ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 13 giugno 2013

Curia tremens?


Lobby gay in Vaticano. Le parole del Pontefice fanno tremare la Curia

Preti in piazza San Pietro
PRETI IN PIAZZA SAN PIETRO

I prelati ammettono: è una questione nota. E c’è chi rivela: carriere uccise dal gossip


Silenzio e gelo nella Curia romana dopo le parole del Papa sull’esistenza di una «lobby gay». Imbarazzo per la diffusione dell’intervento «privato» di Francesco, ma non c’è stata una smentita.
La reazione, dopo la bomba delle parole sulla «lobby gay del Vaticano» attribuite a Papa Francesco, è quella del silenzio. I vertici della Clar, la Confederazione latinoamericana dei religiosi, che hanno trascritto il loro dialogo con Bergoglio finito sul sito «Reflexion y liberación» deplorano la pubblicazione, senza spiegare come il testo sia arrivato sul web. E anche se in Vaticano ripetono che «non è possibile virgolettare quelle affermazioni attribuendole al Papa», nessuno ha smentito la sostanza di quanto pubblicato.

«In Curia c’è sconcerto per il fatto che Francesco non sia più libero di parlare privatamente senza ritrovarsi pubblicate le sue parole», sussurra sconsolato un monsignore. Che però sullo specifico della lobby gay aggiunge: «Se ne parla da tanto tempo, non è un mistero, la novità è che ora ne ha parlato il Papa, anche se forse non proprio in quei termini».

A vedere ieri il Papa, abbracciato da oltre cinquantamila fedeli all’udienza del mercoledì, non sembrava minimamente preoccupato per quello che si sarebbe potuto trasformare nel primo incidente mediatico del suo pontificato. Del resto, come dimenticare le parole sulla «sporcizia nella Chiesa» dette otto anni fa dall’allora cardinale Ratzinger poche settimane prima di essere eletto Papa? E come non ricordare che proprio le cordate, i gruppi di potere interni alla Curia romana e lo scandalo di Vatileaks hanno tenuto banco nelle discussioni tra i cardinali, soprattutto stranieri, prima dell’ultimo conclave? Per non parlare del caso del porporato scozzese Keith O’Brien, costretto a dimettersi e a non partecipare al conclave dopo aver ammesso molestie a seminaristi (maggiorenni) avvenute trent’anni fa.

Insomma, nonostante qualche reazione indignata e qualche difesa d’ufficio, non è un mistero che il problema esiste. Prima di partire dall’Argentina, il cardinale Bergoglio - secondo quanto si legge nella biografia appena pubblicata da Evangelina Himitian («Francesco. Il Papa della gente», Rizzoli)- ha risposto a una domanda sull’identikit del futuro Papa, citando tra i suoi compiti quello di «ripulire la Curia». Non si aspettava di dover essere lui, già settantaseienne, a doversene fare carico.

È complicato districarsi nei veleni delle accuse incrociate che circolano nei sacri palazzi, dove le lettere anonime sono all’ordine del giorno e dove proprio l’accusa di omosessualità è quella più utilizzata per distruggere gli avversari. Non si deve però dimenticare che qualche anno fa, in seguito a un’inchiesta della trasmissione «Exit» su La7, un monsignore della Congregazione del clero venne segretamente filmato con un giovane adescato sul web. Il prelato perse il posto in Curia pur sostenendo di aver chattato e invitato il giovane omosessuale nel suo ufficio perché stava conducendo uno studio, peraltro sconosciuto ai suoi superiori. Altre volte invece anche l’essere scoperti in flagrante non basta per interrompere una carriera, come nel caso del brillante diplomatico vaticano scoperto a letto con un uomo e mandato via dalla nunziatura, ma diventato comunque vescovo diversi anni dopo. Per alcuni, evidentemente «protetti», la carriera non s’interrompe. Un’accusa di omosessualità mossa da un cardinale nei confronti di un importante vescovo curiale ha comportato il congelamento della nomina di quest’ultimo in un posto importante: l’indagine segretissima affidata a uno 007 in tonaca è servita a scagionare l’accusato, poi finalmente promosso. Per non parlare di alcuni giovani e intraprendenti laici, entrati nelle grazie delle più alte sfere vaticane grazie a inconfessabili giri d’affari e di sesso. Uno squarcio su questo squallido sottobosco è stato offerto dalla vicenda del «gentiluomo di Sua Santità» Angelo Balducci, al quale un corista della Cappella Giulia procurava amanti a pagamento.

L’esistenza di una rete monsignori «omosensibili» è attestata infine anche dal sito web «Venerabilis», promosso da membri della «Homosexual Roman Catholic Priests Fraternity», gruppo virtuale che mette in contatto i preti gay, alcuni dei quali lavorano negli uffici della Curia romana.

I messaggi che lancia su questo tema, come quelli ripetuti sul «carrierismo» ecclesiastico e sulla trasparenza delle finanze vaticane, indicano che il Papa è ben consapevole delle situazioni da affrontare e da cambiare.

“Il problema è la doppia vita. I prelati sono a rischio ricatto”

Vittorio Messori
VITTORIO MESSORI

Intervista al giornalista e scrittore cattolico Vittorio Messori

ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO

«Il problema non è tanto o soltanto quello della “lobby”, ma il fatto che un ecclesiastico con la doppia vita è ricattabile...». Vittorio Messori, giornalista e scrittore, autore di best-seller e intervistatore di due Papi, commenta così le parole attribuite a Francesco sull’esistenza di una «lobby gay» Oltretevere.

Che cosa pensa della denuncia di Papa Bergoglio?

«È un fatto ben noto anche alla Chiesa che conventi, seminari, esercito e navi hanno sempre attratto un numero di omosessuali molto superiore alla media. C’è chi si spinge a dire che addirittura un terzo dei preti avrebbe questa tendenza, anche se bisogna sempre distinguere la tendenza dalla pratica. D’altro canto entrando nella Chiesa e nel suo clero entri in una società monosessuale».

Dunque secondo lei la lobby gay in Vaticano esiste davvero?

«Che ci siano omosessuali è risaputo, che ci sia una cordata che si muove per favorire carriere e proteggere i suoi membri, non sono in grado di dirlo. Anche perché non sempre tra i gay c’è questa volontà di fare gruppo. Parlando della Curia, a mio avviso il problema è un altro, quello della doppia vita».

Si riferisce ai gay?

«Sì, ma non solo a loro. Il funzionario curiale che abbia una relazione, con una donna o con un uomo, è comunque a rischio di ricatto. E se è sacrosanto quanto ha detto Papa Francesco circa la presenza di tante persone sante in Curia, credo che ce ne siano molte altre che purtroppo conducono una doppia vita. Una doppiezza favorita da un certo anonimato che Roma permette ai preti quando questi rischiano di trasformarsi in burocrati da ufficio, con parecchio tempo libero».

Di quali tipi di ricatto parla?

«Mi hanno raccontato, ad esempio, di un prelato tenuto sotto scacco a motivo delle sue relazioni omosessuali da un gruppo interessato a ottenere l’inserzione di qualche frase in alcuni documenti della Santa Sede».

Eppure molti ecclesiastici, in Vaticano come nella Chiesa, si mostrano intransigenti verso l’omosessualità...

«Rispondo a questa considerazione con una battuta intrisa di saggezza popolare: se vuoi sapere qual è il problema di una persona, vedi che cosa gli dà più fastidio negli altri. Ovviamente non è una regola sempre valida e mi guardo bene dal giudicare in questo modo chi interviene su questi temi. Ma credo che certe reazioni particolarmente accese contro i gay possano talvolta essere segno di un’omosessualità nascosta o repressa».


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.