ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 23 gennaio 2014

Utrecht: Roma 1-0: Kuala Lumpur -20!

Eijk: “Le condanne tridentine sulla Riforma sono ancora valide”

Card. Eijk
CARD. EIJK

In Olanda scoppia un caso ecumenico

Non ha fatto sconti a nessuno papa Francesco definendo la divisione fra i cristiani “uno scandalo” e auspicando nuovamente con vigore il proseguo del dialogo ecumenico. Proprio su questo versante sono enormi e decisivi i passi avanti compiuti nel dopo Concilio – è solo dello scorso anno la pubblicazione della commissione congiunta cattolici-luterani del documento “Dal conflitto alla comunione” – ma è anche vero che resistenze esistono da entrambe le parti e basta poco per urtare i delicati equilibri faticosamente raggiunti.

Un esempio è la polemica innescata in questi giorni (nella Settimana di Preghiera per l’Unità) dall’arcivescovo di Utrecht, il cardinale Willem Jacobus Eijk, classe 1953, uno dei 22 porporati creati da Benedetto XVI nel concistoro del 18 febbraio 2012. Medico con dottorato in bioetica dell’ingegneria genetica, già docente di morale a Lugano e fino al 2002 membro della Commissione teologica internazionale, da 7 anni primate della Chiesa cattolica nei Paesi Bassi, il Cardinale è anche presidente della conferenza episcopale olandese.
Le sue parole sul Concilio di Trento e gli anatemi contro i protestanti non sono passate inosservate, anzi: nel contesto europeo dove si sta lavorando da tempo, e in maniera congiunta cattolici-luterani, in vista del 500° anniversario della Riforma, proprio per allontanare secoli di lotte e incomprensioni, sono apparse come un fulmine a ciel sereno.

Le condanne del Concilio di Trento nei confronti degli insegnamenti di Martin Lutero , per esempio sull'Eucaristia, sono sempre valide e persiste ancora oggi per i protestanti il divieto di ricevere la comunione nella Chiesa cattolica, ha ribadito Eijk in un’intervista al quotidiano protestante Reformatorisch Dagblad. I pronunciamenti di un Concilio non si annullano mai – è la sua tesi – e ciò che è stato affermato a Trento vale ancora perché il Vaticano II è stato solo un Concilio pastorale: a Trento, in pratica, si sono messi i paletti per correggere gli abusi che erano sorti all’interno della Chiesa e avevano condotto alla scissione.

La risposta dei protestanti non si è fatta attendere. "Non ha fondamento dire la Chiesa ha sempre ragione e non ci sono stati torti”, ha detto Gerrit de Fijter , presidente del Sinodo protestante olandese, e Bas Plaisier, già leader della Chiesa protestante in Olanda, ha aggiunto di non capire dove volesse andare a parare l’arcivescovo. Secondo il teologo cattolico Marcel Poorthuis, docente alla Tilburg University, Eijk sembra voler frenare il cammino ecumenico come già accaduto negli anni scorsi.

Arjan Plaisier, segretario della Chiesa protestante, ha preso carta e penna e gli ha scritto una Lettera aperta chiedendo una spiegazione. “Non si tratta di negare la storia, ma possiamo forse dimenticare il cammino ecumenico che ci ha condotto fin qui? O si vuole bloccarlo unilateralmente?” è la domanda al Cardinale. Le differenze dottrinali (in particolare sull’ecclesiologia) che persistono con la Chiesa di Roma non sono più motivo di condanna ed emarginazione, bensì oggetto di dialogo e di passi di reciproco avvicinamento (ad esempio sul riconoscimento comune del battesimo).

Il Vangelo è sempre il medesimo e gli anatemi di Trento non si riferiscono ai protestanti di oggi che non hanno alcuna colpa per essere “maledetti”, se un Concilio ecumenico 50 anni fa li ha definiti “fratelli separati”.

Plaisier fa quindi un passo deciso in direzione del dialogo invitando Eijk, per il bene di tutti, a cogliere l’occasione per spiegare in un incontro insieme cosa si intende per tradizione cattolica, il significato di un Concilio e il concetto di dialogo ecumenico come sono emersi dai documenti del Vaticano II.

Da parte sua, se nella stessa intervista Eijk si è mostrato a favore del dialogo e “completamente d’accordo con papa Francesco su questo argomento”, la portavoce della Chiesa olandese, Anna Kruse, si è detta stupita per le reazioni innescate dalle parole del Cardinale, sottolineando come Eijk avesse rievocato le condanne tridentine esclusivamente “da un punto di vista teorico”, senza alcuna intenzione di offendere i protestanti.
MARIA TERESA PONTARA PEDERIVATRENTO

http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/eijk-31477/

Malesia, cento denunce contro il gesuita che chiama Dio “Allah”

Malesia interreligiosa
MALESIA INTERRELIGIOSA

È una prassi che risale a diversi secoli fa, ma di recente è stata scoperta come un problema da fondamentalisti islamici

MARCO TOSATTIROMA

In Malesia si stanno creando i presupposti per una persecuzione dei cristiani, e dei cattolici fra di essi. Il pretesto utilizzato da crescenti frange di fondamentalisti islamici è quella dell’uso di “Allah” per significare Dio da parte dei cristiani. Una prassi che risale a diversi secoli fa, come testimoniano testi e storia, e che solo di recente però è stata scoperta come un problema dai radicali islamici.

A questo proposito due giorni fa l’amministratore apostolico della diocesi di Kuala Lumpur, la capitale del Paese, ha scritto una lettera chiedendo ai cattolici della nazione di essere coraggiosi di fronte a quelli che saranno tempi difficili. La polizia della Malesia di recente ha proposto che il direttore del Catholic Herald, il giornale cattolico nazionale, padre Lawrence Andrew sj, venga chiamato a rispondere di sedizione. Questo perché il sultano di Selangor, uno dei tredici Stati che compongono la Malesia, ha decretato che i non musulmani non possano più usare il termine Allah per definire Dio. E padre Andrew ha affermato che le parrocchie di Selangor invece continueranno a usarlo, come hanno fatto dal 1600 in poi.

 “Sono profondamente rattristato e angosciato da recenti eventi, che comprendono l’uso di parole offensive e il bruciare in effige padre Lawrence Andrew, il che costituisce di fatto un attacco alla comunità cristiana”, scrive l’arcivescovo emerito Murphy Pakiam nella sua lettera pastorale. “È deplorevole che alcuni gruppi vogliano anche organizzare mega dimostrazioni e show di piazza. Queste azione irragionevoli hanno causato una grande quantità di disagio, ansia e persino ira fra i cittadini malesi. Inoltre l’avallo di tali azioni da parte di alcuni leaders politici e il silenzio non spiegato di altri aggiungono benzina a un fuoco che sembra diffondersi al di fuori di ogni controllo”. E conclude l’Arcivescovo: “Faccio appello ai fedeli cattolici affinché siano forti in queste avversità e continuino a professare la loro fede con coraggio e determinazione”.

Padre Lawrence Andrew, un sacerdote malese, è il principale bersaglio degli attacchi. Contro di lui sono state registrate centonove denunce, perché il 27 dicembre in suo articolo sul Catholic Herald, ha sostenuto che i fedeli cattolici hanno tutto il diritto di continuare a usare il termine Allah per definire Dio. Fra l’altro nell’articolo si citano preghiere cristiane vecchie di secoli in cui ci si riferisce a Dio come Allah. In Malesia su una popolazione che non raggiunge i trenta milioni di abitanti il 60 per cento è musulmano, il 19 per cento è buddista, il 6 per cento indù, il 6 per cento protestante e il 3 per cento cattolico. L’islam è la religione ufficiale del Paese. E a Selangor le autorità hanno confiscato alcune centinaia di libri sacri cristiani, sempre perché Dio era chiamato Allah. Che, comunque, è un termine arabo “importato” nella lingua locale. E che in arabo viene usato indifferentemente da cristiani e musulmani per indicare Dio.

La battaglia legale va avanti ormai da più di tre anni. All’inizio del 2009 nacque la proibizione dell’uso del termine. La Chiesa cattolica avviò un’azione legale, protestando per la violazione dei suoi diritti costituzionali, e il suo ricorso fu accolto da un tribunale. Nell’ottobre dell’anno scorso però il verdetto fu ribaltato in appello.

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