ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 30 maggio 2013

I cattolici ignoti


Riceviamo e pubblichiamo :

Ci stanno abituando alle "omelie del mattino" che il Santo Padre Francesco, o, come piace a lui, il Vescovo di Roma lancia dalla Cappella in Santa Marta nella Messa del mattino.
E' vero che qualche settimana fa Padre Lombardi si è premunito ed affrettato a dire che il Papa non vorrebbe (condizionale d'obbligo) che le sue omelie del mattino vengano pubblicate e che rimangano, per così dire, "riservate ai fedeli che il Papa ama incontrare privatamente in questa Messa", tuttavia queste stesse sono rilanciate da Radio Vaticana ogni mattina e pubblicate, a spezzoni, sull'Osservatore Romano, quindi ci è lecito parlarne.
Una di queste "note stonate" risale alla Messa del 22 maggio u.s. quando il Papa ha detto queste testuali parole riportate appunto sugli Organi ufficiali della Santa Sede: “Il Signore tutti, tutti ci ha redenti con il sangue di Cristo: tutti, non soltanto i cattolici. 
Tutti! ‘Padre, gli atei?’. 
Anche loro. 
Tutti! 
E questo sangue ci fa figli di Dio di prima categoria! 
Siamo creati figli con la somiglianza di Dio e il sangue di Cristo ci ha redenti tutti! 
E tutti noi abbiamo il dovere di fare il bene. 
E questo comandamento di fare il bene tutti credo che sia una bella strada verso la pace. 
Se noi, ciascuno per la sua parte, facciamo il bene agli altri, ci incontriamo là, facendo il bene, e facciamo lentamente, adagio, piano piano, facciamo quella cultura dell’incontro: ne abbiamo tanto bisogno. Incontrarsi facendo il bene. ‘Ma io non credo, padre, io sono ateo!’. 
Ma fai il bene: ci incontriamo là!”.
Senza dubbio che Nostro Signore Gesù Cristo è venuto per salvare tutti, non sarebbe stata necessaria la stessa Incarnazione se avesse voluto lasciarci nella condanna, perchè eravamo già condannati, e non sarebbe stata necessaria la Sua morte di Croce, quindi Gesù è venuto per salvarci.
Il problema perciò non sta in questa Redenzione valida per tutti, anche per gli atei. 
Però che il Sangue di Cristo ci fa figli di Dio "di prima categoria" allo stesso modo, anche con i non cristiani, i non cattolici, no, questo concetto rischierebbe di vanificare il Battesimo. 
E' il Battesimo infatti che ci rende "figli di Dio" in senso pieno, legittimo, figli eredi come dice l'apostolo, e gli "eredi" sono quelli di prima categoria ed anche per questo pagheranno più duramente il giudizio di Dio proprio perchè hanno ricevuto di più (la storia dei talenti ci insegna).
Occorre dunque una conversione, occorre il Battesimo, questa è la via ordinaria scelta ed impartita dal Cristo Signore, quanto alle vie straordinarie la Chiesa le ha sempre sostenute ed insignate e queste riguardano coloro che, senza colpa, non avendo conosciuto bene il Figlio di Dio non hanno potuto scegliere con tutta onoestà e libera coscienza e quiondi, se morti senza il Battesimo, saranno giudicati per altre vie che solo Dio conosce.
Quindi qual'è il compito di un Papa, di un Vescovo, di un Sacerdote, ma anche di un fedele laico?
Lo spiega Ezechiele cap. 3 - 16 Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell'uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d'Israele. 17 Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. 18 Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. 19 Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato.
20 Così, se il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l'iniquità, io porrò un ostacolo davanti a lui ed egli morirà; poiché tu non l'avrai avvertito, morirà per il suo peccato e le opere giuste da lui compiute non saranno più ricordate; ma della morte di lui domanderò conto a te. 21 Se tu invece avrai avvertito il giusto di non peccare ed egli non peccherà, egli vivrà, perché è stato avvertito e tu ti sarai salvato».
Non vogliamo certo insegnare al Papa la Sacra Scrittura ma una domanda si impone: chi ha ragione tra questo testo e il testo riportato dall'omelia del Papa?
Dicono le stesse cose?
E' bello parlare delle opere di Misericordia che sono, per altro, riportate nel Catechsimo, ma anche Gesù ammonisce che le opere senza la fede rischiano di non valere nulla, così come per il fedele che non operasse la misericordia, rischierebbe di frantumare la fede che dice di avere e di vivere.
Ci domandiamo: ma perchè si tenta oggi di separare le opere di bene dall'urgenza della conversione a Cristo Signore?
Perchè il Papa non parla di entrambe?
Il Papa non sta dicendo cose errate, ma certamente rischiano di essere prese in modo ambiguo ed incompleto.
Certo, è vero quel che dice il Papa: ‘Ma io non credo, padre, io sono ateo!’. Ma fai il bene: ci incontriamo là!”. -
là dove? esiste forse un Paradiso nel quale vi accederanno solo coloro che restando atei avranno compiuto opere di bene?
Facciamo il bene, certo, è importante, ma in nome di chi se l'ateo non deve avere l'urgenza e la responsabilità di convertirsi a Colui per il quale deve compiere opere di bene?
Non dice san Paolo che la fede si deve trasmettere? 
E non dice che è urgente andare, come ha comandato Gesù, e fare "discepole" le nazioni, interi popoli?
Perchè Sant'Ignazio di Loyola fondò la Compagnia di Gesù e inviò i primi missionari di cui san Francesco Saverio è l'esempio tra i più confortanti?
Forse che san Francesco d'Assisi non si preoccupò della conversione di coloro che incontrava?
Il problema non è in queste omelie seppur molto zuccherine, ma nel fatto che si tende a separare la fede dalle opere. 
Come se la fede cattolica fosse di ostacolo, come se convertirsi fosse un ostacolo alle opere ma tutti, anche il Papa, sa bene che non è così, e allora ci domandiamo: perchè è così difficile oggi coniugare la fede, ossia la conversione a Cristo Signore con la sollecitazione a compiere le opere nel Suo nome anzichè nel nome di sconosciuti, o nel proprio nome, o peggio, nel nome di altre divinità le quali ricevono molto più rispetto di quello che i Pastori dovrebbo dare (ed è la prima testimonianza) dovrebbero all'unico vero Dio come è prescritto nei Comandamenti?
Ama il prossimo come ami te stesso, ci ripetono, sì, ma perchè si omette che il primo comandamento è amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente e che solo dopo viene (o insieme inseparabilmente) quello di amare il prossimo come amiamo noi stessi, appunto, dopo che siamo stati riempiti di quell'amore di Dio, di quel "sacro timor" di Dio, uno dei sette doni dello Spirito Santo?
Non diamo risposte, ognuno esamini se stesso, come suggerisce l'Apostolo e si rammenti che Gesù nella famosa domanda "ma quando il Figlio dell'uomo tornerà sulla terra, troverà ancora la fede nell'uomo?", non dice se troverà le opere, le comunità, se troverà papi simpatici, le udienze del mercoledì affollate, le GmG e quant'altro, ma chiede una cosa sola: la fede, la fede in Lui.
E la vera fede comporta uno stile di vita che in nome di Cristo produce opere buone; senza Nostro Signore le opere sono morte, sono vanagloria, sono l'euforia sterile delle battaglie ideologiche, è lo stile di vita autenticamente cristiana, nella fede e nelle opere, che vince le crisi e ridona equilibri sociali e culturali, se si toglie l'una l'altra è destinata a fallire". 
LETTERA FIRMATA

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