ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 13 luglio 2013

Guardando e vedendo..

Guardando la nuova statua di San Michele Arcangelo
nei giardini vaticani






Il lettore GF, dal Brasile, fa notare due elementi di non poco conto nella vicenda di questa nuova statua: li riportiamo volentieri e li sottoponiamo all’attenzione dei lettori.

Primo elemento:
Quando Papa Francesco parla della consacrazione della statua, dice: 

«Nel consacrare lo Stato Città del Vaticano a San Michele Arcangelo, gli chiediamo che ci difenda dal Maligno e che lo getti fuori».

Il lettore si chiede: 

Fin quando la Chiesa ha condotto la battaglia contro il maligno, era possibile dire che questi stesse dentro la Chiesa? Dal momento che in questa consacrazione si dice che San Michele deve difenderci dal maligno e deve gettarlo fuori dalla Chiesa, si è portati a pensare due cose: a) che non si ha più voglia di combattere il maligno e si pensa che San Michele faccia tutto da solo; b) che questo abbandono della battaglia corrisponda al fatto che il maligno sia tra gli stessi uomini di Chiesa che, invece di SI SI NO NO, dicono e insegnano SI NO NO SI”.

E queste due considerazioni sembrano essere confermate dal confronto dell’attuale auspicio di Papa Francesco con la preghiera di Leone XIII, che nell’Esorcismo Contro Satana e gli Angeli Ribelli, dice: 

«Gloriosissimo Principe delle celesti milizie, Arcangelo San Michele, diféndici nelle battaglie contro tutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia».

Papa Francesco parla di difesa dal maligno e di cacciata del maligno dalla Chiesa, Papa Leone XIII parla di difesa nelle battaglie contro le potenze del male, condotte dalla Chiesa.
Due prospettive diverse. In quella moderna manca la battaglia, si chiede a San Michele che ci difenda… ma, si chiede il lettore:

può San Michele difendere coloro che non combattono più il maligno?


Secondo elemento:

Sulla punta della lancia è scritto QUIS UT DEUS (Chi come Dio?), mentre in basso, sul globo terrestre, figura l’iscrizione evangelica della promessa di Gesù all’Apostolo Pietro: …et portae inferi non praevalebunt (Mt., 16, 18). Ora, mentre da un lato la promessa di Gesù è relativa alla Chiesa, dall’altro, questa scritta apposta sul globo, sul “mondo”, lascia pensare che questa promessa del Signore possa riferirsi al mondo”. C’è forse una identificazione della Chiesa col mondo?

La scritta “Quis ut Deus”, è la trasposizione latina del nome di Michele, in ebraico Mi-ka-El = Chi come Dio. 
La scritta “et portae inferi non prevalebunt” è posta su una fascia che circonda il globo terrestre, su questa fascia è apposta una mano, che rappresenta la Chiesa.
Il lettore si chiede: 

Se la promessa evangelica di Gesù all’Apostolo S. Pietro è una promessa per la Chiesa, il fatto che Essa appaia come una fascia sul mondo, può far pensare che il “non praevalebunt" sia valido per il mondo? La Chiesa è il mondo?

La domanda non è peregrina, poiché questa statua è stata scelta dal Vaticano e quindi il simbolismo presentato è stato appositamente studiato, come dimostra la mano apposta sulla fascia.
Fascia e mano simboleggiano la Chiesa e, nel loro circondare il mondo, indicano che la Chiesa abbraccia il mondo; la mano, poi, nell’indicare l’azione della Chiesa, sembra quasi che protegga il mondo, respingendo ciò che sta fuori dal mondo.
Intanto, ciò che sta fuori dal mondo può essere solo ciò che attiene ai Cieli, poiché è scontato che il contrario dei Cieli sono gli Inferi, per ciò stesso collocati nel profondo del mondo e non fuori da esso; tale che quella mano che protegge sembrerebbe proteggere il mondo dal Cielo. Ma ci sembra impossibile che, in modo cosciente, l’Autore e il Vaticano abbiano voluto simboleggiare una cosa del genere. Eppure la statua è lì, ad indicare che se non si è trattato di una scelta cosciente, quanto meno si è di fronte ad una scelta incosciente, nel doppio significato che in questo caso il termine indica.

Resta però l’iscrizione sulla fascia che, sarà pure relativa alla Chiesa, ma, dal momento che in tal modo la Chiesa abbraccia il mondo, finisce col riferirsi anche al mondo.
Se ne traggono due conseguenze problematiche, che attengono non alla dottrina cattolica, ma alla dottrina massonica.

Innanzi tutto la funzione della Chiesa è la salus animarum e non la salus mundi, e tale funzione, non solo distingue il mondo dalla religione e da Dio, ma si preoccupa di ricordare ai fedeli che, essendo la vita vera quella del Cielo e non quella della terra, il credente nella vera Fede è nel mondo, ma non è del mondo.
E il mondo è tanto da rifuggire, per quanto esso è “la valle di lacrime” che si ricorda giornalmente nel Salve Regina.
Dimenticare questo significa consegnarsi nelle mani del demonio.
Anche solo supporre che la Chiesa cinga e protegga il mondo, cinga e protegga questa “valle di lacrime”, è frutto di una concezione tanto irreale quanto anticattolica.

Secondo, poi, una Chiesa che cinga ed abbracci il mondo sarebbe inevitabilmente una Chiesa fondata da Cristo per il bene del mondo, tale che l’Incarnazione del Figlio di Dio sarebbe anch’essa finalizzata alla salvezza del mondo. Ma, posto che è il sabato ad essere fatto per l’uomo, e non viceversa (Mc. 2, 27), è ovvio che è il mondo ad essere fatto per l’uomo, tale che lasalusanimarum comporta la cura e la difesa dell’uomo da tutto ciò che lo allontani dalla vita vera, compreso, in primis, il mondo.
Esattamente il contrario di quanto sembra suggerire questo globo terrestre “cinto” dalla Chiesa.

Eppure, in tutto questo c’è una logica, ed è la logica dell’antropocentrismo che col Vaticano II ha soppiantato il teocentrismo.
Se l’uomo terreno è un valore di per sé, e se egli è naturalmente in simbiosi col mondo, è inevitabile concluderne che il mondo abbia pari valore, anzi forse ancor di più, perché senza il mondo l’uomo terreno non potrebbe vivere.
Da qui l’ecologismo cattolico, che non è una nostra invenzione, ma una delle preoccupazioni del Sommo Pontefice Emerito, il cardinale Joseph Ratzinger.
Da qui la “cura del creato” intesa come cura per l’uomo stesso e dalla cui portata si misurerebbe anche la dignità dell’uomo.
Da qui la Chiesa moderna, la fascia del globo di cui parliamo, che abbraccia e protegge il mondo, e chiama perfino a proteggerlo l’Arcangelo Michele, a maggior gloria dell’uomo e a minor gloria di Dio.

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV547_Guardando_la_nuova_statua_San_Michele.html

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