ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 12 giugno 2014

“Linea poco francescana”

Il vescovo Usa si fa i fatti suoi, e non piace al gesuita
Famiglia, sesso: reverendo padre duro contro la conferenza episcopale
di Matteo Matzuzzi 

L’arcivescovo di San Francisco, monsignor Salvatore Cordileone
Da oggi e fino a venerdì, i vescovi degli Stati Uniti si riuniranno a New Orleans per l’annuale assemblea generale di primavera, la prima sotto la guida di mons. Joseph Kurtz, arcivescovo di Louisville, succeduto lo scorso novembre al cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York.  Al centro del confronto, “lo stato dell’economia e il suo impatto sui matrimoni e l’evangelizzazione”. A fare da contorno, sforzi nella prevenzione di abusi sessuali su minori, varie ed eventuali circa il grande incontro mondiale delle famiglie che sarà ospitato nella Philadelphia retta dall’arcivescovo pellerossa conservatore Charles Chaput tra poco più d’un anno, alla presenza del Papa – che ieri, ancora indisposto, non ha celebrato la consueta messa mattutina nella cappella di Santa Marta, pur continuando a lavorare nella sua residenza.
Ma sopra ogni altra cosa, a New Orleans si discuterà di matrimonio e famiglia. Il Sinodo straordinario convocato da Francesco è ormai alle porte e l’episcopato statunitense è alla ricerca di una posizione il più possibile comune da portare a Roma il prossimo ottobre. La priorità è quella di ribadire con forza la promozione e la difesa del matrimonio, e su questo prenderà la parola l’arcivescovo di San Francisco, monsignor Salvatore Cordileone, che già nei mesi scorsi s’era espresso in difesa dello State marriage defense act portato in Senato dal repubblicano Ted Cruz: “Il matrimonio ha bisogno di essere preservato e rafforzato, non ridefinito”, aveva osservato, aggiungendo che “è degno di sostegno ogni sforzo per rafforzare il significato unico del matrimonio”. E per meglio chiarire la sua posizione circa i cambiamenti possibili sull’insegnamento cattolico auspicati da parte dell’episcopato mondiale – specialmente quello mitteleuropeo  e parte di quello asiatico –, mons. Cordileone aveva spiegato lo scorso aprile che “non solo coloro che vivono in uno stato che viola gli insegnamenti morali della chiesa non sono in grado di ricevere la Santa comunione, ma anche quanti dissentono dall’insegnamento divino della chiesa”.

“Sarà interessante vedere quanto tempo useranno per parlare di controllo delle nascite, calo del numero dei matrimoni, nozze gay, divorzio, comunione ai cattolici divorziati e parità di genere”, ha scritto in  tono sarcastico sul liberal National Catholic Reporter padre Thomas Reese, già direttore del magazine America. “A novembre – ha aggiunto il gesuita – quando si riunirono a Baltimora, i vescovi si tennero bene alla larga dai temi caratterizzanti il papato di Francesco: preoccupazione per poveri ed emarginati, critica del capitalismo, misericordia e compassione divina. Niente. Hanno preferito continuare a occuparsi di matrimonio tra omosessuali, contraccezione e pornografia. E’ stato davvero imbarazzante seguire lo svolgimento di quei lavori”, sottolinea ancora Reese. E lo spartito della prossima assemblea generale, guardando l’ordine del giorno dei lavori che si stanno per aprire in Louisiana, sembra il medesimo, con l’aggiunta di un intervento dell’arcivescovo di Baltimora, William Lori (anch’egli d’orientamento conservatore e titolare di una sede tradizionalmente cardinalizia), sulla libertà religiosa messa in pericolo dalla riforma sanitaria promulgata da Barack Obama. Dolan o Kurtz, notava l’ex direttore di America, la questione è sempre la medesima: la difficoltà per l’episcopato americano di sterzare e sintonizzarsi con le nuove priorità, agli antipodi rispetto a quelle che hanno caratterizzato l’ultimo trentennio. Francesco – che il prossimo gennaio si recherà in Sri Lanka e Filippine, terzo viaggio asiatico in meno di due anni di pontificato – ha dato le direttive, ma pochi negli Stati Uniti sembrano pronti a recepirle e a incardinare su di esse la propria missione pastorale. “Se ci sono alcuni vescovi esaltati dal nuovo Papa, altri si dicono delusi e pensano che Bergoglio stia conducendo la chiesa nella direzione sbagliata. E conseguentemente non stanno cambiando direzione. Molti altri, invece, sono semplicemente confusi, e hanno paura di impegnarsi nel nuovo corso. Preferiscono il silenzio e – come diceva recentemente al Foglio lo storico della chiesa Massimo Faggioli, docente alla University of St. Thomas del Minnesota – aspettano che “questo incidente di percorso passi per poi tornare al passato”.
© FOGLIO QUOTIDIANO

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