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giovedì 19 settembre 2013

La veste è ancora inconsutile?


Su cosa può lacerarsi la Chiesa di Papa Francesco

Su cosa può lacerarsi la Chiesa di Papa Francesco

Per mesi si è sottolineato come Papa Francesco evitasse di toccare certi argomenti delicati che negli ultimi anni (soprattutto ma non solo durante il pontificato ratzingeriano) avevano creato incomprensioni, frizioni e che avevano attirato critiche spesso furenti verso la Santa Sede. E’ la questione dei cosiddetti principi non negoziabili: aborto, fine vita, unioni tra persone dello stesso sesso. Effettivamente, su questo terreno, Bergoglio ha preferito sorvolare in più d’una occasione.
Non tanto perché non sia in linea con i predecessori (l’attuale Pontefice è, su questo fronte, in assoluta e piena continuità sia con Benedetto XVI sia con Giovanni Paolo II), quanto perché le priorità sono altre e al momento il focus della missione del gesuita preso “alla fine del mondo” riguarda la povertà, la misericordia, la pietà.
Le discussioni aperte
Ci sono però altre tematiche da tempo oggetto di riflessione e di divisione nella Chiesa, e sono quelle che più hanno a che vedere con elementi dottrinali, spesso dogmi, tradizioni millenarie. Celibato dei preti, nullità dei matrimoni, ammissione al sacerdozio delle donne. Capitoli che non vedono uniformità di giudizio tra le gerarchie, e che anche ultimamente sono tornati alla ribalta. Su queste tematiche, però, Francesco si è espresso. Lo ha fatto conversando con i giornalisti durante la conferenza stampa a bordo dell’aereo che lo riportava a Roma dopo la settimana trascorsa in Brasile, e anche lunedì scorso, nel corso della chiacchierata con il Clero romano. Sulla questione dell’ammissione al sacerdozio delle donne, però, Bergoglio ha archiviato la discussione: “Sull’ordinazione delle donne, la Chiesa ha parlato. Quella di Giovanni Paolo II è una formulazione definitiva. E’ chiusa quella porta”. Sugli altri due problemi, invece, le posizioni sono più articolate e fluide. Riguardo la nullità dei matrimoni, bisogna agire, ha spiegato lunedì il Papa. “In questo momento si deve fare qualcosa per risolvere i problemi delle nullità matrimoniali”. Un tema, ricordava anche Radio Vaticana, di cui Francesco parlerà con il gruppo degli otto cardinali che si riuniranno a Roma a inizio ottobre. Non solo, perché è probabile che la questione venga affrontata anche nel prossimo Sinodo dei vescovi: per Bergoglio, infatti, il “rapporto antropologico del Vangelo con la persona e la famiglia è una vera periferia esistenziale”.
Il celibato dei preti
Ma è sul celibato dei preti che si rischia la lacerazione. Tutto è partito dall’intervista concessa dal neo segretario di Stato, Pietro Parolin, a un quotidiano venezuelano. Il diplomatico vaticanoha infatti detto che la questione può essere discussa, in quanto il celibato dei preti non è un dogma bensì una “tradizione ecclesiastica”. Dichiarazioni che riprendevano quelle dell’ex prefetto per il Clero, il brasiliano Claudio Hummes (molto vicino a Francesco), che qualche anno fa parlò esplicitamente di “riflessione necessaria su questa forma disciplinare”. Sul tema si era espresso anche Joseph Ratzinger, ben prima di essere eletto Pontefice: “La volontà di optare soltanto per uno solo dei due termini, celibato e sacerdozio, non implica già una minore considerazione del sacerdozio?”, si domandò l’allora prefetto dell’ex Sant’Uffizio. Qualche giorno fa, poi, sentito dalla Stampa, il cardinale Velasio De Paolis ricordava che “il celibato è un carisma ritenuto fin dai primi secoli adatto e conveniente al sacerdozio”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’attuale prefetto del Clero (e successore di Hummes), Mauro Piacenza.
Il no del cardinale spagnolo Rouco Varela
Un no chiaro alla possibilità di rivedere la prassi è stato espresso ieri anche dal presidente della conferenza episcopale spagnola, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid: “Il celibato non deve essere tema oggetto di revisione, come già hanno chiarito l’insegnamento dei papi e i sinodi”.
Le critiche dall’America
Eppure, anche sui temi che non hanno visto interventi di Francesco, il malumore tra l’episcopato cresce. Sempre in America. Dopo le dichiarazioni estive di mons. Charles Chaput, arcivescovo di Philadelphia, è la volta del vescovo di Providence, mons. Thomas Tobin. Sul giornale diocesano, quest’ultimo si è detto “deluso dal fatto che il Papa non abbia detto molto dei figli non nati, dell’aborto. In tanti l’hanno notato. Ritengo che sarebbe giusto che Francesco affrontasse in modo più diretto il male dell’aborto e incoraggiasse chi si impegna nei movimenti a favore della vita”.

18 - 09 - 2013Matteo Matzuzzi


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