ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 1 maggio 2013

San Pio V: tradotto o tradito?


Insomma, uno non può distrarsi mezzo secondo che – tac – lo fregano.
Solo che mi rode quando a cercare di fregarmi sono i preti. E non i preti qualsiasi, le basse leve facilone e variamente indottrinate, ma i gerarchi, quelli che contano.
Insomma, non chiedetemi perché, ma ieri in parrocchia abbiamo celebrato la memoria di san Pio V, che di per sé è facoltativa.

Io, alla faccia della “partecipazione attiva” (che in realtà, tristo anticipo di quanto andiamo dicendo, sarebbe “actuosa participatio”), tendo sempre un po’ a distrarmi durante le preghiere. Ben che vada mi distraggo pensando ai divini misteri. Mal che vada penso a Letta, alla De Filippi, al mio amato Troisi.
Per fortuna hanno inventato le preghiere dei fedeli, quelle spontanee. Allora lì, vuoi per il vuoto imbarazzante che si crea (unico residuo di silenzio in certe liturgie post-moderne), vuoi per le formulazioni indifendibili del prete, mi ri-connetto.
“O Signore, san Pio V ha operato per rinnovare la liturgia, aiuta anche noi oggi…” a suonare la chitarra. Vabbè, si sa già come finiscono certe cose.
Sì, però l’incipit mi puzza. Da che mondo e mondo Pio V avrebbe rinnovato la liturgia? O meglio, in che senso la avrebbe rinnovata?
Ma il prete ha ragione. L’orazione infatti recita:
O Dio, che hai scelto il papa san Pio V per la difesa della fede e il rinnovamento della preghiera liturgica, concedi anche noi di partecipare con vera fede e carità operosa ai tuoi santi misteri.
Ma io sono un perfido cattolico – e Iddio mi conservi nella mia serafica cecità ad multos annos! – e vado a leggermi cosa riporta l’editio typica:
Deus, qui in Ecclesia tua beatum Pium papam ad fidem tuendam ac te dignius colendum [ndt. per celebrarti più degnamente*] providus excitasti, da nobis, ipso intercedente, vivida fide ac fructuosa caritate mysteriorum tuorum esse participes.
Ecco. Pure la CEI vuole fregarci. Ma sì, ecchissenefrega, tanto non potranno mai impedirci la cosa fondamentale in ogni santa Messa: distrarci (eccetto alle messe rock, con batteria elettrica a manetta). La fede catholica è dunque assicurata. Per escamotage, ma è assicurata.
E comunque, a mio modesto avviso, la memoria di Papa Ghislieri andrebbe abolita e basta. Come massimo segno di rispetto. Ma vi immaginate la beata perplessità del santo riformatore, nel vedersi celebrato tra vernacolare e chitarre?
(*dignus indica un attributo tradizionale della liturgia cattolica, si conserva per esempio nel prefazio: dignum et iustum est (svilito in “è cosa buona e giusta”); o nella preparazione facoltativa al breviario: ut digne, attente ac divote hoc officium recitare valeam
**
san Pio V
*
at te dignius colendum
*
cosa buona e giusta
(i giovani lo sono per definizione, almeno per definizione puerocentrica)

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