ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 5 giugno 2014

Eliminiamo i padrini

Il Padrino. Ultimo atto?

È proprio necessario avere un padrino?

Ragioni, degenerazioni, fallimento e inutilità di un istituto canonico del tutto svuotato di senso: i padrini. Passati dall’essere “garanti” della fede di cresimandi e battezzati, a profanatori di chiese e dissacratori di sacramenti. E spesso protagonisti di vere e proprie ritorsioni violente contro parroci e vescovi che volessero preservare una parvenza di decenza davanti ai sacramenti, o semplicemente il codice di diritto canonico. Che sia arrivata l’ora di abolire queste figure diventate un incentivo paradossale di “mondanità spirituale” – nonché di consumismo e fonte di pubblici scandali – dentro le chiese? Divorziati risposati, atei, pubblici peccatori, omosessualisti, anticlericali, massoni, anticattolici, buddisti persino e padrini di cresimandi non cresimati essi stessi: tutti pretendono di salire e scendere a prescindere dagli altari, come padrini (e spesso ahinoi “testimoni” di nozze). Ma cosa “testimoniano” questi? Che un ufficio cattolico segno di pietà e umiltà è diventato un “diritto”? Siamo andati a chiederlo a un canonista, Che … senza peli sulla lingua …  spiega come stanno veramente le cose. E come dovrebbero.

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891989_125991450893727_92656265_odi d. Marco Scandelli

Con l’arrivo della primavera, non solo la natura riprende vita e forma, ma anche molti di coloro che si definiscono “credenti”, salvo poi ricordarsi a mala pena il “Padre nostro”, si risvegliano dal letargo della loro fede e si dirigono con sguardo fiero, rivendicando presunti “diritti”, verso le canoniche delle parrocchie italiane, in cui ad accoglierli benevolmente trovano spesso sacerdoti che hanno l’unica colpa di mettere in pratica ciò che la Chiesa ha chiesto loro di fare.
Sto parlando del fenomeno di coloro che reclamano il diritto soggettivo di essere “padrini” – di Battesimo o di Cresima poco importa – costi quel che costi.
La famosa scena del battesimo (rigorosamente in rito antico) nel film il Padrino, con Marlon Brando
Le famose scene del battesimo (rigorosamente in rito antico) nel film il Padrino, con Marlon Brando.
Da un punto di vista canonico, non c’è nulla da fare. Il Codice parla chiaro al can. 874. Per essere ammesso all’incarico di padrino/madrina sono necessari nove requisiti: 1. Sia designato da colui che deve ricevere il Sacramento, o da chi ne fa le veci o ancora dal sacerdote. 2. Abbia intenzione di esercitare tale incarico. 3. Abbia compiuto i 16 anni. 4. Sia cattolico. 5. Sia cresimato. 6. Abbia fatto la “prima comunione”. 7. Conduca una vita conforme alla fede e all’incarico che assume. 8. Non sia irretito da pena canonica inflitta o dichiarata. 9. Non sia il genitore.
È lasciata discrezionalità innanzitutto sul terzo punto, relativo all’età, poiché essendo una prescrizione di diritto positivo – naturalmente, infatti, si richiede solo che la persona abbia una certa maturità confacente all’incarico – può essere modificata dal Vescovo diocesano o addirittura dispensata “per giusta causa” ad casum.
Cover_CresimaUn’altra eccezione è ammessa per il n. 4: infatti, il Direttorio ecumenico afferma che è consentito per un valido motivo “ammettere un fedele orientale con il ruolo di padrino congiuntamente a un padrino (o madrina) cattolico”, e ciò “in forza della stretta comunione esistente tra la Chiesa cattolica e le Chiese orientali ortodosse”.
Infine, storicamente – con legittimità – è avvenuto il caso, contro il n. 9, in cui un padre o una madre chiedesse e ottenesse di fare da padrino/madrina del proprio figlio. Si tratta di una prassi che per un certo periodo si è diffusa in più luoghi nella Chiesa. Di per sé, dunque, è stato possibile che un genitore facesse anche da padrino. La Chiesa, però, cercando di riflettere maggiormente sulla figura normata dal can. 874 ha ritenuto che sia necessario evitare il declino di una tradizione importante che vede nel padrino una figura educativa di riferimento accanto a quella dei genitori. “Accanto”, appunto. Altra cosa!
Ma per gli altri punti il discorso è diverso: non si tratta di un capriccio o di una interpretazione sbagliata del canone, come qualcuno a volte accusa, ma è in gioco la stessa natura della figura del padrino.

Ristoranti, bel tempo e il “padrino irregolare”

Argentina. Il sacrilego "battesimo" di un bambino preso da una coppia di lesbiche, madrina la presidentessa argentina. Il tutto è accaduto con l'autorizzazione della diocesi. E' diventa un'occasione per "genitori" e padrini di inscenare una sorta di gay pride in chiesa

Argentina. Il sacrilego “battesimo” di un bambino nato per inseminazione artificiale da una coppia di lesbiche, madrina la presidentessa argentina. Il tutto è accaduto con l’autorizzazione della diocesi. Ed è stato occasione di propaganda GLBT dentro la chiesa.
Non è un caso che la maggior parte delle Cresime e dei Battesimi avvenga nella “bella stagione”, complice anche la celebrazione della Pasqua intorno all’equinozio di primavera. Infatti, in un paese di antica tradizione cristiana come l’Italia, in cui però di cristiano spesso non vi è più nemmeno lo scudo crociato, in molti rivendicano il diritto di ricevere i Sacramenti dell’iniziazione cristiana quando c’è bel tempo, perché si possano così fare foto artistiche per riempire gli album di famiglia (e facebook) ed avere la possibilità di fare rinfreschi o pranzi nelle ville più gettonate per decorazioni floreali e ambienti mozzafiato. Il problema principale dei genitori – normalmente capi cerimonieri di queste giornate in cui la liturgia cattolica serve solo come contorno socialmente apprezzato ed esigito – è quello di dare una forma perfetta alla giornata, poco importando quale sia lo spirito con il quale essa sarà vissuta.
Sto generalizzando. E mi scuso per questo. Ma l’iperbole ha un suo perché.
Pensiamo per esempio alla Cresima: le lezioni di catechismo in preparazione del Sacramento, infatti, sono spesso concepite come un respiro di sollievo durante il quale si può parcheggiare il proprio (unico) figlio per un’ora in un’aula semi grigia. Altrimenti non si saprebbe come fare per andare al supermercato. E poi pare anche che senza una presenza costante, il rischio sia quello di essere additati come coloro che “non sono stati ammessi”. Tant’è vero che la percentuale di bambini che frequentano la Messa domenicale scende in picchiata rispetto a quelli che partecipano alla “dottrina”. Alla Messa non prendono la presenza. Al catechismo sì: come se fosse più importante la spiegazione delle verità di fede, piuttosto che la possibilità di viverle nell’Eucaristia.
Sempre di più, poi – almeno da quando il divorzio in Italia è stato legalizzato – avviene che non si riesca a trovare un ruolo agli zii, ai cugini di primo-secondo-terzo grado, ai vicini di casa, alla badante del nonno e pure ai portinai del palazzo accanto che, non si capisce bene perché, ma sono sempre gli “irregolari” di fronte alla Chiesa. Ma a tutti i costi “devono fare da padrino”.
images (2)È interessante notare che, pur essendo i divorziati meno di tre milioni, in ogni parrocchia della penisola italica capita immancabilmente almeno un caso del “parente irregolare” che: “Mi scusi, signor parroco, ma questa persona potrebbe fare da padrino?”. La risposta è immancabilmente sempre la stessa. Ma ogni anno qualcuno ci prova. Tanto che si registrano casi di gente che, pensando di essere più furba e intelligente, fa carte false e riesce a fare da padrino anche più volte, chiedendosi poi (ci è o ci fa?): “Sono divorziato-risposato civilmente e ho fatto da padrino a cinque battesimi. È ingiusto che gli altri non possano farlo. Ma la legge non è uguale per tutti?”. Già, la legge richiamata da chi ha fatto di tutto per non rispettarla!

Hitler sì! Io no!

Confermazione
Confermazione
Capita poi, come sempre, il giustizialista, quello che “l’altro è più peccatore di me”: quello che portando come esempio la condotta di Adolf Hitler, spera di passare per l’agnellino immacolato, magari accomodando la Legge di Dio per sentirsi a posto con la coscienza. Buttando tutta la polvere della stanza sotto il letto, in fondo, spera che Dio non la veda più. Soprattutto non la veda il ministro di Dio! Si tratta dei casi in cui la pertinace arroganza del peccatore incallito si sfoga con rabbia contro il malcapitato sacerdote, dicendo che naturalmente “io sono cattolico impegnato”.
Senza voler entrare nel merito di che cosa significhi “cattolico impegnato”, la confessione che queste persone tentano di strappare ai preti è: “Un assassino può fare da padrino, mentre lei – irregolare a livello matrimoniale – non può farlo”. Alcuni sono anche arrivati a gridarlo in faccia ai parroci, i quali mai si sono sognati di ammettere una persona che – a meno che non ci sia pentimento sincero e riparazione dello scandalo – uccidendo qualcun altro non hanno certo dimostrato di condurre una vita conforme alla fede e all’incarico che vogliono assumere (n. 7).
Francesco Saverio battezza degli adulti neofiti

Francesco Saverio battezza degli adulti neofiti
Ma, in verità, non è sempre colpa dei “parenti irregolari”. Infatti, succede anche che i sacerdoti, forse per troppo zelo di pastori – o piuttosto per l’atavica codardia alla don Abbondio –, abneghino il proprio compito di discernimento e giudizio, promuovendo, invece, al compito di padrino persone che se non sono in peccato pubblico manifesto, quanto meno non hanno mai messo piede in una Chiesa dal giorno della loro di Cresima. Magari celebrata nella primavera di vent’anni fa. In tal senso, perciò, gli unici discriminati vengono ad essere non i padrini-cugini che dai primi Vespri del sabato ai secondi Vespri della domenica si trovano in uno stato confusionale dovuto all’assunzione di sostanze più o meno illecite, ma proprio lo zio divorziato-risposato che ogni domenica mattina si precipita in Chiesa per cantare nel coro parrocchiale.

È proprio necessario avere un padrino?

Nicolas Poussin. Confermazione

Nicolas Poussin. Confermazione
Con l’approssimarsi dei Sacramenti dell’iniziazionecristiana, uno dei punti all’ordine del giorno diventa proprio quello di trovare il famoso “padrino”. In realtà, il dettato del can. 892 afferma che esso ci deve essere “per quanto è possibile”. Ma i canonisti sono propensi a leggere una tale possibilità non in senso facoltativo, quanto piuttosto straordinario: potrebbe infatti accadere che per grave causa non ci siano persone che possano assolvere il ruolo liturgico di padrini. In tal caso non si potrebbe negare il Sacramento solo per il fatto che manchi una tale figura. Proprio per questo, la Congregazione per il Culto ha specificato che i genitori stessi potrebbero assolvere alle funzioni liturgiche dei padrini in caso questi mancassero, come per esempio il fatto di annunciare il nome del cresimando al Vescovo celebrante durante la Confermazione.
Ciò, inoltre, deve essere comunque fatto con prudenza pastorale e valutate le condizioni e le circostanze del luogo [Notitiae, 11 (1975)]. In ogni caso, il padrino non dovrebbe mai mancare se, invece, a mancare fossero proprio i genitori o lui stesso fosse l’unica persona in grado di offrire sufficienti garanzie relativamente all’educazione cristiana della persona che riceve il Sacramento: è il caso in cui, per esempio, dovesse ricevere il Sacramento un neofita con genitori atei o appartenenti ad altra religione.
Torta da cresima. Con la bandiera della "pace", vista da un verso. Degli ideologi omosessualisti vista nell'altro verso.

Torta da cresima. Con la bandiera della “pace”, vista da un verso. Degli ideologi omosessualisti vista nell’altro versoIn cosa sono stati appena “confermati” questi qui?
Si pensi, inoltre, che il numero dei padrini è ristretto a uno o due (in tal caso meglio affiancare una madrina, meglio ancora se proprio la moglie del padrino) per motivazioni pratiche. Spiega infatti la dottrina canonistica che se fossero più di due si potrebbe incorrere in due rischi: da una parte questi potrebbero non sentire come grave il loro impegno, con la conseguenza di assolvere a tale funzione in modo non adeguato; dall’altra, infine, potrebbero nascere contrasti sui criteri e sul metodo educativo.
E qui mi fermo. Prendo un attimo di respiro e mi domando: ma le cose che sto scrivendo a quale universo parallelo si riferiscono? Perché a parte qualche eccezione, di solito coloro che fanno parte di un Movimento ecclesiale – penso ai neocatecumenali, ai ciellini, ai focolarini, ecc. –, chi oggi vive in questo modo il suo ruolo di padrino? Non è forse diventato una figura mondana, completamente integrata nel sistema consumistico? Non è forse quello che “deve fare il regalo più bello”? Quale padrino oggi assolve davvero al compito educativo che gli viene richiesto?
Da più parti, così, nasce la domanda sulla reale esigenza di avere tali figure: hanno ancora ragione di esistere? Non sono retaggio di una società ormai inesistente? Non sarebbe meglio abolirli? Si eviterebbe una certa mondanità ecclesiale, una profanazione delle “res sacrae”, si scongiurerebbe l’ennesimo scandalo, fuori e dentro la Chiesa.

Allontaniamo i padrini dalla liturgia!



I sette sacramenti
Fino alla riforma del Codice di Diritto Canonico, tra gli impedimenti dirimenti il Matrimonio vi era lacognatio spiritualis: per la verità, tale impedimento esiste ancora nel Codice dei Canoni della Chiese Orientali (il Codice che regola la vita delle Chiese cattoliche di rito orientale). È fatto impedimento al padrino (similmente a ciò che accade per il genitore) convolare a nozze con la propria figlioccia (la madrina con il figlioccio) perché il legame di parentela spirituale che nasce tra loro è così importante da essere equiparato a quello che scaturisce dalla paternità e dalla maternità sanguigna. Si trattava (e si tratta ancora nel CCEO) di impedimento di diritto positivo, pertanto vi era la possibilità di dispensa ed oggi, appunto, è stato tolto.
La fattispecie giuridica appena richiamata fa comprendere ancora di più l’importanza del “padrino” e, in quanto sacerdote, mi fa tremare al pensiero che oggi di fatto in molti chiudono gli occhi di fronte alla grave situazione in cui tale istituzione, seppur non centrale nella celebrazione però non priva di significato, si trova.
Battesimo, fine '600. La donna vestita di nero dovrebbe essere la madrina

Battesimo, fine ’600. La donna vestita di nero dovrebbe essere la madrina
Oggi, dunque, si limita il compito del padrino ad aspetti liturgici, svuotati del loro valore primario. Ma la liturgia, che non è un’azione magica di passaggi sociali, dovrebbe invece presentare la verità del ruolo del padrino che è anzitutto pedagogico.
Provocatoriamente, mi verrebbe da fare una proposta: si eliminino i padrini dalla liturgia! Si eviti di dare spazio a ricercate pose fotografiche di persone che non comprendono nemmeno che il loro figlioccio è in procinto di essere conformato a Cristo nell’unzione battesimale, come in quella crismale. Le funzioni che i padrini devono assolvere nella liturgia possono essere assolte dagli stessi genitori o, nel caso di adulti, dagli stessi battezzani-cresimandi. Cominciamo a far comprendere che i padrini sono degli educatori alla fede! Non importa quanto vadano in Chiesa, quanto siano bravi nel suonare la chitarra nel coro parrocchiale. Non importa quanto sappiano delle “storie” della Bibbia o dei precetti della Chiesa. Non importa quanto sia conforme la loro vita al Vangelo (o quanto non lo sia!). I padrini sono anzitutto pedagoghi, persone che per questo devono essere cresimate, aver deciso di donare la propria vita a Cristo e alla Chiesa. In altre parole: non è che devono essere dei santi e dei teologi per forza i padrini, ma devono comunque avere la volontà di indicare ai figliocci l’”ortodossia”, cioè la “retta via”, che è naturalmente la via cristiana.
J.Steen. Festa di battesimo. XVII secolo.

J.Steen. Festa di battesimo. XVII secolo. Il padrino (dietro al padre col pargolo) “misteriosamente” fa il gesto delle corna : pare si alluda maliziosamente alla vera identità del padre… biologico del battezzato
Il vero padrino non ha smania di apparire nella liturgia. Il vero padrino è quello che accompagna con la preghiera e l’insegnamento, con l’esempio e con la libertà il proprio figlioccio verso l’incontro con il Signore Risorto che agisce nei Sacramenti. Il vero padrino è quello che non rivendicadiritti, ma prende sul serio la responsabilità educativa: i nove requisiti non danno alcun “diritto soggettivo”; essi, invece, si pongono come esame di coscienza per tutti coloro che hanno il desiderio di paternità e maternità spirituale. Nella Chiesa non si rivendicano diritti, ma ci si conforma a Cristo.
Smettiamola, dunque, di dare spazio a persone disinteressate al fatto religioso. Almeno per un po’! E cominciamo a coinvolgere i padrini non una settimana prima della celebrazione, ma fin dall’inizio dell’educazione cristiana dei ragazzi. Chiediamo che siano presenti alla catechesi. Chiediamo loro che si assumano davvero le proprie responsabilità. Abbiamo il coraggio di dire basta a questo modo di fare.
Non è sufficiente un pezzo di carta in cui si dica: “è idoneo a fare da padrino”. Senza pretendere la perfezione – attributo divino – chiediamo almeno la disponibilità alla coerenza e l’assunzione di responsabilità. L’idoneità non è sinonimo di “situazione matrimoniale regolare”. Altrimenti avrebbero ragione coloro che si battono perché “irregolari”, ma al tempo stesso “cattolici impegnati”, chiedendo pari opportunità. “Idoneo” significa avere le qualità necessarie ad esercitare un compito. Tra queste vi è anche la “vita conforma alla fede”, dove per fede si intende qualcosa di veramente importante.
G.B.Moroni, "Testimone" di un battesimo eccezionale.

G.B.Moroni, “Testimone” di un battesimo eccezionale.
Poniamo l’accento sull’educazione. Togliamo gli onori celebrativi e ricordiamo gli oneri educativi.
Solo così eviteremo di ritrovarci anche la prossima primavera a dover discutere con il solito azzeccagarbugli – pronto tra l’altro a minacciare lettere indirizzate nientepopodimeno che a Santa Marta – perché figlio di quella generazione che ritiene virtuosa l’espressione dell’opinione personale frutto della propria pancia – se non dei propri lombi – nella legittimazione della rivendicazione di “diritti”: diritti presunti dalla lettura sterile, letterale, farisaica, sindacalista del Codice di Diritto Canonico.
*Foto e didascalie a cura della redazione
http://www.papalepapale.com/develop/il-padrino-ultimo-atto/


«Il tuo padrino è vietato»


E Matteo rifiuta la cresima


Il 13enne aveva scelto l’amico Vito, sposato con una divorziata ed escluso dal diritto canonico. Ora si rivolgono a Papa Francesco: «Aiutaci tu».



I sacramenti vanno dati anche ai marziani, se lo chiedono» ha detto recentemente Papa Francesco. Un’indicazione chiara. Ma poi che non è così facile darvi seguito. Vi sono le regole, il codice di diritto canonico, da rispettare. E a volte paiono proprio inadeguate a cogliere quella domanda di accoglienza e misericordia evangelica nella vita concreta delle persone così spesso richiamata da Bergoglio. 

È quello che deve aver pensato Vito Maraschio. Lui, un quarantenne molto conosciuto a Scorrano nel Salento, anche perché è presidente del comitato per la Festa di Santa Domenica, non può fare da padrino alla cresima di Matteo, un giovane tredicenne figlio di amici. La ragione è che ha sposato una donna divorziata. Così il neo cresimando decide di rinunciare al sacramento. Era stato il ragazzo a «sceglierlo» come padrino. Lo voleva a fianco in questo passaggio - il sacramento della «confermazione» - così importante per la sua vita cristiana. Ma ci sono le regole del diritto canonico, i codici da rispettare. Li ha richiamati, come era suo dovere, il parroco del paese. Vi è una dichiarazione che l’aspirante padrino della cresima è chiamato a sottoscrivere. Oltre ad avere qualità umane e morali che gli consentono di essere un riferimento al cresimando, deve aver «già ricevuto i sacramenti dell’Iniziazione cristiana (battesimo, confermazione, eucaristia) e deve condurre «una vita conforme alla fede e all’incarico che assume». Viene specificato «coloro che non sono ammessi al compito di padrino». «Vanno annoverati - viene specificato - coloro che vivono in situazione matrimoniale irregolare, conviventi di fatto, cattolici sposati solo civilmente, cattolici divorziati risposati civilmente». 

Il matrimonio con una donna divorziata escludeva la possibilità per Vito di fare da padrino a Matteo. Ma lui non si è dato pervinto, perché considera la sua come una condizione particolare. Sua moglie ha avuto il divorzio da un uomo violento che è stato condannato al carcere per maltrattamenti e violenza. Lui che ha cresciuto come un padre le due figlie avute dal precedente matrimonio dalla moglie, tra l’altro attiva nel volontariato cattolico, sente di vivere nel rispetto dei valori cristiani. Per lui quelle regole non gli sembrano proprio tener conto della vita sua e dei suoi cari. Chiede udienza al suo vescovo, quello di Otranto, monsignor Donato Negro per spiegare e capire meglio. Il no gli viene confermato. Vi è quell’ostacolo, quella irregolarità nella sua vita familiare, che gli impedisce di fare da padrino al giovane Matteo. «Sono rimasto senza parole» è stata la sua reazione. «A chi commette davvero reati e peccati gravi, viene concesso il perdono. A me, che sono tutt’altro che un peccatore, viene negata la partecipazione al sacramento di un carissimo amico di famiglia» scrive nella lettera inviata a Papa Francesco. 

Sì, perché Vito Maraschio scrive al vescovo di Roma. Chiede non solo per sé, ma per tanti che sono nella sua stessa situazione, la revisione all’articolo 874 del Codice di Diritto Canonico. Vi spiega quello che considera un doloroso paradosso. 

«Ho sposato una donna divorziata - racconta - a cui la giustizia civile ha riconosciuto i torti subiti con una sentenza che condannava a nove mesi l’ex marito per percosse. Le due figlie di lei sono diventate le mie figlie e per loro sono stati compiuti tutti gli sforzi necessari per garantire le opportunità di crescita, di formazione e di futuro che i genitori devono assicurare per obbligo di legge, ma ancora prima per dovere morale e di fede». «Per fare il padrino - aggiunge - dovrei lasciare mia moglie e le mie figlie. Impensabile. Ma non voglio neanche rinunciare a fare il padrino di un ragazzo che non mi ha scelto certo per interesse o per suggerimento». «Ecco perché - spiega - voglio iniziare una semplice, ma decisa battaglia. “Io no, un assassino si”. Rivendico il mio essere cristiano e lotterò con ogni mezzo per far cambiare questa ingiustizia». 

«Voglio con tutte le mie forze e con il mio cuore essere il padrino di Matteo. Non so come spiegare - così Maraschio conclude la sua lettera a Papa Francesco - ad un giovincello che vede tante incongruenze, purtroppo anche nella Chiesa, che sono colpevole di non so bene quale colpa. Desidererei essere io destinatario di quel messaggio di comprensione che da millenni ha innalzato la vita di tutti noi e che quella comprensione diventasse fatto concreto. Chiedo scusa per averVi importunato, ma sono un cristiano che si rivolge ai suoi Pastori». 

Ma non si ferma a questo. Il padrino «mancato» lancia anche una petizione online a sostegno della sua battaglia. Se una persona si pente del suo peccato, risulta in linea con la fede cattolica, mentre chi si risposa o si unisce in matrimonio con chi è divorziato, mantiene «attivo» il peccato, perpetrandolo nel tempo senza pentirsene. 

È la condizione che vivono tutti i divorziati risposati che vorrebbero accedere ai sacramenti. Un tema sentito nella Chiesa alle prese con la crisi della famiglia. Su questo tema Papa Francesco ha convocato due sinodi dei vescovi e ha coinvolto nella discussione tutte le diocesi del mondo. Entro il 2015 arriveranno le decisioni. Intanto il giovane Matteo, ha rinunciato alla sua cresima. E non è un marziano.


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