ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 15 giugno 2013

Tramonto della teologia,

ma soprattutto del Munus docendi: prassi ateoretica e collegialità...

Conclusioni di Le Figaro, nel documentare la visita del primate Anglicano Justin Welby al papa. Qui la notiziariportata da news.va.
Che dire? Se non ribadire lo sconcerto e lo sgomento di fronte all'ormai più che evidente sovvertimento della Chiesa e del Papato così come consegnatici da due millenni di storia e di Tradizione?
Singolare che sia stato il primate anglicano a citare Benedetto XVI, nominato di striscio da Francesco per citare l'Ordinariato (Anglicanorum Coetibus), ma solo per dire « sono certo che ciò permetterà di meglio conoscere e apprezzare nel mondo cattolico le tradizioni spirituali, liturgiche e pastorali che costituiscono il patrimonio anglicano ». Capito? La citazione di Benedetto del primate Anglicano: « la nostra "meta è così grande da giustificare la fatica del cammino" (Benedetto XVI, Spe salvi, n. 1) ». Aggiungo ancora: Dice tra l'altro Francesco a Welby: « La storia delle relazioni tra la Chiesa d’Inghilterra e la Chiesa di Roma è lunga e complessa, non priva di momenti dolorosi ». Sta sorvolando sul fatto che in questa storia ci sono migliaia di martiri a causa della fedeltà alla Santa Messa cattolica e alla Fede cattolica. Non è il caso di tornare sul passato, ma nemmeno di evocare eventi drammatici in modo così banale. Infine, mi sembra grave che con queste parole il papa (dicoun Papa) e dunque la Chiesa Cattolica riconosca agli anglicani lo status di Chiesa, invece che di confessione eretica.
La rivoluzione innescata dal Concilio sembra stia prendendo il largo, accelerata dall'abdicazione di Papa Benedetto e dalla prassi ateoretica instaurata da Bergoglio. Risultato: una Chiesa sempre più fluida e cangiante, in continuo divenire, costantemente "al passo con i tempi". Non più nel mondo ma non del mondo:  più simile ad una ONG, che ad alla divina Istituzione che è. Se si confermeranno le avvisaglie che si vanno prefigurando. Potremmo dire che le fonti ci danno una visione progressista. Ma ormai cosa c'è rimasto che non lo sia? Realismo o allarmismo, in questa conclusione?

Non teologi ma pragmatici: Entrambi appassionati di questioni sociali
[...] Contrariamente ai loro predecessori (Rowan Williams e Benedetto XVI), non hanno un profilo di teologi ma di pastori, molto pragmatici entrambi.
Justin Welby, 56 anni, è un padre di famiglia di 5 figli. Diplomato all'Università di Cambridge, ha svolto una carriera come quadro finanziario nell'industria petrolifera. Esattamente come papa Francesco è appassionato per le questioni sociali.
È dunque prevedibile che il loro confronto verterà sulla crisi mondiale, il ruolo della finanza, la giustizia sociale. Un tema che interessa moltissimo papa Francesco. Contemporaneamente all'enciclica sulla fede iniziata da Benedetto XVI e che egli porterà a termine - lo ha confermato giovedì - il papa sta lavorando alla sua prima vera enciclica sul tema della povertà. 
[...] Il problema della decisionalità nella Chiesa è basilare nel quadro degli incontri formali delle discussioni teologiche (ciclo Arcic III) tra anglicani e cattolici. Ma dietro questa questione, apparentemente tecnica o manageriale, c'è il tema dell'autorità e del potere affrontato direttamente.
Ora tutti i segnali dati da papa Francesco fin dall'inizio vanno nel senso di una maggiore «collegialità» e «sinodalità» nel governo della Chiesa. Lo ha ribadito pubblicamente giovedì alla struttura vaticana incaricata all'Organizzazione di Sinodi. Al contrario, dunque, di una visione piramidale e centralizzatrice.
Se questa evoluzione fosse confermata, il che sarebbe una sorta di rivoluzione, non sono solo gli anglicani che se ne rallegrerebbero - come al momento dell'elezione di papa Francesco -, ma ciò avverrebbe anche nel mondo ortodosso e in quello protestante. Essi attendono da molto tempo un'evoluzione della Chiesa cattolica in tal senso. [Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
Collegialità, sinodalità emerse - insieme ai rischi del "pelagianesimo" e dello "gnosticismo" non meglio identificati - nell'incontro di giovedì con i vescovi
[...] Quanto agli argomenti indicati dai membri del Consiglio, il Pontefice si è soffermato in particolare sulla famiglia, denunciando soprattutto la crisi del matrimonio e dicendo che nell'incontro di ottobre del gruppo di cardinali costituito il 13 aprile scorso sarà discussa l'iniziativa di uno studio da realizzare sulla pastorale familiare. Dopo aver sottolineato il profondo legame tra ecologia del Creato ed ecologia umana, il Santo Padre ha invitato i presenti a riflettere anche sul «grave problema» dell'antropologia secolarizzata. «La laicità è diventata laicismo» ha avvertito. E ha messo in guardia dai rischi dello gnosticismo e del pelagianesimo, la cui mescolanza dà vita oggi a una «cultura nuova» che costituisce per i cattolici «un problema antropologico molto serio». [Sorprendono e inquietano questi reiterati riferimenti, buttati lì senza sviluppare alcun discorso più approfondito, già emersi con scalpore a apprensione per i riferimenti alla Tradizione, intrisi di pregiudizio, nell'incontro col CLAR.]
Venendo infine alla questione del rapporto tra sinodalità ed esercizio del ministero del vescovo di Roma, Papa Francesco ne ha sottolineato la grande importanza e ha assicurato che già da ora è al centro della riflessione del gruppo degli otto porporati [vedi anche]. È necessario, a suo avviso, ricercare una «strada nuova» sulla quale la sinodalità possa esprimere «la sua propria singolarità unita al ministero petrino». Per il Pontefice si tratta di «una sfida grande», nella quale un ruolo decisivo spetta proprio alla segreteria del Sinodo dei vescovi.

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