ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 6 dicembre 2013

Al rogo i cripto lefebrvisti

Ancora sui Francescani dell’Immacolata…

di Marco Tosatti (fonte LaStampa.it )
Riceviamo da padre Fidenzio Volpi, Commissario dell’ordine di Frati Francescani dell’Immacolata, una lunga lettera che vi alleghiamo, in risposta a quella pubblicata due giorni fa, di un laico (non una laica, come insinua il Commissario) che lamentava provvedimenti contro l’attività dei laici vicini alla Congregazione colpita. Citiamo due brani: “Accanto ad aspetti positivi ed incoraggianti sono emerse nell’Istituto non poche difficoltà inerenti la coesione interna, le attività apostoliche, la formazione iniziale e permanente dei frati, lo stile di governo e l’amministrazione dei beni temporali”. Ora, credo che questo genere di problemi non sia poco diffuso in tutte le congregazioni religiose, per non parlare di diocesi.  
Il secondo brano ci sembra più illuminante: “Il fondatore ed ex Ministro Generale, Padre Stefano Maria Manelli, che già nel gennaio del 2012 si era sottratto al dialogo costruttivo con i religiosi che lamentavano una deriva cripto-lefebvriana e sicuramente tradizionalista, al mio recente invito di chiarimento del 16 novembre scorso, in cerca di una ricomposizione, come anche al fine di chiedere conto, di tutte le opere e di tutti i beni mobili ed immobili dell’Istituto affidati a suoi familiari e figli spirituali durante il commissariamento, rispondeva con un certificato medico emanato da una clinica privata in cui è tuttora ricoverato su sua richiesta”.

E conclude: “Se è vero che i Frati Francescani dell’Immacolata hanno realizzato e continuano a realizzare tante cose buone e belle per la gloria di Dio, è altrettanto vero che alcuni di essi, un tempo al governo o assegnati in posti di responsabilità, “hanno fatto qualcosa” di meno buono e di meno bello…”.
Mi sembra dunque di capire che il problema concreto – beni mobili e immobili a parte – sia la “deriva cripto-lefebvriana e sicuramente tradizionalista”.
Nella lettera non si fa menzione di quella che è sembrato il “casus belli” e cioè la celebrazione della messa secondo il “vetus ordo”. Ma forse rientra nella “deriva” di cui sopra.
L’impressione che ricaviamo dal tono della lettera è, comunque, di grande durezza; e in tanti anni di esperienza non ci ricordiamo che il commissariamento dei gesuiti che gli si avvicini. E forse siamo un po’ ottusi, ma ce ne stupiamo. A meno che il commissariamento non sia un segnale generale per dire che nella Chiesa non c’è posto per i cristiani “sicuramente tradizionalisti”, con buona pace di Benedetto XVI.
Ma ecco la lettera interessante anche per lo stile: 
In merito a quanto pubblicato sul blog del Dottor Marco Tosatti il 4 dicembre 2013 con il titolo “Che hanno fatto i Francescani dell’Immacolata?”, allo scopo di ristabilire la verità e la carità all’interno del nostro Istituto religioso, per il quale sono stato preposto Commissario Apostolico ad nutum Sanctae Sedis, estendo il mio dovere di giustizia e di misericordia anche nei confronti di ignari lettori, vittime da tempo di un’azione disinformativa avente scopo vendicativo e personalizzato verso religiosi degni e rispettabili, “colpevoli” di aver segnalato abusi e irregolarità nel loro Istituto e di aver obbedito alla Chiesa con la conseguente messa in discussione del proprio ex governo della loro famiglia religiosa.
Il loro esposto, accolto favorevolmente dalle Congregazioni per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica e per la Dottrina della Fede, ha determinato l’invio di un Visitatore Apostolico presso l’Istituto con nomina della CIVCSVA in data 5 luglio 2012, decreto n. 52741/2012.
Il risultato dell’indagine, fondato su numerose testimonianze di vescovi, parroci e chierici, religiosi, ex religiosi/e nonché laici legati o meno all’Istituto, attivava a sua volta il provvedimento di commissariamento con la mia nomina dell’11 luglio 2013, munita di approvazione in forma specifica del Santo Padre Francesco in data 3 luglio 2013.
Pur essendomi sforzato di agire con spirito fraterno, ricercando la più ampia collaborazione dei religiosi e senza mai ricorrere ad alcun provvedimento disciplinare, il decreto approvato ed emanato dalla più alta Autorità della Chiesa viene ancora dipinto come un’usurpazione, con la conseguente instaurazione di un regime arbitrario.
Accanto ad aspetti positivi ed incoraggianti sono emerse nell’Istituto non poche difficoltà inerenti la coesione interna, le attività apostoliche, la formazione iniziale e permanente dei frati, lo stile di governo e l’amministrazione dei beni temporali.
Il fondatore ed ex Ministro Generale, Padre Stefano Maria Manelli, che già nel gennaio del 2012 si era sottratto al dialogo costruttivo con i religiosi che lamentavano una deriva cripto-lefebvriana e sicuramente tradizionalista, al mio recente invito di chiarimento del 16 novembre scorso, in cerca di una ricomposizione, come anche al fine di chiedere conto, di tutte le opere e di tutti i beni mobili ed immobili dell’Istituto affidati a suoi familiari e figli spirituali durante il commissariamento, rispondeva con un certificato medico emanato da una clinica privata in cui è tuttora ricoverato su sua richiesta.
In esso, il medico curante dichiarava che il paziente doveva osservare “riposo fisico assoluto” e che non solo non poteva viaggiare, ma non poteva nemmeno ricevere visite, il che rendeva vano il mio proposito di recarmi da lui.
Data l’importanza delle questioni da sottoporgli, gli inviavo quindi una lettera, ricevendo però delle risposte insoddisfacenti.
Il 29 novembre scorso, dalla stessa clinica e dallo stesso medico, ricevevo un identico certificato con l’aggiunta asserzione dell’impossibilità di Padre Stefano Manelli di “scrivere o ricevere corrispondenza” (sic).
Quanto ai frati trasferiti, ricordo che l’itineranza è una caratteristica della tradizione francescana che non conosce la stabilitas loci monastica. Ogni cambio di governo, in tutte le istituzioni civili ed ecclesiastiche, comporta parallelamente una revisione delle funzioni con i relativi trasferimenti. Per quanto mi riguarda, si è sempre trattato di provvedimenti amministrativi e non disciplinari. Dispiace se alcuni religiosi o laici ad essi legati non siano rimasti contenti, superando in resistenze quanto accade per i militari e gli impiegati dello Stato.
Il Voto di Obbedienza, implementato per l’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata dallo specifico Voto Mariano, richiederebbe sempre un’aderenza alla Volontà di Dio, pronta, gioiosa e amorosa, così come scriveva lo stesso Padre Fondatore.
Ricordo che la maggior parte dei religiosi trasferiti erano impegnati nella formazione, settore costituente uno dei nodi che la Santa Sede mi ha chiesto di sciogliere.
E’ sempre bene per dei chierici fare esperienza pastorale e missionaria, in virtù della loro vocazione e del loro ministero sacerdotale.
E’ da questa ricchezza che potranno più concretamente trasmettere dei valori ai più giovani formandi.
Ho sempre agito in perfetta sintonia con la Sede Apostolica e – in qualche caso – il Vescovo Diocesano mi ha persino ringraziato in segno di approvazione.
Chiariti questi punti, entro nell’ultima parte della mia replica a proposito delle mie disposizioni del 27 novembre 2013.
In esse veniva contestata dall’anonimo laico (o forse laica?) “vicino/a ai Francescani dell’Immacolata” la sospensione delle attività dei cenacoli e fraternità MIM e Terz’Ordine (TOFI).
Si parla – cito – “di una guerra senza limiti anche contro i laici”, con l’ “appoggio di Padre Alfonso Bruno”.
Per il Segretario Generale dell’Istituto, alla stima di cui gode presso di me e presso la Santa Sede per i sacrifici e i servizi resi alla Chiesa, prima e durante il Commissariamento, si aggiunge l’aumento quotidiano di manifestazioni di solidarietà della gente comune che sa leggere tra le righe e capire chi davvero è paziente, chi davvero è attaccato, chi davvero ama la Chiesa e l’Istituto. E’ questo quello che davvero conta!
Se ho disposto di una mera sospensione delle attività dei laici legati all’Istituto, è per evitare che ogni riunione, come di fatto già accaduto, si trasformi in occasione di dileggio pubblico contro il Papa, contro di me e contro altri frati.
Il movimento dei laici appartenenti a un Istituto religioso vive con coerenza la sua scelta se ne riconosce l’autorità legittima e se il suo percorso conduce a Cristo, e non agli uomini.
Diversamente ci troveremmo in presenza di una dinamica settaria.
La Chiesa, Madre e Maestra dei battezzati, da sempre si è preoccupata di correggere errori e deviazioni sia dottrinali che disciplinari. L’agitazione sui blog e nei Cenacoli MIM palesa e conferma nuovi e più profondi problemi, che confermano la bontà del provvedimento di Commissariamento in corso.
Se è vero che i Frati Francescani dell’Immacolata hanno realizzato e continuano a realizzare tante cose buone e belle per la gloria di Dio, è altrettanto vero che alcuni di essi, un tempo al governo o assegnati in posti di responsabilità, “hanno fatto qualcosa” di meno buono e di meno bello…
P. Fidenzio Volpi O.F.M.Capp.
Commissario Apostolico dei
Frati Francescani dell’Immacolata

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