ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 1 giugno 2013

L'inferno di suor Faustina

Io Faustina, sono stata all’inferno: uno spazio vastissimo. La sua mappa è questa


“Fecemi la somma sapienza e il primo amore”

SuorFaustina Kowalska

racconta le 7 caratteristiche dell’inferno



eppure ci sono uomini dannati che soffrono più di alcuni demoni, perché l’intensità del loro peccato in vita superò addirittura quello di taluni spiriti angelici. Tra i peccati, ce ne sono quattro particolarmente gravi, sono i cosiddetti peccati che invocano la vendetta divina: l’omicidio volontario, le perversioni sessuali che confondono la società (sodomia e pedofilia), l’oppressione dei poveri, il defraudamento della giusta mercede a chi lavora […] Al contrario di quanto predicano certi cattobuonisti, Dio non è una “energia positiva che accoglie e perdona tutto”, ma un salvatore misericordioso e un giudice terribile. Non dimentichiamoci che l’apocastasi, dottrina che vuole la salvezza universale del creato alla fine dei tempi, è una eresia già condannata dalla chiesa nel 543 dal concilio di Costantinopoli. Il demonio non vuole essere perdonato, entra totalmente nel mistero di iniquità, anche da dannato continua ad invidiare Dio, a non voler ammettere la sua condizione creaturale, a voler bramare a tutti i costi la condizione di Dio…


di Gaetano Masciullo

Divisi su tutto, uniti dall’odio. Verso la Chiesa

Il novecento è stato uno dei secoli più difficili della storia della chiesa. Secondo alcuni storici, ci sono stati più martiri cristiani nel secolo scorso che in tutti gli otto secoli precedenti. E’ una cifra spaventosa, sicuramente non esagerata: basti pensare all’odio anticattolico perpetuato da regimi di tutto il mondo, in primis quelli formatisi dall’ideologia comunista, che a partire dalla Russia contaminò nazioni di tutti i continenti, in particolar modo nazioni asiatiche come la Cina, il Vietnam, il Laos, la Cambogia e la Corea del Nord, dove ancora sussistono simili tirannie. Le persecuzioni tuttavia sono provenute anche da governi cosiddetti liberal-massonici, come quello messicano di Calles, o da dittature di destra, come il nazionalsocialismo tedesco che deportò, insieme a zingari, ebrei e comunisti, numerosi figli (e figlie) consacrati della chiesa. E’ l’odio verso la chiesa cattolica ciò che accomuna tutti i poteri non cristiani della storia.

Ma la persecuzione anticattolica non ha portato solo un odio “fisico”, materiale, ma anche ad uno più subdolo e crudele: l’odio ideologico. È la nascita delle grandi impalcature filosofiche anticristiane del Novecento. Si diffuse la filosofia dello scetticismo, il pensiero di Marx, Nietzsche e Freud, che attaccarono e definirono la Chiesa e la cristianità come i nuclei della “decadenza morale occidentale”. Si proclamò con fierezza la morte di Dio… e tuttavia noi siamo ancora qui, figli di quella Chiesa santa e peccatrice, apostolica e cattolica, vera depositaria della civiltà europea e mondiale. Una civiltà che dimentichiamo ogni giorno di più…  e a che prezzo!

Dio ci avvisa: l’inferno esiste, rimuoverlo non serve

S. Faustina Kowalska

Se da una parte il nemico della fede imperversa nel mondo, seminando errori, guerre e vuoti spirituali, ergendosi contro i credenti con violenze inaudite e superbia, dall’altra parte Dio, colui che è mite ed umile di cuore, colui che agisce sempre nel nascondimento, perché agli uomini di buona volontà è destinato il suo eterno messaggio di salvezza, suscita in piccoli uomini e donne, spesso ignoranti se non proprio analfabeti, veri e propri monumenti di santità, modello di purezza e carità per il mondo intero.

E’ così che nel Novecento siamo stati testimoni di due grandi catechesi divine, che ci hanno ricordato la presenza reale ed eterna dell’inferno, destino inesorabile per coloro che spontaneamente decidono di rifiutare Dio e la sua grazia. Sia nelle apparizioni di Maria ai tre veggenti di Fatima, infatti, che nelle apparizioni di Gesù a suor Faustina Kowalska, l’inferno è una costante, una realtà che ci invita a riflettere, persino a convertirci quotidianamente.

Dio non è buonista. Ma l’inferno è opera di giustizia

Foto di suor Faustina

Santa Faustina è l’apostola della divina misericordia e potrebbe sembrare strano che proprio attraverso lei Gesù Cristo abbia deciso di darci la più esaustiva catechesi del secolo scorso sull’Inferno. Ma, come ci insegna anche Dante nel III canto de L’Inferno, l’abisso doloroso è opera del primo amore, cioè della misericordia stessa di Dio.

Non è una contraddizione, come potrebbe sembrare di primo acchito. La catechesi di suor Faustina sembra quasi un monito contro una degenerazione che di lì a poco avrebbe contaminato molti sacerdoti cattolici: con la malaria del “buonismo” (lontanissimo dall’essere bontà), l’idea secondo cui Dio perdonerebbe sempre e a prescindere, a prescindere persino dal pentimento e dalla reiterazione del peccato, il quale non offenderebbe la sua maestà e basterebbe sentirsi a posto con la propria coscienza per essere in grazia di Dio.

Funerali di suor Faustina

L’inferno è opera della giustizia di Dio, ma la giustizia ha per fondamento proprio l’amore, la misericordia. Dio non è buonista. Proprio perché ama tutti indistintamente, Dio non può infliggere a qualcuno ciò che mai ha desiderato. E’ un atto di giustizia. A ciascuno il suo. Chi ha voluto l’odio, riceverà l’odio. Chi ha goduto della sofferenza e della violenza, convivrà eternamente con la violenza nel buio del proprio spirito. “Si raccoglie quel che si semina” (Proverbi 22,8), mette in guardia la Scrittura. E ancora: “Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati” (Matteo 5,6). La giustizia di Dio, proprio perché basata sulla misericordia, è molto semplice, ma non degenere.

“Oggi sono stata all’inferno: occupa uno spazio vastissimo”

Con le sue consorelle

Queste sono le parole che la Santa mistica scrisse nel proprio diario:

“Oggi, guidata da un angelo, sono stata negli abissi infernali. E’ un luogo di grandi torture e lo spazio che occupa è vastissimo”.

Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l’inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi di coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l’anima, ma non l’annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale acceso dall’ira di Dio; la quinta pena è l’oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l’odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie”.

LA MAPPA DELL’INFERNO È QUESTA

  1. Perdita di Dio. Scrive suor Faustina che è la perdita di Dio che “costituisce l’inferno”. Effettivamente l’inferno non è un luogo fisico, ma anche uno stato dell’anima. Gli spiriti infernali, siano essi angelici o umani, sono privi sia della visione di Dio (come noi uomini viventi del resto) sia della grazia di Dio (cosa che noi viventi possiamo ottenere). Questa perdita è anche detta pena del danno. Suor Faustina percepisce l’inferno come “uno spazio vastissimo”. Ma l’inferno è uno stato adimensionale, privo cioè sia di spazio sia di tempo, materialmente intesi;  eppure Faustina, dotata di corpo e anima, lo percepì durante il viaggio estatico come uno “spazio vastissimo”. L’inferno è interminabile, sconfinato. Non c’è limite di spiriti che possa contenere. Ogni spirito dannato crea dentro di sé il proprio inferno, perdendo in maniera definitiva la grazia e convivendo esclusivamente con il proprio peccato. Il tempo degli spiriti infernali – ma anche di quelli celesti – non è materialmente inteso, viene definito aevum dal Doctor Angelicus, Tommaso.  Quando ci sarà il giudizio universale, i corpi risorgeranno sia per i dannati sia per i beati e la pena degli spiriti infernali aumenterà perché sarà anche a livello fisico. Allora l’inferno acquisterà una dimensione, quella spaziale, tipica dei corpi, ma continuerà ad avere l’aevum come tipologia temporale. 

  2. Continui rimorsi di coscienza. Dalla perdita di Dio scaturiscono tutte le altre pene. L’incapacità di percepire la grazia di Dio, di quel Dio che pure è presente nell’Inferno in quanto spirito onnipresente, suscita il primo grande tormento dello spirito, sia esso un angelo decaduto o un defunto: il rimorso. I condannati sono perfettamente consapevoli di quale enorme opportunità hanno perso e soprattutto quale grande tesoro hanno gettato via: il paradiso. Ma la consapevolezza non basta ed anzi suscita grande dolore. Se uno analizza i termini della Bibbia sull’inferno, scopre ben presto che vengono utilizzati termini impersonali: fuoco che non si spegne (Marco 9,48); fuoco eterno (Matteo 25,41); forno di fuoco (Matteo 13,42); fuoco ardente (Ebrei 10,27); lago di fuoco e zolfo (Apocalisse 19,20); gehenna di fuoco (Matteo 5,22); fiamma che tormenta (Luca 16,25). Il tormento infernale comune a tutti gli spiriti dannati, paradossalmente, viene da se stessi e non da Dio e questo tormento è proprio il rimorso della coscienza, il verme che non muore mai (Marco 9,48). Ecco perché il vangelo intero è un messaggio di pentimento, invita a prendere consapevolezza, prima che questa consapevolezza sia presa troppo tardi, quando non sarà più possibile tornare indietro ed allora rimarrà solamente il rimorso.

  3. Eternità della dannazione. Gli spiriti sono, per loro natura, immortali. Sebbene molti demoni e defunti sono spiriti assai disperati e tristi, tanto che vorrebbero spegnere la loro esistenza: non possono farlo perché uno spirito non si può dissolvere nel nulla. Il nulla non esiste. I dannati sono consapevoli che la ribellione è stata una decisione insensata, cattiva, che ha provocato solo del male, ma non riescono a pentirsi, perché i loro spiriti sono stati “deformati” dal peccato, hanno cioè perso tutta la componente benefica, incluso il sentimento e la virtù della speranza. L’unica felicità rimasta nel dannato è quella più infima, la mera felicità di essere. Da qui si capisce perché i demoni, anche contro la loro volontà, rendono gloria a Dio: gli rendono gloria con la loro stessa esistenza, con il semplice fatto che esistono. Il fatto che esistano è una prova necessaria alla creazione per dire che Dio è misericordioso, ma anche terribile nel suo giudizio, dimostrato dal fatto che Egli frena e punisca esseri così potenti. La loro esistenza è prova della santità divina, perché Dio come un padre tante volte li richiamò alla penitenza, prima che decidessero definitivamente di vivere senza di Lui. L’esistenza stessa è un dono ed è l’unico dono di Dio rimasto negli spiriti dannati. Ogni dono di Dio è fonte di felicità, per questo padre Fortea, il noto esorcista, scrive nella sua opera Summa Daemoniaca che gli spiriti infernali soffrono per l’eternità, ma al contempo godono del grado più basso di felicità, appunto la felicità di esistere. “Perfino con loro Dio è buono, perché concede loro l’esistenza. Esistere è un bene – scrive Padre Fortea – anche se si soffre. Se si cessasse di essere, si finirebbe di soffrire, ma si perderebbe la possibilità del bene, per quanto poco possa essere”. Per questo sotto esorcismo, i demoni spesso sono costretti a rendere gloria a Dio, per il dono stesso della loro vita, seppure miserabile.

  4. Inviolabilità dello spirito. Il fuoco del rimorso tormenta lo spirito, ma lo lascia inviolato. Precisa Santa Faustina: “fuoco puramente spirituale acceso dall’ira di Dio”. Oltre al dolore del rimorso, ogni spirito dannato subisce tormenti eterni a seconda del peccato in cui si decise di perseverare in vita: è la cosiddetta pena del senso. Ci sono gradi di sofferenza diversi a seconda dell’intensità del peccato, ma tutti gli spiriti dannati soffrono. I peccati intellettivi sono più gravi di quelli carnali, quindi vengono puniti con più gravità. I demoni non potevano peccare per debolezza carnale, come noi uomini, per questo i loro peccati sono gravissimi, eppure ci sono uomini dannati che soffrono più di alcuni demoni, perché l’intensità del loro peccato in vita superò addirittura quello di taluni spiriti angelici. Tra i peccati, ce ne sono quattro particolarmente gravi, sono i cosiddetti peccati che invocano la vendetta divina: l’omicidio volontario, le perversioni sessuali che confondono la società (sodomia e pedofilia), l’oppressione dei poveri, il defraudamento della giusta mercede a chi lavora. Questi peccati gravissimi più di tutti “accendono l’ira di Dio”, perché egli ha cura di ogni suo figlio, soprattutto dei più piccoli, dei più poveri, dei più deboli. Ci sono anche altri sette peccati, particolarmente gravi anche perché mortali per l’anima, e sono i sette peccati contro lo Spirito Santo: la disperazione della salvezza, la presunzione di salvarsi senza merito (questo peccato è molto diffuso tra i protestanti che credono di salvarsi “per sola fede”), impugnare la verità conosciuta, l’invidia della grazia altrui, l’ostinazione nei peccati, l’impenitenza finale. Gli esorcismi sono la prova che gli spiriti dannati convivono eternamente con il proprio peccato. I demoni, infatti, si differenziano proprio a seconda del loro “peccato”: ci sono demoni dell’ira e quindi si manifestano con rabbia e furore; demoni della disperazione e quindi si mostrano sempre tristi e senza speranza, demoni dell’invidia e quindi più degli altri odiano tutto ciò che li circonda, inclusi gli altri demoni. Poi ci sono i peccati dettati dalla debolezza carnale e dalle passioni. Essi sono di intensità minore, perché dettati dalla debolezza della carne, ma possono essere egualmente gravi e quindi mortali per l’anima, perché comunque deformano lo spirito e allontanano dalla grazia. Sono proprio questi i peccati che più trascinano le anime all’Inferno, come ha detto Maria ai tre veggenti di Fatima. “Vegliate e pregate per non cadere in tentazione, lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Matteo 26,41).

  5. Oscurità continua. Le tenebre esterne di cui parla il vangelo (Matteo 8,12) si riferiscono proprio a questa caratteristica infernale. Dio è onnipresente, non c’è luogo o essere che Dio non possa raggiungere, eppure anche se Dio è presente negli spiriti dannati, è capace di sondare ogni loro pensiero, i demoni non lo percepiscono e al contrario, corrotti dai peccati, si sentono totalmente lontani da lui. Questa oscurità dunque è la definizione stessa del male, privatio boni, come direbbe Sant’Agostino, ossia privazione del bene, della luce di Dio. Aggiunge suor Faustina che, nonostante l’oscurità, i demoni e i defunti dannati comunicano tra di loro, riescono a “vedersi”, e vedono anche i loro peccati. Gli spiriti, in quanto privi di corpi, non hanno bisogno di un linguaggio verbale o, comunque, semantico per comunicare tra di loro. Ad essi basta la volontà, è una comunicazione che potremmo definire telepatica. Gli spiriti dannati formano un tutt’uno, sono collegati tra loro, così ad ogni pena personale si aggiunge la visione orribile dei peccati e delle pene altrui. E’ una sorta di “comunione dei dannati”.

  6. Compagnia continua di Satana. E’ questo un elemento che accomuna molte descrizioni dell’Inferno da parte di mistici santi. Santa Veronica Giuliani, ad esempio, riporta che: “la visione di Satana forma il tormento dell’Inferno, come la visione di Dio forma la gioia del Paradiso”. La visione è intesa come la penetrazione spirituale, totale e onnicomprensiva, del mistero in considerazione. Avere la visione di Satana è qualcosa di terribile, un tormento inimmaginabile. Scrive ancora la santa Giuliani: “La visione di Satana, il loro massimo nemico e l’artefice in parte della loro dannazione, li fa soffrire indicibilmente”.

  7. Tremenda disperazione, odio di Dio, bestemmie. Ogni defunto condannato all’inferno si degrada ontologicamente nel male, in misura pari se non peggiore rispetto a quelli d’origine angelica. La perdita di ogni virtù porta lo spirito a provare esclusivamente disperazione, a provare gli stessi sentimenti di Satana. Tra questi, merita particolare attenzione l’odium inimicitiae, l’odio contro Dio, un odio radicale che caratterizza la volontà dei demoni. Qualcuno chiede: “Se gli spiriti dannati dovessero pentirsi, Dio li perdonerebbe?”. Sicuramente! Il problema del peccato non è un problema di onnipotenza divina, poiché Dio può perdonare anche Satana, ma è un problema di volontà del peccatore. Al contrario di quanto predicano certi cattobuonisti, Dio non è una “energia positiva che accoglie e perdona tutto”, ma un salvatore misericordioso e un giudice terribile. Non dimentichiamoci che l’apocastasi, dottrina che vuole la salvezza universale del creato alla fine dei tempi, è una eresia già condannata dalla chiesa nel 543 dal concilio di Costantinopoli. Il demonio non vuole essere perdonato, entra totalmente nel mistero di iniquità, anche da dannato continua ad invidiare Dio, a non voler ammettere la sua condizione creaturale, a voler bramare a tutti i costi la condizione di Dio…

“Quanto rivelato e scritto sull’Inferno è solo una pallida ombra della realtà” (Santa Faustina Kowalska)

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