto[2]), dal canone 2350 sino al 2414 si parla di Delitti contro la vita, la libertà, la proprietà, la buona fama e i buoni costumi, ecc.

Il caso che si è applicato a noi è quello riguardante la “buona fama”. Infatti ci si accusa di “Detrazione e Calunnia”. Ma secondo la Teologia Morale “i Giornali [e quindi i siti web, ndr] possono lecitamente pubblicare i delitti di uno, se essi sono pubblicamente noti o non possono più restare nascosti a lungo. Per il bene pubblico, i giornali possono indagare lecitamente e rivelare anche mancanze occulte, se il loro autore ricopre cariche pubbliche per le quali è incapace; possono pubblicare e criticare i difetti in cui sono incorse persone di pubblici uffici nell’esercizio delle loro mansioni” (E. Jone, Compendio di Teologia Morale, Torino, Marietti, VI ed., 1964, p. 311, n.° 377). Perciò la rivelazione di una mancanza che è utile per il bene pubblico o dei privati non è diffamazione, non è neppure un peccato e non incorre in Pene ecclesiastiche onde l’Interdetto lanciato contro di noi non ha ragione di sussistere in sé, non essendovi delitto e neppure peccato di “Diffamazione”, e neanche nel Soggetto che lo ha lanciato, il quale non ha l’Autorità per farlo.

Noi abbiamo soltanto ripreso un articolo, dopo aver chiesto gentilmente la traduzione di esso ai gestori del Sito Unavox.it, pubblicato sul sito La Sapinière, riguardo ad una Lettera inviata da 37 Sacerdoti della FSSPX al suo Superiore Generale. Lettera già pubblicata da la La Sapinière (testo originale), poi da noi, ed infine anche dal sito benemerito di Unavox.it, che ci è sembrata circostanziata, documentata e priva di parole offensive anche se dottrinalmente ferma. Per questo motivo siamo stati accusati di “Diffamazione”, condannati, senza essere stati sottomessi ad un regolare processo (con una pubblica accusa, un avvocato difensore, dei giudici e la nostra presenza per poterci difendere o correggere), che non si nega anche al peggior criminale.
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[2] La “Congregazione del Concilio” in data 29 giugno 1950 ha stabilito la scomunica riservata alla S. Sede per il Delitto di sovvertimento della legittima potestà ecclesiastica”. 
Siccome è il legittimo Superiore (Papa per la Chiesa universale, Vescovo residenziale per la Diocesi, Superiore di un Ordine religioso per i religiosi con voti facenti parte di quell’Ordine specifico) che può applicare la Pena, privando il soggetto di un bene spirituale o temporale, per la sua correzione e per l’espiazione del Delitto (can. 2215), ed inoltre il Delitto di cui siamo stati accusati, moralmente e canonicamente parlando, non sussiste, la Pena inflittaci è un abuso di potere non avente forza di legge.

Inoltre i canonisti distinguono nettamente tra il peccato di Ingiuria, Calunnia o Detrazione (ammesso che vi sia Calunnia e che non ci si trovi davanti ad una semplice divergenza d’interpretazione) e Delitto di Ingiuria.

Infatti il peccato è senza Pena canonica,  ma vi è solo una colpa morale che può essere anche mortale, e se ne occupa la Teologia morale, mentre il Delitto di Calunnia è accompagnato da una Pena canonica (CIC, can. 1938).

Il canone 1938 recita: “Nella causa di ingiurie o diffamazione, affinché sia istituita un’azione penale, è richiesta una denuncia previa o una querela della parte lesa” (§ 1). “Ma se si  tratta di ingiuria o diffamazione grave, subita da un chierico o religioso, specialmente se è costituito in dignità, allora l’azione penale può essere istituita ex officio” (§ 2). Tuttavia il canone 1934 specifica che “L’azione penale deve essere riservata ad un promotore della giustizia”. Ora nel nostro caso ciò non è stato fatto.

Inoltre i canonisti spiegano che il Delitto di Ingiuria è quello commesso “contro il Papa, i Cardinali, l’Ordinario del luogo o Vescovo residenziale” (cfr. P. Palazzini, voce “Ingiuria”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1951, vol. VI, coll. 2006-2009). Per di più “la Pena canonica non è mai irrogata ipso facto, latae sententiae, vale a dire automaticamente, ma deve essere applicata da un giudice avente Giurisdizione ricevuta dalla S. Sede, ossia essa è sempre ferendae sententiae” (ivi).

Quindi la Pena d’Interdetto lanciata da don Petrucci o mons. Fellay contro di noi è nulla, sia perché non si tratta di un Delitto di Detrazione, sia perché non vi è stata sentenza di un Giudice avente Giurisdizione, sia perché il nostro non è nemmeno un peccato di Detrazione, come spiega Ernest Jone nel Compendio di Teologia morale (Torino, Marietti, VI ed., 1964, n. 377, p. 311) su citato.

Padre Felice Maria Cappello nel suo Tractatus canonico-moralis de censuris, III ed., Torino, 1933 spiega che il Delitto di Detrazione o Ingiuria contro l’Autorità ecclesiastica consiste in 1°) disobbedienza  al Papa (can. 2331 § 1); 2°) cospirazione contro l’Autorità del Papa (can. 2331, § 2); 3°) appellarsi al Concilio Ecumenico contro il Papa (can. 2332); 4°) violazione di Lettere, Encicliche ed Atti della S. Sede (can. 2333); 5°) provvedimenti contrari alla libertà della Chiesa (can. 2334-2336); 6°) iscrizione alla massoneria (can. 2335); gli altri reati riguardano i parroci che si oppongono alle decisioni del loro Vescovo diocesano.

Anche qui non è assolutamente il nostro caso (cfr. F. Liuzzi, voce “Autorità Ecclesiastiche. Delitti contro le”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1949, vol. II, coll. 491-496).

Conclusione

Il sospetto, neanche tanto infondato, è che la vicenda capitata a me e alla mia fidanzata, sia un ulteriore passo di pulizia interna alla Fraternità per tutti coloro che sono giustamente contrari alla linea “accordista” di Monsignor Fellay e della sua cerchia di fedelissimi. Dopo la scandalosa abdicazione dal Papato del modernista Ratzinger, codesti signori si ripresenteranno al “nuovo pontefice Francesco” (che a sua volta è un modernista come tutti gli altri Cardinali), “ripuliti” da ogni voce contraria alle loro inqualificabili azioni prevaricatrici e fuori da ogni legge della Chiesa, per poi entrar a far parte dell’attuale combriccola modernista Vaticana, affinché si possano sentir dire - da questi “condannati” - che sono Cattolici.

A noi, come anche ad altri appartenenti alla Fraternità molto più importanti di noi, è stata imposta una pena ingiusta, formulata su un accusa di calunnia totalmente infondata e mai dimostrata. Forse chi appoggia la linea “accordista” di Monsignor Fellay e della sua cerchia più ristretta dovrebbe spiegare ai fedeli la risposta“modernista” che Fellay ha dato a Levada riguardo al Preambolo Dottrinale, ancora ad oggi nascosto, datogli dagli “assassini conciliari della Fede, prima di formulare accuse e comminare pene assolutamente infondate. Coloro che accusano il prossimo di "peccato mortale pubblico di calunnia", senza minimamente dimostrarlo, incorrono loro stessi in modo manifesto nel peccato della calunnia, aggravato dalla condanna esecutiva del privare iniquamente le anime della ricezione dei Santi Sacramenti, veicolo di Salvezza, e soprattutto della negazione di ricevere il Santissimo Corpo di Cristo, che è il nutrimento indispensabile dell'anima. Questo scandaloso atto - commesso per motivi abbietti di interessi personali - dell'imporre il silenzio sotto ricatto di togliere il nutrimento spirituale, è talmente iniquo che rende palesemente indegni, non coloro che lo subiscono (indegni) di ricevere i Sacramenti, ma coloro che lo infliggono, (indegni) di poter continuare a celebrarli.

Per concludere questo nostro intervento, che è soprattutto un servizio di informazione, ringraziamo innanzitutto il Signore Gesù per aver provveduto immediatamente al nostro sostentamento sacramentale, non lasciandoci neanche una Domenica senza il suo Sacratissimo Corpo, e se anche dovremo fare centinaia di chilometri a settimana per trovare una Santa Messa Cattolica e poter ricevere il Corpo del Signore, saremo ben lieti di farlo, perchè per il Signore...questo ed altro! Inoltre ringraziamo vivamente il Sacerdote tradizionale, che ci ha aiutato a trovare i riferimenti giuridici, con il Codice di Diritto Canonico del 1917, per confutare le ingiuste pene inflitte a chiunque sia giustamente contrario, alla linea “accordista” portata avanti da Monsignor Fellay.


In definitiva un solo commento rimane da fare per queste dolorose vicende e lo faremo con le stesse parole di Monsignor Williamson (Lui sì...ripetutamente calunniato, dall'attuale indegna Dirigenza della Fraternità di Mons. Lefebvre, di essere a capo di una congiura contro il vertice della FSSPX) che descrivono bene tutti coloro che hanno avuto l’intenzione di far parte della “nuova Chiesa Conciliare”, mettendo da parte l’aspetto Dottrinario per portare avanti un accordo meramente pratico con evidenti cedimenti morali, irriverenti nei confronti di Nostro Signore Gesù Cristo…


Cruccas Gianluca e Anna Rita Onofri…
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Commento Eleison di Monsignor Williamson del 16 Giugno 2012
I Galati di oggi

«O stolti Galati», grida San Paolo (Gal III, 1), rimproverando severamente uno dei suoi beneamati greggi che stava cedendo o voleva tornare dal Nuovo al Vecchio Testamento per soddisfare i giudaizzanti che volevano renderli nuovamente “schiavi degli elementi del mondo” (IV, 3). È quanto mai facile applicare la filippica dell’Apostolo ai cattolici tradizionali che attualmente sono tentati di scivolare indietro sotto le autorità conciliari, per soddisfare Nostra Aetate. Ma il mondo è sempre lo stesso, carne e diavolo, così, scusandomi con San Paolo, lasciatemi adattare alcuni versetti della Lettera ai giorni nostri: -

«O stolti Cattolici Tradizionali! Chi vi ha ammaliati, così che non dovreste seguire la Tradizione di Nostro Signore Gesù Cristo, come vi è stata esposta? Questo solo io vorrei sapere da voi: avete condotto una vita cattolica per tanti anni grazie al Vaticano II, o grazie alla Tradizione Cattolica? Siete così privi d’intelligenza che dopo aver sperimentato i frutti della Tradizione, ora volete rinunciarvi rimettendovi sotto le autorità conciliari? Avete colto tanti frutti invano? (III, 1-4)?

«Mi meraviglio che così in fretta vi allontaniate dalla linea di Mons. Lefebvre che vi ha chiamati alla grazia di Cristo, per volgervi verso il nuovo vangelo del Vaticano II, che non è affatto un vangelo; solo che sono i modernisti che vi turbano e vogliono sovvertire il Vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo del Cielo cercasse di dirvi che il Concilio non è poi così male, buttatelo fuori e non ascoltatelo!  Lasciatemelo dire di nuovo: chiunque pretenda che Monsignore Lefebvre sarebbe stato a favore di un accordo con la Roma conciliare, buttatelo fuori! Quali interessi stiamo perseguendo?  Stiamo cercando di piacere ai Romani o di piacere a Dio? Se io piacessi ai Romani, non sarei più servitore di Cristo! (I, 6-10).

«Prima che giungeste alla Tradizione servivate gli uomini di Chiesa che stavano portando la Chiesa verso il mondo. Ma dopo aver trovato la Tradizione, come potete aver voglia di tornare indietro col mondo, sotto le autorità conciliari (IV, 8-9)? Sono dunque diventato un nemico della Fraternità perché dico la verità? Quelli che vi fuorviano dicono di guardare ai vostri interessi, ma vogliono che dimentichiate Monsignore Lefebvre, in modo da servire i loro interessi (IV, 16-17). State dunque saldi e non ritornate sotto il giogo del Concilio (V, 1). Stavate così bene. Com’è che adesso vi state allontanando dalla verità? Chi vi sta facendo questo non è servitore di Dio! Io sono fiducioso che voi ritornerete ai vostri intendimenti, ma chi vi sta fuorviando ha una grave responsabilità. Pensate che sarei così perseguitato se predicassi il mondo? Con chi sta corrompendo la Tradizione serva il coltello per più che solo la circoncisione (V, 7-12)!


«Coloro che vogliono che la Fraternità ripeta il Vaticano II, semplicemente stanno cercando di evitare di essere perseguitati a causa della croce di Cristo. Vogliono che siate mondani, mantenendo solo l’apparenza esterna della Tradizione. Vogliono tornare con i giudaizzanti di Roma, ma Dio non permetta che io voglia qualcosa di diverso dalla Croce del Signore Nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Su quanti seguiranno la Tradizione in questo modo, sia pace e misericordia. (VI, 12-16)»

Si legga adesso la Lettera stessa di San Paolo. E nessuno dica che la Parola di Dio non sia più applicabile!


 Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra

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