ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 20 settembre 2013

CROLLA IL KATECHON, IRROMPE SATANA



E, così, come bene aveva profetato l’ex frate Leonard Boff, l’apostolo della teologìa della liberazione, papa Bergoglio che da cardinale doveva necessariamente obbedire al Vaticano, facendo buon viso a cattivo gioco, ora che è papa “può fare quello che vuole”. Testuale. 
Ed, infatti, sempre lo stesso frate rivelava che il già l’arcivescovo di Buenos Aires aveva approvato l’adozione di un fanciullo presso una coppia omosessuale, fatto che noi abbiamo denunciato su questo sito.

Il buongiorno si vede dal mattino, cosicché, eccoci arrivati – dopo le vellutate e felpate anticipazioni di mons. Paglia, mons. Marini, di padre Spataro S.J., di padre Federico Lombardi – alle non timide ma smaccate, abnormi ed inaudite dichiarazioni odierne di papa Bergoglio che, untuosamente e sentimentalmente paterno, ci dice che abortisti, divorziati/e che si son ricostruiti/e una “ vita felice” dopo anche un aborto e coppie omosessuali, sono prima di tutto “persone” e poi peccatori.
Abbiamo, così, finalmente relegato il peccato nella categoria astratta della filosofìa scindendo la persona da ogni responsabilità. Il peccatore non esiste più  e, naturalmente, non esisterà più, da oggi in poi, l’Inferno il quale sarà il luogo dell’astratto peccato ma non della concreta personalità umana.
Verrà cancellata, è ovvio,  la pericope di Matteo laddove Cristo ammonisce l’uomo a non dividere ciò che Dio ha unito; si cancellerà, da Genesi, la vicenda di Sodoma e di Gomorra perché papa Bergoglio, col sostengo dei “consigliori” di cui sopra, saprà ben distinguere con opportuno Motu proprio – e che ci vuole? - in un matrimonio omosessuale, il solo aspetto patrimoniale predominante su quello carnale/affettivo: quindi, non esisterà più il lercio peccato di sodomia ma tutto rientrerà nella russoiana categoria della “bontà naturale”.

San Paolo e la condanna degli effemminati, dei sodomiti, degli adulteri?
Superato dal magistero di papa Bergoglio: “Roma locuta est, Paulus finitus est”. Il crimine dell’infanticidio in grembo, poi, verrà relegato a fatto emotivo e moralmente legato alla “situazione” e, perciò, superabile qualora la donna, ad esempio, potrà, in seguito rifarsi una vita serena.
Sicché, sotto con gli aborti signori! e una medaglia ad Emma Bonino che, prima nel suo genere, di aborti ne ha praticati ed anche con mezzi raccogliticci, come la pompa d’una bicicletta.

Vietato vietare, il peccato non esiste più. Papa Bergoglio si domanda, nella sua  intervista a  “Civiltà cattolica (?)” – e meno male!! – “ e il confessore?” Già!  che fine farà questo ministro della misericordia divina? Questo ministro della penitenza? Si arriverà alla teologìa di San Martin Lutero, la dottrina dell’autogiustificazione e del confessore, figura obsoleta, si farà a meno, sostituito già da tempo dallo psicologo. Non fu forse l’emerito papa cardinal Ratzinger a suggerire, per i casi di pedofilìa, la psicoterapia di gruppo?

E proprio mentre  stavamo, oggi, mettendo giù alcune note circa la questione della “buona coscienza”, epilogo al commento del fatto epistolare Scalfari/Bergoglio, ci è arrivata la prova provata, fornitaci dallo stesso papa, che ognuno è tribunale di se stesso, che la legge di Dio appartiene al mondo celeste, che è poi legge di esclusiva bontà, che Dio in fondo, con tutto quello che ha da fare, non andrà certo a sindacare un’unione omosessuale, un aborto, un divorzio fatti e perpetrati in “buona coscienza”.
E, guarda caso, questa intervista, concessa a quel padre Spataro cultore del satanista William Blake, appare nel giorno in cui il parlamento italiano, retto dal cattolico Letta, vara la legge antiomofobìa. Coincidenza o disegno?
    
Ci proponiamo di inviare al pontefice un brano d’una forte poesìa, scritta da Emilio De Marchi (1851-1901 ) in cui si descrive la pena d’una donna che, vittima d’un marito infedele, ha trovato nell’amore di un altro uomo serenità – le stesse parole del papa!! – e un barlume di felicità. Ma ella è combattuta intimamente sicché chiede consiglio al Signore.
Tutto si svolge in una chiesa, di sera. Così scorrono le due ultime strofe:
Tristo è sol quell’amor, se amore è nome,
che come uccello di rapina piomba
e fa strazio od in te scende siccome
ladro che fosco penetra un tomba.
Se non concedi un raggio alla mia sera,
di questo amor morrà l’anima nera”

Così prega la misera. Trabocca
Il duol nel pianto e nella rotta voce.
Al lume estremo, che la lampa scocca,
si fa più acuto e smorto il Cristo in croce.
Io non scelsi la croce… erra una lenta
Voce dall’alto. La lampada è spenta.

Ma, si dirà, erano tempi antichi. Oggi la Chiesa, con Paolo VI ha svelato la centralità dell’uomo e papa Bergoglio, da buon successore, porterà all’estremo – lui uomo dell’estrema terra – questo programma.

Come afferma un articolo della massonica Costituzione USA: l’uomo ha diritto alla felicità. Oggi, si aggiunge: anche a costo di calpestare, cancellare e violare la legge di Dio. 
Crolla il “katechon” ( Ts. 2, 6 e segg.), l’argine che sosteneva l’assalto di Satana e, con il disfacimento, peraltro previsto dalla Vergine a La Salette, si preparano gli ultimi tempi.

Cattolici, piccolo gregge: pronti alla resistenza. Oportet oboedire Deo magis quam hominibus. – Obbedire prima a Dio e poi, se giusto, anche agli uomini.

Deus, venerunt gentes in  haereditatem tuam;
polluerunt templum sanctum tuum.

Exsurge Domine,  Nakam Adonai! Vendetta o Signore.



di L. P.

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