ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 8 marzo 2014

Iphone church

QUARESIMA : UNA CHIESA NEGOZIABILE DAI «PRODIGI» CONCILIARI (Bergoglio sbarca su iPhone)

BERGOGLIAOMessaggio video informale di Bergoglio riguardo l’Unità dei cristiani, registrato con un iPhone per un convegno di evangelici pentecostali di lingua inglese che si è svolto negli USA. Il video è stato registrato a Santa Marta, in Vaticano dal vescovo pentecostale Tony Palmer, amico di Bergoglio. Un modo decisamente inedito di comunicazione per un papa. http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=TsEJVP_eDAE
Uno dei segni dati da Gesù per la fine dei tempi è quello dei prodigi, i falsi miracoli dei falsi cristi e falsi profeti. “Allora se qualcuno vi dirà: «Ecco qui il Cristo! Eccolo là!», non credetegli. Infatti, sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, i quali vi daranno a vedere segni e prodigi per sedurre, se possibile, gli stessi eletti. Voi, perciò, state in guardia! Vi ho predetto ogni cosa”. (Mc 13, 21-23)

Abbiamo già parlato del prodigio» della “nuova Pentecoste”, che potrebbe essere stata usata – diranno alcuni – come metafora. Invece, fu usata proprio per varcare le frontiere del sacro con le nuove idee ecumeniste; pur con l’immane inganno di nuove rivelazioni dello Spirito Santo per “aggiornare” quelle precedenti, al sapore dei “bisogni dei tempi” d’ispirazione modernistica e massonica; la mutazione gnostica bloccata da venti secoli da Gesù Signore. Ciò richiede ogni vigilanza cattolica, che si deve riferire alla vera Pentecoste, suscitata da Dio dopo l’Ascensione. Allora San Pietro fecce un discorso ispirato per chiamare alla conversione che si può dire fondamentale per riconoscere l’autenticità e continuità fedele dei suoi successori: “Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazareth – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete -, dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato… Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!” All’udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». Pietro rispose: “Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro”. Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: “Salvatevi da questa generazione perversa”. Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone. (At. Ap. 2).
 
Ecco una vera «Magna Charta del futuro Pontificato». Ci può essere una “nuova Pentecoste” per dire che la Casa d’Israele non ha bisogno del battesimo di conversione a Gesù Cristo perché fedele all’Antica Alleanza mai abrogata? Se così fosse, l’espressione “nuova pentecoste” diverrebbe copertura per alterare la fede fondata sulla necessità per tutti dell’Incarnazione del Signore e dell’unica Redenzione nel Suo sangue. Eppure, l’espressione “nuova Pentecoste” fu usata da Giovanni 23 in avanti in vista del piano di nuova evangelizzazione del Vaticano 2º. Quanto diceva della sua «ispirazione», rientrava nelle intenzioni della mutazione modernista palesata nel discorso d’apertura del Vaticano 2º, che risponde inoltre, indirettamente, alla questione iniziale: perché un concilio? Ci aiuta ancora a capirlo San Pio X, indicando l’idea modernista della Chiesa come frutto del bisogno di seguire un’esperienza singolare, comunicandola alla collettività. Ecco allora l’“ispirazione” di Roncalli: “Fu un tocco inatteso, uno sprazzo di superna luce, una grande soavità negli occhi e nel cuore. Ma insieme un fervore, un gran fervore destatosi improvvisamente in tutto il mondo, in attesa della celebrazione del concilio!”
Da quel momento il volere della Chiesa sarebbe quello di Giovanni 23: “Essa ritiene di venire incontro ai bisogni di oggi… preferisce far uso della medicina della misericordia… piuttosto che della condanna”. Come se una giusta condanna fosse contraria alla misericordia.
Tali cambiamenti non potevano avvenire in nome dello Spirito Santo poiché proclamato per la prima volta nella storia della Chiesa un concilio ecumenico non dogmatico e perciò non infallibile, che faceva a meno giustamente dell’assistenza dello Spirito Santo assicurata al Papa e alla Chiesa.
Tale dispensa oggettiva, associata all’evocazione soggettiva di una nuova Pentecoste, è servita al «superstizioso» aggiornamento conciliare, la cui applicazione fu consumata, perfino in termini espliciti, nel Sinodo straordinario del 1985 conclusosi col seguente Messaggio dei padri al popolo: “Come agli Apostoli nel Cenacolo con Maria, lo Spirito Santo ci ha suggerito quello che Lui voleva dire alla Chiesa in cammino verso il 3º millennio…  Il messaggio del Vaticano 2… resta la Magna Charta del futuro. Finalmente s’è realizzata nei nostri giorni la nuova Pentecoste, di cui ha parlato Giovanni 23 e che insieme ai fedeli attendevamo dallo Spirito Santo”.
In verità, nel Cenacolo a Gerusalemme lo Spirito Santo ispirò agli Apostoli l’intelligenza della Rivelazione, che si chiuse con la morte dell’ultimo di essi.
Poteva il Vaticano 2º riaprirla con le novità dei suoi lumi modernistici?
Ora è Bergoglio/Francesco che parla in un video girato da un vescovo pentecostale suo amico, Tony Palmer, che lo va a trovare. La registrazione è artigianale, ma a detta dello stesso pastore, chiesta proprio dal Papa per mandare un appello per l’unità dei cristiani destinata al congresso di pentecostali in Usa. Il video postato su YouTube e «spopola».
Su YouTube ci sono anche le immagini del Congresso americano dei pentecostali in cui il vescovo Palmer, introducendo il videomessaggio, racconta nei dettagli, trasmettendo la sua incredulità per quanto avvenuto, l’incontro con il Papa. Bergoglio lo chiama al telefono, si danno appuntamento a Roma, a Santa Marta. “Mi ha chiesto – riferisce il pastore – se per me andava bene l’appuntamento alle 10. Tu, il capo della chiesa cattolica italiana, che conta 1,2 miliardi di persone, chiedi a me se va bene l’appuntamento alle 10?”, racconta trasmettendo ancora la sua meraviglia. Poi l’incontro a Santa Marta e l’amico pentecostale chiede l’”agenda”, il motivo, dell’incontro. Il Papa gli risponde, sempre nel racconto di Palmer, di non avere un’agenda ma di voler parlare da fratelli. Poi l’idea del messaggio per il congresso. Al vescovo che gli chiede se può inviare qualcosa di scritto, Bergoglio avrebbe replicato: perché non mi fai un video? “E allora – racconta il vescovo Palmer amico del Papa – ho tirato fuori dalla tasca il mio iPhone”. Bergoglio parla in italiano ma pronuncia inizialmente qualche parola in inglese solo per dire: “Scusate se non parlo inglese”. E aggiunge: “Non parlo inglese, non parlo italiano, ma voglio parlare la lingua del cuore”… “Vi parlo come un fratello – dice il Papa nel video – con gioia e nostalgia” per l’unità dei cristiani. “Dobbiamo trovarci come fratelli, dobbiamo piangere insieme, il pianto che unisce”. E aggiunge “il miracolo dell’unità è cominciato”. L’invito è a far “crescere la nostalgia, perché questo ci spingerà – afferma – a trovarci, ad abbracciarci e a lodare Gesù Cristo, come unico Signore della storia”. La preghiera comune al Signore, allora, sarà “perché ci unisca tutti”: “Siamo fratelli e ci diamo spiritualmente quest’abbraccio elasciamo che il Signore finisca l’opera che ha cominciato, perché questo è un miracolo”.
E il Signore, aggiunge Bergoglio citando Alessandro Manzoni, “finirà bene questo miracolo dell’unità“.
Dunque il «miracolo» mancante di Dio era – niente meno - l’unione dei credenti di diverse credenze dette cristiane, ma che non riconoscono l’autorità della Chiesa Cattolica come Chiesa di Cristo. Se ciò non è un’eresia esplicita è, come minimo, gravemente ambigua e ingannevole, che fa dell’opera ecumenista il «miracolo»; non più l’unità nella Fede, ma la buona volontà di qualche nostalgica ammucchiata religiosa. Ecco quale sarebbe il buon esito voluto da Dio secondo gli anticristi in Vaticano! Ed ecco la nuova «missione» dell’uomo che, vestito da Vicario di Cristo, pone la sua opinione al posto di quel che Dio avrebbe voluto: la «fede ecumenista» invece della conversione al Vangelo del Signore!
Quale scempio può superare tale culto dell’uomo in una chiesa tanto negoziabile, ora sbarcata con Bergoglio su iPhone.
Per il modernismo conciliare, da Roncalli a Ratzinger, la verità era relativa; per l’attuale post-poster-modernista, la verità è irrilevante.
Quindi, se qualcuno cerca, in uno sforzo di conversione (pensiamo a Giuliano Ferrara), il Pontefice della verità non negoziabile, inutile guardare in Vaticano; più facile sarebbe stato trovarla a telekabul.

L’EDITORIALE DEL VENERDI
 di Arai Daniele

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