ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 18 giugno 2013

Neo lingua cattolica?

Il Vangelo della vita di Bergoglio è una nuova lingua che spiazza un po’

Dopo le grandi catechesi di sabato mattina dei cardinali Camillo Ruini e Raymond Burke e dopo la veglia della sera sul sagrato di San Pietro, l’attesa era per l’omelia di Papa Francesco del giorno dopo, durante la messa domenicale davanti ai movimenti pro life giunti da tutto il mondo. Era il momento culminante della Giornata dell’Evangelium Vitae, l’evento incardinato nell’Anno della fede promosso per “testimoniare il valore sacro della vita”. Per la prima volta dall’elezione, Bergoglio celebrava una messa pubblica dedicata a una delle grandi questioni eticamente sensibili, la difesa della vita dal concepimento alla fine naturale. Sabato nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, il cardinale Ruini denunciava “i comportamenti di molti politici che si dichiarano cattolici ma che poi sono a favore di legislazioni che comportano aborto ed eutanasia”. Da stigmatizzare, aggiungeva l’ex presidente della Cei, “è anche il comportamento di quegli elettori che si comportano quasi indifferentemente nelle loro scelte”. Ha parlato di “scarso senso di appartenenza ecclesiale”, frutto di una “laicità male intesa”.
Ma il Papa, il giorno dopo, ha preferito non entrare nel merito dei principi non negoziabili. 
“Guardiamo a Dio come al Dio della vita, guardiamo al messaggio del Vangelo come a una via di libertà e vita. Il Dio Vivente ci fa liberi. Diciamo sì all’amore e no all’egoismo, diciamo sì alla vita e no alla morte, diciamo sì alla libertà e no alla schiavitù dei tanti idoli del nostro tempo”, ha detto il Pontefice durante l’omelia letta dall’ambone improvvisato davanti alla sede papale in piazza San Pietro. Non ha mai pronunciato le parole “aborto” ed “eutanasia”, non ha mai citato né richiamato (se non una sola volta all’inizio dell’omelia) passaggi dell’Evangelium Vitae, l’enciclica promulgata da Giovanni Paolo II nel 1995  cui era dedicata la due giorni di eventi e celebrazioni. Certo, l’esortazione a dire sì alla vita e no alla morte, “ad accogliere e testimoniare sempre il Vangelo della vita” era ben chiara e in esplicita continuità con la linea intrapresa e portata avanti dai suoi predecessori a difesa della sacralità della vita. Ma nessun intervento diretto, nessun accenno alle leggi, nessuna offerta di un canone morale fatto di valori non negoziabili. Un cambio di stile del quale il mondo pro life dovrà prendere le misure.
“Il Papa sta prendendo tempo”, dice al Foglio Paola Ricci Sindoni, presidente dell’Associazione Scienza & Vita: “Penso voglia prepararsi a elaborare una prospettiva più personale su questi grandi temi, piuttosto che intervenire rimanendo nel generico. Comunque, si può già cogliere una posizione in linea con la tradizione”. E questa attesa “non viene valutata né in senso positivo né negativo. Dopotutto, l’attenzione della chiesa a questo evento era stata già ampiamente sottolineata. Attendiamo le mosse future”, aggiunge Ricci Sindoni, ritenendo però che “se questi temi dovessero diventare cogenti”, allora un intervento del Pontefice sarebbe auspicabile. Secondo Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita e del comitato organizzatore della campagna “Uno di noi” – iniziativa che punta a raccogliere un milione di adesioni in Europa per chiedere di fermare la manipolazione e soppressione degli embrioni umani – “prima o poi verrà il momento in cui Francesco prenderà la parola in modo diretto su tali questioni. Ora ho l’impressione che non voglia parlare della vita tirando pugni nello stomaco di chi non la pensa come lui”. C’è una differenza, tra Wojtyla e Bergoglio, aggiunge Casini: “Giovanni Paolo II ha abbattuto il Muro di Berlino, muro di divisione tra mondi che non si vogliono capire. E lo ha fatto con l’energia della parola, forte e robusta. Mi pare invece che Francesco tenda piuttosto a usare il linguaggio dell’infiltrazione nelle periferie, nei cuori dei lontani. E il suo muro da abbattere sia quello che riguarda la condizione della vita umana. Credo che alla fine perdono e povertà si salderanno inevitabilmente con la difesa della vita”. Certo, spiega Casini, “è comunque comprensibile che ci si potesse attendere un commento più dettagliato della grande enciclica”.

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