ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 20 dicembre 2013

Non hanno ancora capito che la jihad è marcata USA (gli stessi che**)

"Tutte le croci debbono sparire. È proibito suonare le campane. Le donne non debbono uscire di casa senza coprirsi la faccia e i capelli. Le statue devono sparire. In caso di inadempienza, si applicherà la legge islamica. In sostanza: chi non si adegua o se ne va o viene fatto fuori”. 
È questo il messaggio letto dal Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali, e che riporta gli ordini impartiti dai capi jihadisti a padre Hanna e padre Dhiya, i due francescani caduti prigionieri assieme ai fedeli di tre villaggi.
La lettera è stata inviata da Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa. In toni drammatici avverte che il Nord della Siria è ormai in mano ai ribelli estremisti, che
non tollerano la presenza di non musulmani nella regione.

Gli ordini, in particolare, si rivolgono ai villaggi cristiani di Knayem, Yacoubieh e Jdeideh, presso il fiume Oronte. Sono luoghi dove la cristianità esiste sin dalle origini. Qui 
duemila cristiani siriani sono stati circondati e fatti prigionieri, e rischiano di venire sgozzati se non rispettano i dettami islamici.
Come sottolinea Gian Micalessin, in un articolo su Il Giornale: “
Il telefono di Padre Hanna è muto da molti giorni. Così come non ci sono più notizie delle dodici suore rapite dai miliziani a Malula. Un cappa di plumbeo silenzio avvolge i villaggi cristiani dall’Oronte. Dietro a quel silenzio attendono duemila vite in pericolo. Se verranno spazzate via l’Occidente e la Cristianità perderanno le proprie radici. Nell’indifferenza pusillanime di un’Europa assente e lontana”.
***
Duemila cristiani ostaggi dei tagliagole
Duemila cristiani siriani circondati e prigionieri. Duemila cristiani che rischiano di venir sgozzati se continueranno a esporre i simboli della fede e non imporranno il velo islamico alle proprie donne.
L’allarme arriva da Knayem, Yacoubieh e Jdeideh, tre parrocchie del fiume Oronte dove la cristianità è di casa da duemila anni.
A fare arrivare in Italia l’appello, durante una conferenza al Centro Culturale di Roma è il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali. Legge una lettera inviatagli dal Custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa. Scandisce gli ordini impartiti dai capi jihadisti a padre Hanna e padre Dhiya, i due francescani caduti prigionieri assieme ai fedeli di tre villaggi stretti tra la città di Idlib e la frontiera turca. «Tutte le croci debbono sparire. È proibito suonare le campane. Le donne non debbono uscire di casa senza coprirsi la faccia e i capelli. Le statue devono sparire. In caso di inadempienza, si applicherà la legge islamica. In sostanza: chi non si adegua o se ne va o viene fatto fuori». In quell’ultimo terribile aut-aut è riassunta la scelta imposta non solo ai Cristiani dell’Oronte, ma a quelli di tutta la Siria.
Padre Hanna Jallouf, il parroco di Knaye conosciuto dai fedeli come Abu Hanna, l’aveva capito da tempo. L’avevamo incontrato nel settembre 2012 al memoriale di San Paolo a Damasco. Era arrivato lì dopo un viaggio fortunoso e drammatico durato tre lunghissimi giorni. Un viaggio durante il quale aveva visto un ordigno scoppiargli a fianco dell’auto e aveva trattato passaggio e incolumità personale prima con i ribelli e poi con i militari. Ma a trattare c’era abituato. Lo faceva dall’estate del 2011 quando i ribelli erano entrati a Knaye seminando il terrore e massacrando 83 soldati governativi. È stata una strage terribile e io l’ho vista con i miei occhi. Prima hanno tagliato la testa al comandante e l’hanno issata sulla terra dell’orologio, poi ne hanno tagliate altre cinque e le hanno deposte davanti alla sede del partito. Ho visto – aveva raccontato al Giornale – cose che non dimenticherò mai, ma ho anche dovuto badare alla mia comunità. Ho incontrato il capo dei ribelli, ho negoziato, l’ho fatto salire in macchina sono andato a cercare assieme a lui i fedeli di cui avevamo perso le tracce». Padre Hanna s’era abituato a convivere con il terrore. E sapeva che al peggio non c’è limite. «Cerchiamo di restare neutrali, ma è difficile avere fiducia in loro. Non sono un esercito di liberazione, sono bande che si muovono alla rinfusa. Più parlo con loro più comprendo quanto siano pericolosi. Moltissimi sono d’ispirazione integralista, almeno il 40 per cento sono fanatici arrivati da Yemen, Iraq e Libano e finanziati da paesi stranieri. Sono la nostra più grande sventura».
Quelle parole del settembre 2012 suonano ora come una lucida profezia. Tra settembre e dicembre di quest’anno i militanti alqaidisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante hanno combattuto e messo in fuga i capi ribelli con cui padre Hanna si sforzava di trattare. Ora i nuovi arrivati, più fanatici dei fanatici, dettano legge a Knaye, Yacoubieh e Jdeideh. E con loro al potere s’è spenta anche la voce di Abu Hanna. Il suo telefono è muto da molti giorni. Così come non ci sono più notizie delle dodici suore rapite dai miliziani a Malula. Un cappa di plumbeo silenzio avvolge i villaggi cristiani dall’Oronte. Dietro a quel silenzio attendono duemila vite in pericolo. Se verranno spazzate via l’Occidente e la Cristianità perderanno le proprie radici. Nell’indifferenza pusillanime di un’Europa assente e lontana.
Gian Micalessin
Fonte: Il Giornale 
***
19 dicembre 2013
La lettera. Via le croci e donne col velo: chi non si adegua muore
D evo purtroppo e ancora una volta portare alla vostra attenzione la sempre più difficile situazione dei nostri ultimi due villaggi cristiani rimasti nell’Oronte di Siria, dei nostri parrocchiani e dei nostri confratelli che li assistono. Il Nord della Siria è sempre più in mano di ribelli estremisti, mentre le forze cosiddette «moderate» perdono forza. I ribelli che controllavano la «nostra» zona, che fino ad oggi si ritenevano tolleranti, sono stati sostituiti da gruppi estremisti che non amano la presenza dei non musulmani nel loro «emirato». Gli ultimi ordini ricevuti dai nostri frati, padre Hanna e padre Dhiya, sono i seguenti: a) Tutte le croci debbono sparire; b) È proibito suonare le campane; C) Le donne non debbono uscire di casa senza coprire la faccia e i capelli. d) Tutte le statue debbono sparire. In caso di inadempienza, si applicherà la legge islamica. In sostanza: chi non si adegua o se ne va o viene fatto fuori. Questi ordini si applicano a Knayem, Yacoubieh e Jdeideh, che attualmente è servito dai nostri confratelli. Per coloro che forse non conoscono la zona, quei villaggi sono esclusivamente cristiani. Invito ciascuno a pregare per tutte le comunità di Siria, in particolare per coloro che vivono sotto il controllo di questi estremisti. Preghiamo affinché il cuore di queste persone si apra all’ascolto e soprattutto perché il nostro piccolo gregge di Siria continui a confidare nel Signore.
*Custode di Terra Santa
di Padre Pierbattista Pizzaballa*
Fonte: Il Giornale
**
http://apostatisidiventa.blogspot.it/2013/12/ad-ognuno-il-suo-padrone-praevalent.html
SIRIA, ADRA – MASSACRO SOTTO LA NEVE
Posted By Alessandra Drago On 20 dicembre 2013 @ 12:18 In DOMINIO E POTERE | 3 Comments
Con la compiacenza e l’aiuto di Italia, Europa, Israele e USA.  E bravi i nostri guerrafondai sostenitori del terrorismo in Siria. Brava Bonino, brava Boldrini, bravo Napolitano ed il governo Letta al completo!
QUANDO TOCCHERà ALL’ITALIA?   La Ministra guerrafondaia della difesa ha già lanciato l’allarme ” Gli Al Qaidisti sono gia arrivati da noi in  con le navi degli immigrati…. “  Ma l’Italia tonta è incantata da Renzi che come prima cosa apre ai matrimoni omo ed alle adozioni gay. Questa è l’emergenza per le nostre onorevoli nullità! Qui si vedono i politici di razza!! Il tutto mentre i media satanici di regime compiono il loro lavoro criminoso e  disinformano, disinformano…
http://www.sibialiria.org/ [1]
SUL MASSACRO DI ADRA SILENZIO IN ITALIA , LO COPRONO CON IL BOMBARDAMENTO GOVERNATIVO SUI QUARTIERI IN MANO AI RIBELLI DI ALEPPO
http://rt.com/news/syria-adra-civilian-execution-289/ [2]
https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=zbEqLpvuGHU [3]
20 dicembre 2013
decapitazione[4]All’alba dell’11 dicembre 2013, la città industriale di Adra, che si trova a 40 km a nordest della capitale siriana, è stata vittima di un tremendo massacro.

La cittadina, che vanta una popolazione di oltre 100.000 abitanti e ospita 600 impianti di produzione industriali e silos di grano, fa parte della provincia Ghouta (la stessa resa celebre dai presunti attacchi chimici contro il popolo siriano nell’agosto scorso).

Il 2 maggio scorso, Ziad Badour, direttore di Adra Industrial City, aveva dichiarato alla Sirian Arab News Agency (SANA), che più di 48.000 opportunità di lavoro vi erano in quella regione e che si ospitavano sia lavoratori provenienti da diverse parti del paese sia profughi interni da Douma, Yabroud, Harasta, Nabek, ma anche da Aleppo, Homs e Idleb terrorizzati dai mercenari stranieri. A questo scopo, il governo siriano veva anche costruito 1.200 unità abitative per gli oltre 100.000 sfollati, in Adra.
Tra le persone riallocate però pare figurassero anche 500 cellule dormienti, poi unitesi alle bande che hanno invaso la cittadina.
Adra si è trasformata da zona di speranza ad area tragicamente occupata.
Secondo il quotidiano libanese al-Akhbar “molti elementi di al-Dhamir arrivati nella città industriale di Adra alle 4:00 del mattino … Hanno chiesto ai suoi abitanti di scendere nel loro rifugio e hanno preso in ostaggio circa 200 di loro, scelti in base a criteri comunitari, assassinandone un certo numero …”.

Tra i luoghi presi di mira figurano la stazione di polizia, dove sono state assassinate tutte le persone presenti nell’edificio, la clinica pubblica, in cui è stato decapitato un infermiere considerato “shabbiha” in quanto dipendente pubblico, e il forno centrale, dove sono stati saccheggiati tonnellate di farina e arse vive almeno 11 persone.
La testa mozzata dell’infermiere è stata appesa su un albero nel mercato. Ben presto, diverse altre teste mozzate si sono unite alla sua, su quell’albero.
Le bande jihadiste hanno, inoltre, dato fuoco alle abitazioni dei funzionari pubblici, come raccontano diverse testimonianze raccolte dal sito di opposizione SyriaTruth: “Ci siamo svegliati al grido di Allahu Akbar, con fuoco intenso e bandiere nere dell’Esercito dell’Islam e di Jabhat al-Nusra. Alcuni di loro stavano cantando: Siamo venuti per uccidere voi, nassiriani (ovvero alawiti).”
” … Hanno ucciso un dipendente che era di guardia nel dispensario e appeso la sua testa”, dice uno dei testimoni. Un’altra aggiunge: “Hanno rapito decine di uomini e radunati in piccole aree degli edifici, li hanno uccisi aprendo su di loro il fuoco delle mitragliatrici”.
Una terza ha spiegato che per il solo panificio si contano almeno 11 morti, tra cui i 9 dipendenti, diverse donne e “sette ostaggi prelevati dal forno sono stati uccisi, decapitati e le loro teste appese nel mercato.”
Nella stazione di polizia, invece, si stimano in tutto circa venti elementi uccisi. Tutti i corpi sono stati mutilati e bruciati, solo perché dipendenti pubblici, e, quindi, “shabbiha” – secondo le definizioni delle bande jihadiste.
Il massacro – continua SyriaTruth – è proseguito per tutto il giorno.
La maggior parte delle vittime è stata assassinata per motivi religiosi o perché dipendenti pubblici. Se alawiti, cristiani, drusi e membri di altre minoranze sono stati le principali vittime della strage, tra i martiri si contano anche 20 sunniti.
Il destino di 200 residenti del complesso residenziale è ancora sconosciuto, utililizzati per lo più come scudi umani negli attacchi contro l’esercito arabo siriano intervenuto nelle ore successive su richiesta degli abitanti per liberare la zona.
Per quanto riguarda gli autori del massacro, si tratterebbe dei miliziani del Fronte islamico, in particolare dell’Esercito dell’Islam ( Jaish el- Islam), sostenuto dall’Arabia Saudita, e di Jabhat al-Nusra, ma, secondo altri, ci sarebbe anche la mano dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante.
Alcuni rapporti hanno azzardato che la rapida brutalità degli attacchi in Adra era in realtà una sorta di “vendetta” per le perdite subite sulle montagne del Qalamoun, ma la complessità dei loro movimenti notturni smentisce questa semplificazione, esattamente come le testimonianze raccolte da Russia Today:
“Avevano le liste dei dipendenti pubblici con loro … Questo significa che avevano programmato tutto in anticipo e sapevano chi lavorava nelle agenzie governative. Si sono presentati agli indirizzi che avevano sulla loro lista costrengendo la gente ad uscire fuori e sottoporli alle cosiddette prove della Sharia. Penso che le chiamino così. Li hanno condannati a morte per decapitazione.”
Il numero esatto delle vittime non è stato ancora rivelato, per la semplice ragione che le forze governative procedono lentamente nel loro contrattacco per non rischiare di colpire i civili utilizzati come scudi umani dalle bande jihadiste barricate nelle abitazioni.
E’ ancora il sito SyriaTruth a diffondere i nomi di 91 civili assassinati, 11 dei quali colpiti con oggetti appuntiti. Tra le vittime, figura anche una bambina di 10 mesi, Rabab Alhaj Ali.
Nei giorni immediatamente successivi al massacro, sono iniziate a trapelare alcune testimonianze che hanno fatto emergere alcuni dettagli dell’estrema crudeltà di questo crimine contro la popolazione.
“C’era strage ovunque,” racconta una donna a Russia Today, “Il più anziano aveva solo 20 anni, è stato macellato. Erano tutti bambini. Li ho visti con i miei occhi. Hanno ucciso quattordici persone con un machete. Non so se queste persone erano alawiti. Non so il motivo per cui sono stati uccisi. Li hanno afferrato per la testa e li hanno macellati come agnelli”.
Anche il medico Mazhar Ibrahim, originario di Tartus, sfuggito dalla morte, ha raccontato a Breaking News Network: “Dalle ore precedenti di quel giorno, ho sentito il crepitio di spari di fronte a casa mia, che si trova di fronte a una panetteria, poi ho capito che si trattava di uno scambio di fuoco tra i militanti e le guardie della panetteria … erano ore difficili … sono scappato con mia moglie e mia figlia Kristin in un rifugio vicino, dove si sono nascosti decine di residenti.”
“Allora gli uomini armati si sono infiltrati nel rifugio e hanno iniziato a torturare, uccidere e domandare chi sostiene il “regime” e lavora con il governo”, ha proseguito, spiegando chegli jihadisti hanno tagliato le mani dei dipendenti pubblici, per evitare che potessero tornare a lavorare e decapitato alcuni di loro, torturandoli davanti agli occhi dei bambini.
“Dopo tre giorni di orrore nel rifugio”, il medico racconta di aver avuto l’opportunità di fuggire con la sua famiglia e altre famiglie verso la strada principale, dove si trovava dell’esercito arabo siriano.
Il medico ha anche descritto le scene orribili cui sono stati costretti ad assistere: corpi torturati, decapitati, in via di decomposizione, gettati in tutte le vie.
“Gli uomini armati non erano siriani”, spiega la moglie “abbiamo vissuto giorni terribili, prima che potessimo sfuggire solo con i vestiti che indossavamo. L’esercito arabo siriano ci ha protetto e ci ha aiutato a raggiungere una zona sicura.”
Ma tra le storie più tragiche emerse spicca in particolare quella dell’ingegnere Nizar al-Hassan, morto insieme a moglie e figli nel loro appartamento, insieme a 8 terroristi di Jabhat al-Nusra.
Dalle ricostruzioni sembra che il padre abbia deciso di martirizzarse sé e la famiglia con quattro bombe, che aveva trovato vicino al corpo di un soldato siriano, per sfuggire alle brutalità inimmaginabili che sarebbero loro toccate una volta finiti nelle mani delle bande alqaediste.
Attualmente l’ercito arabo siriano sta lottando per liberare Adra dai 2.500 invasori.
Presto, forse, le teste mozzate verranno rimosse dagli alberi. Ma, per ora, il sangue macchia ancora la neve ad Adra.
Pierangela Zanzottera
SULLA VICENDA DI QANAYE’ , IL GRIDO DI MONSIGNOR NAZZARO
-  http://www.ilgiornale.it/news/esteri/situazione-precipita-e-ai-negoziati-ginevra-ci-saranno-solo-976603.html [5]
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-siria-duemila-cristiani-ostaggio-degli-jihadisti-7991.htm [6]
- http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#3
CONTRABBANDO DELLE ICONE E OGGETTI SACRI DI MALOULA DEVASTATA  TRAMITE COMMESSIONE VIA INTERNET!!! http://breakingnews.sy/en/article/30852.html [7]

Article printed from STAMPA LIBERA: http://www.stampalibera.com
URL to article: http://www.stampalibera.com/?p=69732
URLs in this post:
[1] http://www.sibialiria.org/http://http://www.sibialiria.org/
[2] http://rt.com/news/syria-adra-civilian-execution-289/: http://rt.com/news/syria-adra-civilian-execution-289/
[3] https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=zbEqLpvuGHU: https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=zbEqLpvuGHU
[4] Image: http://www.sibialiria.org/wordpress/wp-content/uploads/2013/12/decapitazione.jpg
[5] http://www.ilgiornale.it/news/esteri/situazione-precipita-e-ai-negoziati-ginevra-ci-saranno-solo-976603.html: http://www.ilgiornale.it/news/esteri/situazione-precipita-e-ai-negoziati-ginevra-ci-saranno-solo-976603.html
[6] http://www.lanuovabq.it/it/articoli-siria-duemila-cristiani-ostaggio-degli-jihadisti-7991.htm: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-siria-duemila-cristiani-ostaggio-degli-jihadisti-7991.htm
[7] http://breakingnews.sy/en/article/30852.html: http://breakingnews.sy/en/article/30852.html
E adesso onorevoli cialtroni rispondete in Parlamento del vostro appoggio criminale alla distruzione della Siria!
Posted By Corrado Palazzi On 19 dicembre 2013 @ 17:04 In DOMINIO E POTERE | 2 Comments

Dove sono i “rivoluzionari” siriani? [1]

Thierry Meyssan  Rete Voltaire [2]16 dicembre 2013
Alla vigilia della Conferenza di Ginevra 2, gli organizzatori statunitensi non hanno più alcun burattino cui far giocare il ruolo dei rivoluzionari siriani. L’improvvisa scomparsa dell’esercito libero siriano dimostra a coloro che ci credevano, che non era altro che una finzione. Non c’è mai stata una rivoluzione popolare in Siria, ma solo un’aggressione straniera con mercenari e miliardi di dollari.
1476660 [3]Gli organizzatori della conferenza di pace di Ginevra cercano un rappresentante di emergenza per l’opposizione armata siriana. Secondo gli occidentali, c’è un conflitto tra una dittatura abominevole e il proprio popolo. Tuttavia, i gruppi armati che distruggono la Siria, dal Fronte islamico ad al-Qaida, invocano ufficialmente i combattenti stranieri, anche se i primi affermano di essere composti principalmente da siriani. Invitandoli ammettono che non c’è mai stata una rivoluzione in Siria, ma un’aggressione straniera. Infatti, l’esercito libero siriano, un paio di settimane prima, aveva 40000 uomini che si sono volatilizzati. Dopo che il suo quartier generale è stato attaccato e gli arsenali sono stati saccheggiati dai mercenari, il suo capo storico, il generale Salim Idriss, è fuggito in Turchia e ha cercato rifugio in Qatar.

Durante la sua formazione, il 29 luglio 2011, l’ELS si era fissato un unico obiettivo: il rovesciamento del Presidente Bashar al-Assad. L’ELS non ha mai detto se lottasse per un regime laico o uno islamico. Non ha mai preso alcuna posizione politica su giustizia, istruzione, cultura, economia, lavoro, ambiente, ecc. Non ha mai fatto il benché minimo progetto di programma politico. Era formato, ci hanno detto, da soldati dell’Esercito arabo siriano che avevano disertato. Infatti vi furono defezioni nella seconda metà del 2011, ma il loro numero totale non ne ha mai superato il 4%, trascurabile al livello nazionale. No: l’ELS non aveva bisogno di un programma politico perché aveva una bandiera, quella della colonizzazione francese. In vigore durante il periodo del dominio della Francia sulla Siria e durante i primi anni della presunta indipendenza, simboleggiava l’accordo Sykes-Picot: la Siria fu in gran parte ridotta e divisa in Stati etnici e confessionali. Le tre stelle simboleggiano uno Stato druso, uno alawita e uno cristiano. Tutti i siriani conoscono questa triste bandiera, non foss’altro per la sua presenza negli uffici dei collaborazionisti siriani all’occupazione francese, in una famosa soap opera. Il suo primo leader, il colonnello Riad al-Asad, è scomparso nella pattumiera della storia. Fu scelto per il suo nome, che scritto in modo diverso in arabo si pronuncia nello stesso modo, nelle lingue europee, di quello del Presidente Bashar al-Assad. L’unica differenza tra i due uomini, secondo le monarchie del Golfo, era che il primo è sunnita e il secondo alawita.
In realtà, l’esercito libero siriano è una creazione anglo-francese, come lo fu la “Bengasi rivoluzionaria” in Libia (che aveva “scelto” la bandiera di re Idris I, collaborazionista degli occupanti inglesi). Armato dalla NATO e destinato a prendere il palazzo presidenziale, quando l’Alleanza atlantica avesse bombardato il Paese, l’ELS fu distrutto dai piani successivi e dai continui  fallimenti dell’occidente e del Consiglio di cooperazione del Golfo. Presentatosi in un secondo momento quale braccio armato del consiglio politico in esilio, non gli si riconobbe alcuna autorità  obbedendo solo ai suoi creatori anglo-francesi. In realtà fu il braccio armato dei loro servizi segreti, di cui la Coalizione nazionale siriana era il braccio politico. In definitiva, l’ELS poté ottenere dei successi solo con l’assistenza diretta della NATO, cioè l’esercito turco che l’ospitava nelle proprie basi. Creato nel quadro della guerra di 4.ta generazione, l’ESL non è riuscito ad adattarsi alla seconda guerra siriana, in stile Nicaragua. La prima guerra (la riunione della NATO a Cairo, nel febbraio 2011, in occasione della Conferenza di Ginevra del giugno 2012) fu una messa in scena multimediale per delegittimare il governo, in modo che cadesse come un frutto maturo nelle mani della NATO. Le azioni militari furono perpetrate da diverse fazioni, ricevendo gli ordini direttamente dall’Alleanza. Si trattava soprattutto di accreditare le menzogne e dare l’illusione di una rivolta diffusa. Secondo le teorie di William Lind e Martin Van Creveld, l’ELS era un’etichetta da attribuire a tutti quei gruppi, ma senza avere una propria struttura gerarchica. Invece, la seconda guerra (la riunione degli “Amici della Siria” a Parigi, nel luglio 2012, in occasione della Conferenza di Ginevra del 2 gennaio 2014) è una guerra di logoramento per “esaurire” il Paese fino alla resa. Per svolgere tale ruolo, l’ELS avrebbe dovuto trasformarsi in un vero e proprio esercito, con gerarchia e disciplina, non è mai stato in grado di farlo.
Sentendo avvicinarsi la propria fine, dato il riavvicinamento turco-iraniano, l’ELS annunciò la propria eventuale partecipazione a Ginevra 2, chiedendo condizioni irrealistiche. Ma era troppo tardi. I mercenari dell’Arabia Saudita hanno avuto ragione di tale finzione della NATO. Chiunque può ora vedere la nuda verità: non c’è mai stata una rivoluzione in Siria.
Thierry Meyssan
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora [4]

Article printed from STAMPA LIBERA: http://www.stampalibera.com
URL to article: http://www.stampalibera.com/?p=69677
URLs in this post:
[1] Dove sono i “rivoluzionari” siriani?: http://aurorasito.wordpress.com/2013/12/16/dove-sono-i-rivoluzionari-siriani/
[2] Rete Voltaire : http://www.voltairenet.org/article181497.html
[3] Image: http://aurorasito.files.wordpress.com/2013/12/1476660.jpg



[4] SitoAurora: http://sitoaurora.altervista.org/home.htm

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.