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martedì 4 marzo 2014

I dubbi di una cattolica “bambina”

 Che può pensare una cattolica “bambina” che si sente figlia della Chiesa Cattolica senza se e senza ma, che ha sempre tratto dalle parole dei Papi che ha conosciuto motivi di conforto e di rassicurazione della propria fede, come Cristo raccomandò a Pietro, ma ora teme di perdere l’orientamento? Il “mondo” fa di tutto per allontanarci da Cristo…

di Carla D’Agostino Ungaretti
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ppcnbmbNon ho difficoltà a riconoscermi come la più umile tra le pecorelle del Papa che  – essendo io romana – è anche il mio Vescovo, il mio Pastore, la mia guida, la figura alla quale debbo fare immediato riferimento quando sono assalita dalla tentazione del dubbio. E qualche volta purtroppo questo avviene perché – pur volendo io “credere” con tutte le mie forze – riconosco che la mia debolezza è grande; per questo ho sempre sentito una profonda affinità umana e spirituale con il padre del fanciullo indemoniato (Mc  9, 24) e ho sempre fatto mio il suo grido: “Signore, io credo, ma tu soccorri la mia poca fede!”.   

       Questa tentazione si è intensificata da un anno a questa parte e si presenta con maggiore frequenza, come se si trattasse di una malattia dell’anima soggetta ai cambiamenti dell’atmosfera spirituale che respiro. La rinuncia al pontificato di Benedetto XVI, un Papa che ho amato moltissimo, è stato un trauma che sono riuscita in parte ad assorbire, accettandola come volontà di Dio e come opera dello Spirito Santo, ma l’avvento di Francesco non mi  ha consolato, né ha riempito quel senso di vuoto che ora frequentemente mi assale e che non avvertivo al tempo dei due grandi Pontefici che lo hanno preceduto. Allora vorrei inserirmi anch’io nella riflessione che tanti cattolici, sicuramente più saldi e più avanti di me nel loro cammino di fede, conducono sulla figura di Papa Francesco, per cercare di capire se il disagio che provo sia dovuto alla mia semplice insipienza (come spero, perché dall’insipienza si può sempre guarire) o alla tentazione del demonio (molto più difficile da combattere) che cerca sempre di seminare la sua zizzania, soprattutto dove la messe “buona” è più fiorente. Spero perciò con tutto il cuore di essere corretta e illuminata, dove sbaglio, dai fratelli che mi faranno l’onore di leggere le mie confidenze. Del resto, “consigliare i dubbiosi” non è la prima opera di misericordia spirituale? Ed io invito fraternamente chi mi leggerà a fare un’opera del genere nei miei confronti.
         Sicuramente Papa Francesco è un uomo dotato di una notevole carica di simpatia umana, e il suo affabile sorriso lo dimostra, ma perché quando inizia le sue allocuzioni saluta con “buongiorno” o “buonasera”, come se fosse un qualunque lettore del Telegiornale, invece di dire “Sia lodato Gesù Cristo!“, che è da sempre il normale saluto del Pastore al suo gregge, che gli risponde: “Sempre sia lodato“? Mi si insinua il dubbio che forse non ritiene importante rammentare a chi lo ascolta che egli parla a nome di Cristo. Francesco riscuote un grande successo di folla e a livello di massa tutti si dichiarano entusiasti di lui, ma questo avveniva anche con Giovanni Paolo II (del quale si diceva addirittura che “bucasse il video”) il cui carisma non richiamava alla mia mente, come avviene ora con Francesco, gli entusiasmi popolari per i campioni sportivi o per i divi del cinema che sfilano sul “red carpet“, perché sentivo in esso il vero soffio della santità. Perché Francesco sembra sempre porre l’accento sull’essere Vescovo di Roma, prima ancora che Vicario di Cristo e quindi Capo visibile della Chiesa universale? Non alimenta in questo modo la pretesa protestante di ritenerlo soltanto un Vescovo come tutti gli altri? Anche altri piccoli episodi mi turbano, perché rivelano comportamenti forse un po’ troppo “popolari”o”democratici”, ai quali io non ero abituata, come telefonare direttamente ad alcuni fedeli invitandoli a dargli del tu, o farsi fotografare con il cellulare da alcune ragazze, come se fosse un membro della loro comitiva o addirittura un compagno di scuola. Cerco di pensare che, dopotutto, anche Gesù Cristo non era un formalista e non disdegnava certo la compagnia dei peccatori: anzi, si autoinvitava addirittura a casa loro, come fece con Zaccheo (Lc 19, 2).  Francesco è un sudamericano, abituato – come tutti gli americani sia del Nord, che del Sud – a intrattenere con il prossimo rapporti molto meno formali di quelli cui sono abituati gli Europei. “Ma queste sono sciocchezze!” dirà qualcuno, come usare scarpe nere, invece di quelle rosse dei Papi, indossare abiti neri sotto la talare bianca lasciandone trasparire il colore e portare da sé la cartella dei documenti. Convengo che queste sono sciocchezze, ma sciocchezze  - come la notizia del rinnovo del passaporto argentino del Papa – che appannano il simbolo e fanno sembrare il Papa un prete qualunque, mentre non lo è affatto.
        I Papi hanno abolito la Sedia Gestatoria – il famoso trono che fino a Giovanni XXIII era trasportato a spalla dai “sediari”quando il Papa usciva tra i fedeli in Piazza S. Pietro – e hanno fatto bene, perché serve a ricordare, a loro stessi e a noi, che essi sono “i servi dei servi di Dio”. Inoltre, Francesco ha esortato a non usare paramenti troppo lussuosi nelle grandi cerimonie, ma non bisogna dimenticare che la sontuosità della liturgia e dei paramenti del cattolicesimo favorì più di una conversione, anche se non ne fu il fattore determinante. Perciò io penso che la Chiesa debba stare attenta a non erodere troppo il simbolo e condivido in pieno le perplessità espresse da Faramir su RISCOSSA CRISTIANA dello scorso 20 febbraio,  domandandomi come mai queste “sciocchezze” non si siano verificate con i due precedenti Papi. Per di più, essendo carnevale, nell’udienza di mercoledì 26 febbraio erano presenti in Piazza S. Pietro molti bambini mascherati e diversi giornali hanno pubblicato una foto del Papa cui viene presentato un bambino “mascherato” da Papa.
          Ripeto per l’ennesima volta che sono una cattolica “parruccona” (oltre che “bambina” per gridare a gran voce il mio scoraggiamento e la mia tristezza, non perché il Papa abbia benedetto bambini vestiti da Zorro, Superman o “draghetto” (cosa in sé tenerissima e commovente), ma perché ci siano genitori che possano pensare di ridurre l’abito bianco del Vicario di Cristo (anch’esso un simbolo) a una maschera carnevalesca per il loro innocente e inconsapevole bambino.
           il simbolo è uno degli elementi portanti del Cristianesimo. Tutta la nostra fede si basa sul simbolo. Il primo che mi viene in mente è quello usato dai primi cristiani per riconoscersi tra loro: il “pesce”,  il cui termine greco, ɩχθύς, forma l’acronimo della professione di fede  ”Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore“. Altri simboli importantissimi sono il Simbolo Niceno – Costantinopolitano, il Credo che ogni domenica noi professiamo nel corso della S. Messa e il “Vincastro”, il bastone pastorale dall’estremità ricurva usato dal Vescovo nella celebrazione dei Pontificali. Il vincastro di Dio, in particolare, è citato dal Salmista come simbolo di sicurezza per l’uomo “che cammina in una valle oscura”  (Sal 23, 4). Perché allora adottare o accettare comportamenti che possano sminuire l’importanza del simbolo?
         La famosa frase “Chi sono io per giudicare i gay?”  ha fatto il giro del mondo, ma non nel senso che con ogni probabilità il Papa voleva attribuirle. E’ ovvio che nessuno di noi ha il diritto di ergersi a giudice degli altri esseri umani perché solo a Dio spetta il giudizio su di essi, ma il mondo si è servito abbondantemente di quella frase per pubblicizzare l’ideologia omosessualista, facendo sembrare che il Papa reputi legittimi i comportamenti gay. Il più recente esempio che mi è venuto sotto gli occhi proviene dall’attore e regista Geppy Gleijeses[1], nella sua presentazione alla stampa della commedia di Oscar Wilde “L’importanza di chiamarsi Ernesto“, in scena al Teatro Quirino di Roma. In questa divertente e spiritosa commedia, dalla quale sono stati tratti anche diversi film, il ruolo maschile del giovane Algernon è stato volutamente affidato dal regista all’attrice Marianella Bargili, da lui stesso definita androgina, nonostante che il personaggio non sia affatto effeminato e l’autore non l’abbia affatto concepito come ruolo en travesti;  eppure il regista ha fatto quella scelta per dichiararsi anche lui  favorevole del “gay – monio“, citando anche la famosa frase del Papa, finendo anche per avvalorare la teoria del “gender”.
       Come tutti sanno, Giuliano Ferrara – riferendosi a quello che io chiamerei il “rumoroso silenzio” della Chiesa e dei Vescovi sulle aberranti teorie che imperversano oggi nel mondo  – ha rivolto al Papa la preghiera “di non subire il ricatto delle avanguardie fanatizzate del mondo secolare”,  ma “di promuovere una controffensiva di preghiera, di azione pastorale, di idee”. Questa iniziativa, sottoscritta da migliaia di intellettuali sia laici che cattolici e da persone comuni, non è molto piaciuta in alto loco, soprattutto per l’uso della parola “controffensiva“, come se si volesse insegnare al Papa il suo mestiere. Ma cosa c’è di male, si domanda una cattolica “bambina” nel chiedere al Pastore universale lumi e certezze, ma soprattutto di essere confermati nella fede? Non è in atto una vera guerra, grazie a Dio non cruenta, tra forze anticristiane e coloro che vogliono rimanere attaccati a Cristo?  Perché noi, sinceramente cattolici, non dovremmo confidare al Papa le nostre incertezze chiedendogli maggiore chiarezza nei suoi pronunciamenti e (perché no?) di raccomandare a tutti una maggiore aderenza dei comportamenti alla Tradizione? Non ebbe questo coraggio sovrumano S. Caterina da Siena, Patrona d’Italia e Dottore della Chiesa? Caterina era una semplice ragazza analfabeta, come quasi tutte le donne del suo tempo,  ma ebbe la forza spirituale di criticare il Papato Avignonese, rammentando al Pontefice di essere “Cristo in terra” e riuscì a convincere il Papa Urbano VI a sottrarsi all’influenza laicista del Re di Francia riportando la Sede di Pietro a Roma.
        Nella famosa intervista concessa dal Papa a P. Antonio Spadaro de “LA CIVILTA’ CATTOLICA”, Francesco sembra aver captato le perplessità e i dubbi che, con il suo pontificato, sono sorti nelle menti di tanti cattolici, tra i quali la vostra amica cattolica “bambina“, ma il suo commento non li ha dissipati: “Le lamentele di oggi su come va il mondo “barbaro” finiscono a volte per far nascere dentro la Chiesa desideri di ordine intesi come pura conservazione, difesa. No: Dio va incontrato nell’oggi”.                      
       Santità, di grazia, ci spieghi che cosa significa “incontrare Dio nell’oggi“! Forse ha ragione il Card. Maradiaga che reputa la Chiesa non al passo con i tempi? Forse ha torto il Card. Burke, che ritiene i problemi bioetici l’emergenza del nostro tempo perché mettono in pericolo la stessa vita umana? Invece “i poveri (Sua principale preoccupazione, Santità) li avremo sempre con noi”, come ha detto Gesù e occuparci di loro deve essere la nostra costante cura, mentre mai la vita umana più debole e indifesa ha subito tanti attacchi come in questa nostra epoca. Forse la Chiesa dovrebbe adeguarsi al “mondo“, accettando divorzio, omosessualità, aborto, eutanasia?  Questo è quello che il mondo propone oggi, ma non dice la lettera a Diogneto che i cristiani vivono nel mondo ma non gli appartengono? E che significa “conservazione” se non desiderio di rimanere attaccati alla Parola di Cristo, senza allontanarsene mai e senza permettere che essa venga manipolata secondo i comodi del mondo? Non è stato Gesù a dire: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno“?(Mt 24, 35).
         Che può pensare una cattolica “bambina” che si sente figlia della Chiesa Cattolica senza se e senza ma, che ha sempre tratto dalle parole dei Papi che ha conosciuto motivi di conforto e di rassicurazione della propria fede, come Cristo raccomandò a Pietro, ma ora teme di perdere l’orientamento? Il “mondo” fa di tutto per allontanarci da Cristo e il demonio usa tutte le sue seduzioni per farci credere che il bianco è nero e il nero è bianco. Che cosa rimane al piccolo gregge se non rimanere attaccato al suo Pastore?
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– di Carla D’Agostino Ungaretti

Riscossa Cristiana


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