ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 13 febbraio 2014

Un' assistente sociale farebbe miglior teologia,

Papa Bergoglio: "Vada a messa soltanto chi si sente peccatore"

Nell'udienza generale di oggi, il Pontefice ha parlato ai fedeli di celebrazioni e eucarestia: "In Chiesa si va se si vuole ricevere il perdono"









Stamattina all'udienza tenuta in Piazza San Pietro, dopo aver girato a piedi parte del colonnato per avvicinarsi ai fedeli, il Pontefice ha richiamato l'attenzione del mondo sui temi più attuali del momento. Bergoglio ha spiegato in primo luogo come " chi di noi non si sente bisognoso della misericordia di Dio, non si sente peccatore, è meglio che non vada a messa", dichiarando come "quel Confesso che diciamo all'inizio non è un pro forma, è un vero atto di penitenza". Il Papa oggi ha insistito molto sul perché ognuno di noi si debba avvicinare alle funzioni della messa e dell'eucarestia.


Evidenziando la sua preoccupazione di come molti vadano a messa per "sparlare" e giudicare gli altri, piuttosto che per comprendere i propri fratelli e perdonare il prossimo, il Papa ha spiegato anche che chi partecipa alle celebrazioni non lo fa perché si sente migliore degli altri, ma perché la sua anima gli impone una continua purificazione per essere in pace con se stessa, sottolineando come siano coloro che peccano di più quelli che dovrebbero avvicinarsi maggiormente alla Santa messa. Secondo Bergoglio, un'omelia può essere impeccabile dal punto di vista esteriore, ma povera di veri contenuti e quindi sterile ai più: per questo bisognerebbe sempre cercare di fare un messa con i fedeli, e non per i fedeli, poiché se non conduce all'incontro con Gesù, la messa non potrà nutrire il cuore dei fedeli con speranza e amore e quindi risulterebbe inutile.
"Abbiamo visto tanti disagi sociali o per la pioggia che ha fatto tanto male, a quartieri interi, o per la mancanza di lavoro, in questa crisi sociale di tutto il mondo, vi domando, ognuno di noi si domandi, io che vado a messa come vivo questo? Mi preoccupo di aiutare, di avvicinarmi, di pregare per loro che hanno questo problema o sono un pò indifferente?". Così Francesco ha continuato la sua predica stamattina, affermando di pregare ogni giorno per tutte le vittime delle alluvioni e per tutti coloro che sono stati colpiti dai disagi sociali - probabilmente riferendosi ai due Forconi che ieri hanno tentato di darsi fuoco in Piazza San Pietro.
"Noi non restiamo indifferenti", ha dichiarato il Papa, invitando i fedeli a prestare attenzione ai più deboli e ai meno fortunati, che in questo momento sono tanti, tantissimi, a suo dire. Il boato della folla - composta da circa 20,000 anime - ha accompagnato Bergoglio in tutta la sua predica in Piazza San Pietro, sopratutto quando, a fine messa, è risceso fra i fedeli, abbracciando e benedicendo madri col pancione e bambini in divise scolastiche.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/papa-bergoglio-messa-utile-solo-ai-peccatori-991627.html

ANCHE IL PAPA SA CHE IL GOSSIP MIGLIORE SI FA IN CHIESA! “A MESSA NON SI VA PER SPETTEGOLARE”. E SE LA PRENDE CON CHI NON È PECCATORE

Bergoglio: “La messa è il luogo dell’incontro con Gesù. E invece ci andiamo per dire: “Hai visto com'è vestita quella, o com'è vestito quello?”. Oppure per farci vedere impeccabili. Per farci sentire a posto e perbene. Invece, chi non si sente peccatore è meglio che non vada a messa!”…

Maurizio Caverzan per "il Giornale"
FEDELI IN CHIESAFEDELI IN CHIESA
La messa domenicale è il luogo dell'incontro con Gesù. È il momento privilegiato nel quale s'instaura e s'intensifica questa confidenza tra l'uomo peccatore e Dio che perdona. Invece, molto spesso non è così. Ci andiamo per pettegolare: «Hai visto com'è vestita quella, o com'è vestito quello?». Oppure per farci vedere impeccabili. Per farci sentire a posto e perbene. Invece, «chi non si sente peccatore è meglio che non vada a messa», ha consigliato il Santo Padre. Ci sono indizi precisi per capire se partecipiamo nel modo giusto. Ieri, durante l'udienza generale, papa Francesco ha voluto indicarli concretamente in quello che si profila come un nuovo catechismo della liturgia domenicale. «Il primo indizio è il nostro modo di guardare e considerare gli altri» ha esordito Bergoglio.
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«Nell'Eucaristia Cristo attua sempre nuovamente il dono di sé che ha fatto sulla Croce. Tutta la sua vita è un atto di totale condivisione di sé per amore; perciò Egli amava stare con i discepoli e con le persone che aveva modo di conoscere. Questo significava per Lui condividere i loro desideri, i loro problemi, quello che agitava la loro anima e la loro vita. Ora noi, quando partecipiamo alla santa messa, ci ritroviamo con uomini e donne di ogni genere: giovani, anziani, bambini; poveri e benestanti; originari del posto e forestieri; accompagnati dai familiari e soli... Ma l'eucaristia che celebro, mi porta a sentirli tutti, davvero come fratelli e sorelle? Fa crescere in me la capacità di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piange?
Per esempio - ha proseguito il Papa parlando a braccio - a Roma in questi giorni abbiamo visto tanti disagi sociali o per la pioggia, che ha fatto tanti danni a quartieri interi, o per la mancanza di lavoro, conseguenza della crisi economica in tutto il mondo. Mi domando, e ognuno di noi si domandi: io che vado a messa, come vivo questo? Mi preoccupo di aiutare, di avvicinarmi, di pregare per coloro che hanno questo problema? Oppure sono un po' indifferente? O forse mi preoccupo di chiacchierare: Hai visto com'è vestita quella, o come com'è vestito quello? A volte si fa questo, dopo la messa, e non si deve fare!».
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Il secondo indizio, «molto importante», indicato dal Papa ai fedeli che gremivano Piazza San Pietro è «la grazia di sentirsi perdonati e pronti a perdonare». A volte ci si chiede «perché si dovrebbe andare in chiesa, visto che chi partecipa abitualmente alla messa è peccatore come gli altri?».
Ma «in realtà, chi celebra l'eucaristia non lo fa perché si ritiene o vuole apparire migliore degli altri, ma proprio perché si riconosce sempre bisognoso di essere accolto e rigenerato dalla misericordia di Dio. Se ognuno di noi non si sente peccatore - spiega Bergoglio - è meglio che non vada a messa: andiamo a messa perché siamo peccatori e vogliamo ricevere il perdono di Gesù, partecipare della sua redenzione. Quel "Confesso" che diciamo all'inizio non è un pro forma, è un vero atto di penitenza!». Infine, ha proseguito, «un ultimo indizio prezioso ci viene offerto dal rapporto tra la celebrazione eucaristica e la vita delle nostre comunità».
PAPA BERGOGLIO CON IL ROSARIO COME ORECCHINOPAPA BERGOGLIO CON IL ROSARIO COME ORECCHINOFEDELI IN CHIESAFEDELI IN CHIESA
L'eucaristia «non è qualcosa che facciamo noi; non è una nostra commemorazione di quello che Gesù ha detto e fatto. No. È proprio un'azione di Cristo!». In questo senso, «una celebrazione può risultare anche impeccabile dal punto di vista esteriore, ma se non ci conduce all'incontro con Gesù, rischia di non portare alcun nutrimento al nostro cuore e alla nostra vita».
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/anche-il-papa-sa-che-il-gossip-migliore-si-fa-in-chiesa-a-messa-71868.htm

A proposito del perdono di Dio

perdonoNoi andiamo a Messa – diceva ieri Papa Francesco – perché siamo peccatori e vogliamo ricevere il perdono di Dio, partecipare alla redenzione di Gesù, al suo perdono”. Il mistero del perdono di Dio, nel sacramento della Confessione, è un concetto assolutamente fuori dalla logica umana. Ciascuno di noi può perdonare il torto subìto da un altro. Solo chi è stato offeso, infatti, e ha misurato dentro di sé le conseguenze del torto ricevuto può ragionevolmente assumersi la responsabilità di perdonare colui che gli ha arrecato danno. Fino a qui il nostro ragionamento non fa una piega. Il discorso cambia, però, quando a decidere di perdonare l’errore commesso “a discapito di un altro” è Dio in persona!
Gesù – scriveva il famoso filologo britannico, Clive Staples Lewis – “diceva alla gente che i loro peccati erano perdonati, e lo diceva senza prima consultare chi da quei peccati aveva certamente subìto danno. Si comportava risolutamente come se Egli fosse la principale parte in causa, la persona principalmente offesa da tutte le offese. Ciò ha senso soltanto se Egli era realmente quel Dio le cui leggi sono violate e il cui amore è ferito da ogni peccato. In bocca a chiunque non sia Dio, queste parole denoterebbero, non saprei giudicarle altrimenti, una stoltezza e una presunzione senza eguali in nessun altro personaggio storico”.
Se ciascuno di noi può tranquillamente mangiare senza farsi troppe domande sull’effetto nutritivo che il cibo avrà nel suo corpo, perché dubitare della morte salvifica di Cristo e sugli effetti che essa produce su ciascuno di noi? Il pentimento, scrive ancora C.S. Lewis, “è una cosa molto più ardua che cospargersi il corpo di cenere. Vuol dire disimparare tutta la presunzione e la caparbietà cui da migliaia di anni siamo avvezzi. Vuol dire uccidere una parte di sé, subire una specie di morte”.
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