ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 27 settembre 2014

Mandategli un volpino..

Un vescovo accusa il Papa

vescovo Rogello(di Marco Tosatti su La Stampa del 26-09-2014) Il vescovo Rogello di Ciudad Del Este, vittima della singolarmente brutale, dura e improvvisa decapitazione, non ci sta, e scrive al cardinale prefetto della Congregazione per i Vescovi, il canadese Ouellet, una lettera pepata.
Nel frattempo sul sito della diocesi appare una risposta in cui si ribatte punto per punto alle accuse avanzate dalla rapida visita apostolica di Santos Abril Y Castello, uno dei personaggi di fiducia di papa Bergoglio a Roma.

Mette in rilievo le irregolarità – anche formali – di un’operazione che ha profumo ideologico. “Come figlio obbediente della Chiesa accetto senza dubbio questa decisione anche se la considero infondata e arbitraria, e di cui il Papa dovrà rendere conto a Dio, più che a me”, scrive il vescovo, ribadendo che “a parte i molti errori umani che posso avere commesso, e per i quali sin da ora chiedo perdono a Dio e quanti possano aver sofferto, affermo una volta di più a coloro che mi vogliono ascoltare che la sostanza del caso è stata un’opposizione e una persecuzione ideologica”. Rogello era l’unico vescovo “conservatore” del Paraguay, e la sua diocesi aveva più seminaristi di tutte le altre messe insieme.
E continua: “Il vero problema della Chiesa in Uruguay è la crisi della fede e di vita e morale che una cattiva formazione del clero ha continuato a perpetuare, insieme alla negligenza dei Pastori”. Al vescovo Rogello non è mai stato fatto vedere il testo nato dalla Visita apostolica; ma dice, se “si pensa che il problema della Chiesa in Paraguay è un problema di sacrestia che si risolva cambiando il sacrestano, ci si sbaglierebbe profondamente e tragicamente”.
La mancanza di una comunicazione sui risultati dellla Visita apostolica ha fatto sì che il vescovo non abbi potuto rispondere debitamente. “A dispetto di tanti discorsi sul dialogo, la misericordia, l’apertura, la decentralizzazione e rispetto per l’autorità delle Chiese locali, non ho avuto neanche l’opportunità di parlare con il Papa Francesco, né il modo di chiarirgli dubbi o preoccupazioni. Di conseguenza non ho potuto ricevere nessuna correzionepaterna – o fraterna, come si vuole – da parte sua”. E conclude: “Un tal modo di procedere senza formalità, in maniera indefinita e improvvisa, non sembra molto giusta, non da luogo a una legittima difesa né alla correzione adeguata di possibili errori. Ho solo ricevuto pressioni affinché rinunciassi”. Il vescovo Rogello è a Roma da vari giorni, chiedendo, inutilmente, di poter parlare con il Papa.
http://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/un-vescovo-accusa-il-papa/
Pubblichiamo la lettera di mons. Rogelio Livieres, vescovo di Ciudad del Este, al Cardinal Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, di seguito allo stringato ma esaustivo resoconto della vicenda di Marco Tosatti [qui]. Ciò che risulta ormai evidente è che assistiamo alla desistenza nel condannare gli errori, mentre, per contro e paradossalmente se non drammaticamente, si realizza un decisionismo basato sull'autorità e non sulla certezza del diritto ch'è garanzia di verità e di giustizia. E questo si chiama arbitrio, non buon governo e neppure lontanamente servizio.

Il Papa ha esercitato il suo diritto dimettendo d’autorità il vescovo di Ciudad del Este, in Paraguay, a due passi dalla nativa argentina; soprattutto perché il vescovo era stato tanto ingenuo e testardo da difendere uno strano personaggio, chiamato Carlos Urrutigoity, argentino, cacciato molti anni fa dai lefebvriani per “tendenze omosessuali”, poi incardinato a Scranton, negli Stati Uniti, dove combinò abbastanza guai da un punto di vista efebofilo da causare danni alla diocesi, da cui fu allontanato, per andare a finire Vicario generale a Ciudad del Este, sempre sostenendo che contro di lui era in vigore una campagna di diffamazione.
Non conosciamo Carlos Urrutigoity, ma deve certamente disporre di un grande potere di convincimento. Il vescovo, conservatore ma non tradizionalista, membro dell’Opus Dei, ha commesso un pesante errore di valutazione, e l’ha pagato.
E’ un peccato per la diocesi; Ciudad del Este aveva, al momento dell’intervento pontificio, circa 240 seminaristi, più di tutte le altre diocesi del Paraguay messe insieme; ne arrivavano anche da Buenos Aires... Il vescovo – anche nel caso dell’ex vescovo poi divenuto presidente – difendeva le posizioni di Roma, anche contro gli altri colleghi, e lasciava che il rito antico sopravvivesse a fianco del Novus Ordo.
Papa Francesco e i suoi aiutanti hanno scelto il momento in cui tutti applaudono la decisione di “arrestare” un ex nunzio accusato di pedofilia per cogliere in fallo un vescovo e punirlo.
Che però, strano a dirsi, ancora una volta rientra nel campo di quelli che a papa Bergoglio proprio non piacciono: i “conservatori”. Perché, se questo vuole essere un messaggio per i vescovi a non tollerare neanche il sospetto di connivenza con possibili abusatori di minori, non si spiega l’invito del Papa a partecipare al Sinodo sulla Famiglia al cardinale belga Danneels, accusato di coperture, e certamente protagonista degli anni in cui la Chiesa belga viveva il suo peggiore momento da sempre. Vedi, fra l’altro questo link . E allora, qual è il messaggio?
Ma Danneels, che al momento del Conclave molti giornali, proprio per le polemiche sulle coperture, volevano fosse escluso dal voto, è amico del Papa , e soprattutto, è “progressista”.

Cardinal Marc Ouellet
Prefetto della Congregazione per i VescoviPalazzo della Congregazioni,Piazza Pio XII, 10,00193 Roma, Italia25 settembre 2014Eminenza Reverendíssima:
La ringrazio per la cordialità con cui mi ha ricevuto lunedì 22 e martedì 23 del corrente mese nel Dicastero da lei presieduto. lo stesso per la comunicazione telefonica di poco fa sulla decisione del Papa di dichiarare sede vacante la diocesi di Ciudad del Este nominando Mons. Ricardo Valenzuela Amministratore Apostolico.
Ho appreso che il Nunzio, praticamente in simultanea con l'annuncio che Sua Eminenza si accingeva a darmi, ha tenuto in Paraguay una conferenza stampa e sta raggiungendo la Diocesi per prendere il controllo immediato della stessa.  L'annuncio pubblico da parte del Nunzio prima della notificazione scritta del decreto è una irregolarità in più in questo processo anomalo.  Il fulmineo intervento sulla diocesi si può pensare dovuto al timore della reazione negativa della maggioranza dei fedeli, giacché essi hanno manifestato appoggio alla mia persona ed alla mia gestione durante la Visita Apostolica.   In questo senso ricordo le parole di congedo del Cardinal Santos y Abril: «mi aspetto che accolgano le decisioni di Roma con la stessa apertura e docilità con cui hanno accolto me». Stava forse indicando che il corso dell'azione era già deciso prima dell'informativa conclusiva e dell'esame del Santo Padre? In ogni caso non c'è da temere alcuna ribellione. I fedeli sono stati formati nella disciplina della Chiesa e sanno obbedire alla legittima autorità.  
Le nostre conversazioni e, apparentemente giacché non lo si è visto, i documenti ufficiali, giustificano una così grave decisione con la tensione nella comunità ecclesiale tra i vescovi del Paraguay e la mia persona e Diocesi: «non siamo in comunione», avrebbe dichiarato il Nunzio nella sua conferenza.
Da parte mia, credo di aver dimostrato che gli attacchi e le manovre miranti alla destituzione di cui sono stato fatto oggetto sono iniziate già a partire dalla mia nomina a vescovo, prim'ancora che ponessi piede in Diocesi – come risulta dalla corrispondenza dell'epoca dei vescovi del Paraguay con il Dicastero che Sua Eminenza presiede come prova probante di ciò. Il mio caso non è stato l'unico in cui una Conferenza episcopale si è sistematicamente opposta ad una nomina fatta dal papa e contro il suo pensiero. Nel mio caso, ho avuto la grazia che i Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI mi appoggiassero perché io potessi proseguire. Devo dedurre che ora Papa Francesco abbia deciso di revocarmi questo appoggio.
Desidero solo sottolineare che mai ho ricevuto ragguagli scritti sulla Visita Apostolica e, conseguentemente, non ho potuto risponderle appropriatamente. A dispetto di tanti discorsi su dialogo, misericordia, apertura, decentralizzazione e rispetto per l'autorità delle Chiese locali, neppure ho avuto l'opportunità di parlare con papa Francesco  almeno per chiarirgli alcuni dubbi o preoccupazioni. Conseguentemente, non ho potuto ricevere alcuna paterna correzione – o fraterna come si preferisca  –  da parte sua. Senza intento di inutili lamentele, tuttavia una tal procedere informale, con modalità indefinite e subìte, non mi appare giusta né lascia posto ad una legittima difesa né alla correzione adeguata di possibili errori. Ho solo ricevuto pressioni a voce per indurmi alla rinuncia. 
Che i miei oppositori e la stampa locale siano stati recentemente informati attraverso i media, non di quello che era successo, ma di quello che accadrebbe, fin nei minimi dettagli, è senza dubbio un altro segnale che alcune alte autorità vaticane, il Nunzio Apostolico e alcuni vescovi del paese stavano manovrando in maniera orchestrata, dando soffiate irresponsabili per «orientare» il corso dell'azione e l'opinione pubblica. 
Come figlio obbediente della Chiesa, ciò nonostante accetto questa decisione benché la consideri infondata e arbitraria e della quale il Papa dovrà render conto a Dio più che a me. Al di là dei molti errori umani che io abbia commesso, e per i quali già chiedo perdono a Dio e a coloro che ne avessero sofferto, affermo una volta in più  a chi voglia ascoltarlo che la sostanza del caso è stata una opposizione e persecuzione ideologica. 
La vera unità ecclesiale la si edifica a partire dall'Eucaristía e il rispetto, l'osservanza e l'obbedienza alla fede della Chiesa ed è insegnata normativamente dal Magistero, articolata nella disciplina ecclesiale e vissuta nella liturgia. Ora, però, si cerca d'imporre una unità basata, non sulla legge divina, ma su accordi umani e il mantenimento dello statu quo. Nel Paraguay, concretamente, sulla scarsa formazione di un unico Seminario Nazionale – le mancanze sono state segnalate non da me, ma autoritativamente dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica nella lettera ai Vescovi del 2008. Per contro, e senza criticare ciò che fanno gli altri Vescovi, anche se c'è materiale a iosa, ho cercato di costituire un Seminario diocesano secondo le norme della Chiesa. L'ho fatto, anche, non solo perché ne ho il dovere e il diritto,riconosciuto dalle leggi generali della Chiesa, ma con la specifica approvazione della Santa Sede, inequivocabilmente ratificata durante l'ultima visita ad limina del 2008.
Il nostro Seminario diocesano ha dato eccellenti frutti riconosciuti da recenti comunicazioni laudatorie della Santa Sede in almeno tre circostanze durante il precedente pontificato, da parte dei Vescovi che ci hanno visitato e, ultimamente, dai Visitatori Apostolici.  Tutte le indicazione date dalla Santa Sede circa miglioramenti sul modo  di portare avanti il seminario, sono state fedelmente realizzate. 
Un altro criterio di unità ecclesiale è la convivenza acritica tra noi basata sull'uniformità di pensiero e azione, il che esclude il dissenso pr la difesa della verità e la legittima varietà dei doni e dei carìsmi. 
Questa uniformità ideologica la si impone con l'eufemismo della  «collegialità».
Chi soffre le conseguenze di ciò che descrivo sono i fedeli, giacché le Chiesa particolari sono mantenute in uno stato di letargo, con grande esodo verso altre denominazioni, quasi senza vocazioni sacerdotali o religiose, e con poche speranze di un dinamismo autentico e di una crescita durevole. 
Il vero problema della Chiesa in Paraguay è la crisi di fede e di vita morale che una cattiva formazione del clero è andata perpetuando, insieme alla negligenza dei Pastori. Dunque non è che un segno dei tempi questa problematica riduzione della vita di fede alle ideologie di moda e al complice rilassamento della vita e della disciplina del clero. Come ho già detto, non mi è stato dato ricevere informazioni del Cardinal Santos y Abril sulla Visita Apostolica. Ma se egli pensasse che il problema della Chiesa in Paraguay sia un problema di sacrestia che si risolve cambiando il sacrestano, si starebbe tragicamente e profondamente sbagliando.
L'opposizione ad ogni rinnovamento e cambiamento nella Chiesa in Paraguay ha avuto non solo la sua ragione nei vescovi, ma anche l'appoggio di gruppi politici e associazioni anti-cattoliche,  in più con l'appoggio de alcuni religiosi della Conferenza dei Religiosi del Paraguay – chi conosce la crisi della vita religiosa a livello mondiale non si sorprenderà di questo. Il portavoce pagato e reiteratamente menzognero di tali manovre è stato sempre un tal Javier Miranda. Tutto ciò è fatto con l'intento di mostrare «divisione» nella stessa Chiesa diocesana. Ma la verità dimostrata e provata è l'ampia accettazione da parte dei laici del lavoro che abbiamo portato avanti. 
Nello stesso modo che, prima di accettare la mia nomina vescovile,  mi sono sentito di esprimere il mio senso di incapacità davanti a così grande responsabilità, dopo aver accettato l'incarico, con tutto il peso dell'autorità divina e dei diritti e doveri che mi competono, ho mantenuto la grande responsabilità morale di obbedire a Dio prima che agli uomini. Per questo ho rifiutato di rinunciare di mia iniziativa, volendo testimoniare fino alla fine al verità e la libertà spirituale che un Pastore deve avere.  Lavoro che spero continuare ora dalla mia nuova situazione di servizio nella Chiesa.
Bisogna considerare che la Diocesi di Ciudad del Este è cresciuta ed ha moltiplicato i suoi frutti in tutti gli aspetti della vita ecclesiale, per la gioia del popolo fedele e devoto che cerca le fonti della fede e della vita spirituale, e non ideologie politicizzate e credenze diluite che si adeguano alle opinioni dominanti. Questo popolo ha espresso apertamente e pubblicamente il suo appoggio al lavoro apostolico che abbiamo portato avanti. Io e il popolo siamo stati ignorati e disattesi.
Suo affezionatissimo in Cristo,
+ Rogelio LivieresEx vescovo di Ciudad del Este (Paraguay)_______________________Fonte

2 commenti:

  1. dialogo con tutti .....atei .... eugenio...abortisti.... pannella ma niente misericordina ....con chi gli è antipatico?

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  2. Bergoglio è mentalmente malato. Bisogna avere il coraggio di dirlo. Supponente, di un'ignoranza estrema nella sua diocesi era famoso per le sue faide contro chi gli stava antipatico o non la pensava come lui.

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