ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 19 aprile 2014

La situazione della Chiesa...

 
Un lettore ci scrive

Gent.ma Redazione, nell' intervista concessa all’agenzia di stampa DICI il 04/12/2013, il vescovo Mons. Bernard Fellay, Superiore Generale della Fraternità San Pio X (FSSPX), si è così espresso su alcune importanti e attuali tematiche che coinvolgono la Chiesa e il tempo attuale che stiamo vivendo (riporto alcuni estratti):
  • in merito al nuovo Papa, Francesco I: “L'arrivo di un nuovo Papa può essere un po’ come resettare il nostro contachilometri a zero. Soprattutto con un Papa che si distingue dai suoi predecessori per il suo modo di agire, parlare e intervenire. Questo può indurre la gente a dimenticare il pontificato precedente, e questo è quanto un po’ è successo. Almeno a livello di alcune linee di conservazione o di riforma rimarcate da Papa Benedetto XVI. È certo che i primi interventi del Papa hanno causato un sacco di nebulosità e anche quasi una contraddizione, in ogni caso, un contrasto in relazione a tali linee di riforma. Un esempio su tutti è quello relativo ai Francescani dell'Immacolata. […] Su questioni di moralità, ha preso posizioni sorprendenti, per esempio, con la domanda sugli omosessuali: "Chi sono io per giudicare?" "Beh, il Papa, tanto per iniziare".
    Egli è il giudice supremo qui sulla terra! Quindi se c'è qualcuno che può giudicare, che deve giudicare e che deve ricordare la legge di Dio al mondo, quello è sicuramente lui! Quello che il Papa pensa personalmente non ci interessa, quello che ci aspettiamo da lui è che sia la voce di Cristo e quindi la voce di Dio, che ci ripete ciò che Dio ha detto! E Dio non ha detto, "Chi sono io per giudicare". Ha davvero detto qualcosa di diverso: si vedano le condanne che troviamo negli scritti di San Paolo, e quelli del Vecchio Testamento - pensiamo a Sodoma e Gomorra – che sono molto espliciti. Quindi espressioni come quella, anche se sono state poi spiegate correttamente in seguito, danno l'impressione che su molti argomenti è stato detto tutto e il contrario di tutto. Questo crea un clima di confusione, le persone sono confuse: necessariamente si aspettano chiarezza sulla morale, e ancor di più sulla fede, le due cose sono collegate. […] Quanto più in alto è la posizione di autorità cui si è elevati, tanto più attenti si deve essere su ciò che si dice, e questo è particolarmente vero per le parole del Papa. [...] Vedo molti elementi disparati, vedo un uomo d'azione. Questo è il primato dell'azione, non c'è dubbio, questo non è un uomo di dottrina. Un argentino mi ha detto: "Voi europei avrete un sacco di difficoltà a comprendere la sua personalità, perché Papa Francesco non è un uomo di dottrina, è un uomo d'azione, della prassi. Lui è un uomo estremamente pragmatico, molto terra terra". Si vede che nei suoi sermoni egli è vicino alla gente e questo è forse ciò che lo rende molto popolare, perché quello che dice tocca tutti. Irrita anche un po' tutti, ma lui è molto terra terra. Non c'è più teoria. Si vede chiaramente: questa è azione, pura e semplice. Questo è ciò che si vede. Ma come ciò influenzerà la Chiesa? Quali saranno le conseguenze per la vita della Chiesa nel suo insieme? Questa è semplicemente una voce che grida nel deserto, che non avrà effetto per niente, o al contrario sarà una parte della Chiesa, la parte progressista, a trarre beneficio da esso?”. 
  • In merito al Concilio Vaticano II: “[...] Siamo passati da un pontificato all'altro, e la situazione della Chiesa è rimasta la stessa. Le linee di base rimangono le stesse. Sulla superficie ci sono variazioni: si potrebbe dire che si tratta di variazioni su un tema ben noto! Le affermazioni fondamentali le troviamo, per esempio, sul Concilio. Il Concilio è una reinterpretazione del Vangelo alla luce della civiltà contemporanea o moderna, il Papa ha usato entrambi i termini. Penso che dovremmo cominciare da molto seriamente col chiedere una definizione di ciò che è la civiltà moderna contemporanea. Per noi e per la media dei mortali, è semplicemente il rifiuto di Dio, è "la morte di Dio". È Nietzsche, è la Scuola di Francoforte, è una ribellione quasi universale contro Dio. Lo vediamo quasi ovunque. Lo vediamo nel caso dell'Unione europea, che nella sua Costituzione rifiuta di riconoscere le sue radici cristiane. Lo vediamo in tutto ciò che i media propagano, in letteratura, filosofia, arte: tutto tende verso il nichilismo, l'affermazione dell'uomo senza Dio, e anche in ribellione contro Dio. Allora come possiamo rileggere il Vangelo in quella luce? Non è semplicemente possibile, è come la quadratura del cerchio! Siamo d'accordo con la definizione appena data e da essa traiamo le conseguenze che sono radicalmente diverse da quelle del Papa Francesco, che si spinge fino a mostrare, per esporre la continuazione del suo pensiero dicendo: "Guardate i bei frutti, i meravigliosi frutti del Concilio: guardate la riforma liturgica". Ovviamente ciò manda un brivido lungo la nostra spina dorsale! Dal momento che la riforma liturgica è stata descritta dal suo predecessore immediato come la causa della crisi della Chiesa, è difficile da vedere e da capire come tutto ad un tratto ciò debba essere descritto come uno dei migliori frutti del Concilio! È certamente un frutto del Concilio, ma se questo è un bel frutto, allora che cosa è bello e buono o cattivo? Tutto ciò fa girare la testa! [...]”. 
  • In merito alla difesa della Messa tradizionale: “Il Santo Sacrificio della Messa è davvero la concreta applicazione quotidiana dei meriti di Nostro Signore Gesù Cristo, tutto quello che ha guadagnato, meritato sulla Croce, che è veramente la totalità delle grazie per tutti gli esseri umani, dai primi, Adamo ed Eva, fino a quelli della fine del mondo. Tutte le grazie sono state meritate da Nostro Signore sulla Croce. La Messa è la perpetuazione, il rinnovo, la rappresentazione di questo sacrificio; sull'altare c'è un sacrificio identico a quello della Croce, che ogni giorno mette a disposizione dei cristiani (per estensione si potrebbe dire a disposizione dell'umanità) i meriti di Nostro Signore, la Sua soddisfazione, la sua riparazione, in modo da ottenere il perdono per tutti i peccati, quell'oceano di peccati commessi ogni giorno, e anche per ottenere le grazie di cui abbiamo bisogno. La Messa è davvero la pompa che distribuisce in tutto il corpo mistico le grazie meritato sulla Croce. Per questo si può dire che è il cuore che distribuisce mediante tutto il sangue che le cellule del corpo hanno bisogno. È questo la Messa: è il cuore. Prendendoci cura di questo cuore, ci prendiamo cura di tutta la vita della Chiesa. Se vogliamo una restaurazione della Chiesa, e certamente noi la vogliamo, è lì dove dobbiamo andare. Alla fonte, e la fonte è la Messa Non solo ogni liturgia, ma, voglio dire, una liturgia estremamente santa, santa in misura inimmaginabile, che ha una santità straordinaria, che è stata veramente forgiato dallo Spirito Santo nel corso dei secoli, composta dai santi papi stessi, e quindi con una profondità straordinaria. Non c'è assolutamente paragone tra la nuova Messa e questa Messa: sono davvero due mondi diversi e, stavo per dire, i cristiani che sono un po’ sensibili alla grazia lo capiscono molto rapidamente. Molto rapidamente. Purtroppo, oggi, osserviamo che molte persone nemmeno la vedono più! Ma per me è ovvio che il restauro della Chiesa deve cominciare da lì. Quindi è per questo che sono profondamente in debito con Papa Benedetto XVI per aver ripristinato la Messa. Era di importanza capitale. È di capitale importanza. […] La Messa è ciò che impartisce la fede, questo è ciò che nutre la fede. Ovviamente, se qualcuno celebra la messa senza fede, c'è un grosso problema. Quindi non è una questione di provocare antagonismo, è una questione di unire veramente quello che dovrebbe essere unito. Diciamo che tutto il mondo vede che la Chiesa è stata attaccata a vari livelli, ma il problema più profondo, sono convinto, è la perdita dello spirito cristiano. I cristiani hanno cercato di diventare come il mondo. [...] Vuoi andare in paradiso? Per farlo è necessario evitare il peccato e fare del bene. Entrambi. Finché non torniamo a quei principi fondamentali, la Chiesa continuerà, potremmo dire, a essere colpita da un virus letale, che è il virus del mondo moderno, proprio della civiltà moderna”. 
Vorrei un vostro parere su queste dichiarazioni perché nonostante provengano da un Vescovo della Fraternità San Pio X, cioè un cosiddetto "lefebvriano" e quindi additato di essere uno scismatico o un integralista ultratradizionalista, mi sembra contengano una visione della realtà molto obiettiva. In parrocchia decantano il Concilio Vaticano II come la salvezza e l'inizio della vera Chiesa, Mons. Fellay e i Tradizionalisti in genere sono invece molto critici su quel Concilio. Mi potreste dare quindi il Vostro punto di vista?
Cordialmente,
Mario De Luca 


Caro Mario, 
La ringraziamo per la Sua richiesta di chiarimento, a maggior ragione in merito alle parole di Mons. Fellay poiché il Superiore generale della FSSPX, piaccia o meno, è stato finora l'unico vescovo della Chiesa cattolica ad avere il coraggio di affrontare le questioni spinose che gravano sulla Chiesa odierna parlando in modo estremamente chiaro.
Conosciamo l'intervista da Lei richiamata e non possiamo che ritenerci in totale sintonia con la disamina di Mons. Fellay. La Chiesa, la nostra amata Chiesa, è infatti alle prese con una crisi profonda che coinvolge e la Dottrina e la Liturgia. Lo andiamo ripetendo da tempo: con il “grimaldello” del Concilio Vaticano II stiamo assistendo alla nascita e all'affermazione di una nuova chiesa, di una nuova teologia, di una nuova dottrina... al fine, di una nuova religione. Una religione che non è più cattolica! E chi solo osa far emergere quanto sta accadendo, chi intende porsi a difesa della Tradizione, di ciò che la Chiesa ha sempre insegnato, ecco che viene tacciato di essere un piantagrane, un sovversivo (incredibile! Chi difende la dottrina di sempre e immutabile è chiamato sovversivo... il ribaltamento della realtà è compiuto!), un estremista, un pazzo persino.
I Francescani dell'Immacolata che hanno orientato la loro spiritualità verso la Tradizione e che hanno coraggiosamente approfondito la tematica sul Vaticano II hanno sperimentato l'incredibile violenza di una chiesa postconciliare che si è abbattuta su di loro per distruggerli dopo aver preso atto della loro non adesione al nuovo progetto modernista. Stiamo parlando di uno, se non l'unico, degli ordini più fiorenti quanto a vocazioni e desiderio di vivere la regola francescana in maniera autentica. È pazzesco! Essere cattolici pare sia diventato un problema in questa chiesa postconciliare che ha soppiantato l'autorità con la collegialità, che sbandiera a destra e a manca il richiamo alla misericordia ma che si trasforma in purga staliniana con quanti non sono allineati alla dittatura del pensiero corrente, che ha soppiantato nei seminari lo studio della tomistica per abbracciare l'eresia ranheriana, che si definisce cattolica ma che manifesta un odio persino non umano per la Messa “di sempre”, in rito antico.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una chiesa che scimmiotta il mondo invece di convertirlo e condurlo alla salvezza. L'autentico insegnamento di Gesù Cristo viene costantemente edulcolorato per non dire del tutto volontariamente dimenticato in molte sue parti. É il caso ad esempio delle parole profetiche di Cristo rivolte a coloro che si professano suoi discepoli - Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo (…) il mondo vi odia. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi - (Gv 16, 18-20).
E ancora - Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli - (Lc 6, 20-23).
Assistiamo a qualcosa di tremendo che avviene tutti i giorni, davanti agli occhi di ciascuno di noi: una sorta di sentimentalismo che ha infettato tutto e tutti, dietro il quale si celano un soggettivismo e un relativismo che hanno il solo e unico fine di permettere all'uomo di sottrarsi al suo essere creaturale, di rimuovere la Verità e permettergli di vivere come se lui stesso fosse Dio, convinto che la libertà consista nel fare tutto ciò che gli pare senza il dovere di rendere conto del proprio operato e di ciò che si è deciso di essere. Come se la vita si esaurisse su questa terra, come se l'esistenza dovesse essere spremuta fino all'ultima goccia nella ricerca spasmodica del piacere fine a se stesso e di una felicità che non si sa nemmeno definire.
E questa vita perversa è promossa e attuata anche da tante persone, laici e consacrati (!), che si professano cattoliche e che si fanno attori di un incredibile disfacimento e distruzione del bello e del sacro. Sicché apportano acqua alla massa informe di un fiume in piena che in preda ad una corrente vertiginosa spazza via e travolge tutto quanto riesce a imprigionare, divorando ogni residuo di autenticità cattolica, senza sosta fino alla fine della sua corsa perversa, sfociando nel mare del niente e della disperazione.
Davanti a questa tentata devastazione il fedele è investito da una serie di interrogativi che certo mettono la sua fede a dura prova. Ma in quell'intervista, Mons. Fellay ha anche risposto agli interrogativi che si materializzano in questi momenti difficili, con parole di vero conforto e gioiosa speranza. È con queste parole, caro Mario, che La salutiamo cordialmente augurandoLe ogni bene.
La Redazione

Mons. Bernard Fellay - In merito al “da farsi”: “Nostro Signore ha detto molto chiaramente: le porte degli inferi non prevarranno contro la Chiesa. Piacerebbe, sulla base di queste parole, piacerebbe rivolgersi a Nostro Signore e dirgli - Ma che stai facendo?! Guarda che stai lasciando accadere cose che sembrano andare contro la tua promessa! - In altre parole, siamo in po' sorpresi da ciò che sta accadendo. Qui sto parlando della storia della Chiesa. Queste parole, ne sono convinto, sono state per la maggior parte dei teologi la fonte di dichiarazioni circa l'impossibilità di vedere nella Chiesa proprio quello che stiamo vedendo ora. Considerando che è assolutamente impossibile, a causa di questa promessa da Nostro Signore. Bene, allora, non potendo negare le promesse di Nostro Signore, cercheremo di dire quanto queste promesse, che sono infallibili, sono ancora possibili in una situazione che sembra in contrasto con esse. Ci sembra che questa volta le porte dell'inferno hanno fatto una entrata di prima classe nella Chiesa. [...]. Ma questo non significa che la Chiesa non sia destinata a soffrire. Bene, allora, fino a che punto può andare questa sofferenza? […] Fino a che punto Nostro Signore chiederà al Suo Corpo mistico di accompagnare, di imitare ciò che il Suo Corpo fisico ha dovuto sopportare fino alla morte? Intende andare a quel punto, o si fermerà ad un passo da esso? Noi tutti speriamo che si fermi a breve. Penso, non sarebbe la prima volta, che il Buon Dio intervenga per ristabilire le cose nel momento in cui tutti pensano: questa volta è finita. Penso che questa sarà una delle prove dell'origine divina della Chiesa. Nel momento in cui tutti gli sforzi umani sono finiti, esauriti, in altre parole, quando tutto è finito, quello è proprio il momento in cui Egli agirà. Credo. E allora sarà una manifestazione straordinaria, del fatto che questa Chiesa è l'unica che è veramente divina.
Nell'attesa i fedeli devono mantenere la fede. Questo è il messaggio principale di San Paolo, anche per i tempi di persecuzione: essere fermi, saldi nella fede. Mantenere la fede non in modo teorico. C'è una cosa come quella che chiamerei la fede "teorica": la fede di qualcuno che è in grado di recitare il Credo, ha imparato il catechismo, lui lo sa, è capace di ripeterlo, e naturalmente questo tipo di fede è l'inizio che si deve avere, altrimenti non hai la fede. Ma questa fede non è ancora ciò che conduce al cielo. Questo è ciò che dovete capire. La fede di cui la Scrittura parla è la fede che è, per usare l'espressione tecnica, informata dalla carità. San Paolo parlava di questo rapporto tra Fede e Carità, quando disse ai Corinzi - Se dovessi avere tutta la fede, in modo da poter muovere le montagne", (che non è poco, dal momento che una fede che può spostare le montagne non è qualcosa che si vede tutti i giorni!) "e non ho la carità, non sono nulla .... Io sono solo un bronzo risonante o uno cembalo squillante... -
Non è abbastanza fare grandi professioni di fede, non è sufficiente attaccare o condannare errori; molti pensano di aver adempiuto il loro dovere come cristiani, quando hanno fatto questo, ma questo è un errore. Non sto dicendo che non si deve fare, ma è solo una parte... ma la fede di cui San Paolo e la Sacra Scrittura parlano, è la fede informata, in altre parole, la fede intrisa di carità. La carità è ciò che dà forma alla fede. La carità è l'amore di Dio e di conseguenza l'amore del prossimo. Quindi si tratta di una fede che trasforma verso questo vicino di casa che è certamente in errore e gli ricorda la verità, ma in modo tale che, grazie a questi richiami, il cristiano sarà in grado di seminare la fede, ristabilire qualcuno nella verità , guidare questa anima verso la verità. Quindi non è uno zelo amaro, al contrario si tratta di una fede resa ardente dalla carità. I fedeli devono fare il loro dovere nel loro stato di vita. Per mantenere la fede, una fede propriamente intrisa di carità, profondamente ancorata nella carità, che consentirà loro di evitare lo scoraggiamento, lo zelo amaro e il disprezzo, e così provare gioia, la gioia cristiana che si compone di sapere che Dio ci ama così tanto che Egli è pronto a vivere con noi, a vivere in noi per mezzo della grazia. Questo getta luce su tutto ciò che accade, e dà una gioia che ci fa dimenticare i problemi e li mette al loro posto: problemi che di certo possono essere gravi, ma cosa sono in confronto con il Cielo che viene guadagnato proprio attraverso queste prove? Queste prove sono preparate, organizzate dal Buon Dio, non per farci cadere, ma in modo da farci vincere. Dio si spinge fino a vivere in noi, come dice san Paolo - Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me - Questo è così bello! Il cristiano è un tabernacolo della Santissima Trinità, un tempio di Dio, un tempio vivente!”.

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