ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 28 maggio 2013

La comunione mediatica del Cardinale (?)

Il miracolo di don Gallo

Sono di lacrima facile, ed evito come la peste i funerali, ma avrei voluto esserci anch’io, al Carmine, ai funerali del Gallo, il prete anarchico, ma prima ancora genoano, che ho incontrato una sola volta, quando lavoravo per “gli altri” di Rosanna Benzi, e non ci trovammo neppure simpatici, a lui piacevano i tossici e i portuali, meglio ancora se entrambi, mentre io ero e resto un professorino spocchioso. Avrei voluto essere lì, perdendomi nei vicoli come lacrime nella pioggia, per assistere a uno degli ultimi e sempre più rari miracoli del cristianesimo, il vero miracolo di Don Gallo: tenere insieme nello stesso luogo, la sua antica parrocchia del Carmine, da dove la Chiesa lo cacciò per sbatterlo altrove, pure alla Capraia, il cardinale e Valentina, portuale trans dalle spalle possenti, il rappresentante di una gerarchia sommersa dalla storia e tutto quel che resta del popolo di Dio.
Adesso l’inevitabile idiota chiederà il Gallo santo subito, e vorrà anche per lui lo spettacolo Rai in prima serata, fatalmente condotto da Massimo Giletti. Ma lui proprio non si presta a diventare il simbolo della pacificazione: lui era «divisivo», come si dice adesso, i vangeli direbbero, più propriamente, che è stato segno di contraddizione. Anche il rito che si è consumato al Carmine, studiato fin nei minimi dettagli dalla Provvidenza, a qualcuno che non ha mai capito nulla di religioni, e del cristianesimo in particolare, sarà parso una specie di sabba infernale. Eppure, nei lucidi disegni dell’Altissimo ci stava tutto, anche la contestazione al Cardinale, agnello mandato al macello mediatico da una Chiesa che ha divorziato dalla realtà, anche il commento in genovese alla sua omelia, «Veuen fan-ne credde che u Segnu u l’è mortu dau freidu», vogliono farci credere che Cristo non è morto in croce.
Sì, a quel punto ci stava tutto, ma proprio tutto, anche la comunione a Vladimir Luxuria, che l’ha ricevuta compunta con il suo rossetto rosso fiamma, per poi dichiarare crudele che non la faceva da quando aveva diciassette anni. Io non la faccio da molto di più, anche perché ero rimasto alla regola che prima bisogna confessarsi, ma a quel punto, se solo ci fossi stato, credo che l’avrei fatta anch’io,sono l’ultimo dei peccatori, e allora perché no? Ed è davvero con reverenza filiale, da ex chierichetto disobbediente, con tutta l’umiltà di cui sono capace e senza neppure un filo di ironia, che da ateo praticante mi permetto di rivolgermi al mio arcivescovo, oltreché Presidente della Conferenza Episcopale, con quest’appello fuori tempo massimo: Cardinale, si converta, impari da don Gallo e da tutto quel che resta del popolo di Dio.

La sorpresa della comunione di Vladimir Luxuria

Luxuria e Bagnasco: la Chiesa include, il Parlamento no

Ai funerali di Don Gallo si é celebrata la prima comunione mediatica di un transessuale
Vladimir Luxuria riceve la comunione dal cardinale Angelo Bagnasco
E così, come dal cilindro di un prestigiatore, del funerale di Don Gallo è saltata fuori la sorpresa della comunione di Vladimir Luxuria. Anzi, di più: nel funerale del prete più trasgressivo d’Italia si é celebrata la prima comunione mediatica di un transessuale, officiata – incredibilmente – da uno dei più conservatori esponenti della curia di Roma, monsignor Bagnasco.
È molto interessante, dunque, seguire il filo della nuova comunione che la Chiesa sta stabilendo con i suoi fedeli: Papa Francesco va in periferia a Prima Porta a scherzare sul derby, e il cardinale Bagnasco si ritrova davanti il transgender più famoso d’Italia e gli porge l’ostia. «È il primo riconoscimento dei Transessuali e dei gay da parte della Chiesa», commenta Barbara Palombelli. Mentre qualcun altro risponde: «Non poteva fare altrimenti, oppure non l’ha riconosciuta». 
È davvero così? Diventa decisiva la testimonianza di Luxuria, che anche oggi spiegava: «Durante la cerimonia ho incrociato più volte lo sguardo con Bagnasco e non ho colto in lui nessuna ostilità. Poi, quando ho visto che veniva dalla mia parte ho seguito l’impulso e, per la prima volta dall’età di 17 anni, mi sono messa in fila per l’ostia». È la stessa Luxuria a cercare una connessione tra questo strappo con il nuovo corso della Chiesa: «Per me è stato importantissimo che il giorno dopo, in una parrocchia di periferia, Papa Francesco, riferendosi alle ragazze madri, abbia detto che “le porte della Chiesa sono aperte a tutti”». È d’accordo con Luxuria anche un editorialista cattolico come don Filippo di Giacomo: «È folle pensare che un cardinale dell’esperienza di monsignor Bagnasco, in una occasione come quella, possa aver impartito una comunione inconsapevole o involontaria! La Chiesa di Roma assomiglia sempre di più alla Chiesa di tutto il mondo».
Ed è sicuramente importante, questo gesto, se si considera che Luxuria aveva, anche recentemente, dichiarato simpatia per il buddismo. Così, nel tempo della crisi e della discriminazione, la Chiesa di Bergoglio trionfa sullo stato laico, e su dimostra a suo modo più inclusiva di un parlamento che non riesce nemmeno a regolamentare le coppie di fatto. Un bel paradosso.
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/vladimir-luxuria#ixzz2UZY4JGI1
Breve premessa: don Gallo è un sacerdote che ha rivendicato di aver portato delle donne ad abortire; la comunione di Luxuria è stata un atto evidentemente provocatorio e premeditato: infatti basta vedere i filmati per rendersi conto che il gesto era studiato e che Luxuria si è avvicinato alla comunione con amici vari che filmavano e fotografavano a più non posso. Per poter poi utilizzare il sacrilegio compiuto a scopo propagandistico.
di Luisella Scrosati
Eminenza Reverendissima,
incredulità, rabbia, delusione e profonda tristezza si sono alternati nell’animo di molti cattolici per la sua decisione di concedere la S. Comunione a Luxuria e a Regina.
Non dovrei essere io che scrivo a richiamarle il can. 915 del Codice di Diritto Canonico: dovrebbe essere lei a richiamarlo a me, a tutti i fedeli e a tutti i sacerdoti, come fece nel 2004 con chiarezza, coraggio e carità l’allora Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, il Cardinal Joseph Ratzinger, relativamente al rifiuto dei vescovi americani di dare la S. Comunione al candidato premier John Kerry.
Conosco molte persone cattoliche che purtroppo sono divorziate e convivono e che, dopo un lento e doloroso cammino, hanno accettato di assumere la sofferenza di non poter ricevere la Comunione sacramentale. Era già difficile rispondere alle loro domande piene di delusione, dopo aver visto  noti politici e persone dello spettacolo, pluridivorziati, e sostenitori dell’aborto, ricevere la Comunione da sacerdoti italiani, senza che né i loro Vescovi, né il Presidente della CEI abbiano mosso un dito. Ma il suo gesto, il gesto di un Vescovo insignito della porpora cardinalizia, chiamato alla Presidenza dei Vescovi italiani, un gesto compiuto davanti non a qualche fedele ma al mondo intero, è in grado di fiaccare ogni buona volontà di scusare e di comprendere.
Il problema non è che lei abbia dato la Santa Eucaristia ad una persona transessuale: la Chiesa non nega questo benedetto Sacramento a nessuno che soffra delle conseguenze del peccato originale, nemmeno nell’ordine dell’identità sessuale; nemmeno la Chiesa lo nega a coloro che commettono atti conseguenti a queste ferite, purché si accostino alla Confessione e propongano di non commetterne più, ben sapendo che sarà possibile che vi ricadano. Ma Luxuria e Regina non appartengono a queste categorie; costoro sono invece pubbliche sostenitrici dell’ideologia trans, organizzatrici dei gay pride, persone che lottano perché venga approvata la legge sull’omofobia, dopo la quale, Eminenza, chiunque oserà dire che non possono esistere famiglie omosessuali (cioè figli a cui è stato tolto il diritto al padre o alla madre) e che gli atti omosessuali sono atti contro natura finirà in carcere.
Lei ha affidato il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo a persone che deliberatamente, ostinatamente e pubblicamente Lo offendono, compiendo e diffondendo ovunque l’idea che il peccato non è peccato, che la libertà non conosce leggi, che l’amore può essere scambiato con ogni genere di perversione.
Nostro Signore, che è già fin troppo offeso, viene consegnato, mite e arrendevole, a coloro che lo vogliono crocifiggere, da un suo ministro, da chi è stato elevato al più alto grado dell’Ordine sacro, da chi veste di rosso, perché per difenderLo ha promesso di versare persino il proprio sangue.
Il suo gesto ha ferito anche il Corpo mistico di Cristo, nel Pastore Supremo di questo Corpo, poiché lei ha pubblicamente disobbedito alle sante leggi che il Papa ha ratificato. E poi ha ferito il Corpo mistico nelle sue membra, disorientate e scandalizzate per quanto compiuto.
Non ultimo, il suo gesto ha profondamente colpito anche Luxuria e Regina; sì, Eminenza, perché quando la Chiesa comanda di negare la Comunione a coloro che “ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto” (CIC §915), lo fa proprio per un gesto supremo di carità, affinché queste anime che già si ostinano nel peccato, non finiscano anche per mangiare e bere la propria condanna (Cf. 1Cor. 11,29).
Eminenza, chi scrive e quanti leggono non giudicano la sua persona, ma quanto ha compiuto.
Chi scrive e quanti leggono non vogliono limitarsi a scriverle e a fare considerazioni: questo sarebbe troppo poco per dei cattolici. Noi desideriamo pregare intensamente per lei, perché abbia umiltà e coraggio di ritrattare pubblicamente l’atto compiuto. Così facendo potrà nel contempo consolare il Cuore di Cristo e dare un segno forte alle tante anime confuse, disorientate e deluse da quanto accaduto. Se la sua caduta è motivo di scandalo per molti, il suo ravvedimento potrà essere un segnale davvero forte per richiamare tutti sulla retta via e per infondere vigore per la grande battaglia che ci sta davanti: non una battaglia contro le persone omosessuali, ma proprio una battaglia per loro, che vogliamo amare più di noi stessi, per strapparli dalle lusinghe del demonio, che attrae a sè con parole di libertà, amore, diritti e poi divora senza pietà.
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2013/05/lettera-aperta-al-card-bagnasco/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=lettera-aperta-al-card-bagnasco

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