La ‘scienza’ del pensare, può essere una delle definizioni della filosofia, che è amore per la sapienza. Infatti la filosofia dei grandi filosofi ha portato a Dio. 
Si pensi ad Aristotele, fondatore della vera filosofia. Vediamo l’essenza della sua filosofia. Essa riportando il pensiero umano, relativo e mutevole, all’Essere assoluto e immobile, è rappresentata, più che dai princìpi a cui si deve ancora arrivare, dalla direzione in cui essi vanno cercati e nel senso in cui essi si rivelano.

Questa direzione del pensiero umano verso la verità, è solo illuminante nel senso del Principio trascendente di Dio verso l’immanente dell’uomo.
La direzione contraria – dell’uomo che pensa Dio – è quella della gnosi e del pensiero massonico che comanda sempre più nella chiesa conciliare.
broken crossesAristotele vedeva Dio come Pensiero del Pensiero; Principio di tutto; del pensare stesso. A quanti accusano il ‘pensiero cattolico’ di entrare nel mondo di una complessa filosofia solo con credenziali mistiche, la risposta è semplice: si tratta del pensiero che è già arrivato allo scopo prefisso dell’amore della sapienza. Gli manca solo farne l’uso previsto e cioè, mettere la ‘scienza del pensare’ a servizio della vera conoscenza: debitamente studiare questa scienze, per condursi e condurre, con l’aiuto della divina grazia, nuovamente alla Parola di Dio”
Lo sbaglio è di cominciare lo studio della filosofia dalla sua confusa, interminabile storia, che porta solo a un elenco, più di errori e di deviazioni che di sano pensiero.

Sul rapporto fede-ragione la Chiesa Cattolica ha proclamato nella Cost. apost. Dei Filius, del Concilio Ecumenico Vaticano (24.4.1870): “Né solamente la fede e la ragione non possono mai essere in contrasto tra di loro, ma anzi si aiutano vicendevolmente; infatti la retta regione dimostra i fondamenti della fede, e, dal lume di questa illustrata, coltiva la scienza delle cose divine: e la fede, da par­te sua, rende libera e sicura dagli errori la ragione, e l’arricchisce di molte cognizioni. Perciò è completa­mente falso che la Chiesa si opponga alla cultura delle umane arti e discipline, anzi le aiuta e promuove in molte maniere. La Chiesa non ignora né disprezza i vantaggi che da queste provengono alla vita umana; essa piuttosto confessa che queste derivarono da Dio Signore delle scienze, e perciò, se sono debitamente studiate, conducono, con l’aiuto della divina grazia, nuovamente a Dio”. La ragione non può mai essere in contrasto con la Fede, anzi è la Fede a liberarla dagli errori.
La decadenza del mondo nell’ora presente è necessariamente legata alla mentalità che lo condiziona. E come si è visto, è in causa più di quel che si pensa, come si pensa; il vero problema: perdere di vista l’origine, la ragione del pensare.
Il pensiero cattolico è riconoscibile, anche senza considerare le categorie delle eresie e degli scismi, dalla giusta direzione che segue: dai principi ai valori.
Tale è la sola vera direzione in cui si manifesta il senso della Religione. Ma anche del retto pensare. È importante ripetere ciò poiché l’uomo, da grande imitatore, può in un dato momento riprendere tutto dalla Religione, tranne il suo senso. E è quando la direzione s’inverte e si presenta la falsa copia del ‘pensiero di Dio’, come se fosse l’originale; un falso ‘volere divino’ come se fosse la Volontà di Dio stesso, spacciando così un falso religioso in nome di un «arcano gnostico».
Qui siamo all’abominevole ‘pensiero’ del Vaticano 2 i cui profeti hanno insegnato (e operato) come se il principio della missione della Chiesa fosse quello della pace massonica: di un’unione dell’umanità nella pace a scapito della Fede.
La desolazione è che, ignorando l’origine di una tale contraffazione, anche un certo tradizionalismo ne è complice, poiché riconosce l«autorità dei contraffattori».
Che l’umanità viva una crisi universale che tocca il fondo delle anime è incontestabile. Ma crisi nella crisi è l’incapacità di trovare il modo di intenderla e perciò di affrontarla. Si dice che è la crisi inevitabile di un progresso che mette in dubbio i valori tradizionali. Ma il sentimento generale è di delusione perché non ci sono risposte per i problemi suscitati da tale progresso. Mancano quindi i princìpi di giudizio che per la loro natura non possono cambiare con i tempi. E quando si parla di princìpi il cattolico sa che si tratta di quanto è alla base della Cristianità. Crisi di fede? Ma la fede è virtù teologale, infusa da Dio. Si può rischiare di perderla; non di averla in parte, in crisi. La fede si ha o non si ha.
A questo punto va detto che la crisi attuale è piuttosto del pensiero, ed essendo universale è propria del pensiero cattolico. La riprova si ha costatando che essa si estende anche tra i cosiddetti tradizionalisti, la cui divisione interna è segno della mancanza di un pensiero comune. Ma cos’è allora questo pensiero cattolico ovunque in crisi? Esso non è la fede, ma è il naturale retto pensare verso la Fede.
Per caratterizzare il pensiero cattolico si è ricordato che il retto vivere deriva dal retto pensare, che a sua volta deriva dal vero credere. Ciò vale per l’intelligenza umana in generale, che da sola non può conoscere il principio, lo stato attuale e il fine ultimo della vita dell’uomo; deve partire dal credere che ci siano una causa e senso per cercarli e capirli. E dalle ragioni naturali la mente si eleva a quelle soprannaturali. S. Agostino dice che l’intendimento è la ricompensa della fede e aggiunge: perciò non cercate d’intendere quanto dovete credere, ma credete in quanto dovete intendere. A ciò si ricollega il credo ut intelligam di S. Anselmo.
Il pensiero umano ha bisogno di una guida che non è altro che l’ordine che lo precede. Ma qui si trova in un bivio fatale con i falsi cristi e falsi pastori.
Da un lato la via religiosa naturale caratterizzata da un segno creduto e tramandato e quindi è naturalmente tradizionale; e infatti il pensiero cattolico è legato ad una Tradizione e segue la conoscenza derivata dal suo Principio divino. Dall’altro lato ci sono i pensieri sul bene e anche su Dio, derivati da idee dedotte o da utopie immaginate secondo false autorità e conoscenze umane. Da un lato i princìpi, le certezze, l’amore per applicarle alla vita malgrado l’ostilità del mondo; dall’altro l’amore del mondo e del proprio pensiero e conoscenza – la gnosi spuria – perfino il dubbio sorto dall’«autorità» dei nuovi «pontefici».
Ora la volontà divina di salvezza è universale e Dio vuole recuperare l’uomo in quanto persona: essere dotato di intelligenza e volontà. La Sua grazia è quindi indirizzata al credere: è la fede, che passa necessariamente per l’impostazione della mente atta a trascenderla. Si tratta di quanto abbiamo chiamato rapporto tra credere e pensare, per il quale si fa presente quel che è; quel che è vero e che guida la vita al suo fine ultimo. La mente è elevata al piano religioso, a Colui che è: Dio, Causa e Principio della vita e della ragione,.
L’idea del ‘nuovo ordine mondiale’ domina una tale mentalità consistente nell’utopia che sostituisce l’anteriore ordine cristiano. Ora se la mentalità dominante ha in vista un ordine umano da sostituire a quello divino, il suo argomento non è l’ordine in sé, che è un’attrazione al vero, ma l’idea che l’uomo possa erigere un suo ordine. Tale è dichiaratamente la rivoluzione religiosa del Vaticano II. Ciononostante si rende necessario dimostrarlo al mondo cattolico che, confuso dalla struttura gerarchica d’aspetto non solo tradizionale ma addirittura mariale della nuova chiesa conciliare, non riesce a distinguere la realtà. Anche in ambito religioso ha fatto presa la pastorale del presente, per cui si crede e si pensa secondo la religione che si vive, e non il contrario, secondo la lex orandi, lex credendi. Il senso della fede teandrica è stato rovesciato in un ‘androteismo’ gnostico. Si tratta dell’antropocentrismo pacifista che ha corroso il pensiero dei modernisti, da Roncalli a Ratzinger, ora Bergoglio.
Quando un Papa nella definizione dogmatica parla delle sue ragioni, cioè princìpi, l’onore della santa e individua Trinità; gloria e ornamento della Vergine Madre di Dio; esaltazione della fede cattolica, e l’incremento della religione cristiana, dichiara che la verità dell’Immacolata Concezione di Maria è un principio della Fede e la sua conoscenza un principio della Religione rivelata da Dio.
Pio IX nella Bolla dogmatica Ineffabilis Deus sull’Immacolata Concezione (8/12/1854) interpreta nel senso mariologico il Protovangelo: “la santissima Vergine, congiunta con Lui (Gesù Cristo) con strettissimo ed indissolubile vincolo, fu insieme con Lui e per mezzo di Lui sempiterna nemica del velenoso serpente e riportando trionfo plenissimo su di esso, ne schiacciò, con l’immacolato piede, la testa”. Così ribadisce la Tradizione.
Nella questione dell’Immacolata Concezione il pensiero umano si volge principalmente alla purezza virginale di Maria Santissima. Ed è naturale che si veda per primo il risultato fisico della Sua santissima castità. Ma esso ha per principio la sua santissima saggezza, che ha meritato la pienezza della grazia. La perfetta purezza corporale è il riflesso di una mente ordinata da un’anima preservata da ogni macchia perché attirata dall’Amore infinito. Si può dire che il pensiero di Maria, libero, come quello di ogni essere umano, era ordinato volontariamente alla Saggezza divina, perciò era la Sofiastessa. Si può dire che Maria, che come ogni discendente di Adamo ed Eva aveva bisogno del Redentore divino per salvarsi, era predestinata a nutrire la Saggezza stessa per partecipare alla sua opera redentrice. Ed ecco che negare l’Immacolata Concezione comporta negare la Fede cattolica che, sviluppando quanto è rivelato sulla Redenzione, è fonte della conoscenza essenziale sul essere umano; e negando la Fede che è il fondamento della conoscenza stessa di tutto quanto concerne la natura dell’uomo e l’esistenza del mondo: della causalità divina, si perde l’intelligenza di ogni realtà.
Il giorno 29/5/96, Giovanni Paolo II nella sua esegesi riguardante questo brano della Genesi (3, 15) dice:
“… tale versione non corrisponde al testo ebraico, nel quale non è la donna, bensì la sua stirpe, il suo discendente [sic] a calpestare la testa del serpente. Tale testo attribuisce non a Maria, ma a Suo Figlio la vittoria su satana. «Però», poiché la concezione biblica pone una profonda solidarietà tra il genitore e la sua discendenza, è coerente con il senso originale del passo la rappresentazione dell’Immacolata che schiaccia il serpente, non per virtù propria, ma della grazia del Figlio”.
Qui ci sono almeno due novità che implicano una ‘conclusione ecumenica’. La prima è l’allusione al testo ebraico la cui ‘concezione biblica’ sarebbe più chiarificante che l’interpretazione dei Papi, rappresentanti dell’Autorità divina, i quali hanno sempre riconosciuto il senso mariologico di questo testo. Nel nostro secolo lo ha fatto Pio XII nella bolla dogmatica Munificentissimus Deus per la definizione del dogma dell’Assunzione di Maria Santissima.
La seconda è che ci sia un’interpretazione cristologica della Genesi che, invece di completarsi con quella mariologica, la escluda. Ora, la discendenza della Donna, congiunta con Gesù Cristo con strettissimo ed indissolubile vincolo, è l’umanità redenta dal Suo Figlio Salvatore congiunta con Lui (Gesù Cristo) con strettissimo ed indissolubile vincolo. E quest’unione è fin da tutta l’eternità, per cui i Santi Padri vedono Maria come ‘la nuova Eva strettamente unita al nuovo Adamo’… ‘unione nella comune inimicizia e nella piena vittoria sul diavolo seduttore’ (Pio XII, ib.). Si tratta dunque di verità di fede. 
LA CONCLUSIONE ECUMENISTA:
A questo punto si potrebbe domandare perché gettare ombre sull’interpretazione tradizionale della Chiesa sul testo basilare per la comprensione del compito di Maria nell’opera di Redenzione? La risposta si può avere considerando la parola ‘stirpe’. Infatti vi sono due ‘stirpi’: quella della prima Eva, che è tutta l’umanità; quella di Maria, che è quella di coloro che hanno creduto e sono rinati nella fede del Redentore, cioè i cristiani di sempre. È chiaro che per la ‘nuova teologia’, dei cristiani anonimi e della redenzione universale, c’è una sola stirpe umana dei figli della prima Eva, vincitori volenti o nolenti del nemico ‘non per virtù propria ma per la grazia di Cristo’, nella quale anche la seconda Eva deve rientrare, come tutti gli uomini. Ecco la nuova esegesi che affonda le sue radici nella ‘nuova coscienza conciliare’.
Si comprende allora il ben preciso disegno della Provvidenza attraverso le apparizioni di Nostra Signora, sia attraverso il magistero dei Papi degli ultimi tempi che hanno proclamato dei dogmi mariani; l’aiuto che è dato ai cristiani in questo momento storico di estrema decadenza spirituale è, come avevano profetizzato tanti santi, tra cui S. Luigi Maria Grignion de Monfort, la Madre di Dio stessa che richiama all’amore e all’intelligenza della scienza sulle cose di Dio. A questo proposito è bene ricordare che la Madonna a Fatima ha parlato dei grandi errori del mondo che sono causa di guerre e di rivoluzioni. Che altro sono “gli errori sparsi dalla Russia nel mondo”? Ecco allora che l’impegno cattolico di questo lavoro si definisce nel piano culturale e non prettamente spirituale. I grandi nemici da svelare non sono i futuristi religiosi alla Teilhard de Chardin, ma i realisti ideologici alla Antonio Gramsci, che stimolano ogni finzione culturale a danno della verità e della Fede. È nel campo politico che la sconfitta cattolica è avvenuta dopo il non expedit di Pio IX. Se qualcuno fallisce nella sfera superiore della Religione non può che degradare nel piano inferiore della politica. Infatti, i vari Roncalli e Montini più che eresiarchi religiosi sono deviati ideologici. Paulo VI era una sorta di catto-socialista, come si è visto nell’analisi delle sue lettere. Li è la sua deviazione, come nel mondialismo è quella di Wojtyla. Cercare in loro una grande eresia è vano. Sono le loro scelte sociali, politiche mondialiste per un nuovo ordine mondiale che ne svelano il pensiero anti-cattolico non dichiarato per i loro piani ecumenisti.
La teoria della ‘redenzione universale’ di Giovanni Paolo II più che una nuova ‘fede’ è una leva per azzerare le diversità religiose.
Il «pensiero ecumenista conciliare» é gnosi spuria
Basta seguire il «pensiero» dei vari Rahner, De Lubac, Wojtyla, Ratzinger e ora di Bergoglio, per capire che essi non sono per l’Ecumenismo che porta alla Fede, ma sono per una nuova fede che porta alla conciliazione ecumenista delle religioni! Mettono una pace ecumenista prima dell’ordine nella Pace di Gesù Cristo che, messa in rischio, deve invocare più la difesa con ogni messo, che non il pacifismo.
Ora, anche la difesa si fa nel pensiero cattolico libero dalla cosiddetta ‘cultura moderna’ e specialmente curato dai Papi degli ultimi tempi nel rapporto armonico tra fede e ragione, per cui la retta ragione dimostra i fondamenti della fede ed è arricchita dalla scienza delle cose divine, che la difende e libera dagli errori.
Ora abbiamo Bergoglio con le sue impressionanti deviazioni dal pensiero cattolico.
Si osservi questo video quando “ministra” la cresima e invece del gesto tradizionale per cui nell’atto sacramentale il cresimando riceve un lieve schiaffo in viso, che figura la disposizione di tutto affrontare per Gesù Cristo; qui è baciato da Bergoglio!  https://www.youtube.com/watch?v=72FgkMPVpBM
Si può pensare che quest’abbraccio nella rinuncia alla lotta per la fede sia come il bacio di Giuda?
La nuova chiesa della compiacenza globale. È nella definizione dei princìpi dell’Autorità, del culto della Chiesa, della Missione apostolica, che l’‘ideologia’ conciliar-modernista svela tutta la sua perversità dottrinale e liturgica, perché strumentalizza quanto è divino e cattolico per scopi umani e pancristiani. Ecco che è inutile accusare tali deviati nel campo della verità; essi sono bersagli di gomma che possono anche ripetere un credo tradizionale o professare una devozione mariana. Come svelare un piano diabolico, di cui tali protagonisti principali possono ben essere solo in parte coscienti, se non dimostrando la contraddizione della loro autorità apparente, il cui senso è invertito in rapporto ai Princìpi divini?
Il credere, l’autorità e il pensare – Considerando la grande insistenza con cui Dio nelle Sacre Scritture richiede agli uomini il ‘credere’ facendo sapere che esso è decisivo sia per la sua armonia terrena che per la sua salvezza eterna, si capisce l’importanza vitale del credere per la salute mentale dell’uomo; il credere non è meno necessario per la vita mentale che l’aria per la vita fisica. La differenza è che senz’aria il corpo muore, ma senza credere la mente non muore; uccide. Lo si è visto seguendo il filosofo De Corte nel capitolo sull’utopismo: un credere trasferito di prepotenza alle proprie o altrui elucubrazioni innanzitutto annienta la propria vita spirituale per in seguito cercare un’affermazione materiale, un dominio sulle cose mondane, capace perfino di sopprimere la vita altrui.
 
Nella vita moderna è prevalsa la praxis del pensare come si vive di un diffuso esistenzialismo in campo panteista, per cui il senso della vita sarebbe nell’esistenza stessa e Dio sarebbe in tutto quanto esiste. Il modo di pensare moderno diviene così indifferenziato ed è sottomesso al bisogno dei tempi, al numero, all’idea democratica di vita. E a questo punto è la vita materiale a determinare quella mentale e non l’inverso. Parimenti, sono le elucubrazioni mentali dei nuovi «papi conciliari» a determinare la demolizione della Fede!
Sorge allora l’utopia che scarta la realtà per la fantasia solleticata dall’impulso di dominio. E tale ‘creatività’ si estende al campo religioso. È l’avvento della religione pluralista che raccoglie impulsi, sentimenti e illusioni religiose.
Essa ha per principio l’uomo che è anche il suo fine. Per essa il bene umano è in questo mondo e si riassume nella pace in tutto. È il ‘pensiero moderno’ sull’uomo e sul mondo a cui l’idea di Dio deve assecondare. È il modernismo che spunta in pieno con l’aggiornamento della Religione al mondo. Ma il tutto si riassume nell’ascolto di una falsa autorità pontificale; un anticristo!
« Essi hanno ingannato il Mio popolo dicendo: c’è la pace. E la pace non c’è! » (Ez 13, 10).

L’EDITORIALE DEL VENERDI

di Arai Daniele

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