ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 10 ottobre 2013

5 pesi e 5 misure troppi per sanare l'insanatio !?!!

«Troppi papi sugli altari? Magari fossero tutti santi nel popolo di Dio!»

Giovanni XXIII sarà canonizzato il 27 aprile con Giovanni Paolo II
GIOVANNI XXIII SARÀ CANONIZZATO IL 27 APRILE CON GIOVANNI PAOLO II

Intervista con don Nicola Bux, teologo e consultore pontificio, sulle prossime canonizzazioni e beatificazioni

Lo scorso 30 settembre Papa Francesco ha annunciato in Vaticano la data della cerimonia di canonizzazione di Giovanni XXIII (al secolo Angelo Roncalli) e Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla): il 27 aprile 2014. Ma non sono i soli Papi che si avviano agli onori degli altari, perché sono in corso anche le cause relative a Giovanni Paolo I e Paolo VI, mentre procede più a rilento quelIa di Pio XII, per i noti motivi. Ne abbiamo parlato con don Nicola Bux, da molti considerato come uno dei più decisi sponsor proprio della causa di quest’ultimo.

L'ultimo Papa canonizzato è stato San Pio X, e ora dopo quasi sei decenni, è stata avviata la causa degli ultimi cinque papi, ad eccezione di Benedetto XVI. Non le sembrano un po' tanti? E perché quasi tutti insieme?
«Un po' troppi? Fossero tutti santi nel Popolo di Dio. È vero che si discute se nelle cause si sia proceduto equanimemente, senza cedere alla pressione mediatica. Un po' di storia: Paolo VI volle avviare congiuntamente il processo di canonizzazione di Pio XII e Giovanni XXIII. L' annunziò quasi a conclusione del concilio Vaticano II, il 18 novembre 1965, nel discorso durante l'VIII sessione. Disse: "Ed affinché tutti siano confortati in questo rinnovamento spirituale proponiamo alla Chiesa di ricordare piamente le parole e gli esempi degli ultimi due nostri predecessori, Pio XII e Giovanni XXIII, a cui la Chiesa medesima e il mondo sono tanto debitori; e disponiamo a tal fine che siano canonicamente iniziati i processi di beatificazione di quegli eccelsi e piissimi e a noi carissimi Sommi Pontefici..."; poi, quasi presago di quanto sarebbe potuto accadere, aggiunse: "sarà evitato che alcun altro motivo, che non sia il culto della vera santità e cioè la gloria di Dio e l'edificazione della sua Chiesa, ricomponga le loro autentiche e care figure per la nostra venerazione e per quella dei secoli futuri".

Della grande fede, carità e santità del primo - oltre che purezza dottrinale - Paolo VI era stato testimone ravvicinato e quotidiano. Aveva goduto pure della stima e simpatia del secondo. L'avvio contestuale, forse ebbe anche motivi contingenti: 'assicurare' il concilio con l'ermeneutica della continuità - diremmo oggi - dei pontificati: infatti, la diversità di stile e carattere tra Pio e Giovanni, non inficiava l'impianto indiscusso della tradizione. Da parte della Congregazione per le Cause dei santi, non ci si dovrebbe discostare da tale impostazione. Sulla 'apertura' o 'aggiornamento' di Giovanni XXIII, rimando alla spiegazione data da Benedetto XVI, parlando ai vescovi superstiti lo scorso ottobre in occasione dell'apertura del Cinquantenario del Concilio Vaticano II».

Ci può dire a che punto stanno le varie cause?
«La causa di Pio XII, dopo il riconoscimento delle virtù eroiche da parte di Benedetto XVI, è in attesa del miracolo per la beatificazione. Pare ve ne sia qualcuno all'esame. Per la canonizzazione di Giovanni XXIII l'attuale Pontefice ha dispensato dal miracolo.
Per quanto riguarda Paolo VI, nel dicembre scorso la consulta della Congregazione delle cause dei santi ha approvato all’unanimità la Positio, cioè la documentazione del processo, e Papa Benedetto ha promulgato il decreto per la sua beatificazione, tanto che potrebbe già avvenire entro l’anno della fede, sempre che venga confermato dalle competenti commissioni il miracolo presentato dal postulatore, padre Antonio Marrazzo.

In merito a Giovanni Paolo I, invece i tempi pare che si stiano allungando. Dopo la certificazione di un miracolo a lui attribuito, da parte della diocesi di Altamura in Puglia, sembrava che si potesse procedere speditamente verso la beatificazione. Nell’ottobre dello scorso anno il postulatore, il rettore della Pul (Pontificia Università Lateranese) mons. Enrico dal Covolo ha consegnato nelle mani del cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, la Summarium testium, il primo dei quattro documenti della Positio sulle virtù eroiche del servo di Dio Giovanni Paolo I. Sembrava che la consegna del resto della documentazione, la cui approvazione è propedeutica alla proclamazione delle virtù eroiche del candidato agli onori degli altari e successivamente al riconoscimento ufficiale del miracolo, fosse imminente, ma così non è stato.
È bene ribadire che il percorso inverso non è ammesso: solo dopo la proclamazione delle virtù eroiche si può passare alla valutazione del presunto miracolo».

Alcune cause pare viaggino su corsia preferenziale, altre, come quella di Pio XII, vanno avanti più lentamente. Lei che ne pensa?


«Indubbiamente a molti non sfugge che vi sia un condizionamento mediatico e anche un attivismo di alcuni postulatori, forse anche per la simpatia preferenziale per una Chiesa diciamo così telegenica, rappresentata in modo semplificato da quei Pontefici. In genere le parole 'scomode' di quei magisteri vengono taciute, in favore delle immagini sorridenti dei protagonisti. Per esempio: si può anche insistere che il Signore è misericordia e perdona e non guarda ai nostri peccati, ma se non si dice pure che Egli ha detto: "Va e non peccare più", si commette una eresia, cioè una scelta di parte della verità su Dio e sull'uomo. Giovanni XXIII voleva usare "la medicina della misericordia": vuol dire che c'era da curare un male nelle anime che è il peccato, ma va messo insieme con quanto diceva Pio XII: "il peccato di questo secolo è la perdita del senso del peccato" (Radiomessaggio al Congresso Nazionale Statunitense a Boston, 26 ottobre 1946). È stato citato da Giovanni Paolo II nell'Esortazione Apostolica post-sinodale Reconciliatio et Paenitentia (2 dicembre 1984, n.18)».

Secondo lei, quali sono i veri motivi di questo ritardo di Pio XII?
«In breve. Tutto comincia col dramma teatrale del comunista tedesco Hocchut “Il Vicario”, che fece nascere il black label sul presunto silenzio se non addirittura connivenza col nazismo. Di qui l'accusa di antisemitismo. Tutti i documenti finora pubblicati dimostrano che non v'è traccia. L'invecchiamento progressivo dei postulatori P. Molinari e P. Gumpel che ha portato alla nomina di due nuovi, potrebbe far sperare. C'è anche il Comitato papa Pio XII, diretto dall'avvocato Emilio Artiglieri, della Rota Romana, e altre associazioni che potrebbero unirsi per promuovere la conoscenza del venerabile Servo di Dio, a partire dalla diocesi di Roma. A richiesta sono state stampate immaginette in otto lingue. Forse la causa di Pio XII rientra tra le “cause povere” cui ha accennato papa Francesco: infatti, non si sa se la postulazione, la diocesi di Roma e la famiglia, abbiano i mezzi per promuoverla. Pio XII non ha avuto una “scuola” che l'abbia per così dire portato avanti con un lavoro di lobby e denaro. Eppure ai convegni e alle messe anniversarie nelle Grotte Vaticane promosse il 9 ottobre, giorno del pio transito, dal comitato suddetto, c'erano alcune centinaia di persone, con cardinali, vescovi, sacerdoti e religiosi. Per non parlare dei convegni e pubblicazioni che escono di continuo. Infatti Benedetto XVI ha raccomandato di studiare il suo ampio magistero.

Tuttavia bisogna chiarire una cosa. Philippe Chenaux, che insegna all’Università Lateranense, ha scritto: “L'unica differenza tra Pio XII e i suoi successori sta nella comprensione che ognuno aveva della propria responsabilità di pastore della Chiesa universale: mentre Pio XII - in ciò prigioniero di un'ecclesiologia molto tradizionale - l'esercitò più nel senso stretto della difesa dei diritti dell'istituzione e dei suoi membri (vedere, per esempio gli sforzi della diplomazia vaticana a favore degli ebrei battezzati), Giovanni XXIII e i suoi successori l'interpretarono più nel senso 'profetico' di coscienza morale dell'umanità” (Vita pastorale, 6, giugno 2011, 89). Dunque: “ecclesiologia tradizionale”: proprio colui che ha scritto la Mystici Corporis...; “difesa dell'istituzione...ecc”: ma perché Gesù Cristo ha fondato la Chiesa (ossia istituita) perché si liquefacesse dinanzi ai nemici?....coscienza morale...” e ciò che ha fatto Pio XII prima, durante e dopo la guerra che cos'è? E poi, l'essere papa. Per dirla con Newman, non ha rapporto con la coscienza? E' Cristo che ha voluto la Chiesa perché fosse in se stessa la nuova umanità. Chenaux appare prigioniero del pregiudizio ideologico e del dualismo tra Chiesa e mondo, pagando il tributo alla cultura dominante».

Come animatore del Comitato Papa Pacelli, quali altre iniziative avete in programma?
«Non sono l'animatore, ma ritengo che la beatificazione e canonizzazione di Pio XII rappresenterà la visibile ed effettiva sanatio di quella rottura e discontinuità tra Chiesa pre e post-conciliare. Sono convinto che la verità si fa strada, perché, come diceva il Beato John Henry Newman, essa si rivela soltanto a prezzo del sacrificio di coloro che la difendono. A breve, uscirà per le edizioni Velar-Elledici, una biografia divulgativa di Pio XII, di cui è autore l’avvocato Artiglieri, intitolata: “Pio XII. Il Papa della carità”; in essa viene messa in evidenza la straordinaria opera di universale carità materiale, spirituale e intellettuale, di Papa Pacelli, posta in essere durante il periodo bellico, ma non solo».
ALBERTO CAROSACITTÀ DEL VATICANO

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