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giovedì 5 giugno 2014

Gutta cavat lapidem?

Il Papa spiazza i liberal di Friburgo con un vescovo che canta gregoriano

Pochi, a Friburgo, potevano immaginare che a succedere a monsignor Robert Zollitsch quale vescovo della diocesi tedesca potesse essere scelto un profondo cultore del canto gregoriano, “un conservatore”, come l’ha definito senza far uso di troppe perifrasi il vaticanista della Zdf, la televisione pubblica tedesca.
Qualche giorno fa, da Roma è arrivata l’ufficialità: a sedere sulla cattedra episcopale della città del Baden-Württemberg sarà Stephan Burger. Cinquantadue anni, canonista laureatosi nella prestigiosa facoltà teologica di Münster, da un anno era canonico del capitolo della cattedrale. Lo stesso capitolo che, come da norme concordatarie risalenti ai tempi in cui la Germania era ancora Prussia, lo ha scelto come pastore da una terna composta di altri due nominativi, precedentemente vagliati dalla congregazione per i Vescovi. Una votazione che sarebbe stata, però, sofferta e incerta fino alla fine. Aveva sorpreso non poco, fin dalla pubblicazione della nomina, che il prescelto fosse proprio il giovane canonista ben lontano dalle posizioni di Zollitsch, vescovo oggi emerito – il Papa, sul finire della scorsa estate, aveva accettato immediatamente la sua rinuncia, senza far trascorrere qualche mese o anno, come da prassi – tra i più convinti sostenitori della necessità di un aggiornamento allo spirito del tempo dell’insegnamento cattolico. A parlare di scelta inusuale, per primo, era stata la Frankfurter Allgemeine Zeitung, secondo il quale il nome di Burger era stato selezionato su una terna ben diversa da quella originariamente inviata a Roma. Dal Vaticano, ricevuta la segnalazione del nunzio Nikola Eterovic (già segretario generale del Sinodo prima dell’arrivo di mons. Lorenzo Baldisseri) avrebbero rispedito al mittente i tre nomi proposti dal Capitolo di Friburgo: personalità troppo liberal anche per la diocesi – la seconda più grande di Germania per numero di fedeli – che da almeno due secoli guida la battaglia per ottenere più autonomia da Roma. Il Papa, osserva ancora la Faz, non era convinto di nessuno dei candidati, tanto da chiedere al Capitolo di indicare una nuova terna, dalla quale poi sarebbe emerso a sorpresa il nome di Stephan Burger, che in più d’una occasione aveva pubblicamente espresso il proprio dissenso da alcune scelte pastorali del predecessore. Da Friburgo arrivano le congratulazioni di rito e i commenti alla nomina del nuovo vescovo fanno ampio uso del lessico tipico del ecclesialmente corretto: “Siamo grati al Pontefice e siamo felici che l’attesa per il nuovo arcivescovo sia finita”, ha detto mons. Bernd Uhl, ausiliare della diocesi e presidente del Capitolo. Niente di più neanche dal cardinale Reinhard Marx, che da Zollitsch ha preso il testimone come numero uno della Conferenza episcopale tedesca: “E’ un pastore esperto, la sua formazione canonistica e l’esperienza come amministratore saranno utili per il nuovo compito”. Un ruolo determinante l’avrebbe giocato anche il cardinale Joachim Meisner, da pochi mesi arcivescovo emerito di Colonia e tra i porporati da sempre più vicini a Benedetto XVI.

E l’attenzione si dirige ora proprio su Colonia, dove le procedure per la selezione della terna da presentare al Papa stanno seguendo un percorso accidentato. Parte del clero locale e del mondo laico chiede infatti di essere coinvolta nell’iter che porterà a individuare il successore di Meisner, in carica dal 1988. E’ stata aperta perfino una sottoscrizione online, e forti sono le pressioni per propiziare una svolta: il direttore del Collegio di San Biagio (Baden-Württemberg), padre Klaus Mertes S.I., ha osservato che “è ora di dire basta con i vescovi imposti dall’alto, privi della fiducia del popolo e del clero”. Immancabile, si è mosso perfino Hans Küng, che ha implorato l’intervento di Francesco per archiviare la lunga parentesi conservatrice. Lo schema andato in scena a Friburgo ricalca abbastanza fedelmente quanto accadde proprio nella grande diocesi della Renania settentrionale-Vestfalia, nel 1988: anche allora il Capitolo della cattedrale aveva dirottato le proprie attenzioni su personalità ben diverse da Meisner, che all’epoca era arcivescovo di Berlino. Fu Giovanni Paolo II, senza timore di andare al muro contro muro con il clero locale, a suggerire “caldamente” agli elettori di Colonia il nome di Meisner, facendo intendere che in caso contrario i tre candidati proposti sarebbero stati bocciati senza lasciare spazio a negoziati e trattative. Una presa di posizione, quella di Karol Wojtyla, che indignò l’allora ministro-presidente del Land, che parlò di “colpo di stato romano”.

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