ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 5 marzo 2014

Un mercoledi delle ceneri lungo un anno

CONFESSIONE

Papa Francesco: un anno di pontificato

Bergoglio svela la sua esperienza in Vaticano. E non esclude che dopo Benedetto ci siano altri papi emeriti.

È già trascorso un anno da quando papa Francesco si presentò al mondo con un semplice «buonasera». Era marzo 2013 e il successore di Benedetto XVI (il pontefice si era dimesso dalla guida della Chiesa a febbraio) fu eletto dal Conclave.
A distanza di quasi 12 mesi (il 13 marzo ricorre esattamente l'anniversario della elezione), Jorge Mario Bergoglio s'è confessato sulle pagine de Il Corriere della Sera in un colloquio con il direttore Ferruccio de Bortoli, ripercorrendo il suo primo anno di pontificato, anche se di bilanci, ha ammesso Francesco, preferisce parlarne con il suo «confessore ogni 15 giorni».

IL PAPA NON È UNA STAR. Secondo Bergoglio, il papa non va dipinto come una sorta di superman o una specie di star, perché «è un uomo che ride, piange, dorme tranquillo e ha amici come tutti, una persona normale».
«Mi piace stare tra la gente, insieme a chi soffre, andare nelle parrocchie», ha spiegato Francesco, «non mi piacciono le interpretazioni ideologiche, una certa mitologia del papa. Quando si dice per esempio che esce di notte dal Vaticano per andare a dar da mangiare ai barboni in via Ottaviano. Non mi è mai venuto in mente».
FORSE ALTRI PAPI EMERITI. «A marzo scorso non avevo alcun progetto di cambiamento della Chiesa», ha esordito il papa, «ho cominciato a governare cercando di mettere in pratica quello che era emerso nel dibattito tra i cardinali nelle varie congregazioni».
Poi Francesco ha ricordato Joseph Ratzinger: «Il papa emerito non è una statua in un museo, è un'istituzione». E ha precisato che, come è successo per il vescovo emerito, i fedeli devono abituarsi anche a questa figura. Tanto che ha aggiunto: «Benedetto è il primo e forse ce ne saranno altri, non lo sappiamo».
IL RAPPORTO CON RATZINGER. Sugli incontri con il suo predecessore, Bergoglio ha chiarito: «Benedetto XVI è discreto, ma abbiamo deciso insieme sarebbe stato meglio vedesse gente, uscisse e partecipasse alla vita della Chiesa». Perché «la sua saggezza è un dono di Dio». E ha ammesso di aver pensato ai nonni nella sua decisione che «danno forza alla famiglia, non meritano di finire in una casa di riposo».

Dare una risposta alla crisi della famiglia

Nel suo colloquio con il direttore de Il Corriere della Sera (pubblicato anche su La Nacion di Buenos Aires), il pontefice non ha dimenticato la famiglia, «che attraversa una crisi molto seria»: «I giovani si sposano poco. Vi sono molte famiglie separate nelle quali il progetto di vita comune è fallito. I figli soffrono molto. Noi dobbiamo dare una risposta».
Per questo, secondo Francesco, occorre «riflettere molto in profondità». Solo così si «potranno affrontare seriamente le situazioni particolari, anche quelle dei divorziati».
MATRIMONIO TRA UOMO E DONNA. «Il matrimonio è fra un uomo e una donna», ha continuato il papa, che sulle unioni civili ha spiegato: «Bisogna vedere i diversi casi e valutarli nella loro varietà».
Francesco ha detto poi di non aver mai compreso «l'espressione valori non negoziabili» perché «i valori sono valori e basta». È in corso anche un «approfondimento teologale» sul ruolo della donna nella Chiesa: bisogna pensare, ha spiegato il papa, che la Chiesa «è femminile dalle origini». Non a caso la sua attuale lettura è 'Pietro e Maddalena' di Damiano Marzotto sulla dimensione femminile della Chiesa, «un bellissimo libro».
Sul controllo delle nascite, il pontefice ha ricordato che Paolo VI «raccomandava ai confessori molta misericordia, attenzione alle situazioni concrete».
ABUSI SUI MINORI SONO TREMENDI. Niente silenzio neppure sui casi di abusi su minori («La grande maggioranza degli abusi avviene in ambiente familiare e di vicinato»), che il successore di Benedetto XVI ha etichettato come «tremendi», perché «lasciano ferite profondissime»: «Ratzinger è stato molto coraggioso e ha aperto una strada», ha aggiunto Francesco.
«La Chiesa cattolica è forse l'unica istituzione pubblica ad essersi mossa con trasparenza», ci ha tenuto a precisare il pontefice, che non ha dimenticato come «la Chiesa è la sola a essere attaccata».
LA CHIUSURA ALL'EUTANASIA. Sull'eutanasia, il papa non pare intenzionato a rivoluzioni in Vaticano.
«La dottrina tradizionale della Chiesa dice che nessuno è obbligato a usare mezzi straordinari quando si sa che la vita è in una fase terminale», ha spiegato Francesco. Che poi ha chiarito di aver «sempre consigliato le cure palliative», ma «in casi più specifici» è bene ricorrere «al consiglio degli specialisti».
NO AL CULTO DEL BENESSERE. Infine il papa ha affermato che il Vangelo condanna «il culto del benessere»: «L'attuale globalizzazione 'sferica' economica produce un pensiero unico, debole perché al centro non vi è più la persona umana, solo il denaro».
Quindi Francesco ha chiarito di non aver ancora visto La grande bellezza: gli ultimi film che ha visto sono stati La vita è bella di Benigni e La Strada di Fellini.
Il pontefice ha anche ricordato quando in seminario una ragazza gli fece «girare la testa per una settimana»: «Erano cose da giovani. Ne parlai con il mio confessore».

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